domenica 1 settembre 2013

Selezione articoli Genetica Umana/Clinica Agosto 2013. R. Tenconi


Scelta di articoli di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Agosto 2013 nelle seguenti riviste: Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.

MALATTIE NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE/PSICHIATRICHE
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The role of autophagy in neurodegenerative disease. Nature Medicine 2013;19:983. Review sulla autofagia, processo omeostatico che partecipa al sequestro di componenti citoplasmatiche negli autofagosomi a doppia membrana, che poi si fondono con i lisosomi per la degradazione del sequestrato e il riuso (vedi review citata nelle Spigolature Feb 2013: Mechanisms of Disease.Autophagy in Human Health and Disease. NEJM 2013;368:651 e la serie di articoli selezionati dell’Aprile 2013 tra cui Targeting autophagy for disease therapy. News and Views Nature Biotechnology 2013;31:322). Mutazioni di geni dell’autofagia sono causa di numerose malattie neurodegenerative, che a fini clinici può essere stimolato con farmaci. In questa review ne viene definito il ruolo, gli specifici difetti autofagici alla base di molte malattie (quasi 30)(vedi Tab. 1), in particolare l’impatto dei meccanismi di clearance lisosomiale, le possibili strategie terapeutiche e i possibili farmaci che stimolano il processo autofagico (Tab. 2).

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Altered Ribostasis: RNA-Protein Granules in Degenerative Disorders. Cell 2013;154:727. Review sulle malattie degenerative dovute all’accumulo di aggregati di proteine leganti RNA e/o RNA (RNP), non solo limitate alla neurodegenerazione ma interessanti anche altri sistemi come nel caso della Distrofia Miotonica tipo 1 e 2 in cui vi sono aggregati proteine-RNA con alterazione dei fattori di splicing. Le malattie degenerative in Tabella 1 sono suddivise per meccanismo patogenetico: quelle con alterato ripiegamento proteico da mutazioni puntiformi che destabilizzano i domini proteici (es. Alzheimer), le malattie da aggregazione proteine-RNA da mutazioni di RNA o di proteine leganti (es. le SCA), quelle in cui questi due meccanismi (ripiegamento e RNP) agiscono insieme (es. Huntington).
Gli aggregati RNP possono essere tossici in quanto alterano il controllo postrascrizionale e quindi la normale “ribostasi” della cellula, cioè l’appropriata produzione e regolazione del trascrittoma cellulare che ha effetto sulla sottostante omeostasi proteica. La review precisa che la ribostasi è simile ma non uguale alla proteostasi in quanto non condividono gli stessi meccanismi molecolari e hanno differenti effetti cellulari e fenotipici. La comprensione e la modulazione dei meccanismi di assemblaggio delle RNP o l’eliminazione degli aggregati RNP potrebbero essere i nuovi approcci terapeutici di queste malattie degenerative.

Mysterious Ribosomopathies. Science 2013;341:849. I ribosomi degli eucarioti sono complesse macchine cellulari che tarducono mRNA in proteine. Comprendono 4 diversi RNA ribosomiali e più di 200 fattori di assemblaggio e piccoli RNA necessari per sintetizzare nel nucleo i ribosomi nel nucleo. Nel topo la perdita di una sola proteina ribosomica è letale. Mutazioni delle proteine ribosomiche o dei fattori di assemblaggio ribosomico possono interessare una singola cellula e causano una malattia tessuto-specifica. Perché una molecola così ubiquitaria e così essenziale come il ribosoma causa una patologia (ribosomopatia) di un solo tessuto? Quali sono queste malattie? Circa metà dei pz con anemia Blackfan-Diamond )MIM #105650), s, Treacher-Collins (MIM #606847), Cirrosi degli indiani del nord America (MIM #604901) e l’Asplenia congenita isolata (MIM #271400) che comporta il rischio di infezioni batteriche anche mortali. Per tentare di rispondere alla domanda nella Perspective si fanno alcune ipotesi, alcune molto attraenti come quella che mette in dubbio che i ribosomi siano “macchine monolitiche” ma che ci siano ribosomi specializzati, e comunque tutte da provare.

Huntington’s disease: easing the NMDAR traffic jam. Nature Medicine 2013;19:971. Commento di un lavoro (Suppressing aberrant GluN3A expression rescues synaptic and behavioral impairments in Huntington’s disease models. Pg. 1030) sul ruolo nella funzione cerebrale svolto dai recettori NMDA (NMDAR) nella neurotrasmissione eccitatoria. E’ noto che alterazioni di questa funzione costituiscono la base patogenetica delle malattie neurodegenerative, tra cui la m. Huntington (HD). Nello studio viene descritto un nuovo meccanismo patogenetico della disfunzione sinaptica nella HD: la proteina mutata (mHtt) interferisce con il recupero sinaptico di una subunità di NMDAR, GluN3A, per un’anomala interazione con un accettore endocitico (PACSIN1)(Sindaptina 1) specifico per GluN3A. La sovraepressione di GluN3 dello striato nel topo normale determina le alterazioni sinaptiche della HC, mentre la sua delezione genetica previene, nel modello murino di HD (YAC128), la degenerazione sinaptica, riduce l’atrofia dello striato, e la perdita neuronale e migliora la motricità e il deficit cognitivo dell’animale. Inoltre la delezione di GluN3 migliora la funzionalità (corrente) NMDAR che è legata alla morte cellulare nella HD e in altre malattie neurodegenerative.
Possibile target terapeutico.

From big data to mechanism. Nature 2013;500:34. Commento di un articolo (Integrative genomics identifies APOE ε4 effectors in Alzheimer’s disease. Pg. 45) che ha analizzato l’espressione di tutti i geni della corteccia cerebrale di persone portatori della variante APOE4 e di pz con Alzheimer (AD) a inizio tardivo (LOAD). AD è in genere sporadica, con rare forme familiari da mutazioni di specifici geni. La causa della più comune forma non familiare è complessa e comprende sia fattori genetici che non genetici. Il costituente principale delle placche amiloidi, che insieme ai grovigli neurofibrillari costituiscono le lesioni tipiche della malattia e il principale componente delle placche, è l’amiloide beta, frammento proteolitico della proteina progenitrice dell’amiloide (APP). Da qui l’ ”ipotesi amiloide” che considera l’anomalo processamento APP la causa dell’accumulo di frammenti tossici causa della neurodegenerazione. GWAS ha indicato il contributo genetico della LOAD di una decina di geni, con varianti a basso rischio di malattia con eccezione di una variante, APOE4: Hz di questa variante hanno rischio tre volte superiore di malattia rispetto all’allele comune APOE3, per gli omozigoti APOE4 il rischio sale a 10 volte.
Nel lavoro si confrontano i profili del trascrittoma di soggetti sani APOE4 negativi, pz con LOAD APOE4 negativi e soggetti sani APOE4 positivi.
Il profilo dell’intero trascrittoma dei portatori di APOE4, non affetti dalla malattia, è molto simile a quello dei pz con LOAD e sembra il profilo di una fase prodromica. In più il trascrittoma di anziani senza malattia si sovrappone in parte con quello di pz LOAD, ma non c’è sovrapposizione nel confronto di trascrittomi aziani vs APOE4 positivi. Questo fa ritenere che il contributo di APOE4 alla malattia è diverso da quello che comporta l’età. Il confronto tra portatori APOE4 e non portatori ha consentito di identificare una ventina di geni candidate, vecchi e nuovi (APBA2, FYN, RNF219 and SV2A) che potrebbero far parte di un network  che regola il processamento di APP e lo smistamento (sorting) intracellulare della proteina. In particolare varianti genetiche comuni di RNF219 and FYN (un altro gene coinvolto nella endocitosi) sono correlate con l’età di inizio di DOAD. I dati depongono quindi per la presenza di un pathway molecolare associato a APOE4 che porta a una quadro patologico di m. Alzheimer dell’anziano.
Un ultima considerazione, molto interessante: se, come sembra, vi sono differenti sottotipi genetici di Alzheimer che hanno specifici meccanismi molecolari e quindi differenti risposte alla terapia, come succede per il cancro allora è opportuno prima della terapia individuarne il sottotipo con tecniche genetiche o genomiche e adottare la terapia appropriata.

Reexpression of pyruvate kinase M2 in type 1 myofibers correlates with altered glucose metabolism in myotonic dystrophy. PNAS 2013;110:13570. La Distrofia Miotonica  la più comune distrofia muscolare dell’adulto, è dovuta all’espansione di una ripetizione CFG al 3’ UTR del gene DMPK (MIM #160900)(DM1) o di una ripetizione CCTG nel primo introne del gene CNBP (MIM #602668)(DM2). Gli RNA acquistano una funzione tossica dominante con due meccanismi: perdita di funzione delle proteine Muscleblind like (MBNL) e attivazione della protein chinasi C che aumenta e stabilizza CELF1 (proteina legante l’RNA coinvolta nella regolazione di molti eventi post trascrizionali): ambedue regolano lo splicing alternativo nello sviluppo e la compromissione della loro attività causa splicing anomali. Nel lavoro si ipotizza che nella DM1 l’anomala espressione di un enzima glicolitico critico, piruvato chinasi M2 (PKM2) causata dall’alterato splicing, alteri l’omeostasi glucidica contribuendo all’atrofia delle miofibre tipo 1.

Intrinsic gray-matter connectivity of the brain in adults with autism spectrum disorder. PNAS 2013;110:13222. Studi di neuroimmagini ci mostrano nell’autismo anomale connessioni della sostanza bianca, ma non sappiamo cosa succeda delle connessioni neurali corticali. Nel lavoro viene verificato come la lunghezza delle connessioni richiesta per cablare la corteccia (wiring cost) differisce nei soggetti con autismo rispetto alla popolazione generale. Nell’autismo wiring cost è nettamente più basso principalmente nelle regioni fronto-temporali, soprattutto nelle situazioni di maggior isolamento e con segni ripetitivi. Quindi le anomalie di connessione interessano sia la sostanza bianca che la grigia.

AMPD2 Regulates GTP Synthesis and Is Mutated in a Potentially Treatable Neurodegenerative Brainstem Disorder. Cell 2013;154:505. Identificata una nuova malattia neurodegenerativa a inizio precoce con caratteristici aspetti neuroradiologici (ipoplasia ponto-cerebellare – PCH- da atrofia del tronco e del parenchima cerebellare) da mutazione del gene Adenosin-monofosfato deaminasi 2 (AMPD2). Sono stati studiati con sequenziamento dell’intero esoma 38 famiglie con uno o più affetti da PCH (riduzione di almeno il 50%), escludendo condizioni note come la s. Walker-Warburg; in 23 famiglie vi era consanguineità dei genitori e in 21 famiglie più affetti. In totale l’analisi esomica, in 68 affetti, ha identificato una famiglia con mutazione EXOSC3 (MIM #614678), una con mutazione di TSEN2 (MIM #612389) e 3 con mutazione di TSEN54 (MIM #277470), con mutazione che altera profondamente la proteina e segregante con modalità AR (questo dimostra la bontà della selezione dei pz). In altri 5 probandi è stata trovata una mutazione in omozigosi, diversa da famiglia a famiglia, del gene AMPD2. I questo sottogruppo di pz è presente, oltre a atrofia corticale generalizzata e grave ipoplasia del corpo calloso, un’immagine “a 8” del ponte con relativa conservazione del verme cerebellare (molto ben evidente: sono fondamentali questi segni patognomonici per le diagnosi cliniche, vedi ad es. il “dente molare” della S. Joubert, ndr). Il gene AMPD2 ha un ruolo ben conservato nell’evoluzione, la sua mancanza causa un difetto dell’inizio della sintesi proteica GTP- dipendente, che può essere corretto con la somministrazione di precursori purinici. Questo suggerisce una possibile terapia per questa nuova malattia neuro-degenerativa a inizio precoce.

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Paths from Pesticides to Parkinson’s. Science 2013;341:722. Perspective sulla possibilità che l’esposizione a pesticidi possa in qualche modo essere correlata con l’insorgenza del Parkinson. Da molti anni si continua a sostenere che vi siano dati epidemiologici che dimostrano questa associazione. Ma ci sono ancora aspetti poco chiari, come quali pesticidi, a quali dosi e per quanto tempo. Il rischio calcolato di Parkinson è di 1.8 volte per tutti i pesticidi, di 1.3 per gli erbicidi, di 1.8 per gli insetticidi. Ma questi risultati, come per molti risultati di studi epidemiologici, non sono sufficienti da giustificare interventi preventivi. Tra gli erbicidi Paraquat (N,N'-dimetil-4,4'-bipiridinio dicluoruro), fitofarmaco diserbante ad azione disseccante che è associato a un rischio di 2.2 volte; una prova indiretta viene da un contaminante MPTP (1-methyl-4-phenyl-1,2,3,6-tetrahydropyridine) di una droga che ha determinato nei consumatori un Parkinson poco dopo l’esposizione acuta (nell’uomo, nei topi e nei ratti causa una selettiva distruzione dei neuroni dopaminergici del pathway nigrostriatale). L’effetto del Paraquat non sembra limitato solo a coloro che usano questo fitofarmaco ma anche a quelli che vivono vicino alle aree irrorate. Sembra anche che il rischio di Parkinson sia correlato alla dose assorbita. Un altro prodotto, Rotenone, usato come insetticida (acaricida) e piscicida (perché ammazzare anche i pesci? Ndr), sembra avere analogo rischio nell’uomo e negli animali di laboratorio. Il Parquat sembra agire aumentando lo stress ossidativo mentre Rotenone causa disfunzione mitocondriale. Interessanti anche i dati sulla suscettibilità genetica a questi pesticidi che potrebbe condizionare il rischio di Parkinson. Ma l’effetto pesticidi sembra influire anche sull’insorgenza di altre malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e contribuire a deficit cognitivi. Si auspicano studi di alta qualità con dettaglio di dati che consentano di verificare cosa è importante, la durata o l’intensità dell’esposizione. Per la prevenzione e la terapia.

GENETICA MEDICA/UMANA (sequenziamento esonico-genomico, proteoma e CNV)
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Translating dosage compensation to trisomy 21. Nature August 2013;500:296. Come sappiamo la s. Down è la principale causa di deficit intellettivo e comporta frequentemente seri problemi medici, tra cui patologie malformative soprattutto cardiovascolari, ematologiche e Alzheimer precoce e la cui frequenza, almeno nei concepimenti, sta diventando sempre più rilevante per l’aumento dell’età media materna al concepimento. Non sono noti i meccanismi causali della trisomia 21 (e delle altre trisomie) e mancano modelli sperimentali adeguati per capirne in pieno i meccanismi patogenetici e quindi una prospettiva terapeutica (vedi anche Loss of sorting nexin 27 contributes to excitatory synaptic dysfunction by modulating glutamate receptor recycling in Down’s syndrome. Nature Medicine 2013:19:473, in cui si individua un possibile bersaglio terapeutico (miR-155) ma si sottolienea anche che l’intero interattoma della trisomia 21 è ampio con una sovraespressione di molti geni (~550) e miRNA (19) e ogni tappa del pathway ha più azioni (Selezione articoli Aprile 2013). In questo lavoro si vuole indurre un ‘trisomy silencing’ ricorrendo all’inserimento, in cellule staminali totipotenti umane con trisomia 21, nel locus DYRK1A del cromosoma 21 (21q22) il gene XIST (X-inactivating gene) modificato, che codifica un RNA non codificante di circa 17 kb. Normalmente questo RNA è prodotto solo dal cromosoma X inattivo della femmina determinandone tramite modificazioni eterocromatiniche e alterazioni strutturali il silenziamento trascrizionale; il cromosoma X inattivo, come noto, forma il cosiddetto corpo di Barr visibile con una semplice colorazione del nucleo delle cellule.
Da altri studi risulta che, a differenza dei gonosomi, il silenziamento di un autosoma sembra interessare tutti i suoi geni. Nel lavoro dopo pochi giorni dall’inserimento si è documentata in vitro non solo la marcatura eterocromatinica dell’intero cromosoma 21 in metafase e la formazione di un corpo Barr del cromosoma 21, ma anche il silenziamento praticamente di tutti i geni del cromosoma (FISH RNA e analisi del trascrittoma).
A livello del fenotipo cellulare si osserva con il compenso di dose un miglioramento della capacità proliferativa (è noto che nella s. Down vi è a livello cerebrale una chiara riduzione della capacità proliferativa), una più rapida capacità delle cellule staminali a formare rosette neurali,
I risultati di questo lavoro ci dicono che è possibile silenziare un intero cromosoma (quindi anche il cromosoma 13 o 18) e ci offrono gli strumenti per conoscere i meccanismi patogenetici della sindrome, e quindi le possibilità terapeutiche.

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Advances in clinical and molecular understanding of the FMR1 premutation and fragile X-associated tremor/ataxia syndrome. Lancet Neurology 2013;12:786. Review sulla clinica e sulla diagnostica di espansioni CGG del gene FMR1 causa della sindrome Fragile X (> 200 ripetizioni) con silenziamento del gene da metilazione e sui fenotipi di neurosviluppo (ADHD, autismo, convulsioni) e neurodegenerativi (sindrome tremore associato al Fragile X/atassia)(FXTAS)(espansioni delle ripetizioni nel range delle premutazioni, 55-200 ripetizioni) con normale funzionamento del gene FMR1 il cui mRNA è aumentato causando tossicità cellulare. In questa review vengono presentate le nuove conoscenze sull’effetto clinico della premutazione (relativamente comune: in Spagna 1:130 femmine e 1:250 maschi), che non è limitata a FXTAS, ma è causa anche di altri fenotipici, come l’insufficienza ovarica primitiva (< 40 anni)(20% delle portatrici vs 1% della popolazione normale, costituendo la principale causa di questa patologia) e patologie psichiatriche come depressione e ansietà (40% dei premutati)(inizialmente si riteneva che questa sintomatologia nelle madri derivasse dal crescere un bambino con s. Fragile X). Perché solo alcuni portatori hanno segni clinici? Più fattori sono coinvolti, ma ora si sa che portatori con >100 ripetizioni CGG hanno deficit di proteina FMR1, sopraregolazione di mGluR5 e sottoregolazione del sistema GABA con sbilanciamento dell’equilibrio eccitatorio/inibitorio (come risulta anche nei modelli animali) che causa una predisposizione a ADHD (30% dei maschi portatori) e probabilmente anche al rischio di crisi convulsive (8-13% dei maschi portatori), crisi associate molto frequentemente a autismo, come nella Sclerosi Tuberosa e nella Neurofibromatosi 1. La Review prosegue con gli aspetti clinici e di neuroimmagini della FXTAS, sulle sua patogenesi. La terapia FXTAS è sintomatica, sono in corso studi per tentare di correggere la neurotossicità da eccesso di RNA, anche con oligonucleotidi.
In conclusione FXTAS rappresenta l’estremo dello spettro clinico dei fenotipi da premutazione, con molte altre manifestazioni correlate: oltre a quelle psichiatriche sopra descritte, emicrania, fibromialgia, neuropatia, apnea nel sonno, ipertensione e ipotiroidismo. Che hanno tutte come base patogenetica la tossicità da elevati livelli di mRNA del gene FMR1.
Data la frequenza di questa mutazione una raccomandazione ai medici: pensate a questa causa quando vedete pz con alcuni dei segni su ricordati, soprattutto tremori, atassia, insufficienza ovarica primitiva, e, a diagnosi fatta, richiedete un’appropriata consulenza genetica.

Mutations in DSTYK and Dominant Urinary Tract Malformations. NEJM 2013;369:621 (alcuni AA sono del Gaslini di GE e di BS). Le malformazioni delle vie urinarie sono frequenti e costituiscono un’importante causa di insufficienza renale in età pediatrica. Analisi di linkage e analisi esomica genome wide in una famiglia con 7 soggetti, proveniente dalla Sardegna, con malformazione urinarie (monorene, ipodisplasia renale, ostruzione giunzione uretero-pelvica, reflusso VU) e analisi di sequenza del gene identificato (DSTYK)(dual serine–threonine and tyrosine protein kinase) di 311 pz non correlati sia familiari che sporadici. Nella famiglia è stata trovata una mutazione di splicing in eterozigosi segregante con il fenotipo e in 7 (nonsenso e di splicing) dei 311 casi. In alcuni sono presenti anche altri segni (ipercalciuria, epilessia, ipoacusia, iperplasia surrenalica).
Nello zebrafish KO si producono anomalie multiorgano con evidenza di coinvolgimento del Fattore di crescita dei fibroblasti, confermato anche dal KO di cellule embrionali renali umane. Mutazioni di questo gene sono quindi relativamente frequenti (2.3%) nei pz con malformazioni renali.

Primary Hyperoxaluria. NEJM 2013;369:649. Review sulla Iperossaluria primitiva, gruppo di malattie autosomiche recessive con eccesiva escrezione urinaria di ossalato di calcio con formazione di calcoli per un’eccessiva formazione di ossalato. Incidenza 1:120.000 con prevalenza 1-3 pz/milione, ma che può raggiungere il 10% nelle popolazione con alta consanguineità. Vi sono 3 diverse forme da deficit enzimatico diverso (MIM #259900, #260000, #613616), la prima molto più grave delle altre due. L’età di comparsa dei segni varia dalla nascita a 60 anni con media 5.5 a, con segni clinici che vanno dalla calcolosi alla nefrocalcinosi e insufficienza renale. Vi può essere anche coinvolgimento retinico, articolare, midollare e del SNC. La review poi prosegue con la diagnosi e la terapia, che consiste per ora con il trapianto renale e epatico (forma 1) o solo renale (forma 2).

WNK1-related Familial Hyperkalemic Hypertension results from an increased expression of L-WNK1 specifically in the distal nephron. PNAS 2013;110:14366. L’ipertensione familiare iperpotassiemica (%145260)(FHHt) è una rara malattia con ipertensione arteriosa, iperpotassiemia, acidosi metabolica ipercloremica con normale funzione glomerulare da mutazione del gene WNK1, WNK4 e HOGA1 (MIM #613616). Mancano informazioni su come producano il fenotipo FHHt. WNK1 è un regolatore del trasporto ionico nel nefrone distale. Le mutazioni WNK1 non modificano la sequenza codificante ma sono ampie delezioni nel primo introne di dimensioni di 60 kb che comportano una sovraespressione del gene nei leucociti. E’ stato generato un modello animale (topo WNK1+/FHHt) che ha un fenotipo simile a quello dell’uomo con sovraespressione della isoforma lunga di WNK1 nel tubulo contorto distale che a sua volta stimola l’attività del co-trasportatore Na-Cl e una ridotta espressione del canale del potassio del tubulo contorto distale che contribuisce alla iperpotassiemia.
Il modello murino ha consentito quindi di chiarire alcuni aspetti patogenetici della FHHt e sottolinea l’importanza di WNK1 nella omeostasi ionica e nel controllo della pressione arteriosa.

Neural tube defects: recent advances, unsolved questions, and controversies. Lancet Neurology 2013;12:799. I DTN sono frequenti (1:1000 o più feti, con ampie variazioni di frequenza) anomalie di sviluppo con ampia variazione clinica e prognostica. In questa review vengono considerati gli aspetti medici, di prevenzione primaria, genetici e i meccanismi patogenetici. Sintetica la tabella 1 con l’elenco dei difetti (anencefalia 40%, mielomeningocele 50%, craniorachischisi 3%, encefalocele 7%, disrafismo spinale con freq. relativa non nota) con l’aspetto anatomo-clinico, la diagnosticabilità prenatale, la prognosi, le possibilità terapeutiche, le cause genetiche e non genetiche, l’embriologia e la patogenesi. Per la terapia viene in particolare sottolineata la possibilità di una correzione chirurgica prenatale per la spina bifida, con buoni effetti a breve termine ma anche con rischi connessi. Per la prevenzione si sottolinea la fortificazione con folati degli alimenti in alcune nazioni, ma non in Europa, UK inclusa, dove viene applicata la somministrazione dell’ac. folico in programmazione di una futura gravidanza (in Europa esiste un’ampia variabilità di gravidanze programmate, con l’Italia agli ultimi posti, ndr). Ma non tutti i DTN sono folati-sensibili e in UK è in corso una sperimentazione con l’inositolo che induce la chiusura del TN in alcuni ceppi di topi. Controversie e risposte parziali: i DTN sono malattie da difetto di ac. folico? No, ma il deficit è un fattore di rischio che combinato a fattori ambientali causa la malformazione. O l’ac. folico riduce la frequenza in quanto causa la morte di embrioni con DTN (per teratanasia)? E con quale meccanismo esercita il suo effetto? Riguardo ai meccanismi causali, quelli genetici contribuiscono per oltre il 70% con un meccanismo ritenuto multifattoriale (poli-o oligogenico con importante contributo ambientale). Studi di associazioni portano a considerare alcuni geni dei folati, tra cui il noto MTHFR, ma anche MTHFD1L, AMT e GLDC, con varianti patogene che riducono l’efficienza del metabolismo dei folati monocarbonico, in particolare il contributo mitocondriale e, in base a studi in modelli animali, di geni del pathway della polarità cellulare planare (distinta dalla polarità apicale/basale). Ma di questo non ci sono risultati definitivi. Interessante: l’unico DTN molto spesso sindromico è l’encefalocele occipitale, da mutazione in queste sindromi di geni alcuni dei quali coinvolti nella formazione del cilio primario. Dei fattori ambientali alcuni antiepilettici (carbamazepina, ac. valproico), micotossine (fumolisina), malattie materne (diabete, obesità, esposizione a alte temperature in gravidanza), ma il loro peso epidemiologico è molto basso. Altre controversie e questioni non risolte: individuare donne a rischio genetico può rendere più efficace la prevenzione con ac. folico (es. aumentandone la dose?): ci sono studi in corso. Tutti i DTN sono dovuti a un’anomala chiusura del tubo neurale? Dal punto di vista embriologico i DTN hanno diverse origini: l’anenecefalia, la spina bifida aperta e la craniorachischisi sono da difetto della neurulazione primaria (18°-27° giorno dal concepimento), i disrafismi ricoperti da cute da difetto di neurulazione secondaria (28°-42°), l’encefalocele da difetti della postneurulazione.

Mutation that causes hypertrophic cardiomyopathy increases force production in human β-cardiac myosin. PNAS 2013;110:12507. Le Cardiomiopatie ipertrofiche familiari (1:500 persone) sono un gruppo di malattie genetiche (da CMH1 a CMH22)(per discussione vedi MIM #192600) con aumento di spessore delle pareti ventricolari e riduzione di volume delle cavità cardiache con disfunzione diastolica, aritmia e arresto cardiaco in persone senza altri segni clinici. Nel 60% la mutazione interessa una proteina del sarcomero. Non è noto come la mutazione causi il fenotipo. Nel lavoro che viene commentato (Molecular consequences of the R453C hypertrophic cardiomyopathy mutation on human β-cardiac myosin motor function. PNAS 2013;110:12607) vengono identificate e precisate le basi meccaniche e cinetiche di una delle più gravi mutazioni del gene delle catene pesanti della β-miosina (MYH7). Identificato il fenotipo biochimico e biofisico della mutazione è ora più facile capire come la proteina mutata alteri la funzione cardiaca e il suo sviluppo. Ci sarebbero già farmaci che curano l’insufficienza cardiaca modulando la miosina cardiaca.

An in-frame deletion at the polymerase active site of POLD1 causes a multisystem disorder with lipodystrophy. Nature Genetics 2013;45:947. (AA anche italiani). La perdita progressiva del grasso sottocutaneo (lipodistrofia) è classicamente una caratteristica delle displasie mandibo-acrali recessive (MADA #248370, gene LMNA e MADB #608612, gene ZMPSTE24), anche se vi sono altre condizioni genetiche con lipodistrofia parziale con alcuni geni coinvolti nella differenziazione o funzione adipocitica. Sono poco noti i meccanismi che causano in tutte queste condizioni una perdita selettiva di alcuni depositi adiposi.
E’ stata recentemente individuata una condizione sporadica con lipodistrofia generalizzata, displasia mandibolare, aspetto progerioide, sordità, criptorchidismo e ipogonadismo maschile (MPD). Il sequenziamento esomico in due pz con questa condizione ha identificato una stessa delezione in-frame (inalterata la fase di lettura) del gene POLD1, delezione confermata in altri 2 pz, sempre sporadici. La scarsità di tessuto adiposo interessava quello sottocutaneo sin dalla prima infanzia ma con aumentato tessuto adiposo addominale (rapporto grasso viscerale/sottocutaneo 15.21 vs 0.8 dei controlli), insulino-resistenza (nonostante BMI di <20KG/m2), scleroderma cutaneo e teleangectasie, contratture legamentose, ridotta massa muscolare degli arti, ipoplasia mandibolare, ipogonadismo, criptorchidismo e sordità neuro-sensoriale. Il quadro clinico è nettamente differente da quello della s. Werner e dalle due displasie mandibolo-acrali.
Il gene POLD1 è responsabile della sintesi del filamento lento DNS durante la replicazione. La delezione di un codone trovata in eterozigosi nei 4 pz con MDP interessa il sito attivo catalitico e abolisce l’attività  DNA polimerasica, ma riduce di poco l’attività esonucleasica 3’-5’. Questo significa che il prodotto di questo gene partecipa alla omeostasi del tessuto adiposo con funzioni anche tessuto-specifiche.
Da altri lavori risulta che mutazioni missenso di POLD1 predispongono a cancro colorettale e dell’endometrio. Patologia non descritta nei pz con la nuova condizione sopra descritta.

ANKS6 is a central component of a nephronophthisis module linking NEK8 to INVS and NPHP3. Nature Genetics 2013;45:951. Le Nefronoftisi (NPHP), principale causa di insufficienza renale pediatrica, sono un gruppo di malattie genetiche caratterizzate da formazioni cistiche renali e anomalie extrarenali come retinite pigmentosa (s. Senior-Loken, MIM #266900), fibrosi epatica e ipoplasia del verme cerebellare (s. Joubert, una ventina di geni implicati vedi MIM #213300) e altre. I prodotti di questi geni si localizzano nel cilio primario o nelle strutture associate per cui vengono chiamate ciliopatie (vedi anche FAN1 mutations cause karyomegalic interstitial nephritis, linking chronic kidney failure to defective DNA damage repair. Nature Genetics 2012;44:910)(Selezione articoli Agosto 2012). Sono noti più di 12 geni della NPHP, ma nel 60% dei pz non è noto il gene malattia. I geni fanno parte di un grosso network, con 4 distinte sottoreti: NPHP1-NPHP4-NPHP8, NPHP5-NPHP6, NPHP2-NPHP3-NPHP9 e MKS.
Nel lavoro, partendo dallo studio di interazioni proteiche in cellule embrionali umane mediante spettrometria di massa, è stata individuato un nuovo membro della famiglia NPHP, ANKS6, che connette NPHP9 a NPHP2 e NPHR3, che localizza nella parte prossima del cilio e che partecipa allo sviluppo renale  dello zebrafish e di X. Laevis (rara acquatica). L’analisi mutazione nella coorte di pz NPHP senza gene-malattia ha identificato 8 soggetti di 6 famiglie con differenti mutazioni in omozigosi (in due troncanti, due del sito di splicing e due missenso) del gene ANKS6, con segni clinici mutazione specifici: reni cistici non ingranditi con mutazione missenso, le altre hanno associati difetti extrarenali come cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, stenosi polmonare o aortica, PDA, situs inversus e fibrosi epatica periportale. Quindi la sottorete ANKS6-NPHP9-NPHP2-NPHP3 controlla non solo lo sviluppo renale ma anche quello cardiovascolare.

Spatial and Temporal Mapping of De Novo Mutations in Schizophrenia to a Fetal Prefrontal Cortical Network. Cell 2013;154:518.  Lo studio ha voluto identificare i processi spaziali e temporali dello sviluppo cerebrale coinvolti nella neuropatogenesi della schizofrenia integrando lo studio genomico, trascrittomico e proteomico. Prima sono state individuate in pz con schizofrenia con mutazioni patogene de novo e poi sono state studiate nelle varie fasi dello sviluppo cerebrale (fetale sino all’età adulta) le interazioni delle proteine codificate da questi geni e la loro co-espressione nelle diverse aree cerebrali per individuare un network, quantificando anche il numero di connessioni tra questi geni. Il network, definito dalla co-espressione trascrizionale e dalla interazione proteica di questi geni, è specificamente localizzato nella regione dorsolaterale e ventrolaterale della corteccia prefrontale durante la vita fetale. Questi dati fanno ritenere che neurogenesi corticale abbia un ruolo importante nella schizofrenia e che sue alterazioni ne siano il meccanismo patogenetico.

MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
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Bringing genome-wide association findings into clinical use. Nature Reviews Genetics 2013;14:549. Gli studi di associazione genome-wide (GWAS) da quando sono stati applicati nel 2005 hanno identificato circa 2000 loci con forte associazione con malattie complesse, ma per il ridotto rischio connesso e l’assenza di dati funzionali questa tecnica è sinora stata considerata di scarsa applicazione clinica (vedi anche Sequencing studies in human genetics: design and interpretation. Nature Reviews Genetics 2013;14:460 e Pleiotropy in complex traits: challenges and strategies. Nature Reviews Genetics 2013;14:483 nella selezione Articoli Interesse del Luglio 2013). Ma ci sono ora alcuni esempi di varianti con valenza clinica, come il forte potere predittivo o prognostico, indicazioni sullo sviluppo di nuovi farmaci, indicazione di scelta appropriata per il pz che fatto ritenere probabile che tale tecnica consentirà, anche individuando molti altre varianti, significativi miglioramenti della gestione delle malattie complesse (Tabella 1). Potere predittivo: Diabete M. 1 in cui avviene una distruzione su base immunitaria delle cellule β del pancreas che producono insulina, processo immunitario che potrebbe essere bloccato con appropriata terapia. Oltre a HLA sono stati individuati almeno altri 50 loci che tutti insieme (HLA incluso) sono ritenuti responsabili di due più di 3/4 del rischio familiare, con la possibilità di limitare alla sola popolazione a rischio la ricerca di autoanticorpi anti isola pancreatica. O la riclassificazione dei fattori di rischio per patologie cardio-vascolari classificate ora solo in base all’età, sesso e presenza di ipertensione (Tabella 1). Precisa diagnosi: come per le forme monogeniche di Diabete M. (‘maturity-onset diabetes of the young’ - MODY) che hanno una notevole eterogeneità genetica e che comportano difficoltà diagnostiche legate ai costi e alla disponibilità di lab. per il test genetico; GWAS seleziona la sottopopolazione a maggior rischio consentendo l’applicazione dell’appropriata terapia (basse dosi di sulfaniluree piuttosto che l’uso di metformina o insulina). Varianti genetiche di risposta a farmaci: come le varianti comuni associate a anemia emolitica da ribavirina nel trattamento dell’epatite C o la tossicità con miopatia con dolori muscolari (raramente si raggiunge la rabdomiolisi con insufficienza renale) con trattamenti con le statine (in particolare la simvastatina) usate per ridurre i valori ematici delle lipoproteine a bassa densità, effetto sfavorevole che interessa sino al 5% delle persone trattate. Il rischio cumulativo di miopatia tra i 3 e i 4 anni dall’inizio della terapia per omozigoti di una variante del gene SLCO1B1 è quasi del 20% (Fig. 5). Varianti dello stesso gene sono associate a una ridotta clearance del metotrexate con aumento di tossicità intestinale nei bambini con leucemia linfoblastica acuta. La ricerca di questa variante non è ancora entrata nella pratica clinica per chi usa simvastatina, anche se il test, insieme a altri test genetici di risposta a farmaci, è già disponibile (http://www.pharmgkb.org/).

Meta-analysis of genome-wide association studies identifies ten loci influencing allergic sensitization. Nature Genetics 2013;45:902.

A genome-wide association meta-analysis of self-reported allergy identifies shared and allergy-specific susceptibility loci. Nature Genetics 2013;45:907.

Genome-wide meta-analysis identifies new susceptibility loci for migraine. Nature Genetics 2013;45:912. L’emicrania è la più comune patologia cerebrale (il 14% delle persone ne soffre) i cui meccanismi molecolari sono molto poco conosciuti. La meta-analisi riguarda 29 studi di associazione genome wide con 23.285 casi e 95.425 controlli. Individuati 12 loci di suscettibilità, con differenze tra sottogruppi clinici, di cui una inattesa: pochi loci segnalati nell’emicrania con aura rispetto all’emicrania senza aura, quando si sa che nella prima è maggiore l’ereditabilità con rischio per i fratelli del 3.8 % contro il rischio del 1.9% per i fratelli dei casi senza aura. Varianti rare o maggiore eterogeneità genetica? Otto dei 12 loci soni in geni (o nelle loro immediate vicinanze) con note funzioni della regolazione sinaptica o neuronale e molti di loro svolgono tra loro una funzione regolatoria.

TERAPIA E SPERIMENTAZIONE
Gene Therapy That Works. Science 2013;341:853 e Primed for take-off. Nature 2013;500:280. Commenti, con una bellissima introduzione in quello su Nature, di due articoli sul successo della terapia genica su Science, ampiamente pubblicizzati dai quotidiani (i ricercatori del San Raffaele di MI sono molto bravi e hanno anche un ottimo ufficio stampa)(Lentiviral Hematopoietic Stem Cell Gene Therapy Benefits Metachromatic Leukodystrophy Lentiviral Hematopoietic Stem. Science 2013:341:864 e Cell Gene Therapy in Patients with Wiskott-Aldrich Syndrome. Pg. 865): “the development of the field of gene therapy shares many similarities with the history of aviation. Each is based on deceptively (ingannevolmente) simple principles: the introduction of a therapeutic gene into cells and the flow of air over an aircraft’s wing. However, the devil is in the details, and the details are in the numbers” e ci sono forti speranze che “that gene therapy will soon do for medicine what aeroplanes did for transportation. Infatti la tecnica sembra semplice: prelievo di cellule staminali, aggiunta del gene usando un vettore ottenuto dal virus HIV e reintroduzione delle cellule modificate nel pz. Applicato in Francia per l’Adrenoleucodistrofia e la β talassemia in molti pz con follow-up di 6 anni e buoni risultati. Ora nei due lavori è stata usata la tecnica di trapianto autologo con mieloablazione in due malattie: la Leucodistrofia metacromatica (MLD), malattia neurovegetativa mortale nei primi anni di vita da accumulo lisosomiale da deficit di arilsolfatasi A (ARSA)(MIM #250100) e la sindrome Wiskott-Aldrich, immunodeficienza primitiva con trombocitopenia, infezioni e con rischio di malattie autoimmunitarie e cancro, il cui gene WAS regola il citoscheletro (MIM #301000). Per la MLD sono state raccolte le cellule staminali ematopoietiche dal midollo osseo, trattate e reintrodotte in 3 b. con la forma più grave ancora asintomatici sottoposti a una breve chemioterapia per eliminare le cellule staminali non trattate; dopo 2 anni i bambini erano ancora asintomatici e il 60% delle loro cellule ematiche contenevano più vettori per cellula con livelli di ARSA 10 volte rispetto al normale e presente anche nel liquido cefalorachidiano. Per la WAS hanno usato la stessa metodica, ma riducendo la chemioterapia perché le cellule introdotte hanno un vantaggio riproduttivo, in 3 b. con un follow-up di 2.5 anni. Successo clinico (aumento delle piastrine ematiche e riduzione delle emorragie, meno infezioni e risoluzione dell’eczema) e pieno successo del trapianto con il 25-50% delle cellule ematiche che portano il vettore virale e effetti clinici sorprendenti molto di più della terapia sinora adottata. Perché è andata così bene? L’uso di un vettore lentivirale, la tecnica di preparazione del costrutto e del vettore e altri fattori. Ma è un fatto che il numero di copie di vettori per cellula è molto maggiore rispetto alla sperimentazione clinica francese su citata. Rimane ancora ben da stabilire il rischio di un’attivazione di geni tumorali nell’integrazione dei vettori nel genoma, ma rispetto alle esperienze del passato la tecnica usata è diversa. I “naysayers” (pessimisti, quelli che storcono sempre il naso, ndr) dicono che la terapia genica costa troppo. E la terapia farmacologica per tutta la vita no? E poi la terapia genica è applicata una sola volta. Bravi.

Improved vector for retinal diseases. Research Highlights. Nature Reviews Genetics August  2013;14. Segnalazione di un articolo (In vivo-directed evolution of a new adeno-associated virus for therapeutic outer retinal gene delivery from the vitreous. Sci. Transl Med. 2013:5;189ra76)(non ho il testo intero) su una nuova procedura di terapia genica per le malattie retiniche. La terapia genica è attualmente possibile per le malattie ereditarie della retina usando un adenovirus come vettore con iniezioni traumatiche nella retina. Nel lavoro viene provato con buoni risultati nei modelli animali (topo e primati) un nuovo modo di terapia genica della Retinoschisi XL e della Amaurosi congenita Leber, usando una variante ingegnerizzata di adenovirus con la possibilità di iniezione nel corpo vitreo, più facilmente accessibile della retina.

Hemophilia hindrance. Nature Medicine 2013;19:957. News in brief. Il 27 Giugno 2013 la FDA ha approvato il primo farmaco (Roxubis, Baxter) per la prevenzione routinaria degli episodi emorragici nella Emofilia B. Il farmaco è un ricombinante del fattore IX (il primo farmaco ricombinante è stata l’insulina, ndr). Due somministrazioni alla settimana del farmaco hanno ridotto del 79% la frequenza degli episodi emorragici rispetto alla terapia classica “on demand”.

DIAGNOSI PRENATALE
A New Era in Noninvasive Prenatal Testing. NEJM 2013;369:499. Perspective sulla possibilità ora di applicare la diagnosi prenatale delle comuni anomalie cromosomiche ricorrendo al prelievo si sangue materno sino dalla 9 sg con sensibilità e specificità del tutto accettabili (98% e 99.5%)(vedi articoli citati nella selezione dello Luglio 2013, tra cui Genomic testing reaches into the womb. Nature Biotechnology 2013;31:595.applicabile per le situazioni di “alto rischio”. La società americana di Ostetricia e la Società di Genetic Counselors la consigliano per situazioni a “alto rischio” (non precisato che significhi) e consigliano anche il controllo con la tecnica invasiva nei casi positivi. Problemi: non identificazione di altre anomalie cromosomiche o genomiche (probabilmente sarà possibile in futuro, ndr), counseling appropriato e costi.
La pressione sul pubblico esercitata dai laboratori per applicare questo test ricade sulle spalle del Medico che deve, come sempre, decidere cosa può essere fatto e cosa no nell’interesse del proprio pz.

Spigolature di Genetica Umana/Clinica Agosto 2013. R. Tenconi


Raccolta e brevi commenti di articoli di Genetica Medica e Umana e di interesse generale del mese di Agosto  2013 (Spigolature) che hanno attirato la mia attenzione o curiosità, pubblicati nelle seguenti riviste: Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science, Cell.

SPERIMENTAZIONI CLINICHE – TERAPIE.
Parkinson: comune malattia neurodegenerativa (Parkinson) con tipica perdita dei neuroni dopaminergici. La ricerca ora si interessa non solo della patologia motoria ma anche di quella cognitiva e comportamentale
PROUD stands tall: delayed-start studies in Parkinson’s disease. Lancet Neurology 2013;12:728. Commento di un articolo (Pramipexole in patients with early Parkinson’s disease (PROUD): a randomised delayed-start trial. Pg. 747). Sono presentati i risultati di una sperimentazioni clinica con un farmaco, Pramipexole (agonista dopaminico efficace clinicamente in monoterapia nelle fasi iniziali del Parkinson e associato a levodopa nei pz con sintomi motori) nelle fasi precoci della m. Parkinson (Clinical Trials.gov, NCT00321854), per verificare l’ipotesi che la terapia modifichi significativamente i segni (clinici e neuroimmagini) della malattia. I pz sono stati suddivisi in due gruppi (doppio cieco): quelli in terapia precoce (261 pz, terapia dall’inizio per 15 mesi) e quelli in terapia ritardata (274 pz, in terapia dopo 6-9 mesi) attendendosi di trovare una differenza tra il primo e il secondo gruppo che deporrebbe che il farmaco ne modifica l’evoluzione. La conclusione: “The results do not support the hypothesis that pramipexole has disease modifying effects”.

New experimental and clinical links between the hippocampus and the dopaminergic system in Parkinson’s disease. Lancet Neurology 2013;12:811)(AA italiani PG e Roma). Review sui dati clinici e sperimentali che fanno ritenere che l’ippocampo, una struttura del lobo temporale che svolge un importante ruolo nei normali processi di apprendimento e memoria, sia coinvolto nel deficit cognitivo presente in alcuni pz con Parkinson.
La review conclude affermando che vi sia una complessa interazione tra sistema ippocampale dopaminergico e altri sistemi di trasmettitori e fattori neurotrofici con effetto su sintomi non motori del Parkinson.

PER I PEDIATRI E PER ALTRI SPECIALISTI (Neurologi, Ostetrici, Cardiologi, Psichiatri, ORL, Medici della riproduzione, Patologi ecc.).
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Mourning on Morning Rounds. NEJM 2013;369:404. Becoming a Physician. Consiglio a tutti i medici di leggersi questa nota che riguarda l’effetto che produce in noi la morte di un paziente che stiamo seguendo.
Ci insegnano (quando va bene, ndr), come la malattia “affects the body at the most fundamental molecular level, yet our training deemphasizes the ways in which illness and suffering affect others— and the ways they affect us as we care for patients and experience loss”. Ma la morte richiede rispetto e ritualizzazione. Termina “Medicine is both a science and a human art, and when science fails to answer our questions, we need the correct tools in order to find meaning elsewhere — and to mourn”. Una possibile soluzione: “death rounds”, che si tengono alla University of Washington dal 2000.

Three decades of caring for the Venezuelan Huntington’s disease Families. Lancet Neurology 2013;12:738. Il buon uso del denaro privato per fondare in un paese in via di sviluppo un centro in cui si curano e si nutrono le persone con m. Huntington, che sono seguite da uno staff composto solo da familiari di affetti. Merito della Hereditary Disease Foundation di New York che ha profuso in 34 anni enormi risorse (oltre 27 milioni di D USA), il cui presidente, l’autrice della lettera, è la figlia di una persona affetta da questa malattia. Interessante anche il dettaglio della lentezza della burocrazia venezuelano nel consentire di aprire nel 1999 la Casa Hogar Corea De Huntington—Amor Y Fe)(mi viene in mente quella italiana, chissà perché, ndr).

Adding fat to the fire. Nature Medicine 2013;19:947. American Medical Association ha deciso, dopo molte esitazioni, che l’obesità, che riguarda circa un terzo degli americani, è una vera e propria malattia
(http://www.ama-assn.org/resources/doc/ csaph/a13csaph3.pdf). L’editoriale di Nat Med sottolinea che questa decisione comporta varie implicazioni, ma che per avere successo è necessario capirne meglio le basi biologiche.

Rubella Rash. NEJM 20133;369:558. Siccome anche da noi sta prendendo piede il rifiuto alle vaccinazioni è bene che il medico, il pediatra ma anche l’internista, si faccia l’occhio sull’esantema da rosolia che non vedevamo più da anni.

Dysphagia in a young woman. Lancet 2013;382:426. Infrequente ma possibile causa di disfagia intermittente da anni ma ora ingravescente in una donna di 31 anni: duplicazione parziale dell’esofago. In genere si diagnostica entro i 2 anni, ma in 1/3-1/4 dei casi in età adulta.

TERATOLOGIA CLINICA
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Use of Oral Fluconazole during Pregnancy and the Risk of Birth Defects. NEJM 2013;369:830. E’ noto da tempo che alte dosi (400-800 mg/die) di Fluconazolo, un farmaco per la cura di una grave micosi grave, nel primo trimestre di gravidanza è associato a un quadro malformativo (simile alla sindrome Antley-Bixler, ndr).Un quadro analogo si osserva negli animali di laboratorio, tanto che la FDA nel 2011 l’ha passato dalla categoria C (teratogeno negli animali, non dati sufficienti nell’uomo) alla D (evidenza che lo sia anche nell’uomo) con l’eccezione di singola dose di 150 mg per la candidosi vaginale. Ci sono dati epidemiologici contrastanti sul rischio a dosi basse degli antifungini azolici, e l’interesse è considerevole dato che la candidosi vaginale è frequente in gravidanza; di solito si inizia con terapia topica e se vi è ricorrenza si prosegue con terapia orale.
I risultati di questo studio epidemiologico danese nel periodo 1996-2011 con l’assunzione per os di Fuconazolo 150 mg (56%) o 300 mg (31%) documentata dalla prescrizione medica registrata in corso del I trimestre di gravidanza (National Prescription Registry). I risultati dei vari registri (National Patient Register, Danish Civil Registration System e Statistics Denmark) mostrano che non vi è una maggior frequenza di difetti congeniti nei nati (dalla nascita sino alla fine del primo anno) esposti in epoca prenatale, in particolare non sono significativamente più frequenti in questi nati 14 delle 15 malformazioni tipiche della embrio-fetopatia da Fluconazolo. Un’associazione significativa però è stata riscontrata per una specifica malformazione cardio-vascolare, la Tetralogia Fallot (OR 3.16, IC 1.49-6.71).
Although fluconazole may confer an increased risk of tetralogy of Fallot, the absolute risk was small and the association needs to be confirmed” (cauta conclusione, motivata dalla metodologia adottata che è uno studio osservazionale che non prova ma suggerisce ipotesi, ndr).

MECCANISMI FISIOPATOLOGICI DI M. GENETICHE CON PROSPETTIVE DI TERAPIA
SIRT1 collaborates with ATM and HDAC1 to maintain genomic stability in neurons. Nature Neuroscience 2013;16:1008. I neuroni, una volta formati, sono per la vita e necessitano di stabilità genomica. Danni del loro DNA che alterano la stabilità genomica causano patologie neurodegenerative. Non sappiamo quali siano i meccanismi che assicurano questa stabilità. Nel lavoro si propone che SIRT1 (che codifica una deacetilasi NAD-dipendente, e che è un noto promotore della vita dei neuroni (vedi anche Fasting Protects the Brain. Science 30 May 2013;340)(Spigolature Maggio 2013) sia una trasduttore apicale di DNA double-strand breaks (DSB) e che la sua attivazione sia una possibile via terapeutica per le malattie neurodegenerative.

Top3β is an RNA topoisomerase that works with fragile X syndrome protein to promote synapse formation. Nature Neuroscience advance online publication 4 August 2013. La topoisomerase 3β è una RNA topoisomerasi che interagisce biochimicamente e geneticamente con la proteina FMRP, carente nella s. Fragile X. L’interazione tra FMRP e Top3β promuove l’espressione di mRNA cruciali per il neurosviluppo e la funzione mentale.

Inhibiting the HSP90 chaperone slows cyst growth in a mouse model of autosomal dominant polycystic kidney disease. PNAS 2013;110:12786. (vedi anche Aquaretic Treatment in Polycystic Kidney Disease. Letter NEJM 2012;367:2440 e Editoriale dell’articolo Tolvaptan in Patients with Autosomal Dominant Polycystic Kidney Disease. Pg 2407)(Selezione articoli Dicembre 2012). Ci sono evidenze di una iperattivazione di numerose proteine nei reni con ADPKD, tra cui SRC e mTOR, e sperimentazioni cliniche in corso in cui si ricorre a inibitori delle singole proteine, ma l’esperienza insegna, ad es. nel cancro dove vi è una crescita cellulare incontrollata, che molto raramente l’inibizione di un singolo target molecolare è sufficiente per limitare completamente la crescita cellulare, crescita che è alla base della formazione delle cisti renali. Perché non inibire uno chaperone molecolare, heat shock protein 90 (HSP90) che promuove il ripiegamento e la funzione di una serie di proteine “clienti” inclusa la maggior parte del kinoma (l’insieme delle protein chinasi) che sembra dare risultati favorevoli nel cancro? E’ stato usato un inibitore di HSP90 nel modello murino di ADPKD per verificare l’efficacia di questa strategia nel limitare a livello molecolare e clinico la progressione della malattia: limita la crescita delle cisti e dei reni e migliora la funzione renale (alla faccia del nostro Parlamento e delle nostre leggi sulla limitazione della sperimentazione sugli animali, ndr).

Targeting H3K4 trimethylation in Huntington disease. PNAS 2013;110:E3027. Nella HD vi è una sregolazione trascrizionale a livello della corteccia e dello striato con atrofia corticale precoce, ma il cui meccanismo è poco chiaro. L’idea di partenza del lavoro è che la base biologica sia un’alterazione della struttura cromatinica nelle regioni regolatorie dei geni sottoregolati nella HD, come il Recettore dopaminico 2, la Preproencefalina, il Recettore cannabinoide e il Fattore neurotrofico cerebrale. Viene testata l’ipotesi che sia in questo coinvolto H3K4 trimethylation (H3K4me3), marcatore del sito di inizio della trascrizione e della cromatina attiva. Mediante analisi genome-wide dell’encefalo di pz con HD e nel modello murino di questa malattia è stato rilevato un unico aspetto di marcatura da parte di H3K4me3 dei geni repressi. La riduzione di livelli di HeK4 demetilasi corregge in vitro e in vivo la sottoregolazione dei principali geni neuronali causata dalla huntigtina. Quindi l’intervento su questa marcatura epigenetica potrebbe costituire una possibile strategia per correggere almeno in parte le conseguenza della HD e forse di altre malattie neurodegenerative.

Targeting proximal tubule mitochondrial dysfunction attenuates the renal disease of methylmalonic acidemia. PNAS 2013;110:13552. L’Acidemia metilmalonica isolata è una malattia genetica (MIM #251000), da carenza dell’enzima mitocondriale metilmalonil-CoA mutasi (MUT) spesso complicata da una grave compromissione renale che è resistente alle terapie convenzionale, incluso il trapianto di fegato. Per studiare meglio i meccanismi patogenetici è stato prodotto un topo Mut -/- con enzima espresso nel fegato, che è vitale e che ha una ridotta filtrazione glomerulare, nefrite cronica tubulo-interstiziale e alterazioni ultrastrutturali dei mitocondri del tubulo prossimale. L’analisi con microarry ha identificato alcuni biomarcatori, tra cui Lipocalina-2, già conosciuto come marcatore dell’insufficienza renale acuta. Nel modello di topo su descritto è stato usato questo marcatore per monitorare la filtrazione glomerulare in risposta a terapia antiossidante. Nei pz lo studio mediante biopsia e biomarcatori di pz affetti (ClinicalTrials.gov identifier: NCT00078078) ha dato risultati simili a quelli osservati nel topo, che quindi può essere considerato un buon modello di patologia renale nella MMA. Lo studio quindi sottolinea il meccanismo che determina la patologia renale in questa malattia (disfunzione mitocondriale del tubulo prossimale) che può essere controllato con una terapia antiossidante sotto controllo di biomarcatori come la Lipocaina-2.

MODELLI ANIMALI
Animal Research Limits Stun Scientists. Science 2013;341:596. Nota tra le News of the week che il Parlamento italiano ha approvato il 31 Luglio una legge che reduce drasticamente i test sugli animali. Nonostante gli allarmi dei ricercatori è stata approvata una legge che adotta la direttiva europea ma va ben oltre nelle restrizioni (http://scim.ag/Italyanimals)(non c’è da meravigliarsi, le nostre leggi sono sempre ferree e le più restrittive, forse perché poi non vengono mai applicate o vengono sempre aggirate. Ndr).

LRH-1: orphaned, adopted and needed for pregnancy. Nature Medicine 2013;19:968. News & Views. Commento di un articolo (Liver receptor homolog-1 is essential for pregnancy. Pg. 10061) sulla funzione di un membro della superfamiglia dei recettori nucleari (regolatori di trascrizione) orfani (chiamati così perché non hanno ligandi naturali conosciuti), LRH-1, che regola il metabolismo e la sintesi ormonale e che nella specie umana e nei roditori è molto espresso nelle cellule della granulosa dei follicoli ovarici e nel corpo luteo. Nel lavoro si dimostra che il LRH-1 controlla l’aumento postovulatorio del progesterone per preparare l’endometrio per l’eventuale gravidanza (decidualizzazione). Nel topo la mancanza di attività del suo prodotto nell’utero e nell’ovaio ha conseguenze negative per stabilire e per mantenere la gravidanza.

DIPENDENZE
Disruption of alcohol-related memories by mTORC inhibition prevents relapse. Nature Neuroscience 2013;16:1111. Le ricadute nell’alcolismo, molto frequenti soprattutto nel primo anno di astinenza, sono provocate frequentemente da un forte desiderio di bere alcool indotto da simboli associati a tale sostanza ("cue-induced")(lo stesso succede per dipendenze da farmaci, droghe, fumo, ndr). Per cui l’eliminazione del ricordo dell’esperienza dovrebbe prevenire le ricadute.
“To be become long-lasting, short-term memories must be transformed into more permanent forms. mTORC2 has now been found to be crucial for the molecular reorganization of the cytoskeleton needed for memory consolidation (mTORC2 controls actin polymerization required for consolidation of long-term memory”. Nature Neuroscience 2013;16: 441)(Spigolature Aprile 2013 in cui ). Nel ratto viene osservato che il consolidamento della memoria stimolato dalle proprietà sensoriali dell’alcool (odore e sapore) attiva mTORC1 nell’amigdala e nelle regioni corticali, con l’aumento di numerose proteine sinaptiche. L’esperimento è proseguito con l’inibizione di mTORC1 sistemica o dell’amigdala durante il processo di consolidamento della memoria, inibizione che determina nel ratto un lungo periodo di astinenza. Possibile target terapeutico nell’alcolismo (e altre dipendenze) dell’uomo?

Brief meditation training induces smoking reduction. PNAS 2013;110:13971. Come sappiamo la dipendenza dal fumo è causa di rilevante morbilità e mortalità e, come per tutte le altre dipendenze, pur sapendone gli effetti si fatica a uscirne. Chi ha dipendenza da sostanze ha deficit del self-control, la cui disfunzione è documentabile con le neuroimmagini che ci dicono che sono coinvolte specifiche aree cerebrali (corteccia prefrontale, anteriore cingolata e orbito-frontale mediale). Nei fumatori vi è un ridotta irrorazione in una porzione della corteccia cingolata anteriore che è correlata con una diminuzione del forte desiderio dopo aver fumato la prima sigaretta del mattino. Il lavoro vuole verificare se migliorando e potenziando il self-control si può ridurre la dipendenza dal fumo. Si è quindi ricorsi a una tecnica di meditazione “mindfulness”, (“consapevolezza” che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare) chiamata Integrative Body–Mind Training (IBMT), che, in base a altri studi, riduce lo stress, aumenta le emozioni positive e migliora l’attenzione e il self-control rispetto a altre tecniche come quella di rilassamento (RT). Per verificarne l’efficacia sulla riduzione del forte desiderio di fumare e di conseguenza di fumare sono stati reclutati 27 fumatori di sigarette e 33 non fumatori che sono stati suddivisi in due gruppi: uno sottoposto a IBMT e uno, con la stesso numero di ore (totale 5) e nello stesso periodo (2 settimane) di training, a RT. Risultati: riduzione del 60% del consumo di sigarette nel gruppo IBMT rispetto a RT associato a aumentata attività alla RM a riposo della corteccia prefrontale, cingolato anteriore che sono le aree del self-control.
IBMT non forza i partecipanti a resistere al desiderio di fumare o di smettere di fumare ma migliora solo la capacità di controllarne il desiderio e il comportamento, fatto questo che indica un percorso terapeutico per curare le dipendenze. Imp.: questo effetto lo si ottiene anche in quelli che non hanno intenzione di smettere di fumare.

EPIGENETICA
The Maturing Brain Methylome. Science 2013;341:626. Commento di un lunghissimo articolo (con bellissime immagini) (Development Global Epigenomic Reconfiguration During Mammalian Brain. Pg. 629) sull’analisi di metilazione e di idrossimetilazione del DNA con risoluzione della singola base della corteccia frontale nel topo e nell’uomo dall’epoca immediatamente postnatale sino all’età adulta. Osservano rilevanti modificazioni postnatali nei profili neuronali con lo sviluppo delle sinapsi. Concludono che la metilazione svolge un ruolo importante nello sviluppo sinaptico e nella maturazione cerebrale.

ZIBALDONE
Sex determination for the Stone Age. Nature 2013;500:9. Commento di un articolo (non ho il pdf)(J. Archaeol. Sci. 2013;40:4477)(http://dx.doi.org/10.1016/j.jas.2013.07.004) in cui si dimostra che è possibile ricorrendo al sequenziamneto high throughput stabilire il sesso degli individui dell’età della pietra (periodi paleolitico, mesolitico e neolitico, wiki): di 14 di 16 individui vissuti oltre 70.000 anni fa è stato identificato il sesso paragonando le sequenze del cromosoma X o Y, anche quando vi è stata contaminazione artificiale con DNA attuale. Due individui del neolitico, classificati come femmine in base ai caratteri somatici, erano in realtà maschi. Il metodo adottato quindi consente di determinare il sesso usando anche materiale genetico altamente degradato (a quando l’analisi esomica? Ndr).

Mammals and monogamy. Nature 2013;500:125 (http://www.nature.com/news/conflicting-studies-rekindle-monogamy-debate-1.13462?WT.mc_id=FBK_NatureNews#/ref-link-2). Vedi anche Perspective Why Male Mammals Are Monogamous. Science 2013;341:469. Che vantaggio offre la monogamia? Argomento molto dibattuto. Due articoli che con metodiche diverse danno una diversa spiegazione dell’evoluzione verso la monogamia di alcuni mammiferi. Tramite simulazione il primo porta a concludere che la monogamia è incominciata nei primati quando il maschio ha iniziato a proteggere la femmine per evitare l’uccisione dei piccoli da parte dei rivali (Male infanticide leads to social monogamy in primates. PNAS 2013;110:13328). Il secondo riguarda i mammiferi in generale e porta a ritenere che la monogamia è iniziata quando le femmine hanno incominciato a vivere da sole in ampi territori. Giocoforza, date le dimensioni dell’area da controllare, accontentarsi di una sola femmina (The Evolution of Social Monogamy in Mammals. Science 2013;341:526).
E per l’uomo? Gli AA della ricerca su Science commentano: “We’re very cautious about extending our conclusions to humans. Humans are so very unusual because they have culture — and that changes things”.

Archaeological, radiological, and biological evidence offer insight into Inca child sacrifice. PNAS 2013;110:13322. Orripilanti immagini del corpo di una bambina di ca. 13 anni che, con un maschio e una femmina di 3-4 anni, è stata oggetto di sacrificio da parte degli Inca 500 anni fa (Capacocha)(ma esiste anche una privacy retroattiva, quello che sconvolge è che le immagini di questa bambina che sembra che dorma sono anche in web, ndr) e rinvenuti mummificati nel ghiaccio sulla cima del vulcano Llullaillaco (Argentina) a 6739 metri slm. Le informazioni che se ne ricavano sono numerose, in particolare si prova che i bambini (che venivano “offerti” dai genitori che non dovevano dimostrare il loro dolore, anzi dovevano esserne felici, wiki) venivano preparati 1-2 anni prima del sacrificio (risulta dall’analisi dei capelli) e venivano accompagnati con una sedazione crescente somministrando foglie di coca (è stato trovato un boccone di foglie di coca tra i denti della bambina) e alcool (chica, da fermentazione di mais o frutta). Non vi sono segni di violenza sui corpi.

Reducing maternal weight improves offspring metabolism and alters (or modulates) methylation. PNAS 2013;110:12859. Commento al lavoro già segnalato nelle Spigolature del Luglio 2013 (Differential methylation in glucoregulatory genes of offspring born before vs. after maternal gastrointestinal bypass surgery. PNAS 2013;110:11439 e Why Does Gastric Bypass Surgery Work? Science 2013;341:351).