Scelta di articoli
di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Settembre
2014 nelle seguenti riviste: British
Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature
Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature
Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.
ARTICOLI DA NON PERDERE
Fast sequencing
saves newborns. Nature 2014;514:13. Comunicazione dello scorso 19 Settembre al meeting Genomics of
Common Diseases di Potomac, Maryland sintetizzato così: “Rapid analysis of
infant genomes is aiding diagnosis and treatment of inexplicably ill babies”. Sequenziamento ed analisi con diagnosi finale in 24
ore in neonati con patologia grave senza causa apparente, diagnosi che potrebbe
condizionare il trattamento, come nel caso presentato con diagnosi in 1 giorno
che si è rivelata salva vita, perché con gli attuali tempi di sequenziamento
(> 1 mese in USA! Da noi, come si dice, “dipende”, ndr) il b. sarebbe morto.
Questo è stato uno dei 28 neonati su 44 neonati utilizzando un approccio
multidisciplinare, chiamato “factory approach”
(catena di montaggo? ndr), in cui 4 o 5 specialisti svolgono una specifica
funzione, dalla clinica, al sequenziamento del DNA, all’analisi informatica
focalizzata sulle parti del genoma suggerite dalla clinica (idea non nuova, ma
esperienza affascinante, che richiede la buona collaborazione tra vari
specialisti, in altre parole un ritorno al futuro). Questo progetto,
sequenziamento di neonati con malattie gravi che mettono in pericolo la sua
vita, è stato finanziato per verificarne l’efficacia e gli aspetti etici. Vi
sono in corso altri progetti in USA di sequenziamento in neonati con patologie
o senza alcuna patologia. Ma
comunque “everybody is keen to see whether this is the
start of a new approach”.
Diagnostic Clinical Genome and Exome Sequencing. NEJM 2014;371:1169. Lettere relative alla review di Leslie Biesecker e Robert
Diagnostic Clinical Genome and Exome
Sequencing. NEJM 2014;370:2418 (vedi selezione articoli Giugno 2014). La
prima fa un buon suggerimento a proposito degli “incidental findings”: andrebbero
aggiunte alle 24 malattie (56 geni) rare e trattabili, come raccomandato
dall’ACMG,
le malattie genetiche forse meno gravi
ma suscettibili di una terapia specifica, soprattutto se prese in fase precoce,
come il Diabete m. insulino-dipendente da mutazione HNF1A (MIM #612520) che
risponde bene ai derivati della sulfonilurea, la Sitosterolemia (MIM
#210250)(xantomi tendinei, aterosclerosi, malattia coronarica da assorbimento
eccessivo di steroli vegetali) che risponde egregiamente allo ezetimibe (inibisce
l’assorbimento del colesterolo) e a una specifica dieta, la s. Liddle (MIM
#177200) che è una forma genetica di pseudo-aldosteronismo trattabile con triamterene
(diuretico risparmiatore del potassio, ndr).
L’altra lettera sottolinea il ruolo di
Genetic Counselor nell’applicazione dell’esoma clinico.
A questo proposito Leslie G. Biesecker nella sua risposta sottolinea che a
prescindere dalla categoria professionale e senza volere enfatizzare il ruolo
del genetista clinico “we believe that it would be appropriate for any
clinician with the necessary training and skills in genomics to perform
these tasks”, anche se poi precisa che in USA pochi medici non genetisti hanno
questa preparazione (se ne può discutere in una sede appropriata ma almeno su
un punto dobbiamo essere d’accordo: il counseling va fatto dal medico che deve
essere ben preparato sull’argomento. I medici che escono dalle nostre scuole di
specialità di Genetica Medica hanno la necessaria preparazione genetica e
soprattutto per tale counseling? Ndr).
A proposito di Esoma ed Incidental
findings nei minori, i professionisti australiani che forniscono consulenza
genetica (genetic counselor – GC, e genetisti clinici -CG) interpellati (EJHG 2014;22:1225) tra quali delle
quattro seguenti caratteristiche è la motivazione più valida per comunicare un
IF (possibilità di prevenzione o terapia, età di comparsa, gravità, probabilità
di sviluppare la malattia) hanno risposto: disponibilità di prevenzione e
terapia (ndr: personalmente ne avrei messa una quinta: rischio di malattia per
altri consanguinei o futuri figli). Con qualche differenza di risposte tra GC e
CG, ad es. il coefficiente positivo per possibilità di prevenzione-cura per i
GC è simile all’età di comparsa, mentre per i CG la possibilità di prevenzione
e cura è nettamente preferita rispetto alle altre.
Harmful mutations can fly under the radar. Science 2014;345:1438. Commento (con titolo molto efficace, ndr) di un
lavoro (Somatic Mutations in Cerebral Cortical
Malformations. NEJM 2014;371:7339 (vedi selezione articoli Agosto 2014) in
cui usando un pannello di geni malattia per malformazioni cerebrali con tecnica
di sequenziamento ad alta copertura su leucociti di 158 pz con tali anomalie
sono state individuate mutazioni considerate patogenetiche in 27 pz (17% con un
range dal 10 al 30% per ogni fenotipo). Nel 30% dei casi era presente un
mosaicismo somatico, cinque delle 8 mutazioni somatiche erano identificabile
con sequenziamento Sanger. Il commento fa un po’ la storia dei mosaicismi,
alcuni sono clinicamente facilmente identificabili come tali e, come dice L. G.
Biesecker, “nature is sticking its finger in our eye” (s.
McCune-Albright), in altri casi ne è meno facile l’identificazione, come in
alcune malattie note come la m. Duchenne, l’emofilia, l’aritmia cardiaca. In
altre anche una bassa proporzione di cellule mutate può causare la malattia
(sindromi megalencefaliche). Con le attuali tecniche di sequenziamento genomico
studiamo in realtà un “average genome” e “mutations that pop up in only a
handful of reads will be interpreted as part of the machine’s inherent error
rate, rather than as actual differences in DNA sequence between the cells
sampled” e per avere maggior probabilità di identificarle dobbiamo
“deliberately go looking for them”. E’
quello che hanno fatto nel lavoro commentato usando un sequenziamento ad alta
copertura (≥ 200x) e con successo.
Può essere usata un’altra tecnica che
mediante PCR individua non tutte le mutazioni di un gene ma solo quella che
vogliamo cercare ma con una sensibilità altissima individuando mutazioni
presenti in <1% delle cellule. Questo è particolarmente utile per alcune
malattie da CNV che in alcune famiglie sembrano de novo e per le quali classicamente usiamo per i genitori il
classico rischio di ricorrenza di <1%. Questo ridotto rischio è contestato
da un ottimo lavoro (Parent of Origin, Mosaicism, and Recurrence Risk: Probabilistic
Modeling Explains the Broken Symmetry of Transmission Genetics. AJHG 2 October
2014;95 in stampa). Anche in base al rischio empirico di
ricorrenza per alcune condizioni (vedi Tab. in cui il rischio empirico per
l’Acondroplasia è dello 0.2% con un IC 95% da 0.005% a 1.3%, mentre per la m.
Duchenne e Becker il RR è dell’8.3% con un IC da 4.8% a 12.2%), gli AA stimano
con un modello probabilistico che tale RR da mosaicismo parentale sia più alto
e che la differenza di mosaicismo maschio-femmina sia dovuta alla differente
gametogenesi che rende ragione della più alta ricorrenza per le malattie XLR. Il commento
termina così: A warning for many clinical diagnostic labs: “They’re not
realizing they might be missing important stuff”.
When
disease strikes from nowhere. Nature 2014;513:445. Focalizzazione delle mutazioni de novo come CNV a rischio di
patogenicità nell’analisi genomica (secondo i risultati dell’articolo citato
sotto nel caso di deficit intellettivo il 60%
è dovuto da eventi de novo, 39% SNV e 21% CNV). Molte
cose non nuove ma presentate bene. Sappiamo che in ogni neonato sono
identificate dalle 60 alle 100 CNV, e solo poche di queste hanno significato
clinico. Infatti si stima che dal 20% al 90% (!!) delle de novo all’analisi
dell’intero genoma (WGS) possono essere falsi positivi e questo rende
l’applicazione clinica di questa tecnica problematica per la necessità dei
controlli che richiedono.
Viene sottolineata la necessità di filtrare bene i dati anche
sapendo che ci sono dei tratti del genoma proni ad errori di lettura che
corrispondono in genere a tratti in cui possono esserci errori di copiatura e
di riparazione del DNA. Per questo siamo in grado di identificare solo l’85%
delle de novo. Quindi sono necessari vari
sistemi di filtraggio per arrivare alla corretta interpretazione dei dati.
Comunque ogni piattaforma di sequenza ha le “proprie idiosincrasie” e anche con
il miglior software i falsi positivi (de
novo) sono il doppio o il triplo dei veri positivi nell’analisi WGS. Da
confermare quindi con il Sanger. Altro problema è l’identificazione delle de novo nei tratti non codificanti.
Vengono citati i risultati e le difficoltà sorte nello studio di WGS recente di
50 pz con QI <70 (Genome sequencing identifies major causes of severe
intellectual disability. Nature 2014;511:344)(selezione
articoli Luglio 2014).
Interessante
nota: alcuni grossi centri fanno fare il sequenziamento da servizi commerciali
e poi l’analisi dei dati la fanno loro (anche questa non è comunque una novità,
ed è condivisibile che l’analisi informatica venga fatta a stretto contatto con
il medico che ha seguito il pz e richiesto l’esame, ndr). Ultima
considerazione (che ripaga tutte le difficoltà che si incontrano, ndr): “these families are very happy to finally get an answer — it
often means closure for them, they can give the disorder in their child a
place and better accept it”.
A Drosophila
Genetic Resource of Mutants to Study Mechanisms Underlying Human Genetic
Diseases. Cell 2014;159:200.
Confronto dei dati di uno screening dei geni letali del cromosoma X che
regolano lo sviluppo, la funzione e il mantenimento del sistema nervosa della
Drosofila (che ha 4 paia di cromosomi: X/Y, 1, 2, 3 e 4, ndr)(il 93% dei geni della
Drosofila sono conservati nell’uomo) con quelli dell’analisi dell’esoma (WES)
di pz (n° 1.929, database BHCMG), con malattie mendeliane del neurosviluppo e
senza avere individuato il gene malattia. Identificati nella Drosofila 165 geni
di cui non si conoscono gli effetti in
vivo. Tra questi vi sono 65 geni conservati non ancora associati a malattie
mendeliane con fenotipo neurologico.
L’analisi
esomica delle famiglie ha considerato tutte le varianti rare di 237 geni di
1.929 persone. Il confronto ha consentito di individuare in 6 famiglie
mutazioni di 3 geni segreganti con la malattia e da considerare patogene. Esaminando
l’omologo della Drosofila shibire (shi), il gene che codifica la Dinamina (DNM2),
ha portato alla diagnosi in due pz, con quadro clinico non classico della m.
Charcot-Marie-Tooh e con mutazione in eterozigosi del gene DNM2 alla diagnosi
di m. CMT assonale tipo 2M (MIM #606482). Esaminando uno degli omologhi umani
responsabile del fenotipo Drosofila ocelliless (gli ocelli sono gli organi
della visione del moscerino)(oc, nell’uomo CRX) sono state trovate in 3 pz con
Maculopatia ad occhio di bue (retinopatia lentamente progressiva) mutazioni in
eterozigosi di questo gene, il cui prodotto è un fattore di trascrizione
omeobox che regola lo sviluppo dei fotorecettori. Dimostrazione di una buona
somiglianza fenotipica moscerino-uomo.
Trovata
in una famiglia una variante di ANKLE2 segregante con la malattia in 2 pz con
grave microcefalia; nel moscerino mutanti Ankle2 hanno gravi difetti di
proliferazione dei neuroblasti e eccessiva apoptosi cerebrale nelle larve,
letalità ed anomalie di sviluppo che vengono corrette con ANKLE2 umano.
Metodologia
da applicare anche per gli autosomi della Drosofila che potrebbe rivelarsi
utile nella prioritizzazione delle varianti risultate dall’analisi WES.
MALATTIE
NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE
Multiple sclerosis in children: an
update on clinical diagnosis, therapeutic strategies, and research. Lancet Neurology 2014;13:936. Review sui fattori di rischio
genetici ed ambientali per l’evoluzione della sclerosi multipla pediatrica
(13-18 anni),
sulle novità
delle tecniche di neuroimmagini e sulle opzioni terapeutiche, in particolare
sugli esiti delle sperimentazioni cliniche pediatriche di questa patologia che
colpisce 0.6-1.66
per 100.000 bambini/anno (il 2-10% dei pz con sclerosi multipla). Per i fattori genetici sono in
gran parte implicati aplotipi HLA. L’analisi di associazione con GWAS è
ostacolata dai piccoli numeri di sclerosi multipla infantile, soprattutto se
confrontati con quelli della popolazione adulta; ma alcuni dei loci a rischio identificati
per la forma adulta sono ritenuti sufficientemente attendibili anche per la
infantile. Sono noti come fattori di rischio, con effetto anche sulla prognosi,
carenze di vitamina D, obesità e infezioni pregresse ad agenti come EBV, HSV e
altri. Considerandola come una patologia multifattoriale è stato osservato (ma lo
studio ha riguardato poche decine di bambini con sindrome demielinizzante
acquisita) che la presenza dei tre alleli HLA-DRB15
(uno o due alleli), un sieropositività remota per EBV e bassi livelli di Vit. D
erano associati all’esito in sclerosi multipla nel 57% del campione mentre il
restante 43% con i tre fattori di rischio rimaneva monofasico (raramente
ricorrente). Dei 20 bambini con sindromi demielinizzanti negativi per i tre
fattori di rischio solo nel 5% è stato successivamente posta diagnosi di
sclerosi multipla.
Clogging information flow in ALS. Science 2014;345:1118. Perspective di due articoli (Poly-dipeptides
encoded by the C9orf72 repeats bind nucleoli, impede RNA biogenesis, and kill
cells. Pg. 1139 e
C9orf72
repeat expansions cause neurodegeneration in Drosophila through arginine-rich
proteins. Pg. 1192) sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica. La ALS è una malattia
neurodegenerativa grave e rapidamente progressiva, non suscettibile per ora di
alcuna cura, con frequenza di 1-2:100,000 ad ogni età. E’ familiare nel 10% dei
casi e in questi dei circa 30 geni-malattia quello più frequentemente coinvolto
è C9orfF72
con una caratteristica mutazione da espansione esanucleotidica in una regione non codificante
(vedi ottima review The changing scene
of amyotrophic lateral sclerosis. Nature Review Neuroscience 2013;14:248 (selezione
articoli Aprile 2013). Nei due articoli
sopra citati viene ora descritto come le
mutazioni del gene C9orf72
possono determinare la neurodegenerazione: i peptidi codificati dall’espansione,
soprattutto GR (glicina-arginina) e PR (prolina-arginina), sono tossici ed
interferiscono con la formazione di RNA causando la morte cellulare. Questa
alterazione dei pathway di processamento dell’RNA è forse lenta all’inizio ma
la sua azione prolungata negli anni determina la progressiva perdita dei
motoneuroni. Se il principale meccanismo patogenetico è questo potrebbero
essere individuate molecole in grado di favorire l’espressione dei dipeptidi
meno tossici rispetto ai due sopra riportati.
GENETICA
UMANA/CLINICA
Images in Clinical Medicine:
Familial
Multiple Lipomatosis. NEJM 2014;371:1237 (1 A italiano). Uomo che dall’età di 3
anni ha sviluppato noduli sottocutanei agli arti e poi al tronco e braccia. A
36 anni almeno 40 noduli indolenti, molli, mobili di diametro mx di 10cm. Lo
stesso suo padre e suo fratello. Istologicamente lipomi. DD: malattia Dercum,
con accumuli dolorosa di tessuto adipose e malattia Madelung (nulla a che
vedere con la deformità Madelung che è costituita da accorciamento di radio e
ulna, ndr) con depositi simmetrici di grasso al capo, collo e tronco associato
all’alcolismo cronico. La terapia della lipomatosi è chirurgica, se richiesta,
ma sapendo che i lipomi possono ricrescere.
Caso clinico che sottolinea il fatto che anche i colleghi
internisti devono avere bene in mente le malattie mendeliane:
Case 30-2014: A 29-Year-Old Man with Diarrhea, Nausea,
and Weight Loss, NEJM 2014;371:1238.
Maschio,
29 anni, in ambulatorio medico per urgenze con nausea e diarrea e perdita di
peso da circa 1 anno.
Anamnesi familiare negativa. Serie di
esami e visite varie: negativi con l’eccezione di lieve iperbilirubinemia,
soprattutto totale, elevati livelli di aminotransferasi, lieve aumento del
tempo di protrombina e iperferritinemia, che hanno fatto pensare ad una epatite
cronica associata. All’ecoaddome lieve splenomegalia. Dopo qualche settimana
feci rossastre, ma non evidenti tracce di sangue. Il gastroenterologo gli fa
una esofago-duodenoscopia con biopsie e colonscopia negative ad eccezione di
lievi varice esofagee che confermano il sospetto di una patologia epatica. La
patologia non sembra acquisita (infezione, alcolica), il test genetico per
emocromatosi ereditaria (H63D and C282Y) è negativo, l’α1-antitripsina
è normale. Fatta anche la biopsia epatica. Potrebbe trattarsi di una epatite
autoimmunitaria (i criteri diagnostici sono in parte soddisfatti), o una
tossicità da farmaci, non nota o la malattia da cui poi è risultato affetto. Ne
viene fatta un’ottima diagnosi differenziale con l’epatite autoimmune. Fatta la
diagnosi iniziata subito la terapia specifica.
A
framework for the interpretation of de novo mutation in human disease. Nature
Genetics 2014;46:944. Le mutazione de novo con perdita di funzione genica nelle
malattie monogeniche sono molto spesso causali (l’esempio fatto è quello del
gene MLL2 nei primi 9 su 10 pz con s. Kabuki). Le cose sono più complicate per
le malattie complesse ereditabili come l’autismo (ASD) in cui si trovano con
l’analisi esomica mutazioni de novo con
perdita di funzione di molti geni ma, con l’eccezione di pochissimi geni, è
difficile attribuire alla maggior parte di questi un diretto significato
patogenetico per il rilevante differente tasso di mutazione da gene a gene (differente
mutabilità) che rende possibile la presenza per effetto del caso di mutazioni
dello stesso gene in più pz con la stessa patologia. Per distinguere quanto
dovuto al caso o al reale effetto causale della mutazione può essere applicato
sui dati del sequenziamento esomico un modello statistico delle mutazioni de novo. Lo studio ha riguardato 1.078 pz
con ASD con relativi genitori (trio) e 343 fratelli non affetti. Viene
confermata la presenza nel ASD di un eccesso di mutazioni con perdita di
funzione e di queste mutazioni in specifici geni. Ma tale eccesso di mutazioni
non è presente in pz con ASD con quoziente intellettivo >100, mentre lo è
per pz con QI inferiore, dati che confermano una diversa architettura genetica
nei pz con ASD in base al QI. Infine il modello ha identificato 1.003 geni (i
primi 10 includono RYR2, KMT2A, MLL2 e SYNGAP1) che sono significativamente
portatori di mutazioni de novo con perdita di funzione nell’ASD con molti di
questi causa di gravi malattie nell’uomo.
A step forward on data sharing and
consent. Lancet 2014;384:830. NHI (National
Institutes
of Health) americano ha annunciato lo
scorso 27 Agosto la decisione di consentire un’ampia e responsabile
condivisione dei dati della ricerca genomica da loro finanziata a patto che i
ricercatori ottengano dai partecipanti allo studio un chiaro consenso informato
in cui si preveda l’uso per la ricerca e la condivisone dei loro dati resi
anonimi. In Europa se ne sta discutendo. Alcune organizzazioni non commerciali,
come Wellcome Trust ed alcune strutture universitarie, hanno pubblicato lo
scorso Luglio una nota sulla protezione dei dati della ricerca prodotti in EU
in cui si dichiarano contrari a un consenso specifico per l’uso di dati
personali con l’obiettivo di raggiungere un equilibrio tra utilità di usare
questi dati e protezione dei diritti e dell’interesse delle persone.
Vedi anche lettera Data protection and consent to biomedical research: a
step forward? Lancet 2014;384:855 in cui si esprime un cauto
ottimismo di un parziale e ben controllato uso dei dati anche in Europa e uno
stimolo ai ricercatori di fare lobby presso le strutture politiche europee.
The genetics of common epilepsies:
common or distinct? Lancet Neurology 2o14;13:859. Commento
di un articolo dell’ International League Against Epilepsy
Consortium on Complex Epilepsies (Genetic determinants of common epilepsies: a
meta-analysis of genome-wide association studies. Pg. 893). L’ampio studio di associazione genome-wide riguarda 12 diversi dataset
di 3 continenti e di diversi gruppi etnici e il commento pone una questione
“filosofica” comune ad altre patologie frequenti e causalmente e clinicamente
molto eterogenee: “can
genetic factors be identified when the 30 or so different epilepsy syndromes
are collapsed together or crudely considered as generalised (2.600 casi) or
focal types (5.300 casi)? Risultati: SNP di SCN1A, gene-malattia noto di alcune
epilessie rare, come la s. Dravet, sono risultati significativamente associati
nel caso di epilessia generalizzata, focale o non classificata. Sono stati identificati
2 nuovi candidati, uno per tutte le epilessie in 4p15.1 (possibilmente
coinvolgente una protocaderina, PCDH7) e un secondo per l’epilessia
generalizzata in 2p16.1. Quindi i risultati sono
particolarmente interessanti per
l’epilessia generalizzata. Ma rimane il limite dell’eterogeneità, che è il
prezzo da pagare in studi come quelli che utilizzano GWAS o quando si applicano
meta-analisi.
Il commento prosegue indicando come
questi studi possano essere più significativi ricorrendo a una migliore
classificazione della patologia (endofenotipi che sono marker interni intermedio tra gene e fenotipo), ipotesi di
lavoro, pathway comuni (vedi ad es. Multivariate
analysis reveals genetic associations of the resting default mode network in
psychotic bipolar disorder and schizophrenia. PNAS 2014;111:E2066)(articoli Maggio 2014). Un cambio di strategia (focalizzare
bene i fenotipi) unitamente ad approcci metodologici diversi come le varie
omiche, incluso l’epigenoma, potrà consentire di precisare per il singolo pz la
presentazione clinica, la comorbilità e la prognosi di queste patologie.
SnapShot 1:
FMRP mRNA Targets and Diseases. Cell 2014;58:1446.e1
(AA italiani). Come noto l’assenza o la mutazione della proteina FMRP,
codificata da FMR1, causa la sindrome Fragile X (FXS). FMRP lega mRNA (è una
RNA binding protein) e regola la traduzione, il trasporto e la stabilità di
molte proteine che sono i suoi bersagli (regulone FMRP, cioè l’insieme di geni
sotto il controllo della stessa proteina regolatrice, ndr). E’ prevedibile che
proprio la sregolazione di mRNA bersaglio causi il fenotipo FXS (probabilmente
non solo di un mRNA) e quindi è opportuno conoscere quali sono e la funzione
della relativa proteina. Molti mRNA sono legati a malattie neurologiche con
segni compatibili con il fenotipo della sindrome (autismo, schizofrenia,
depressione). Sono infatti coinvolti vari aspetti tipici delle malattie
neurologiche come l’attività sinaptica, l’adesione cellulare e la stabilità del
citoscheletro. Ma alcuni target di FMRP sono coinvolti anche in malattie non
neurologiche facendo sospettare che FMRP abbia un ruolo anche in altre
malattie. Bella tabella con l’intero regulone (più di 40 geni) con specificato
il nome del gene e della proteina, la funzione molecolare, n° OMIM e la
relativa malattia (11 di questi coinvolti nel cancro, tra cui APC).
SnapShot 2:
FMRP Interacting proteins. Cell 2014;158:218.e1 (stessi AA). FMRP ha 4 domini leganti RNA necessari per il riconoscimento
di mRNA target che interagiscono anche con una serie di proteine che svolgono
diverse funzioni cellulari. Molte proteine interagenti con FMRP sono proteine citoplasmatiche
leganti RNA (RBP) coinvolte nei processi cellulari del metabolismo del mRNA,
assemblaggio ribosomico e spliceosomico, soppressione della traduzione o
alterazione della struttura secondaria del RNA. Altre agiscono nel nucleo dove
sono coinvolte nella trascrizione, splicing e riparazione del DNA e alcune di
queste proteine hanno funzioni extranucleari e sono parte del complesso dei
granuli mRNA. A livello sinaptico FMRP interagisce con componenti dei pathway
di segnale come recettori, chinasi e fosfatasi.
E,
tramite il suo interattore CYFIPI, partecipa al rimodellamento del
citoscheletro actinico. Bella tabella delle proteine interagenti, con geni
classificati in base alla loro funzione (nucleare, traduzione, trasporto e
rimodellamento del citoscheletro).
Rare variants
in PPARG with decreased activity in adipocyte differentiation are associated
with increased risk of type 2 diabetes. PNAS 2014;111:13127. Una variante comune non sinonima del gene PPARG
(peroxisome proliferator-activated receptor gamma), che è un regolatore
trascrizionale della differenziazione adipocitica e bersaglio di farmaci
antidiabetici tiazolididedioni (farmaci in grado di aumentare
la sensibilità all'insulina nei tessuti, ndr), comporta un ridotto, anche se
modesto (20%) rischio di T2D. In rare famiglie mutazioni con perdita di
funzione di PPARG, che causano in vitro
il blocco della differenziazione adipocitica
sono causa di una sindrome con lipodistrofia, insulino resistenza e T2D.
Non è noto il contributo di queste mutazioni nel causare una comune malattia
come T2D e il ruolo della differenziazione adipocitica nella malattia. Il
sequenziamento di quasi 20.000 pz con T2D (n° 9.070) e controlli multietnici
ha consentito di identificare 49 mutazioni di questo gene che
alterano la proteina e di caratterizzare in
vitro la loro funzione a livello cellulare. Tra queste 9, classificabili
come mutazioni con perdita di funzione, comportano un rischio aumentato (di sette
volte)(OR = 7.22; P = 0.005) di T2D, mentre quelle
classificate come benigne non incrementano di rischio di T2D. Dal punto di
vista di popolazione 1 persona su 1.000 è portatrice di una variante di PPARG
che riduce la differenziazione adipocitica e che è associata a T2D.
Vedi anche sullo stesso fascicolo:
Ghrelin
promotes hepatic lipogenesis by activation of mTOR-PPARγ signaling pathway. PNAS 2014;111:13163. mTOR e PPARG sono il pathway di segnale come target
intracellulare della Grelina (ormone che stimola l’appetito) negli epatociti.
Focus su (Nature Biotechnology September 2014) on RNA sequencing quality control (SEQC). L’RNA, soprattutto dopo l’introduzione delle tecniche di sequenziamento, è un ottimo candidato per il monitoraggio e la diagnosi di malattia. Ma occorre che vengano preparati ed adottati metodi standard di analisi e vengano accumulati dati per determinarne l’accuratezza analitica e la riproducibilità. A questo è dedicata la nota e gli articoli sottoelencati.
Bringing RNA-seq closer to the clinic. Nature Biotechnology 2014;32:884.
Detecting
and correcting systematic variation in large-scale RNA sequencing data. Pg 888
Normalization
of RNA-seq data using factor analysis of control genes or samples. Pg. 896.
A
comprehensive assessment of RNA-seq accuracy, reproducibility and information
content by the Sequencing Quality Control Consortium. Pg 903.
Multi-platform
assessment of transcriptome profiling using RNA-seq in the ABRF next-generation
sequencing study. Pg. 915.
The
concordance between RNA-seq and microarray data depends on chemical treatment
and transcript abundance. Pg. 926.
Check but
verify. Nature Genetics 2014;46:927. Prendendo spunto dai risultati di
uno studio di associazione genome wide mediante GWAS (Joint analysis of three genome-wide association studies of esophageal
squamous cell carcinoma in Chinese populations. Pg 1001) l’editoriale sottolinea, per evitare errori di rilevazione
e di interpretazione, la necessità di rendere accessibile in un database ad
accesso controllato i dati genetici e fenotipici a livello individuale per
eventuale rianalisi dei dati. Come il database dei genotipi e dei fenotipi
dbGaP (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/gap; doi:10.1038/) o l’archivio europeo
Genoma-fenoma EGA (https://www.ebi.ac.uk/ega/) o altri sistemi.
Nell’articolo,
sempre sullo stesso fascicolo, viene riportata l’esperienza di 7 anni
dell’archivio dbGaP (Data use under the
NIH GWAS Data Sharing Policy and future directions. Pg. 934) in cui, oltre
a presentare l’esperienza e gli sviluppi di questa condivisone dei dati, si
riportano esperienze di successo nel riuso dei dati per la ricerca.
JAGN1 deficiency causes aberrant myeloid cell
homeostasis and congenital neutropenia. Nature Genetics 2014;46:1021.
La neutropenia congenita grave (SCN) comporta infezioni batteriche che possono
causare la morte del pz. Sono
noti vari geni di SCN: ELANE (SCN1 60% dei casi)(#MIM 202700), G6PC3 (SCN4)(MIM
#612541), HAX1 (SCN3)(MIM #610738). E geni del
sistema endosoma (l’endocitosi
è il meccanismo cellulare che permette il transito attraverso la membrana di macromolecole e corpuscoli)-lisosoma (che degrada e
distrugge le macromolecole estranee entrate per endocitosi) associati
alla SCN: AP3B1 (sindrome Hermansky-Pudlak 2, MIM #608233), LAMTOR2 (Immunodeficienza
da difetto di MAPBP-interacting protein, MIM #610768), VPS13B (sindrome Cohen,
MIM #216550), VPS45 (SCN5)(MIM #615285). Altri geni sono GFI1 (SCN2)(MIM
#613107) e WAS (s. Wiskott-Aldrich)(MIM #301000).
L’analisi
di linkage con SNP e controllo con Sanger e poi dell’esoma, di 2 famiglie
sefardite (ebrei provenienti dalla Spagna) di consanguinei con più affetti e
tra loro con cognome comune (ma non è stata riconosciuta una stretta
consanguineità tra queste due famiglie) ha identificato una mutazione in
omozigosi del gene JAGN1.
Sono state allora cercate mutazioni di questo gene in altri 74 pz e in 9 (di 8 famiglie) sono state trovate mutazioni
in omozigosi, in gran parte missenso e in un pz nonsenso.
Clinicamente
si tratta di SCN non sindromica con fenotipo simile a quello dovuto a mutazioni
di ELANE o HAX1 non sindromiche, ma con occasionali anomalie osteo-articolari
(bassa statura, LCA, scoliosi, osteoporosi, amelogenesi imperfetta),
malformazioni dei denti, insufficienza pancreatica e lieve deficit cognitivo
(altri geni causa data la consanguineità? Ndr) e anche considerevole
variabilità clinica nella stessa famiglia. Di interesse: modesta risposta nei
pz al ricombinante del fattore stimolante le colonie dei granulociti. Il gene
JAGN1, proteina del reticolo endoplasmatico che svolge una funzione del pathway
secretorio in uno stadio precoce, è quindi un fattore critico per la
differenziazione e il mantenimento dei neutrofili nell’uomo.
Single cell
sequencing reveals low levels of aneuploidy across mammalian tissues. PNAS
2014;111:13409. L’aneuploidia è un’anomalia del
numero di copie di DNA di un intero cromosoma che ha come effetto quello di
alterare l’espressione e la dose dei relativi geni, con effetti fenotipici
dipendenti dal fatto se è somatica o costituzionale (vedi bellissima review
selezionata negli Articoli di interesse Gennaio 2013: Gene Copy-Number Alterations: A Cost-Benefit Analysis. Cell
2013;152:394). Per l’effetto fenotipico che l’aneuploidia comporta è
sorprendente quanto riportato in alcuni studi di frequenti aneuplodie nel
fegato e nel SNC usando tecniche quali la FISH e SKY (tecniche con possibili
artefatti che portano alla sovrastima di aneuploidia), il che potrebbe far
pensare che non solo non ne sonio compromesse la funzione ma addirittura un
vantaggio per la plasticità fenotipica. Per verificare tale paradosso si è
sequenziato l’intero genoma della singola cellula per identificare CNA in
tessuti di topo e dell’uomo. Nell’uomo l’aneuploida nella cute è bassa (IC 95%
0-6.7%), analogamente bassa nei neuroni di topo; nella materia grigia frontale
dell’uomo (all’autopsia di persone senza malattie neurologiche) la prevalenza è
stata del 2.2% (95% IC 0.3%–7.9%), ben diversa da
>20% negli studi precedenti. Nel fegato di topo la maggioranza degli
epatociti era tetraploide, nell’uomo la ploidia variava da diploidia a octaploidia,
con maggior frequenza e con analoga proporzione di diploidia e tetraploidia.
Questo ha comportato difficoltà di lettura che ha richiesto controlli interni.
Nel topo non sono state osservate aneuploidie, nell’uomo <5%.
In sintesi le aneuploidie nell’uomo (e nel topo) sono poco frequenti
e l’ipotesi di un vantaggio funzionale non provata.
Mitochondrial
reactive oxygen species are scavenged by Cockayne syndrome B protein in human
fibroblasts without nuclear DNA damage. PNAS 2014;111:13487. La s. Cockayne è una malattia da difetto di riparazione
del DNA che coinvolge la riparazione accoppiata alla trascrizione
(Transcription Coupled Repair, TCR): CSA
corrispondente alla s. Cockayne A (MIM #216400)(20% dei pz Cockayne, ndr), CSB
corrispondente alla s. Cockayne B (MIM#133540)(80% dei pz Cockayne, ndr) e
UVSSA corrispondente alla Ipersensibilità ai raggi UV (MIM #614640). Tutti e tre
intervengono sull’enzima RNA polimerasi II, bloccato nella sua progressione
sull'elica trascritta del DNA danneggiato, favorendone l'accesso e la stabilità
dei fattori deputati alla riparazione di tale danno e quindi la ripresa della
trascrizione. Mutazioni di uno di questi geni causa l’ipersensibilità agli UV,
ma nella s. Cockayne, a differenza della UVSSA, vi è, oltre ad altri segni
clinici, una grave patologia neurologica. Nelle cellule di pz con Cockayne B, e
non di pz con UVSSA, vi sono alti livelli di radicali liberi dell’ossigeno
(specie reattive dell’ossigeno –ROS) nei mitocondri specialmente quando è
inibito dal rotenone il complesso I mitocondriale. L’aumento di ROS determina
uno stress ossidativo cellulare, ma senza danno del DNA. Il che fa pensare che
la neurodegenerazione sia dovuta alla patologia mitocondriale più che al danno
di riparo del DNA.
Unpacking the
Unfolded Protein Response. Cell 2014;158:1221.
Leading Edge che annuncia che nel 2014 Albert Lasker Basic Medical Research
Award è stato vinto da due ricercatori che hanno identificato
i
meccanismi molecolari della risposta cellulare al malripiegamento di proteine,
meccanismo che è una sorta di controllo di qualità che identifica queste
proteine dannose per la cellula nel reticolo endoplasmatico (RE) e che segnala
al nucleo di prendere misure correttive. In questo articolo se ne spiega il
funzionamento (l’accumulo di proteine malripiegate nel RE è il meccanismo
patogenetico di una lunga serie di malattie che vanno dal cancro, al diabete,
alle malattie autoimmuni, malattie epatiche, obesità e neurodegenerative).
Mutation
has big disease effect. Nature 2014;513:463. Commento di un articolo dei risultati di una
ricerca (A
rare variant in APOC3 is associated with plasma triglyceride and VLDL levels in
Europeans. Nature Communications 2014;5:4871)(alcuni AA italiani)
di sequenziamento genomico di più di 3.000 europei con noti
livelli di trigliceridi, i cui alti livelli
sono associati a rischio di malattia cardiaca. In
meno dello 0.2% dei partecipanti una variante del
gene APOC3
è associata a ridotti livelli di
trigliceridi tali da ridurre per il portatore il livello di rischio di
patologia cardiaca. Questo studio è anche uno stimolo per sequenziare ampie
popolazioni per trovare varianti genetiche che hanno un considerevole impatto
sul rischio di malattia.
Protecting
human research participants in the age of big data. PNAS 2014;111:13675. Editoriale su
Proposed revision to the “Common Rule” for the protection of Human Subjects in
the Behavioral and Social Sciences da parte del National Research Council of
the National Academies (2014).
Autoimmunity
by haploinsufficiency. Science 2014;345;1560. Commento di una nuova condizione da deficit
immunitario per aploinsufficienza del gene CTLA4 (Immune dysregulation in human
subjects with
heterozygous germline mutations in CTLA4. Pg. 1623). Notevoli progressi per la genetica delle malattie
autoimmunitarie mendeliane rare e clinicamente omogenee. Minori progressi
invece dagli studi di associazione genome-wide per condizioni comuni e
clinicamente meno omogenee. Sinora sono state individuate e caratterizzate 3
malattie autoimmunitarie monogeniche: s. Poliendocrinopatia autoimmune tipo 1
(MIM #240300), l’Enteropatia immunoproliferativa XL (MIM #304790) e la s.
Linfoproliferativa autoimmune (MIM #601859). Sono state individuate 4 famiglie
con un quadro clinico complesso caratterizzato da infiltrazione di vari organi
non linfoidi (intestino, polmoni, encefalo) di cellule T e B iperattive oltre
ai comuni segni di autoimmunità. L’analisi WES in una famiglia ha individuato
in una famiglia con due affetti una mutazione in eterozigosi nonsenso del gene CTLA4
(cytotoxic T lymphocyte antigen 4) e l’analisi del gene in altre 3 famiglie (in
una più affetti in tre generazioni) ha confermato che l’aploinsufficienza di
questo gene causa la malattia ma non ha completa penetranza (interessanti le
considerazioni generali del “Commento” sul perché di questo fenomeno).
Nel
Commento infine un’utile tabella in cui si elencano i 14 errori congeniti
dell’immunità a trasmissione AD, di cui solo due con penetranza completa (uno
di questi la s. CHARGE da mutazione CHD7 che comporta una immunodeficienza
delle cellule T).
Si
è osservato che l’uso di anticorpi anti CTLA4 nel trattamento del melanoma
comporta anomalie istopatologiche intestinali simili a quelle osservate in
alcuni di questi pz. E nel lavoro si dimostra che il trattamento con una
mimetico CTLA4 (CTLA4–Ig) riduce in vitro
la linfoproliferazione delle cellule T di un pz. Una proposta terapeutica per
la s. da aploinsufficienza CTLA4.
A proposito di screening di popolazione:
Population-based
screening for breast and ovarian cancer risk due to BRCA1 and BRCA2. PNAS
2014;111:14205. Mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 comportano
un alto rischio al cancro mammario e ovarico, la cui morbilità e mortalità può
essere considerevolmente ridotta con interventi chirurgici preventivi. Ma molte
portatrici di mutazione sono riconosciute tali dopo la diagnosi di cancro
perché avevano un’anamnesi familiare negativa per tale patologia. Quindi si
pone la questione della opportunità di screening genetico di popolazione
femminile giovane, ma per poterlo applicare è necessario conoscere il rischio di
cancro per ogni mutazione dato che oggi sappiamo solo quello derivato dagli
studi familiari.
In
questo studio di popolazione sulla predisposizione al cancro mammario e ovarico
nella popolazione ebraica askenazita (originari dell’Europa centrale ed orientale)
sono state cercate 3 mutazioni (2 del BRCA1 e 1 del BRCA2) che da sole sono
causa dell’11% del cancro mammario e del 40% del cancro ovarico e che costituiscono
la quasi totalità dei tumori mammari ereditari dovuti ai due geni. Risultati: in
metà delle famiglie con una di queste mutazioni l’anamnesi è negativa. E’ stato
stimato il rischio cumulativo di sviluppare uno cancro mammario e ovarico per
età (a 60 anni 0.60, per donne con mutazioni di BRCA1 e 0.33 per mutazione di
BRCA2), con un incremento di rischio aumentato per le donne nate dopo il 1958,
forse per una migliore applicazione dello screening o anche per fattori
ambientali non noti.
Questo
pone la questione generale dell’utilità degli screening genetici di popolazione
(argomento molto dibattuto per le difficoltà talora di previsione clinica, ndr).
Retraction challenges. Nature 2014;514:5. “Cleaning up the
literature can be difficult”, ma rimane un pressante dovere da parte degli
editori ritrattare un lavoro con dati falsificati superando vari e non indifferenti
ostacoli tra i quali eventuali azioni legali degli AA che vedono perdere la
loro reputazione.
MEDICINA RIGENERATIVA/CELLULE STAMINALI
***
Investigating
human disease using stem cell models. Nature Reviews Genetics
2014;15:625. Le cellule staminali di
pazienti sono un buon modello per studiarne la malattia per capirne la
patogenesi, identificare biomarcatori e sperimentare eventuali terapie
farmacologiche o di trapianto cellulare. In questa review vengono presentate le
varie metodologie (bella la Fig. 1 da usare a lezione, ndr) ed applicazioni.
Le cellule staminali adulte, utili per studiare i meccanismi
patogenetici pz specifici di alcune malattie soprattutto quelle neurologiche e
in questo caso le staminali neurali, hanno dei limiti nella loro ridotta
espansione cellulare e il ridotto potenziale di differenziazione (quasi
esclusivamente gliale). Meglio funzionano le cellule staminali embrionali umane
(ESC) con cui sono stati creati modelli per la s. FragileX e la m. Huntington,
ma che richiedono la diagnosi genetica preimpianto (oltre alla questione etica per
il loro utilizzo, ndr). Alternativamente le ESC vengono co-coltivate con
cellule umane con il fenotipo della malattia di cui si vuole ottenere il
modello cellulare o, infine, ricorrere alle ESC applicando uno specifico gene
editing. Un buon modello delle malattie mendeliane è stato ottenuto ricorrendo
alle cellule staminali totipotenti indotte (iPSC) da cellule somatiche per le
malattie neurodegenerative (vedi ad es. il lavoro sulla m. Kennedy in questa
selezione), le cardiache (QT lungo), con interessamento epatico (m.
Wilson)(elencate 24 malattie in Tab. 1). La tecnica di gene editing (ottimo il
Box che spiega la tecnica) è stata applicata su iPSC di pz con malattie
mendeliane, come la beta-talassemia per correggerne il difetto (selezione
articoli Agosto 2014 CRISPR/Cas9 and piggyBac.
Genome Research Published in Advance August
5, 2014 http://doi.org/t3v
2014) o per capirne la
patogenesi.
Le iPSC sono considerate come un formidabile e promettente
strumento per scoprire nuovi farmaci o per testarne l’efficacia o la tossicità.
Ecco
un ottimo esempio di efficacia:
***
Statins give
bone growth a boost. Nature 2014;513:494. Commento dell’articolo (Statin
treatment rescues FGFR3 skeletal dysplasia phenotypes. Nature 2014;513:507) sulla possibile terapia con statine
per malattie da mutazione con acquisizione di funzione del gene FGFR3, come
l’Acondroplasia (ACH) e la Displasia Tanatofora 1 (TD1). Il gene controlla,
frenando, la macchina molecolare che regola la crescita delle ossa degli arti
durante l’infanzia e l’adolescenza. Quando mutazioni di questo gene ne causa
una sopraregolazione “brake too hard” la crescita ossea. In queste malattie
infatti i difetti scheletrici sono dovuti alla ridotta proliferazione e
alterata maturazione delle cellule che formano la cartilagine (condrociti)
nelle regioni di accrescimento dello scheletro. Nel lavoro, dice il commento,
si è fatto un considerevole passo in avanti nella strategia di trovare farmaci
potenziali per la crescita scheletrica tramite un sistema basato sulla malattia
umana. Sono infatti state preparati modelli di cellule staminali totipotenti
indotte (iPSC) da fibroblasti di pazienti con ACH e TD1 e relativi modelli
murini. In coltura di cellule con la mutazione riducendo i livelli di FGFR3 si
normalizza la formazione della cartilagine. Gli AA hanno usato queste colture
per testare molte molecole e hanno trovato che svolgevano tale effetto sia il
peptide natriuretico C (CNP) che le statine (incluse la lovostatina e la
rosuvastatina già in commercio per l’ipercolesterolemia anche in età
pediatrica). CNP ha lo svantaggio di richiedere iniezioni giornaliere perché è
degradato in pochi minuti; una molecola più stabile è in sperimentazione
clinica per pz con ACH, ma sembra che abbia effetti collaterali cardiovascolari
e del SNC e quindi non particolarmente consigliabile per terapie di lungo
termine. Per le statine (rosuvastatina) oltre all’effetto in vitro si dimostra anche un parziale effetto in vivo nel modello murino di ACH sulla crescita degli arti e del
cranio probabilmente tramite un meccanismo di degradazione della proteina
FGFR3. Si pensa che tale meccanismo sia dovuto alla riduzione del colesterolo
cellulare che destabilizza le membrane cellulari in modo tale che FGFR2 che
attraversa la membrana sia più facilmente portato all’interno e degradato. Un’osservazione
interessante perché si sa che nella ACH la mortalità per patologia cardiaca è
molto più frequente (>x10 volte) di quella della popolazione generale; non
se ne conosce la causa che potrebbe allora essere correlata con gli alti
livelli di colesterolo osservati in questi pz.
E
un possibile trattamento con farmaci off
label?
Japanese woman is first recipient of next-generation stem cells. Nature 12 Sept 2014; 10.1038/nature.2014.15915. Prima sperimentazione clinica con uso di cellule staminali totipotenti indotte (iPS) derivate dal pz stesso: primo pz con degenerazione maculare età dipendente che ha ricevuto un trapianto di iPS differenziate in cellule retiniche (ovviando ai problemi etici che comporta l’uso delle cellule embrionali umani). L’intervento è avvenuto 4 giorni dopo l’autorizzazione della commissione ministeriale giapponese. Questa sperimentazione, dice il commento, difficilmente restituirà la vista al pz stesso ma servirà per valutare se l’intervento sarà in grado di bloccare l’evoluzione degenerativa della retina e se compariranno effetti collaterali (immunitari, tumori o altro).
MODELLI ANIMALI E PROPOSTE TERAPEUTICHE
Neuregulin-1 alleviates
Charcot-Marie-Tooth disease in rats. Nature Medicine 2014;20:984. Commento di un articolo (Soluble neuregulin-1 modulates disease
pathogenesis in rodent models of Charcot-Marie-Tooth disease 1A. Pg.
1005 su una possibile cura per la m.
Charcot-Marie-Tooth, polineuropatia degenerativa motorio-sensitiva con
interessamento del sistema neurologico periferico a lenta progressione per la
quale non c’è cura. Vi è una progressiva demielinizzazione e la debolezza
muscolare e la ridotta sensibilità sono in rapporto al grado di perdita
assonale. E’ dovuta ad una duplicazione del gene PMP22 codificante una proteina
della mielina compatta, ma non ne è ben chiaro il meccanismo patogenetico. Nel
lavoro su un modello animale (ratto) viene chiarito in parte il meccanismo
molecolare causa della perdita assonale e suggerita una possibile terapia. La duplicazione
di Pmp22 provoca una sdifferenziazione delle cellule della mielina (cellule
Schwann) con una ridotta attivazione del pathway P13K-Akt e un’aumentata
attivazione del pathway MEK-ERK nei nervi periferici, mentre al contrario nell’animale
con solo una copia di Pmp22 vi è un’aumentata attivazione di P13K-Akt. Sempre
nei ratti con l’uso di farmaci inibitori di MEK-ERK in vitro (cellule Schwann) e in
vivo (nel nervo sciatico) si nota la riduzione dei marcatori dei marcatori
della sdifferenziazione. Quindi il meccanismo patogenetico della CMT1A sembra
essere un’alterata regolazione tra questi due pathway. Gli AA hanno verificato
l’effetto di un attivatore del segnale PI3K-AKT, la neuregulina-1 (NRG1), prima
ricorrendo ad incroci di ratti CMT1A e ratti transgenici che sovraesprimono
Nrg1 solubile e provando che nell’animale con la doppia mutazione è aumentata
l’attivazione del pathway associata ad un normale fenotipo assonico. Poi
iniettando NRG1 umano nei ratti CMT1A in età precoce (da P6 a P18) con netto
effetto positivo sull’aspetto e funzionalità assonale e sulla sintomatologia a
lungo termine (almeno sino a P90). Da notare che tale effetto terapeutico si
verifica solo se NRG1 è somministrato precocemente e da sottolineare però che
NRG1, ligando dei recettori HER/erbB, ha potenzialmente effetti neoplastici.
****
Activating internal
ribosome entry to treat Duchenne muscular dystrophy. Nature Medicine
2014;20:987. Commenti di un lavoro (Translation from a DMD exon 5 IRES
results in a functional dystrophin isoform that attenuates dystrophinopathy in
humans and mice. Pg. 992)(molti AA italiani) su una nuova
prospettiva terapeutica per la m. Duchenne, dovuta all’assenza della distrofina
che è una proteina intracellulare strutturale del muscolo essenziale per la
connessione tra citoscheletro interno e membrana basale extracellulare. Il
rapporto genotipo-fenotipo segue la regola del “reading frame”, che dice che la
gravità è riconducibile al fatto che la mutazione nella traduzione causi o meno
lo sfasamento della cornice di lettura dell’mRNA, cioè nessuna produzione
proteica (Duchenne, fenotipo grave) o una certa produzione proteica (Becker MD,
fenotipo lieve). Le sperimentazioni cliniche in corso consistono nel
normalizzare la cornice di lettura tramite uno skipping esonico dove c’è la
mutazione con produzione di una proteina tronca e quindi un fenotipo simil-
Becker (Vedi selezione articoli Set 2013)(
Doubts raised over ‘read-through’ Duchenne drug mechanism. Nature Biotechnology
2013;31:771). Mutazioni nell’esone 1 o 2 del gene DMD danno un fenotipo
molto lieve in quanto la traduzione inizia all’esone 6, la proteina è tronca
(manca degli aminoacidi codificati degli esone 1-5) ma funzionante. Nel lavoro
si dimostra, sulla base di 2 pz con una mutazione (delezione e frameshift)
dell’esone 2 con fenotipo lieve, che l’iniziazione della traduzione dall’esone
6 del gene DMD è diretta da un sito interno per l’ingresso ribosomico (IRES)
nell’esone 5.
In
un altro pz con duplicazione dell’esone 2, che causa una proteina molto corta
non funzionante e fenotipo grave, si dimostra in vitro che IRES nell’esone 5
non funziona (spiegando quindi la gravità) e che può essere attivato, come
dimostrato nel modello animale, da una delezione dell’esone 2.
Questa
potrebbe essere una strada per la terapia nei pz con mutazioni nei primi 5
esoni, in particolare quel 6% dei pz con duplicazione dell’esone 2.
****
p53 and CHARGE syndrome.
Nature Medicine 2014;20:991. Commento di un articolo (Inappropriate p53 activation during development
induces features of CHARGE syndrome. Nature 2014 Aug 3:
doi:10.1038/nature13585) sull’inappropriata
attivazione di p53 (gene soppressore di tumore) nel determinare il fenotipo
della sindrome malformativa CHARGE. E’ un sindrome malformativa con ampio quadro
clinico con anomalie dell’orecchio esterno ed interno (del padiglione
auricolare, ipoplasia dei canali semicircolari, ipoacusia), oculari (coloboma,
microftalmia), delle coane (atresia), iposmia e paralisi facciale, facciali
(schisi), cardiache, genito-urinarie e altre oltre a deficit di crescita ed
intellettivo. Nel 70-90% dei casi è presente una mutazione del gene CHD7 che
codifica un rimodellatore della cromatina ATP-dipendente, ma non si sa
come questo causi il complesso fenotipo. Nei topi una mutazione knock-in
(inserzione di sequenza in locus specifico) di p53 che esprime una proteina
stabilizzata trascrizionalmente inattiva in presenza dell’allele selvatico
causa una letalità embrionale tardiva con fenotipo che richiama molto quella
della sindrome. Il meccanismo patogenetico è costituito da un’iperattivazione
dell’allele selvatico che agisce in modo eccessivo sui suoi geni bersaglio
provocando arresto del ciclo cellulare o apoptosi durante il delicato periodo
dello sviluppo. Nel lavoro si dimostra che CHD7 lega il promotore di p53 regolandone
negativamente l’espressione e che la perdita di CHD7 nelle cellule della cresta
neurale di topi e nei fibroblasti di pz con CHARGE è responsabile
dell’attivazione di p53.
Infine
l’eterozigosità di p53 attenua il fenotipo degli embrioni di topo che mancano
di Chd7 (topi nulli) confermando il ruolo di p53 sul fenotipo in presenza di difetto
di CHD7. E’ probabile, concludono gli AA, che il 10-30% dei pz CHARGE CHD7 negativi
abbia una mutazione di geni del pathway p53 (ma l’analisi di sequenza di p53 in
25 di questi pz non ha mostrato alcuna mutazione di questo gene).
Un
ulteriore stimolo per la ricerca: data la sovrapposizione fenotipica tra CHARGE
e sindrome da delezione 22q11.2, anche per questa sindrome potrebbe essere coinvolto
p53 nel concorrere a determinarne il quadro clinico.
Ancora il ruolo di p53 nella delezione 22q11.2.
****
p53 suppression
partially rescues the mutant phenotype in mouse models of DiGeorge syndrome. PNAS
2014;111:13385. Due AA italiani che da anni fanno
ricerca su questa patologia. Il gene TBX1 è uno dei vari geni nel segmento
deleto un 22q11.2 di questa sindrome, ma mutazioni in eterozigosi di questo
gene sono sufficienti per spiegarne buona parte del fenotipo. Alcuni segni
clinici sono difetti di sviluppo (malf. cardiovascolari, a-displasia timica,
difetti palatini), ma altri, come la frequente (60% dei pz, ndr) patologia
psichiatrica (schizofrenia, disturbo bipolare, crisi di ansia), compaiono
nell’adolescenza o in età adulta e potrebbero essere suscettibili di
prevenzione-trattamento. Sono state ricercate strategie per ovviare
all’aploinsufficienza di Tbx-1 nel modello animale (topo). E stato individuato
un gene, Trp53 (p53), che condivide con Tbx-1 un target (sono ambedue fattori
di trascrizione) rappresentato da Gbx2, il cui prodotto è richiesto per lo
sviluppo cardiovascolare. Embrioni di topo con la doppia delezione (Tbx1+/−;Trp53+/−)
hanno un normale sviluppo cardiovascolare. In presenza di delezione di Tbx-1 Gbx2
è sottoregolato, ma la sua espressione si normalizza in presenza di delezione anche
di Trp53 tramite una riduzione di marcatori cromatinici repressivi del gene
Gbx2. Questi risultati, oltre ad individuare un ruolo della proteina p53 nella
morfogenesi cardiaca (da sottolineare che mutazioni rare di Trp53 sembrano far
parte dell’eredità multigenica della Tetralogia Fallot (Hum Mol Genet
2014;23:3115)), dimostrano che il fenotipo (almeno quello cardiovascolare, ndr)
da delezione di Tbx-1, può essere corretto con la riduzione di espressione di Trp53,
geneticamente o farmacologicamente.
Per
i depressi (*** per la frequenza):
Skeletal Muscle
PGC-1α1 Modulates Kynurenine Metabolism and Mediates Resilience
to Stress-Induced Depression. Cell 2014;159:33.
Non si sa perché l’attività fisica faccia bene ai depressi, patologia molto
comune che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo. In questo articolo
ricorrendo al topo transgenico sottoposto (poverino, anche lui, ndr) a stress
cronico si rileva che l’effetto dell’esercizio sull’umore è mediato da
alterazioni del pathway chinureninico della degradazione del triptofano nel
muscolo scheletrico. L’esercizio fisico favorisce la conversione della
chinurenina ad acido chinurenico, che è un metabolita che non può attraversare
la barriera emato-encefalica, riducendo il carico chinurenico a livello
cerebrale e proteggendolo dalle alterazioni indotte dallo stress che sono
associate alla depressione.
Quindi una possibilità terapeutica della depressione con
farmaci che agiscono sull’asse PGC-1α1 (pronounced PGC-1alpha1)/PPARα/δ (recettori della proliferazione perossisomiale) a
livello del muscolo scheletrico senza la necessità di attraversare la barriera
emato-encefalica (e semplicemente uscendo e muovendosi ogni giorno contrastando
la voglia di chiudersi in casa, ndr).
Loss of BMAL1
in ovarian steroidogenic cells results in implantation failure in female mice. PNAS
2014;111:14295. I ritmi circadiani sono stati
chiamati in causa in una serie di patologie tra cui cancro, diabete e anche infertilità.
E’ nota una proteina, BMAL1 (brain muscle arnt-like 1) che in un complesso
dimerico con la proteina CLOCK fa
funzionare l’”orologio molecolare” che controlla l’espressione genica
circadiana. Per tentare di capire la relazione tra l’”orologio molecolare” e
queste malattie, si è ricorsi a un modello di topo in cui si è causata
un’alterazione circadiana cellula-specifica mediante delezione condizionale di
Bmal1 per verificare i siti cellulari in cui la funzione dell’orologio
molecolare è essenziale per la riproduzione femminile. Risultati: sono le
cellule steroidogeniche ovariche che svolgo un ruolo cruciale per la
riproduzione femminile, in particolare per l’impianto dell’embrione. Tale
impianto nel modello murino con delezione condizionale Bmal1 può avvenire
normalmente con il ricorso al progesterone o con il trapianto di un ovaio
normale. Il trascrittoma ovarico rivela che la delezione di Bmal1 riduce
l’espressione di trascritti associati al funzionamento dell’”orologio
molecolare” e di geni critici per la regolazione della produzione del progesterone
(Star)(steroidogenic acute regulatory factor).
Possibili
strategie terapeutiche nel caso di alterazioni del ciclo circadiano che
influenzano la fertilità.
DOK7 gene
therapy benefits mouse models of diseases characterized by defects in the
neuromuscular junction. Science 2014;345:1505.
I movimenti volontari necessitano di una “conversazione” molecolare tra nervi motori
e muscolo. Questo avviene a livello delle giunzioni neuro-muscolari (sinapsi,
cioè connessione, periferica)(NMJ), che sono strutture di connessione fisica
nervi-muscolo. Il neurotrasmettitore acetilcolina, rilasciato dal nervo, lega i
suoi recettori densamente aggregati sulla membrana muscolare delle NMJ.
Se
tale aggregazione recettoriale è inadeguata si producono alcune malattie
neuromuscolari come alcune forme di miastenia e la Miastenia gravis. Il
recettore chinasico muscolo specifico (MuSK) è necessario per la formazione e
il mantenimento delle NMJ (il 50% dei pz con Miastenia gravis ha autoanticorpi
anti MuSK) e la sua attivazione dipende dalla proteina citoplasmatica Dok-7 (downstream
of tyrosine kinases 7). Topi che mancano di Dok-7 non sviluppano NMJ. Nell’uomo
mutazioni recessive di questo gene sono causa della sindrome miastenica dei
cingoli (Misatenia Ib, #254300) in cui le NMJ sono metà del normale. Nel lavoro
usando un modello di topo con miastenia Dok7 l’introduzione del gene umano DOK7
tramite vettore virale (AAV) mostrano un allargamento delle NMJ e un considerevole
aumento della forza muscolare e di vita. Lo stesso beneficio lo si è ottenuto con
l’introduzione di DOK7 in un modello murino di un’altra malattia, la Distrofia
muscolare Emery-Dreifuss 2 AD da mutazione del gene Lamina A/C (MIM #181350),
in cui vi sono anomalie di formazione di NMJ.
Ci
sono altre malattie, come la Sclerosi Laterale Amiotrofica da mutazione di SOD1
o le Atrofie Muscolari Spinali, che potrebbero beneficiare di questa terapia. In
conclusione l’incremento di espressione di DOK7, aumentando la funzionalità di
NMJ, potrebbe essere una potenziale
risorsa terapeutica per più di una malattia neuromuscolare.
CLEARance wars:
PolyQ strikes back. Nature Neuroscience 2014;17:1140. Commento di un lavoro (Polyglutamine-expanded
androgen receptor interferes with TFEB to elicit autophagy defects in SBMA. Pg.
1180) sulla patologia del sistema autofagico nella malattia Kennedy, che è un’atrofia
spinale bulbare XL (MIM #313200)(SBMA) da espansione della tripletta trinucleotidica
CAG (38 - 62 ripetizioni nei pz, 10 – 36 nei normali) nell’esone 1 del gene recettore
degli adrogeni (diidrotestosterone)(AR) (mutazioni di questo gene causano la
sindrome da insensibilità agli androgeni totale o parziale , ipospadia XL). In
questa malattia neurodegenerativa, per la quale per ora non c’è cura, la battaglia
tra accumulo di proteine malripiegate per la mutazione e i pathway cellulari
che devono eliminarle è persa. Attualmente non è noto quando si verifica il
blocco del pathway autofagico, né in quale tappa del processo avviene. Le
risposte a queste domande, che almeno in parte sono date dai risultati del lavoro,
può stimolare strategie terapeutiche (anche perché la m. Kennedy inizia nella 3a-4a
decade di vita, ndr).
Utilizzando il modello murino di SBMA e
linee cellulari e cellule staminali totipotenti (iPSC) di pz si osserva che il
primo difetto molecolare dei tratti espansi poliglutamminici (poliQ) interessa
la degradazione mediata dai lisosomi, in particolare un blocco della fusione
degli autofagosomi con i lisosomi. Si dimostra che PoliQ interferisce con
l’attivazione del fattore di trascrizione EB (TFEB) come avviene normalmente da
parte di AR. In vitro nelle cellule
di pz la patologia autofagica è normalizzata ricorrendo ad una sovraespressione
di TFEB.
In conclusione il meccanismo
patogenetico della m. Kennedy è quindi dovuto all’effetto di poliQ che riduce
la funzione di TFEB alterando i processi autofagici.
Design of
donecopride, a dual serotonin subtype 4 receptor agonist/acetylcholinesterase
inhibitor with
potential
interest for Alzheimer’s disease treatment. PNAS 2014; online 25 August: E3825. Della grande famiglia dei recettori serotoninici (5-HTR)
di particolare interesse per l’Alzheimer è il sottotipo 4 (5-HT4R),
che è in grado di migliorare la memoria. E’ stato individuato un parziale
agonista, chiamato donecopride, che svolge una funzione terapeutica di modulazione
di 5- HT4R e di inibizione acetilcolinoesterasi, con ottima attività
in vitro che potrebbe normalizzare la
neurotrasmissione colinergica che è alterata nell’Alzheimer. Inoltre promuove
la secrezione della proteina neurotrofica che riduce la produzione del peptide
neurotossico β-amiloide. In vivo, nel topo, questo prodotto ha significativi
effetti procognitivi. Un nuovo e promettente approccio terapeutico nella m.
Alzheimer.
Selective filtering defect at the axon
initial segment in Alzheimer’s disease mouse models. PNAS 2014;111:1427. L’Alzheimer è considerata una malattia ad insorgenza in
età avanzata. Nel topo transgenico con mutazione di PS1 (metà dei casi di
Alzheimer familiare ad insorgenza precoce hanno mutazioni di questo gene, ndr) vi
sono anomalie neuronali che si verificano precocemente durante lo sviluppo,
anomalie del traffico proteico, della traslocazione proteica e della formazione
del segmento iniziale assonico. Questo va d’accordo con i diversi profili di
espressione proteica dei portatori presintomatici di mutazioni di PS1 (presenilina
1) rispetto ai non portatori. Sempre in questi portatori asintomatici sono
presenti all’analisi PET immagini di aumentata captazione corticale del radiofarmaco
rispetto ai non portatori ben 20 anni prima dell’inizio del deficit cognitivo.
Tutto fa pensare ad un possibile interessamento dello sviluppo neuronale nella
patogenesi dell’Alzheimer.
Prevention of
muscular dystrophy in mice by CRISPR/Cas9–mediated editing of germline DNA. Science
2014;345:1184. Genome editing (clustered regularly
interspaced short palindromic repeat/Cas9)(CRISPR/Cas9) per correggere una
mutazione germinale del gene della distrofina (Dmd) nel topo mdx (mutazione
nonsenso nell’esone 23), che è un modello animale della Distrofia M. Duchenne e
vederne gli effetti istopatologici muscolari e clinici. L’editing genomico eseguito
negli zigoti di topo per correggere la mutazione possibilmente in tutte le
cellule dell’organismo, tra cui i progenitori miogeni, ha prodotto animali con mosaicismo
genetico con correzione del gene dal 2% al 100%. La correzione del fenotipo
muscolare (arti, diaframma, cuore) prescinde in parte dall’efficienza della
correzione genica, infatti la correzione di solo il 17% degli alleli mutanti è
stata sufficiente per avere la distrofina espressa nella maggioranza delle
miofibre con ridotti aspetti istopatologici tipici del topo mdx. Questo
vantaggio funzionale migliora con l’età. La CPK decresce proporzionalmente con
la percentuale di cellule corrette. E la forza muscolare è nettamente
migliorata.
Venendo
all’uomo, il genome editing germinale non è per ora proponibile, ma con il
superamento di alcune attuali difficoltà tecniche, potrebbe essere applicato
nelle cellule postnatali in vivo, indirizzando ad esempio il sistema CRISPR/Cas9
alle cellule muscolari distrofiche ricorrendo a virus adeno-associati.
MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Genome-wide association analyses identify variants in
developmental genes associated with hypospadias. Nature Genetics 2014;46:957.
L’ipospadia è una malformazione congenita in cui il meato uretrale non è
posizionato centralmente e distalmente sul glande ma nella parte ventrale del
pene o addirittura alla sua base o a livello perineale. La sua frequenza è di
4.5 casi/1.000 nati. La correzione è chirurgica ed è associata in età adulta a
problemi di erezione e di eiaculazione. Le cause possono essere ambientali
(gravidiche, teratologiche come l’esposizione in gravidanza a
dietilstilbestrolo) o genetiche sindromiche. Sono descritti casi familiari di
ipospadia isolata con rischio relativo di ricorrenza per gemelli di 50.8, per
parenti di primo grado di 11.6 e parenti di secondo grado di 3.27 (Am J
Epidemiol 2008;157:251). L’unica associazione genetica nota riguarda una
variante comune di DGKK (diacil glicerolo chinasi K).
L’analisi di associazione genome wide
(GWAS) di quasi 3.000 persone con ipospadia isolata ha consentito di
individuare 18 regioni genomiche associate, che spiegano il 9.4% della
suscettibilità a sviluppare tale condizione. Parecchie regioni identificate
contengono geni che hanno un ruolo chiave nello sviluppo embrionale (tra cui HOXA4, IRX5, IRX6 and EYA1) e alcuni pathway dello sviluppo che potrebbero essere importanti
per altre condizioni.
Large-scale meta-analysis of genome-wide association
data identifies six new risk loci for Parkinson’s disease. Nature Genetics 2014;46:1829.
Meta-analisi di uno studio di GWAS che ha coinvolto oltre 13.000 pz con
Parkinson a cui si sono aggiunti successivamente per conferma altri (oltre
5.300) casi. Sono stati individuati 6 nuovi loci associati oltre a confermarne
altri 24 con 28 varianti di rischio in quanto 4 loci (GBA, GAK-DGKQ, SNCA e la regione HLA) contengono una seconda variante a rischio
indipendente.
Sebbene l’effetto di ogni singolo locus
sia modesto, il rischio cumulativo è considerevole.