lunedì 3 marzo 2014

Selezione articoli Genetica Clinica/Umana Febbraio 2014. R. Tenconi



Scelta di articoli di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Febbraio 2014 nelle seguenti riviste: Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.
New entry British Medical Journal.

ARTICOLI DA NON PERDERE:
Standards for clinical use of genetic variants. Nature Genetics 2014;46:93. Editoriale dal sottotitolo: “Clinical geneticists carrying out systematic community reviews of evidence for the pathogenicity of variants collected in locus-specific and disease-specific databases are beginning to bridge the gap between research evidence and rules used to make clinical decisions”. Quindi con i costi così bassi e la diffusione nella pratica clinica del sequenziamento del DNA con le nuove tecnologie sorge la questione del consenso di quando considerare clinicamente significativa e utile una variante.
L’editoriale cita i risultati dello studio della International Society for Gastrointestinal Hereditary Tumours pubblicati sullo stesso fascicolo (Application of a 5-tiered scheme for standardized classification of 2,360 unique mismatch repair gene variants in the InSiGHT locus-specific database. Nature Genetics. Pg. 107)(ne ha parlato Maurizio Genuardi, co-autore del lavoro, nella riunione di Genetica Clinica a Roma lo scorso Dicembre) in cui viene presentata la complessa metodologia adottata per classificare le migliaia di varianti trovate in pz con cancro del colon nei vari laboratori di tutto il mondo, identificando quelle a rischio, quelle che alterano il sistema di riparazione del DNA e quelle senza effetto clinico. Due terzi delle varianti dei geni MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2 riportate nei vari database, sono state riclassificate portando all’interpretazione, usabile clinicamente, di 1.370 varianti non troncanti.
L’altro esempio riguarda la rivalutazione delle varianti di quasi 40.000 pz di molti centri Fibrosi Cistica, anche italiani, pubblicata lo scorso Ottobre (vedi Selezione articoli) (Defining the disease liability of variants in the cystic fibrosis transmembrane conductance regulator gene. Nature Genetics 2013;45:1160). La conclusione dell’Editoriale è: “These studies are models for turning genome sequence into medically actionable information via review by an expert community” e che questi modelli sono applicabili ad altre malattie genetiche (a patto che esistano registri di patologia con dati clinici completi e attendibili insieme a dati genetici, il che non è comune, ndr).

Ancora sul cancro:
Empirical prediction of genomic susceptibilities for multiple cancer classes. PNAS 2014;111:1921. Sappiamo che le variazioni di frequenza sono associate alla suscettibilità a caratteri o malattie complesse, come il cancro o le malattie autoimmunitarie. Ma gli studi di associazione genome-wide non sono clinicamente utilizzabili per il basso valore predittivo. Nel lavoro vengo presentati metodi bayesiani di analisi di variazioni genomiche come predizione del rischio individuale per 8 classi di cancro.
L’accuratezza di predizione varia dal 33% al 57% in base alla classe, con valori di probabilità sufficienti per aiutare il medico a prendere decisioni pratiche per la prevenzione di queste patologie a livello individuale o di popolazione.

Contralateral mastectomy and survival after breast cancer in carriers of BRCA1 and BRCA2 mutations: retrospective analysis. BMJ 2014; BMJ 2014;348:g226. Gli AA (tra cui Henry T Lynch) hanno paragonato a 20 anni dalla diagnosi la sopravvivenza di donne con cancro mammario (stadio I o II) da mutazione di BRCA1 o 2 che hanno (n° 181) o non hanno (n° 209) avuto la mastectomia del seno controlaterale. Sopravvivenza dell’88% (IC 95% 83-93) nel primo caso, del 66% (IC 95% 59-73%) nel secondo caso. La mastectomia controlaterale in queste donne è associata ad una riduzione del 48% della mortalità per cancro mammario.

Medicine gets up close and personal. Nature 2014;506:144. La medicina attuale è definibile come una serie di interventi attivati dalla presenza di sintomi. Quella che il presidente dell’Institute for Systems Biology (ISB) in Seattle ha in mente è la Medicina (delle) 4 P: Predittiva, Preventiva, Personalizzata, Partecipatoria, in cui sono vi sono continui e periodici controlli dello stato di salute ricorrendo al sequenziamento dell’intero genoma (e in una fase successiva il programma prevede anche dell’epigenoma per monitorare l’esposizione ambientale) e a biomarcatori prima che la malattia “metta piede”.
Il prossimo marzo partirà l’Hundred Person Wellness Pro­ject in cui 100 volontari sani saranno sottoposti a ‘an examined life’, cioè monitorati nel tempo in modo intensivo con una batteria di test e sarà loro offerta consulenza e aiuto per modificare lo stile di vita, la dieta e il sonno. In questo studio non sono previsti controlli. La spesa prevista è di 10.000 D USA/persona. Ai volontari sarà chiesto di indossare dispositivi medici digitali che monitoreranno i vari parametri vitali e ogni 3 mesi saranno sottoposti a prelievo di sangue, urine, saliva e feci e saranno controllate numerose variabili e 100 proteine organo-specifiche che sono marcatori specifici del passaggio stato salute-malattia. Tutti i dati saranno disponibile ai volontari tramite il sistema clouds in modo che possano, se sono in grado, interpretare da soli i propri dati, accedere ai dati della letteratura e prendere le adeguate decisioni. La critica di alcuni è che mancando i controlli sarà difficile valutare in pieno i risultati. Se questo studio pilota avrà successo, vi saranno ulteriori fasi con il coinvolgimento di 100.000 soggetti in un periodo di 25 anni (quando non sarà più finanziata la ricerca, chi potrà permetterselo? Ndr).

XY sex chromosome complement, compared with XX, in the CNS confers greater neurodegeneration during experimental autoimmune encephalomyelitis. PNAS 2014;111:2806. Titolo esplicativo. Buona parte delle malattie autoimmunitarie nella nostra specie sono più frequenti nel sesso femminile. Nella sclerosi multipla (MS) nella nostra specie il sesso femminile è maggiormente suscettibile e ha una risposta immunitaria periferica più forte rispetto a quello maschile, mentre il sesso maschile ha un decorso maggiormente progressivo facendo ritenere che vi sia una dissociazione tra gravità e risposta del SNC a un attacco immunitario.
Questa maggior suscettibilità la si osserva anche nel modello murino di encefalomielite sperimentale autoimmunitaria (EAE). Per escludere una causa ormonale sono stati studiati topi XX e topi XY- con delezione della regione Sry (quindi ambedue con ovaie) e si è visto che topi XX hanno una considerevole maggior gravità di EAE, facendo concludere che la differenza la fanno i cromosomi e non gli ormoni sessuali, come si riteneva. Rimaneva da provare se la costituzione gonosomica avesse un effetto anche sulla risposta del SNC al danno immunitario. Per testare se i cromosomi sessuali influenzano direttamente la risposta al danno del SNC sono state generate chimere di midollo osseo dei topi XX e XY- con gonadi femminili in cui il complemento dei cromosomi sessuali del sistema immunitario varia da quello del SNC. Questo per vedere l’effetto dei gonosomi sul SNC durante l’EAE senza avere l’effetto confondente del complemento cromosomico sessuale nel sistema immunitario. L’EAE provocata nei topi XY-  del SNC, rispetto ai topi XX, è una malattia più grave con più aspetti neurodegenerativi del midollo spinale, cervelletto e della corteccia cerebrale. Inoltre i topi XY-  SNC hanno nei neuroni corticali un’aumentata espressione, rispetto ai topi XX SNC, del gene TLR7 (Toll-like receptor 7, in Xp22.3, che ha un ruolo essenziale nella ricognizione dei patogeni e di attivazione dell’immunità innata) in accordo con il suo noto ruolo degenerativo neuronale.

Un’elegante dimostrazione di un effetto diretto dei cromosomi sessuali sulla neurodegenerazione in una malattia neurologica.

 

Screening for Trisomies in Circulating DNA. NEJM 2014;370:874. Editoriale sulla diagnosi prenatale non invasiva di comment all’articolo sullo stesso fascicolo DNA Sequencing versus Standard Prenatal Aneuploidy Screening. Pg. 799. Un pò di storia: il dosaggio nel sangue materno dell’alfa-fetoproteina (alti livelli un’indicazione per DTN, bassi per s. Down). Ma ora con l’analisi del DNA fetale (cell-free DNA, cfDNA, liberato dalla placenta nel sangue materno) nel sangue materno è possibile lo screening delle aneuploidie cromosomiche. L’alta proporzione di DNA materno rispetto al DNA fetale (10%) che potrebbe porre problemi di sensibilità di identificazione delle aneuploidie del feto è stato risolto con l’adozione del sequenziamento massivo in parallelo.

Ma la sensibilità calcolata si basava su studi di popolazione a relativo alto rischio di anomalia cromosomica. I risultati del lavoro ora pubblicato ovviano a tale limitazione in quanto la popolazione studiata (“a general obstetrical population”) era a basso rischio. Il primo risultato raggiunto è stato di provare che la valutazione del cfDNA ha una maggiore specificità rispetto allo screening biochimico-ecografico classico del primo trimestre con meno falsi positivi (con significatività statistica 0.3% vs 3.6% per la trisomia 21 e 0.2% vs 0.6% per la trisomia 18; senza significatività statistica per la trisomia 13: 01% vs 07%). Ma il valore predittivo positivo (probabilità che il feto abbia realmente l’aneuploidia) del test cfDNA non è sufficientemente alto per considerarlo un test diagnostico (45.5% per la trisomia 21 e 40% per la trisomia 18) ma solo un test di screening. E quindi, nella “general obstetrical population” un risultato positivo va controllato con l’esame cromosomico da CVS o amniocentesi.

Controllo cromosomico invasivo che, sempre nella stessa popolazione, non è indicato invece in caso di risultato negativo dato un valore predittivo negativo pressoché del 100% (CI 95% più basso al 99.8%).

NB: vedi ottimo “Documento SIGU di indirizzo sull’impiego di indagini prenatali non invasive”. Febbraio 2014 (http://www.sigu.net/)

 

AUTISMO - M. PSICHIATRICHE
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Could Autism Be Treated Prenatally? Science 2014;343:620. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Oxytocin-Mediated GABA Inhibition During Delivery Attenuates Autism Pathogenesis in Rodent Offspring. Pg. 675) che ha come sottotitolo: “Treatment of rodent models of autism spectrum disorder with a drug that alters the function of a neurotransmitter ameliorates autistic-like behavior in offspring”. Da tempo si ritiene che sia fattori genetici che ambientali, soprattutto pre- e perinatali concorrano a causare lo spettro autistico (ASD). Due fattori, la disfunzione neuronale e l’epilessia, che frequentemente accompagna questa patologia comportamentale, orientano verso una patogenesi sregolatoria con aumento dell’attività eccitatoria e riduzione della inibitoria neuronale. In particolare l’alterata funzione del principale neurotrasmettitore inibitorio nel cervello adulto, GABA (acido γ-ammino-butirrico, canale del Cl-) che normalmente ha effetto eccitatorio in epoca prenatale e che diventa alla nascita inibitorio. Non è noto come si produca questo cambiamento (switch). E’ anche interessante considerare che nei mammiferi una classe di neuroni nell’encefalo cambiano da eccitatori a inibitori alla nascita, per azione dell’ossitocina che normalmente accelera questo cambiamento e che è dovuto ad una modificazione della concentrazione intracellulare di cloro, controllata da due proteine di membrana (NKCC1 per l’importazione e KCC2 per l’esportazione del cloro).
Nel lavoro si dimostra che in due modelli animali (ratto e topo) di autismo (indotto da valproato prenatale e genetico da Fragile X) non si produce questo switch e vi è una eccessiva concentrazione di cloro nei neuroni. La somministrazione nelle gravide in epoca immediatamente precedente il parto di un antagonista di NKCC1 (Bumetanide), che blocca il trasporto di cloro, evita nei cuccioli la comparsa di anomalie elettroencefalografiche e comportamentali.
Prova contraria: il blocco del segnale ossitocinico in gravidanza di animali di controllo produce cuccioli con anomalie elettrofisiologiche e aspetti simil-autistici.
Questi dati dimostrano l’importanza per lo sviluppo cerebrale dell’inibizione GABAergica mediata dall’ossitocina durante il parto. Nel commento si fanno varie considerazioni sui fattori predisponenti (ostetrici, epigenetici, genetici) l’autismo. Si fa presente che la somministrazione di Bumetanide in bambini di 3-11 anni con autismo ha prodotto in loro un miglioramento della sintomatologia facendo ritenere che l’effetto dell’anomalia concentrazione di cloro nei neuroni (impossibile da dimostrare nell’uomo) potrebbe essere almeno in parte reversibile anche nell’infanzia e anche oltre.
E infine una considerazione generale sull’autismo: “With this new insight into a convergent pathogenic mechanism downstream from different etiologies, we may now begin to understand the variability, as well as sameness, among people with ASD and related disorders”.

Genetic predisposition of behavioral response. PNAS 2014;111:1672. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Common polymorphism in the oxytocin receptor gene (OXTR) is associated with human social recognition skills. Pg. 1987) di una ricerca sui pathway di segnale dei neuropeptidi ossitocina (OT) e arginina vasopressina (AVP) per identificare polimorfismi del DNA che spieghino le differenze interindividuali in risposta a comunicazioni non verbali come l’espressione facciale, i gesti e la postura (“social cues”)(“We are who we meet”, verissimo, ndr). Questi pathway da tempo sono noti nel ruolo prosociale che influenza comportamenti con considerevole dimorfismo come le funzioni comportamentali sociali e cognitive. Gli AA hanno utilizzato SNP delle regioni dei recettori OT e AVP in famiglie con spettro autistico (ASD) in cui vi è, tra altro, un difetto di interazione sociale. Nell’autismo infatti vi è un alto livello plasmatico di precursori di OT, ma un significativamente basso livello plasmatico di OT. Inoltre studi genetici ed epigenetici indicano che il pathway OT ha un ruolo causale in questa patologia. Infine varianti di sequenza del promotore di un recettore di AVP sono implicati nella varianza associata alla personalità dei primati, del comportamento materno e del legame tra simili (pair boding). E’ stata trovato un comune SNP, nell’introne 3 del recettore OT (OXTR), che è significativamente associato, applicando il test di riconoscimento dei volti (FMRT), alle famiglie con autismo, indipendentemente dalla persona con autismo e dal QI. Inoltre il livello di identificazione facciale dipende dal numero di alleli ereditati con il genotipo omozigote che ha una capacità peggiore dell’eterozigote.
Interessante perché questo va nel senso atteso delle nostre conoscenze delle cause dell’autismo come di una patologia con varie componenti. E conferma un lavoro sul miglioramento, dopo somministrazione di spray di OT in b. con autismo ad alta funzionalità, dei contatti sociali (Oxytocin enhances brain function in children with autism. PNAS 2013;110:20953)(vedi Selezione Articoli Dic 2013).

De novo mutations in schizophrenia implicate synaptic networks. Nature 2014;506:179. Schizofrenia in a nut shell: fisiopatologia largamente ignota; frequenza 1% della popolazione nell’arco della vita; malattia cronica e disabilitante con riduzione dell’attesa di vita di 25 anni;  alta ereditabilità che depone per un importante ruolo causale di varianti trasmesse; forte riduzione della fecondità che fa pensare che buona parte degli alleli ad alto rischio non siano trasmessi ma si formino de novo per selezione negativa.
Vi sono varianti rare del numero di copie di DNA (CNV)(del e dup), significativamente più frequenti nella schizofrenia e, in una piccola proporzione di pz, sono alleli ad alto rischio di questa patologia e, come previsto, sono spesso eventi de novo. Questo dovrebbe valere anche per le varianti di singolo nucleotide (SNV) con perdita di funzione del gene e de novo, come succede per altre malattie come l’autismo e il deficit intellettivo; ma gli studi sinora effettuati per la schizofrenia, forse per i piccoli numeri dei campioni, non confermano questo risultato atteso. Il lavoro riporta i dati del sequenziamento mediante WES di 623 pz con schizofrenia (trios). Viene verificato se le SNV de novo:
-        hanno frequenza significativa, rispetto ai controlli, di SNV che alterano la sequenza della proteina. Risultato: sì, ma solo per pz con schizofrenia con insuccesso scolastico;
-        interessano preferenzialmente gruppi di geni ritenuti con altri approcci importanti per questa patologia. Risultato: sì, mutazioni de novo non sinonime per quelli noti, indicando che una percentuale di queste mutazioni sono patogene per schizofrenia;
-        coinvolgono specifici pathway biologici. Risultato: sì, sono più frequenti nei geni delle sinapsi, ma soprattutto nei geni delle proteine che interagiscono con il recettore N-metil-D-aspartato  (complesso NMDAR), con la proteina activity-regulated cytoskeleton-associated (complesso ARC) e con FMRP (gene Fragile X);
-        coinvolgono altre malattie del neurosviluppo. Risultato: sì, comune eziologia genetica tra schizofrenia e disabilità intellettiva e autismo con sovrapposizione di geni con mutazioni de novo. Come SCN2A, POGZ, DLG2 e SHANK1 e così pure per i geni del complesso NMDAR e ARC, anche se in generale la correlazione statistica per questi geni è più forte per la disabilità intellettiva e l’autismo rispetto alla schizofrenia.

A polygenic burden of rare disruptive mutations in schizophrenia. Nature 2014;50:185. Oltre alle note CNV rare o de novo associate alla patologia schizofrenica, come varianti in 22q11.2, 15q13.3 e 1q21.1, vi sono i risultati dei numerosi studi di associazione genome-wide (GWAS) che hanno individuato comuni SNP di migliaia di geni e alleli a rischio non codificanti e specifici sistemi biologici coinvolti in comune con altre patologie psichiatriche. Le analisi di sequenza sinora applicate in queste patologie non hanno portato a risultati significativi per la scarsa numerosità e il ridotto numero di geni analizzati. Sono stati indagati in questo studio con NGS di 2.546 geni (10%), selezionati sulla base degli studi precedenti, 2.536 pz con schizofrenia e 2.543 controlli svedesi riscontrando rare (<1:10.000) mutazioni che alterano la funzione di molti geni, in particolare quelli del canale del calcio regolati dal voltaggio, del complesso ARC (vedi sopra) e dei geni target di FMRP.
Non è ancora possibile (come sarebbe auspicabile per una più efficace terapia, ndr) una subclassificazione clinica dei pz sulla base delle mutazioni trovate. In sintesi è stato trovata una base poligenica di predisposizione alla schizophrenia con mutazioni molto rare e coinvolgenti molti geni.

Going retro. Nature Medicine 2014;20:128. Commento dell’articolo (Increased L1 Retrotransposition
in the Neuronal Genome in Schizophrenia. Neuron 2014;81:306) in cui si identifica un alto numero di retrotrasposoni (frammenti di DNA che si trascrivono autonomamente in RNA e poi, tramite la trascrittasi inversa, in DNA inserendosi in una nuova posizione all’interno del genoma, wiki) L1 (long interspersed
nuclear element-1) nei neuroni della corteccia prefrontale dei pz con schizofrenia. Lo stesso avviene nei neuroni derivati da cellule staminali totipotenti con delezione 22q11. Gli AA tramite WGS dell’encefalo di questi pz trovano che i siti di inserimento spesso sono legati a geni della funzione neuronale e sinaptica.
Per studiare il meccanismo di trasposizione L1 è stato attivato il sistema immunitario di topi in gravidanza con un immunostimolante che ha determinato un aumento del numero di copie di L1 nei figli. Questo significa che l’attivazione dei retrotrasposoni L1 dovuta a fattori ambientali e/o a fattori di rischio genetici può contribuire alla suscettibilità e alla fisiopatologia della schizofrenia.

The role of de novo mutations in the genetics of autism spectrum disorders. Nature Reviews Genetics 2014;15:133. Autismo: patologia dello sviluppo nella risposta sociale e nella comunicazione con comportamento ripetitivi. Frequenza circa 1% della popolazione, con maggior frequenza nei maschi soprattutto tra i pz con una forma meno grave, con idoneità biologica ridotta. Alta concordanza nei gemelli MZ (70-90%), molto di più rispetto ad altre patologie comportamentali o cognitive. Il rischio di autismo in un bambino con fratello affetto è oltre 10 volte la frequenza generale, ma se ce ne sono 2 (fratelli/sorelle) il rischio per un maschio è del 50%. Questo fa pensare che nelle famiglie ad alto rischio la malattia abbia una trasmissione dominante. Vi sono numerose malattie mendeliane che hanno come segno clinico, anche se non unico, l’autismo. Tutto questo fa pensare a una base genetica, ma tutti gli studi genetici di varianti di sequenza comuni non hanno dato significativi risultati. In questo “opinion paper” viene presentata un’analisi del numero dei loci coinvolti nell’autismo, del loro contributo relativo per diverse classi mutazionali e ne vengono discussi i possibili meccanismi patogenetici.
Viene commentato anche il modello teorico di due classi di rischio genetico specialmente per i bambini con autismo ad alta funzionalità. Con questo modello solo il 60% delle famiglie con un solo affetto è a basso rischio di averne altri affetti, con però un vizio di accertamento perché le femmine hanno un rischio minore dei maschi. Vengono anche forniti rischi di autismo in base al numero di figli affetti.
Per le diverse classi mutazionali de novo dai dati della letteratura risulta significativa la differenza tra il maggior numero di eventi per bambino nell’autismo rispetto ai fratelli/sorelle normali per le CNV e le mutazioni con perdita di funzione, soprattutto per le frameshift.
L’analisi statistica dei dati a disposizione (non sono ancora disponibili i risultati di uno studio con WES di 2500 famiglie) prevede che ci sono almeno 300 loci candidati per l’autismo. Siamo solo all’inizio e tutto ancora deve essere verificato.

Differences in the right inferior longitudinal fasciculus but no general disruption of white matter tracts in children with autism spectrum disorder. PNAS 2014;111:1981. Un segno tipico dell’autismo (ASD) è costituito da una ridotta integrità delle fibre lunghe della sostanza bianca, che ha fatto pensare che l’autismo sia una sindrome da disconnessione in cui il deficit cognitivo sia dovuto a una ridotta integrazione di informazioni a livello neurale e cognitivo. Nel lavoro usando una tecnica di imaging fMRI cerebrale (tensore di diffusione) in 57 bambini con ASD e 73 bambini con normale sviluppo (controlli) si rileva che, a differenza di quanto ritenuto, non vi è differenza tra i due gruppi nel tratto delle fibre nella sostanza bianca, ma solo nel tratto a livello del fascicolo longitudinale inferiore. Quindi il coinvolgimento nello spettro autistico della sostanza bianca sembra non costituire affatto il marchio (signature) di questa patologia.

MALATTIE NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE
Ground zero in Alzheimer’s disease. Nature Neuroscience 2014;17:146. Tra le News & Views un commento relativo all’articolo sullo stesso fascicolo (Molecular drivers and cortical spread of lateral entorhinal cortex dysfunction in preclinical Alzheimer’s disease. Pg. 304). I modelli di topo della malattia Alzheimer e i nuovi dati nelle fase preclinica delle persone con Alzheimer suggeriscono che la parte dell’encefalo suscettibile alla patologia tau nelle fase iniziale è la corteccia entorinale (parte dell’ippocampo situata bilateralmente nelle regioni mediali dei lobi temporali, wiki) laterale, non mediale, da dove poi si diffonde ad altre sedi corticali (“Ground zero” mi pare qui significhi che si deve ripartire, acquisire una nuova visione, ndr).

Neurogenesis in the Striatum of the Adult Human Brain. Cell 2014;156:1072. Nei mammiferi adulti la formazione di nuovi neuroni è nota e limitata a una specifica area cerebrale, nell’uomo nell’ippocampo (zona subventricolare dei ventricoli laterali e la zona subgranulare del giro dentato). Nell’uomo è stata identificata un’altra area di formazione di nuovi neuroni in età adulta nello striato nella parte anteriore dell’encefalo, neo-neuroni postnatali che mancano nella malattia Huntigton.
SnapShot: Adult Hippocampal Neurogenesis. Cell 2014;156:1114. Come sopra specificato è noto che via sia una neurogenesi in età adulta (almeno sulla alla 5a decade di vita) nell’ippocampo, che svolge un ruolo preminente nei processi cognitivi, inclusa la memoria e il controllo delle emozioni.

HACE1 reduces oxidative stress and mutant Huntingtin toxicity by promoting the NRF2 response. PNAS 2014;111:3032. Lo stress ossidativo è alla base delle malattie correlata con l’età come le neurodegerative ad insorgenza tardiva e del cancro. Un importante regolatore della risposta allo stress ossidativo è  il fattore di trascrizione NRF2 (erythroid 2-related factor 2) che induce l’espressione degli enzimi detossificanti della fase II. La sua attività è promossa dal gene HACE1 (acronimo del gene con un’incredibile denominazione Homologous to the E6-AP Carboxyl Terminus (HECT) domain and Ankyrin repeat containing E3 ubiquitin–protein ligase 1), un gene soppressore di tumore che ha un ruolo nella tumorigenesi da stress nel topo, ma non si sa se abbia un ruolo anche nella risposta antiossidativa o un suo coinvolgimento nella neurodegenerazione. Nel lavoro si dimostra che nel cervello di topo KO di Hace1 vi è un amento di stress ossidativo con alterata risposta antiossidativa allo stress, che nello striato di pz con m. Huntington vi è una significativa riduzione di HACE1 e che l’espressione ectopica di HACE1 nelle cellule progenitrici neuronali protegge dall’effetto negativo di sbilanciamento ossidoriduttivo indotto dalla proteina huntingtina mutante. Il gene soppressore di tumore HACE1 quindi opera nella risposta antiossidativa del pathway NRF2 e nella neurodegenerazione.

NGS/GENETICA UMANA/CLINICA
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A Genotype-First Approach to Defining the Subtypes of a Complex Disease. Cell 2014;156:872. Il concetto di reverse genetics (procedura diagnostica che dal genotipo risale al fenotipo corrispondente) non è nuovo. Come sappiamo infatti la classica procedura prevede un’attenta analisi fenotipica andando poi al genotipo corrispondente per identificarne il gene e la mutazione. In questo Leading Edge Essay gli AA propongono una sistematica identificazione di varianti genetiche associate a malattie complesse (questo fa la differenza con la classica reverse genetics del singolo gene, ndr), come l’autismo, classico esempio di estrema eterogeneità genetica, per determinare se un genotipo si manifesta come un fenotipo identificabile, indipendentemente dalla diagnosi clinica che è stata fatta a questi pz. Quindi una classificazione genetica dei sottotipi di una malattia complessa e non clinica, modello che potrebbe essere applicato anche ad altre patologie complesse come il deficit cognitivo, la schizofrenia, il disturbo bipolare.
Questo, sottolineano gli AA, comporta la condivisione dei risultati delle varie ricerche in corso che includano non solo i dati genetici ma anche clinici con la creazione di un ampio e ben integrato network composto da ricercatori, clinici e famiglie. Lo scopo è quello di consentire di disporre di gruppi omogenei di pz premessa necessaria per stabilire i criteri diagnostici, la prognosi e per una terapia specifica sottogruppo specifica.
La procedura proposta è sintetizzata in una bellissima figura (Fig. 1, da lezione, ndr). 1a tappa: NGS (WES o WGS) su un grande campione di pz – identificazione di mutazioni ricorrenti di locus/gene- risequenziamento targeted con tecnologia Molecular inversion probe (MIP) che identifica geni con eccesso mutazionale nei pz rispetto ai controlli. 2a tappa: ricontatto (ve lo ricordate il doc. sul ricontatto del GdL di Genetica Clinica? Ndr) e studio longitudinale delle famiglie con queste mutazioni per una ridefinizione fenotipica. Che consente l’individuazione di un gene (prob. raro) con un specifico fenotipo (gruppo A) o di geni parte di un pathway funzionale con fenotipo simile (gruppo B)(eterogeneità di locus, ndr) o di un gene con differenti fenotipi (gruppo C)(eterogeneità allelica, ndr). Ottenute queste informazioni per una data malattia complessa si amplia il numero di pz per definire meglio le “maniglie” diagnostiche fenotipiche delle tre categorie. Nel lavoro si citano ad es. dati preliminari sulle differenti dimensioni carniche (micro- macrocefalia) di pz con autismo e con mutazioni de novo del pathway βcatenina/Wnt.
Vengono citati come modelli due progetti di comunità di pz con patologie diverse ma con la stessa finalità: Simons Variation in Individuals (VIP) (http://sfari.org/resources/simons-vip) che raccoglie informazioni su pz con specifiche CNV ricorrenti (ad es. 16p11.2) e il progetto Unique (http://www.rarechromo.org/html/home.asp) di pz con rare anomalie cromosomiche e nel cui sito una pagina è intitolata: How your information can help.

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Germline loss-of-function mutations in LZTR1 predispose to an inherited disorder of multiple schwannomas. Nature Genetics 2014;46:182. La Schwannomatosi (MIM #162091) è la terza Neurofibromatosi per frequenza (peraltro non nota, comunque rara), dopo la NF1 e la NF2 e si distingue dalla NF2 per l’assenza dei segni distintivi della NF2 (tumore vestibolare, cataratta, ependimoma) e per la molteplicità degli schwannomi rispetto allo schwannoma isolato.
Nella metà dei casi familiari e in <10% degli sporadici sono state individuate mutazioni costituzionali di un gene, il cui locus è prossimale (8.48 Mb) sul 22q rispetto al locus NF2, SMARCB1. La genetica dello sviluppo degli schwannomi è complessa con 3 eventi che causano perdita biallelica dei geni soppressori di tumore SMARCB1 e NF2: un primo evento è la mutazione germinale di SMARCB1 (E1), il secondo evento è la perdita di una regione 22q con presenza nello schwannoma della mutazione germinale (E2) e infine una mutazione dell’allele residuo NF2 in cis con la mutazione germinale in SMARCN1 (E3).
Ci sono però casi senza mutazione germinale SMARCB1 pur essendo presenti negli schwannomi gli altri eventi. L’ipotesi quindi di un altro locus su 22q predisponente allo sviluppo dei tumori.
Ricercata una mutazione costituzionale in 22q di 20 pz (6 familiari, 11 sporadici e 3 con anamnesi fam. negativa per schwannomatosi). Trovate mutazioni (missenso o troncanti) costituzionali in eterozigosi di un nuovo gene, LZTR1, predisponente alla Schwannomatosi multipla nell’80% dei pz senza mutazione SMARCB1, con le stessa sequenza di eventi su descritta. La mutazione costituzionale di LZT1 ha una penetranza incompleta (nei casi familiari 4/20 portatori della mutazione sono genitori asintomatici).
Il gene LZTR1 è un gene soppressore di tumore le cui mutazioni sono presenti in alcuni tumori.

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Multiple Phenotypes in Phosphoglucomutase 1 Deficiency. NEJM 2014;370:533. Le glicoproteine e i glicolipidi sono un insieme di varianti glicosilate (glicoforme) che hanno un ruolo chiave in un ampio spettro di processi sia fisiologici che patologici. La comprensione della fisiopatologia di specifiche glicoforme pone le premesse per lo sviluppo di nuove terapie, come quelle per ridurre i sintomi di malattie congenite del metabolismo come i disordini congeniti di glicosilazione (vedi Emerging Principles for the Therapeutic Exploitation of Glycosylation. Science 2014;343:37)(selezione articoli Gen 2014). Il glucosio-1-fosfato fa parte del pathway che consente la N-glicosilazione e l’omeostasi del glucosio. L’enzima fosfoglucomutasi 1 catalizza l’interconversione (trasformazione reversibile) G6F e G1F. Nel lavoro sono stati valutati pz con una condizione clinica compatibile con un difetto di glicosilazione (miopatia, epatopatia, bassa statura, ipoglicemia, ugola bifida, miocardiopatia dilatativa e presenza all’isoelectric focusing della transferrina -glicoproteina di trasporto nel sangue del ferro- di un’anomala focalizzazione). La famiglia indice era consanguinea, e la mappatura per omozigosità e la successiva WES ha identificato nei due affetti una mutazione in omozigosi del gene PGM1. Mutazioni di questo gene sono state cercate e trovate con Sanger in altre 15 famiglie con bambini con lo stesso quadro clinico. L’attività enzimatica della fosfoglucomutasi-1 nei pz era considerevomente ridotta e la spettrometria di massa della transferrina ha mostrato una perdita totale di N-glicani e la presenza di glicani senza galattosio. La supplementazione con galattosio nelle colture di fibroblasti ha normalizzato il processo di glicosilazione delle proteine senza accumulo di glicogeno e in 6 pz la supplementazione della dieta con galattosio ha determinato un netto miglioramento clinico.
Il deficit di fosfoglucomutasi 1, precedentemente classificata come una glicogenosi (tipo XIV)(MIM #612934), ha quindi anche anomalie di glicosilazione.
Gli AA stanno mettendo a punto un test di screening neonatale perché questa malattia ha tutte le caratteristiche, inclusa la possibilità di terapia, degli screening neonatali.
Pediatri: NB, alla nascita l’unico segno in 16 bambini/19 era l’ugola bifida.

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Loss-of-function mutations in MICU1 cause a brain and muscle disorder linked to primary alterations in mitochondrial calcium signaling. Nature Genetics 2014;46:188. Il trasporto di calcio da parte dei mitocondri ha un’importanza fondamentale nella vita della cellula. L’uptake del calcio è mediato da un complesso che comprende un canale ionico Ca2+-selettivo (MCU) e il suo regolatore MICU1.
Sono stati studiati alcuni pz con una condizione “muscolo-cervello”, non descritta precedentemente, e caratterizzata da precoce debolezza della muscolatura prossimale inizialmente non evolutiva, aumento della CK ematica e ritardo psico-motorio, con comparsa poi di lieve segni di atassia e movimenti involontari di vario tipo coreici, tremori, distonia posturale e discinesia oro-facciale. Alcuni avevano una franca atassia, microcefalia, oftalmoplegia, ptosi palpebrale e atrofia ottica e neuropatia assonale periferica. In 1 pz la RM cerebrale e in alcuni pz la biopsia muscolare suggerivano una malattia mitocondriale. La consanguineità parentale in una famiglia ha suggerito l’approccio di mappatura per omozigosi con SNP array, che ha individuato una regione comune a tutti gli affetti; con WES trovate due diverse mutazioni di splicing in 15 pz di 7 famiglie; l’analisi dell’aplotipo con microsatelliti fiancheggianti fa pensare ad una diversa origine ancestrale delle due mutazioni. Nei fibroblasti dei pz il potenziale di membrana a riposo mitocondriale è normale, ma è profondamente frammentato il network mitocondriale. I fibroblasti sembrano infatti compensare la disfunzione indotta da stress senza apparente alterazioni delle funzioni metaboliche cellulari e questo spiegherebbe la lenta evoluzione della patologia, almeno quella muscolare. Viene quindi riportato per la prima volta per le malattie neuromuscolari un difetto primitivo dell’uptake mitocondriale del calcio.

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Ionic leakage underlies a gain-of-function effect of dominant disease mutations affecting diverse P-type ATPases. Nature Genetics 2014;46:144. Le pompe ioniche tramite specifiche proteine traferiscono ioni attraverso la membrana cellulare generando e mantenendo gradienti ionici. La famiglia delle proteine transmembrana PAII regolano i gradienti di ioni Na+, K+ and Ca2+ e la specificità ionica è determinata dai siti di legame nel poro del dominio transmembrana. Quattro geni PAII sono associati a malattie nell’uomo, due con patologia cutanea: ATP2A2 alla malattia Darier (#124200), ATP2C1 al Pemfigo benigno familiare (m. Hailey-Hailey)(MIM #169600). ATP1A2 è descritta nella Emicrania familiare emiplegica (FHM2)(MIM #602481) e Emiplegia alternante infantile 1 (AHC1) mentre ATP1A3 nella Distonia-Parkinsonismo a rapido inizio (Distonia 12 o RDP)(MIM #128235)(NB: discrepanza tra quanto riportato dagli AA e quanto risulta in OMIM, ho qui sopra riportato la classificazione OMIM, ndr). Ambedue le malattie con interessamento cutaneo sono esacerbate dall’aumentata temperatura ambientale e la Distonia 12 dalla febbre. Non noto il meccanismo patogenetico, si pensa che le mutazioni-malattia nell’uomo siano da aploinsufficienza, il topo non aiuta perché l’inattivazione in eterozigosi dei primi 3 geni su specificati non causa i segni delle relative malattie dell’uomo. Nel lavoro mediante screening genetico nella Drosofila m. viene descritta una mutazione dominante di un membro della famiglia PAII (calcio-ATPasi del reticolo sarcoplasmatico, SERCA) causa di un’alterata coordinazione che è sensibile alla temperatura. Nelle culture cellulari di Drosofila e umane mutanti della pompa ionica PAII si osserva un rilascio ionico sensibile alla temperatura probabilmente per un anomalo coordinamento tra ciclo ATPasico e passaggio di membrana. La temperatura elevata facilita questo evento. Viene suggerito che il meccanismo patogenetico non sia quello di perdita ma invece di acquisizione di funzione.

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The Fanconi anemia pathway has a dual function in Dickkopf-1 transcriptional repression. PNAS 2014;111:2152. L’anemia Fanconi è una malattia genetica con insufficienza midollare con modello di trasmissione AR e XL (1 solo gene). Studi genetici e di complementazione hanno identificato un pathway (FA pathway) con 16 possibili geni causa della malattia, con una buona correlazione genotipo-fenotipo per alcuni di questi geni. Oltre all’insufficienza midollare, che in genere si sviluppa nei primissimi anni di vita, sono presenti deficit di crescita staturale, anomalie scheletriche, instabilità genomica e predisposizione ad alcuni tipi di cancro. Il segno maggiore è comunque una progressiva riduzione delle cellule staminali ematopoietiche e non è noto come le proteine del pathway provvedano al mantenimento di queste cellule. In questo studio sperimentale in vitro si dimostra che il malfunzionamento del FA pathway comporta un sovraregolazione di DKK1 (che fa parte della famiglia Dickkopf che antagonizzano il segnale Wnt). Il topo KO di Dkk1 ha malformazioni che in parte richiamano quelle della FA, mentre la sua sovraregolazione è spesso osservata in alcuni tipi di cancro presenti anche nella FA (epatoblastoma, Wilms, mammella, del collo e della bocca). La sovraregolazione di DKK1 comporta un ciclo cellulare accelerato delle cellule ematopoietiche primitive, che in condizioni normali sono mantenute in stato di quiescenza. Ulteriori studi per verificare se la regolazione di DKK1 possa prevenire l’esaurimento delle cellule ematopoietiche in questa malattia. Ovvio l’interesse per un’eventuale cura.

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Genetic Resolutions of Brain Convolutions. Science 2014;343:744. Commento di un articolo (Evolutionarily Dynamic Alternative Splicing of GPR56 Regulates Regional Cerebral Cortical Patterning. Pg. 764) sul contributo fornito dall’analisi genetica in 3 famiglie consanguinee con 5 affetti da anomalia delle circonvoluzioni cerebrali (polimicrogiria) in una regione vicina alla fessura silviana comprendente l’area Broca nel lobo frontale, l’area del linguaggio, utile per la comprensione dello sviluppo delle circonvoluzioni corticali cerebrali.
Clinicamente questi soggetti presentavano deficit intellettivo e del linguaggio, convulsioni refrattarie alla terapia a inizio infantile con normale attività motoria e polimicrogiria bilaterale dell’area su precisata.
Mediante linkage dell’intero genoma viene identificata in tutti gli affetti una mutazione in omozigosi (delezione di 15pb) nella regione regolatoria del gene GPR56, gene che codifica una proteina dell’adesione cellulare e della migrazione neuronale. Dalla letteratura risulta che mutazioni di questo gene causano polimicrogiria dell’intera neocorteccia e anomalie cerebellari e della sostanza bianca. Nel topo la sovraespressione di GPR56 aumenta la proliferazione delle cellule progenitrici neurali nella corteccia mentre la sua perdita di espressione ha l’effetto opposto. I dati del lavoro rivelano un meccanismo di controllo dell’espressione di GPR56 da parte di più promotori alternativi che influenza la proliferazione delle cellule staminali, il disegno girale e potenzialmente l’evoluzione della neocorteccia.

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Stressful genetics in Crohn’s disease. Nature 2014;506:441. News & Views di un articolo sullo stesso fascicolo (A Crohn’s disease variant in Atg16l1 enhances its degradation by caspase 3. Pg. 456). Un’unica e molto frequente (>50% della popolazione caucasica) variante del DNA è sufficiente per aumentare considerevolmente il rischio di una relativamente comune malattia complessa, la m. Crohn, caratterizzata da un’infiammazione cronica intestinale. Com’è possibile?
GWAS ha identificato 150 loci di suscettibilità, in particolar modo alcuni geni come Irgm, Card15/Nod2,
Il23r, Lrrk2 and Atg16l1. Per altre vie si è arrivati ad identificare pathway chiave dell’infiammazione intestinale come quelli dell’autofagia, della regolazione dello stress cellulare e della sensibilità a patogeni batterici. L’autofagia (macroautofagia) è un processo di riciclaggio che partecipa al sequestro di componenti citoplasmatiche negli autofagosomi a doppia membrana, che poi si fondono con i lisosomi per la degradazione del sequestrato e il riuso (Vedi selezione Articoli Aprile 2013). Il gene Atg161l1 è l’adattatore centrale necessario per la formazione dell’autofagosoma maturo e lo SNP a rischio è localizzato nell’esone 9 (T300A) e la relativa sostituzione aminoacidica è suscettibile di clivaggio da parte della caspasi 3 (le cistein-aspartasi o caspasi sono delle endoproteasi specifiche) che è attivata quando la cellula avverte lo stress. In assenza di caspasi 3 Atg161l1T300A induce normalmente l’autofagia. Fattori genetici e ambientali di stress, come infezioni o stress metabolico (la m. Crohn è infatti una malattia complessa), attivano la caspasi 3 che distrugge Atg161l1T300A bloccando l’autofagia e aumentando la produzione di proteine infiammatorie come TNF-α (fattore di necrosi tumorale) e IL-1β (interleuchina 1). Questi risultati combinano bene con quanto si vede in clinica in cui vi è un buon controllo della malattia con farmaci che hanno come target TNF-α. Una convincente spiegazione di come questa variante comune possa costituire un rischio di malattia (ma se la variante è così comune perché la malattia ha una frequenza relativamente piuttosto bassa ~1:4.000 persone? Ndr).

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Promoter-Bound Trinucleotide Repeat mRNA Drives Epigenetic Silencing in Fragile X Syndrome. Science 2014;343:1002. La mancanza della proteina FMRP causata dalla espansione, ereditata, della tripletta CGG adiacente al promotore del relativo gene FMR1 ne impedisce l’espressione e determina la sindrome Fragile X. L’allele mutato contiene >200 ripetizioni e va incontro a silenziamento del promotore a
~11 settimane di gestazione. Non si conosce come avvenga tale silenziamento.
Nel lavoro utilizzando cellule staminali embrionali umane si osserva che la regione espansa è trascritta nella regione non tradotta del mRNA di FMR1, che a sua volta lega la regione ripetuta di DNA del gene inattivandolo. Si dimostra quindi come nella s. Fragile X l’espansione trinucleotidica causi l’inattivazione RNA diretta dell’espressione genica nel corso dello sviluppo. Bloccando l’interazione del mRNA con la ripetizione CGG del gene FMR1 si previene il silenziamento del promotore.
Come scrivono gli AA si è così dimostrato un nuovo meccanismo di inattivazione del promotore di un gene, che potrebbe essere alla base di altre malattie da espansione.

Pakinson:
Protecting Mitochondria. Science 7 Febr 2014;343. Commento del lavoro Parkin and PINK1 function in a vesicular trafficking pathway regulating mitochondrial quality control (EMBO J. 2014 Jan 20 ahead of print)(non ho il pdf) sul ruolo di due geni, Parkin and PINK1, che quando mutati sono causa della m. Parkinson. La sorgente di energia della cellula, il mitocondrio, può essere una ambiente ostile in cui le proteine o interi organelli possono essere danneggiati.

Pathway for Parkinson disease. PNAS 111:2402. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Unbiased screen for interactors of leucine-rich repeat kinase 2 supports a common pathway for sporadic and familial Parkinson disease. Pg. 26262). Nel Parkinson vi è una perdita neuronale progressiva, in particolare della sostanza nigra compatta, e la presenza di aggregate proteici, noti come corpi Lewy, nei neuroni residui. La perdita di neuroni dopaminergici nella sostanza nigra porta al deficit dopaminico responsabile della sintomatologia motoria e non motoria, tra cui l’ipotensione ortostatica (quando ad es. ci si alza in piedi), disturbi dell’umore e del sonno e perdita dell’olfatto. Anche se la somministrazione di dopamina riduce i segni, la malattia comunque progredisce e vi è quindi la necessità di nuove terapie, anche sulla base dell’individuazione di alcuni geni del Parkinson ereditario come SNCA, Parkin/PRKN, DJ-1/Park7, PINK1 e LRRK2 (leucine-rich repeat kinase 2) che ci fanno capire quali sono i pathway biologici alterati in questa frequente malattia. Nel lavoro sono stati individuati alcuni interattori
(partner) molecolari di LRRK2 che processano le vescicole endocitotiche (particelle membranose che trasportano proteine o altre sostanze mediante endocitosi) associando così questo gene al pathway dell’endocitosi. Mutazioni di LRRK2 sono una causa frequente di Parkinson familiare e alcune almeno determinano un aumento dell’attività chinasica; la proteina LRRK2 è chiamata “swiss army knife” (coltellino svizzero) per le sue funzioni multiple per i molti domini e per l’interazione con molte proteine e complessi proteici. Lo studio dell’interattoma ha svelato molti interattori di LRRK2, tra cui alcuni già noti dagli studi di associazione genome-wide (GWAS) come fattori di rischio di Parkinson. Rimangono ovviamente ancora aperte molte domande, tra cui la modalità di alterazione del processamento vescicolare e quale sia il meccanismo molecolare della neurotossicità.

A cistrome roadmap for understanding pancreatic islet biology. Nature Genetics 2014;46:95. Commento di un articolo (Pancreatic islet enhancer clusters enriched in type 2 diabetes risk-associated variants. Pg. 136) che riporta i risultati di un complesso studio sui meccanismi ancora ignoti con cui varianti genetiche comuni associate al Diabete 2 siano correlate con la suscettibilità al Diabete 2. Nello studio la mappatura del cistroma (sequenze coinvolte nella regolazione trascrizionale che agiscono in cis, influenzando il DNA fisicamente contiguo) delle isole pancreatiche favorisce la comprensione della patogenesi della malattia suggerendo che i fattori di trascrizione delle isole pancreatiche interagiscono con l’epigenoma e che la sregolazione degli enhancer, multipli e posti in cluster, costituisce il rilevante e comune contributo al rischio genetico del T2D.

TERAPIA GENICA/CELLULE STAMINALI
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Correcting genetic defects with CRISPR–Cas9. Nature Reviews Genetics February 2014;15. CRISPR è nuova tecnica di genome editing con RNA disegnato che guida la nucleasi Cas9 al bersaglio voluto di DNA dove provoca rotture che sono riparate dal NHEJ (non homologous end joining - ricongiungimento delle estremità della rottura), processo suscettibile ad errori che causa a sua volta altre ins o del, o da HDR (homology-directed repair) che richiede uno stampo ma è meno suscettibile ad errori.
Gli AA di due lavori (Schwank, G. et al. Functional repair of CFTR by CRISPR/Cas9 in intestinal stem cell organoids of cystic fibrosis patients. Cell stem cell 2013;13:653)(Wu, Y. et al. Correction of a genetic disease in mouse via use of CRISPR–Cas9. Cell stem cell 2013;13:659)(non ho il pdf) utilizzano questa tecnica per correggere mutazioni genetiche.
Sono state sottoposte con successo a tale riparazione organoidi derivati da cellule staminali di 2 pz con FC omozigoti di mutazione del gene CTFR, con una ridottissima proporzione di mutazioni, causata dalla tecnica stessa, al di fuori della sede di interesse. La stessa metodica è stata applicata per la correzione di una mutazione (delezione di una base) del gene Crygc nel topo che determina cataratta, sia in Hz che in Om. E’ stata applicata con successo in zigoti eterozigoti per questa delezione, usando l’allele selvatico come stampo: la metà dei cuccioli ha l’allele mutato con modificazioni genetiche, come ins o del o corretto e l’allele selvatico rimasto tale. Questa correzione avviene nella totalità dei casi con HDR, tutti senza cataratta, mentre solo la metà dei casi con NHEJ non ha la cataratta. Inoltre si dimostra che la correzione può efficientemente avvenire anche senza avere come stampo l’allele normale, quindi anche nelle condizioni di omozigosi, ricorrendo a una copia esogena di oligonucleotidi con la sequenza normale. I topi nati con questo trattamento sono normalmente fertili e hanno figli che mantengono la riparazione del gene. E anche in questo esperimento vi è un ridotto (<10%) numero di mutazioni fuori sede.
Quindi la tecnica consente una terapia genica per la persona affetta e per la sua prole.

Pluripotent stem cells in regenerative medicine: challenges and recent progress. Nature Reviews Genetics 2014;15:82. Aggiornamento sulle cellule staminali totipotenti. Dopo 15 anni di ricerca sulle cellule staminali totipotenti (hPSC) e 6 anni dall’isolamento delle cellule staminali totipotenti indotte (iPSC) umane ora si sta passando alla prima fase di sperimentazione clinica nell’uomo. Il problema ora è: per quali malattie?

Stem-cell transplantation for chronic granulomatous disease. Lancet 2014;383:390. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Reduced-intensity conditioning and HLA-matched haemopoietic stem-cell transplantation in patients with chronic granulomatous disease: a prospective multicentre study. Pg. 436). La malattia granulomatosa cronica è una rara immunodeficienza primaria causa di infezioni, progressive insufficienza funzionale multiorgano e morte precoce. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche richiede l’uso di alte dosi di chemioterapia per distruggere il sistema ematopoietico del ricevente che viene sostituito con cellule del midollo osseo, cellule staminali del sangue periferico o del cordone ombelicale di un donatore.
Questa terapia, pur costituendo una buon successo terapeutico per questa gravissima malattia, comporta rischi connessi con la mieloablazione e, a distanza, rischio di infertilità.
Il lavoro presenta i risultati di uno studio internazionale prospettico di 56 pz trapiantati dal 2003 al 2012: 34 XL (MIM #306400), 22 AR: 11 NCF1 MIM #233700), 4 NCF2 (MIM #233710), 2 CYBA (MIM #233690) e 5 con base molecolare non identificata. Il sistema di condizionamento è stato di bassa intensità (farmaci maggiormente immunosoppressivi ma meno tossici).
La probabilità di sopravvivenza a 2 anni è stata del 96% (95% CI 86.46–99.09) e la sopravvivenza senza eventi avversi del 91% (79.78–96.17), con una bassa incidenza di rigetto (5%). Il trapianto in tutti casi è stato di cellule del midollo osseo o cellule staminali del sangue periferico (non di cellule del cordone o.). Da non trascurare il fatto che nella massima parte dei casi vi è stata un’alta compatibilità HLA donatore-ricevente, con donatori anche non consanguinei.

PROPOSTE TERAPEUTICHE USANDO MODELLI ANIMALI
Platelets are efficient and protective depots for storage, distribution, and delivery of lysosomal
enzyme in mice with Hurler Syndrome. PNAS 2014;111:2680. La potenziale efficacia della terapia genica ricorrendo alle cellule staminali ematopoietiche è stata dimostrata in numerose sperimentazioni cliniche, ma rimane ancora da trovare l’opportuno equilibrio tra la necessità di un’alta frequenza transgenica per massimalizzarne l’espressione e nello stesso tempo minimizzare i rischi oncogeni da integrazione provirale. In questo lavoro si verifica se sia possibile utilizzare come serbatoio, trasporto e liberazione del prodotto carente linee megacariocitiche e piastrine per ovviare alla necessità di ripetuti trattamenti transgenici. Lo si è provato in vitro e in vivo ricorrendo al modello murino di una malattia del metabolismo, la m. Hurler (MIM #607014)(MPS 1-H) a trasmissione AR che ha una frequenza di 1:5.000-7.000 nati, la m. più grave delle mucopolisaccaridosi dovuta alla carenza dell’enzima alfa L-iduronidasi codificato dal gene IDUA, carenza  che determina accumulo nei lisosomi di dermatansolfato ed eparansolfato.
Il ricorso a linee megacariociti/piastrine per l’espressione transgenica risulta efficace ed efficiente per la produzione, la conservazione e trasporto di quantità significative di enzima, che risulta avere un’adeguata attività catalitica e funzionale.

Presynaptic glycine receptors as a potential therapeutic target for hyperekplexia disease. Nature Neuroscience 2014;17:232. A differenza dei recettori postsinaptici per la glicina (GlyR), canali ionici multimerici recettore del neurotrasmettitore glicina, è poco noto il ruolo nelle malattie dei recettori presinaptici GlyR, α omomeri. La malattia ereditaria da risposta startle (riflesso da trasalimento) tattile-iperecplepsia, rara malattia con eccessiva ipereccitabiltà tattile, che può causare rigidità Stiff baby/stiff man, è causata da mutazioni puntiformi di GlyR α1 (MIM #149400). Nel lavoro si dimostra che nel modello murino con mutazione del gene la somministrazione di un cannabinoide non psicoattivo (deidrossilcannabidiolo) è in grado di correggere il difetto funzionale presinaptico di GlyR in vitro e in vivo e di diminuire la liberazione di glicina nel tronco e nel midollo spinale. Una possibile terapia per questa e per altre malattie da difetto di GlyR.

Tbr1 haploinsufficiency impairs amygdalar axonal projections and results in cognitive abnormality. Nature Neuroscience 2014;17:240. Il fattore di trascrizione neuronale T-box brain 1 (TBR1) regola lo sviluppo cerebrale e mutazioni di questo gene sono causa di autismo. Si dimostra che nel topo con aploinsufficienza di questo gene accanto a disturbi di socializzazione, di vocalizzazione ultrasonica (comunicazione non udibili dall’uomo), di memoria associativa e flessibilità cognitiva si osservano ridotte proiezioni assonali dei neuroni dell’amigdala. In questi animali vi è un’alterata espressione di geni come
Ntng1, Cntn2 and Cdh8 e si riducono le connessioni dell’amigdala con una riduzione dell’attivazione neuronale da stimolazione ambientale. La stimolazione dell’attività neuronale dell’amigdala con infusione locale di un antagonista del recettore NMDA (recettore postsinaptico dell’acido glutammico) migliora la sintomatologia comportamentale dei topi Tbr1+/-.
Questo sottolinea il ruolo di TBR1 nella regolazione assonale dell’amigdala e nella percezione.

Therapeutic modulation of eIF2α phosphorylation rescues TDP-43 toxicity in amyotrophic lateral sclerosis disease models. Nature Genetics 2014;46:152. La ALS è una grave malattia neurodegenerativa dei motoneuroni, con frequenza di 1-2:100.000, che può manifestarsi a ogni età e per la quale non c’è terapia se non un farmaco, riluzolo ad azione antiglutamatergica, che prolunga la vita di pochi mesi. La ALS in genere è sporadica, meno frequentemente familiare (10% dei casi)(in genere AD, ma anche AR e XL)(vedi Selezione articoli Aprile 2013)(The changing scene of amyotrophic lateral sclerosis. Nature Review Neuroscience 2013;14:248). La base patogenetica in tutti i casi è l’accumulo, come risultato finale, di inclusioni ubiquinate citoplasmatiche della proteina legante RNA TDP-43 localizzate in “granuli da stress”, che sono ritenuti un meccanismo protettivo durante lo stress cellulare, ma non è chiaro come avvenga il passaggio nucleo-citosol di TDP-43 in condizioni di stress. La prolungata attività dei granuli da stress portano a una repressione traduzionale che causa patologia. Altri geni sono causa della malattia, geni che partecipano al processamento del RNA.
I risultati dello studio in lievito e in Drosofila m. con la ricerca di geni coinvolti nel metabolismo del RNA hanno consentito di individuare molecole che in vivo (Drosofila) e in vitro (neuroni corticali di topo) riducono la tossicità di TDP-4 e fanno ritenere che la disfunzione indotta dalla prolungata formazione dei granuli da stress contribuisca alla patogenesi della ALS e possa essere ridotta con farmaci.

RIPK3 as a potential therapeutic target for Gaucher’s disease. Nature Medicine 2014;20:204. M. Gaucher (MIM #230800)(1:1000 negli ebrei askenaziti, 1:50.000 nella popolazione generale): mutazione recessiva del gene Glucocerebrosidasi-beta acida (GBA) con accumulo di glucocerebroside nei lisosomi dei macrofagi, che quindi crescono di dimensioni con aspetto caratteristico e sono chiamati cellule di Gaucher). Tre fenotipi con diversa gravità per mutazioni dello stesso gene, con stesse mutazioni che causano fenotipi diversi per cause non ben chiare (background genetico? fattori ambientali?). Sono descritte 360 mutazioni uniche nella m. Gaucher, in genere missenso. E’ stata la prima malattia lisosomiale in cui si è resa disponibile la terapia enzimatica, tra cui l’enzima ricombinante, terapia però che ha scarso effetto sulle manifestazioni neurologiche (nella forma neurologica vi è perdita neuronale per accumulo di glucosilceramide e glucosilsfingosina) ed è molto costosa. Si cercano quindi alternative.
Il modello di topo con carenza di Gba limitata alle cellule neurali e macrogliali ricapitola bene la patologia dell’uomo e dimostra un incremento di citochine proinfiammatorie, tra cui l’interleuchina -1β. Modulando il pathway Ripk3 (receptor-interacting protein kinase-3) in un altro modello murino di Gaucher vi è un rilevante miglioramento non solo neurologico ma anche sistemico, in particolare il deficit di Ripk3 (il cui KO nel topo è letale) migliora la sopravvivenza, la coordinazione motoria e riduce il danno epatico. Cercasi adeguati e ben tollerati inibitori di RIPK3 che passino la barriera emato-encefalica.

MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Sequence variants in SLC16A11 are a common risk factor for type 2 diabetes in Mexico. Nature 2014;506:57. Il DM2 nella popolazione latino-americana ha una prevalenza doppia rispetto a quella della popolazione USA di origine non ispanica. Il consorzio SIGMA (The Slim Initiative in Genomic Medicine for the Americas) porta i risultati di uno studio GWAS su 3.848 pz con DM2 di questa popolazione e 4.366 controlli. Trova un aplotipo altamente associato con quattro mutazioni missenso del gene SLC16A11, aplotipo che è presente nel 50% dei nativi americani, nel 10% degli asiatici dell’est ed è raro nella popolazione di origine europea e africana. Il gene a rischio ha un possibile ruolo nel metabolismo dei trigliceridi.

Genetics of rheumatoid arthritis contributes to biology and drug discovery. Nature 2014;506:376. Meta- analisi transetnica (discendenza europea e asiatica) per aumentare il potere di identificazione di nuovi loci dell’Artrite reumatoide (RA) mediante GWAS in 19.234 pz e 61.565 controlli, che ha consentito di trovare 42 nuovi loci a rischio portandone il totale a 101. Applicando una complessa analisi bioinformatica e biologica sono stati individuati tra questi 101 loci 98 geni candidati che sono il bersaglio non solo dei farmaci già approvati per questa patologia, ma anche di farmaci approvati per altre patologie e che potrebbero essere proposti per la cura della RA. La metodologia applicata in questo studio contribuisce a chiarire i geni e i pathway responsabili della fisiopatologia di questa condizione e favorire la scoperta di nuovi farmaci.