lunedì 8 dicembre 2014

Selezione Articoli Genetica Clinica/Umana Novembre 2014. R. Tenconi



Scelta di articoli di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Novembre 2014 nelle seguenti riviste: British Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.

ARTICOLI DA NON PERDERE
Lessons learned from genetic testing for channelopathies. Lancet Neurology 2014;13:1068. Commento del Personal View (Sodium channel genes in pain-related disorders: phenotype–genotype associations and recommendations for clinical use. Pg. 1152). Lunga premessa del commento sui risultati di NGS come potente strumento diagnostico che, se applicato in clinica, deve essere eseguito da un lab. certificato o, se di ricerca, il risultato va poi fatto controllare dal lab. certificato. Le varianti possono essere sicuramente causative o sicuramente non causative di malattia (ACMG) o, purtroppo, anche di significato incerto. In quest’ultimo caso richiede “a crucial skill for physicians caring for patients with rare inherited disorders” (posso sottolineare senza alcun a polemica questa frase? Ndr). Nel lavoro gli AA precisano le difficoltà e i possibili errori di attribuzione di patogenicità o meno nelle sindromi familiari del dolore da mutazione dei geni  del canale voltaggio-dipendente del sodio come SCN9A, SCN10A e SCN11A che codificano rispettivamente NaV1.7, NaV1.8 e NaV1.9. E’ quindi importante documentare la segregazione di nuove varianti con il fenotipo in famiglie con più generazioni affette in modo da potere precisare la loro patogenicità, anche tenendo presente la variabile espressività e penetranza inter- ma anche intra-familiare. Gli AA discutono anche degli algoritmi computazionali usati per prevedere la patogenicità delle nuove varianti sottolineando l’importanza di studi elettrofisiologici in vitro per verificarne gli effetti sulla funzione nocicettiva. Ma questi studi, attuabili per la ricerca, sono difficilmente proponibili, anche se auspicabili, per la diagnosi clinica perché richiedono un’adeguata standardizzazione, costi e lunghi tempi di esecuzione (poco compatibili con una refertazione clinica che non deve superare i 6 mesi, ndr).
Utile la classificazione (Panel) delle varianti di SCN9A, SCN10A e SCN11A con relativa descrizione: patogene, probabilmente patogene, possibilmente patogene, di incerto significato.

Searching large and small. Nature Reviews Genetics. November 2014. Ottimo commento del lavoro selezionato tra quelli “da non perdere” negli Articoli di Ottobre 2014 (Reaching a CNV milestone. Nature Genetics 2014;46:1046. Commento dell’articolo (Refining analyses of copy number variation identifies specific genes associated with developmental delay. Nature Genetics 2014;46:1063) sulla mappa di morbilità delle varianti del numero di copie ottenuta in un campione di  ~20.000 con­trolli e di ~29.000 casi di deficit intellettivo/spettro autistico, in cui sono state individuate 79 CNV significative e la loro integrazione con i risultati pubblicati dell’analisi esomica per le stesse patologie. Ricorrendo a una complessa analisi statistica sono stati trovati 38 geni candidati con mutazioni con perdita di funzione più frequenti nei casi rispetto ai controlli. Individuate così nuove sindromi e nuovi geni causa delle patologie del neurosviluppo-psichiatriche, che sappiamo hanno una considerevole eterogeneità genetica.

Of Marfan’s Syndrome, Mice, and Medications. NEJM 2014;371:2127. Editoriale sul confronto della terapia con Atenololo (vecchio beta bloccante beta-1 selettivo, anti ipertensivo) e Losartan (antagonista dei recettori dell’angiotensina II, anti ipertensivo che nel modello murino della sindrome funziona meglio dell’Atenololo) per la prevenzione della dissezione aortica nella s. Marfan (Atenolol versus Losartan in Children and Young Adults with Marfan’s Syndrome. Pg. 2061). Risultati contrastanti del confronto tra le varie sperimentazioni cliniche, ma in genere favorevoli alla maggior efficacia preventiva del Losartan. Nell’ampia sperimentazione di cui vengono presentati i risultati (ClinicalTrials.gov number,
NCT00429364)(periodo di 3 anni, coinvolti 21 centri con 608 pz di età 6 mesi-25 anni con z score della radice aortica maggiore di 3.0, in terapia con Losartan o Atenololo, senza gruppo placebo) non è stata trovata (udite, udite! Ndr) alcuna significativa differenza nell’incremento di dimensioni della radice aortica. La domanda allora è (pensando al topo e alle immagini molto efficaci mostrate nei lavori, ndr) se il Losartan non è più un’opzione terapeutica o se invece il tipo di studio da cui vengono questi risultati ha mascherato in qualche modo i benefici di questo farmaco, che in altri studi sembra invece più efficace dell’altro. La risposta dell’Editoriale è “Let’s wait and see”. E spiega perchè, tra cui il fatto che la terapia e stata applicata tardi quando l’aorta potrebbe essere più resistente all’azione del Losartan tramite la soppressione di TGF-beta, mentre nel topo il farmaco è stato usato nelle prime fasi dello sviluppo. E conclude che è meglio usare l’Atenololo come prima scelta limitando il Losartan ai pz che non tollerano il primo. Il rischio di effetti sfavorevoli del Losartan sembrano comunque molto rari, ma prima che sostituisca l’Atenolo come farmaco di prima scelta è meglio attendere i risultati di altri studi.

MALATTIE NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE
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Asparagine endopeptidase cleaves tau and promotes neurodegeneration. Nature Medicine 2014;20:1236. Commento (lungo) dell’articolo Cleavage of tau by asparagine endopeptidase mediates the neurofibrillary pathology in Alzheimer’s disease. Pg. 1254. L’Alzheimer ha due caratteristiche neuropatologiche: accumuli (placche) extracellulari di amiloide β e grovigli neurofibrillari intracellulari costituiti da aggregati di proteina di tau, una proteina associata a microtubuli, troncati ed iperfosforilati. Mutazioni di geni dell’amiloide β sono causa di Alzheimer autosomico dominante, nell’uomo e nei modelli animali le mutazioni di questi geni causano la neuropatologia amiloidea seguita poi dalla patologia tau. Ma la patologia tau è neurotossica anche in assenza di placche amiloidi (come nella Demenza Fronto-temporale), le placche amiloidi non sono neurotossiche se manca l’accumulo neurofibrillare e infine la patologia tau correla meglio della patologia amiloide con i segni clinici (demenza). La tossicità della proteina tau è provocata almeno in parte de modificazioni post-traduzionali con l’iperfosforilazione e lo spezzettamento indotto da proteasi che causa la formazione di frammenti tossici. Nel lavoro viene descritto un nuovo ruolo dell’endopeptidasi asparagina (AEP), una proteasi lisosomale, nella produzione di frammenti tossici di tau.
Nel modello animale e nell’encefalo di pz con Alzheimer si trovano alti livelli di AEP. La caratterizzazione in vitro dell’azione di AEP ha consentito di individuare differenti gradi di tossicità dei frammenti con uno particolarmente neurotossico (1-368), prodotto soprattutto se è presente amiloide β, dato consistente con quanto sopra rilevato. Altro dato interessante è che il frammento 1-368 va incontro spontaneamente alla fosforilazione, processo che quindi segue quello della frammentazione proteolitica. Sulla base dell’osservazione che AEP è attivata nel cervello di pz con Alzheimer e si trasferisce dai lisosomi al citoplasma è molto probabile che il meccanismo patogenetico dell’Alzheimer sia l’AEP citoplasmatico produca frammenti tau che alterano la dinamica microtubulare e inducono la formazione di agglomerati neurofibrillari, e da qui la neurodegenerazione.
Infine una prova di concetto sul ruolo di AEP: topi, con mutazione umana tau con aggregati tau, resi KO per AEP migliorano le funzioni sinaptiche e cognitive e hanno una ridotta fosforilazione tau. In un altro modello murino con un’altra mutazione tau con prodotto non aggredibile da AEP, l’animale ha normale funzione sinaptica e cognitiva. Questo significa che l’azione di clivaggio AEP è il meccanismo patogenetico della malattia. Possibile bersaglio terapeutico per le taupatie.

What is the course of Huntington’s disease? Lancet Neurology 2014;13:1165. Commento dell’articolo sullo stesso fascicolo (Prediction of manifest Huntington’s disease with clinical and imaging measures: a prospective observational study. Pg. 1193) sulla possibilità di prevedere l’inizio dei segni motori di malattia ricorrendo ad uno studio osservazionale con misurazioni di 40 variabili di 5 differenti domini (motorio, cognitivo, psichiatrico, funzionale e di neuroimmagini) tenendo conto della lunghezza dell’espansione CAG ed età dei pz. Reclutate, con lo studio PREDICT-HD study che include 33 centri di 6 nazioni (USA, Canada, Germania, Australia, Spagna, UK), 1.078 persone con la mutazione ma senza diagnosi motoria (punteggio inferiore a 4 dei criteri diagnostici Unifi ed Huntington’s Disease Rating Scale) e seguiti dal Settembre 2002 al Luglio 2014. Si dimostra che è possibile prevedere l’inizio dei segni clinici non solo ricorrendo all’età e alla lunghezza della ripetizione ma usando anche alcune misure cliniche e biologiche, soprattutto il dominio motorio, le neuroimmagini (volume del putamen) e cognitivo (test Stroop).
Questi risultati possono essere utili per l’aggiornamento delle linee guida per la diagnosi, per la prognosi, il counseling e la selezione clinica dei pz per future sperimentazioni cliniche.

Idalopirdine for Alzheimer’s disease: written in the stars. Lancet Neurology 2014;13:1063. Sinora le sperimentazioni cliniche per una cura farmacologica dell’Alzheimer si sono rivelate un insuccesso, c’è ora una debole luce di speranza (Safety and effi cacy of idalopirdine, a 5-HT6 receptor antagonist, in patients with moderate Alzheimer’s disease (LADDER): a randomised, double-blind, placebo-controlled phase 2 trial. Pg. 1092). Sperimentazione condotta in Australia, Canada ed Europa nel 2010-2011 paragonando gli effetti della Idalopirdina (antagonista del recettore 5-HT6) in 278 pz con probabile m. Alzheimer di gravità moderata associata ad un altro farmaco (Donepezil, inibitore colinesterasico). L’obiettivo primario della sperimentazione era la funzione cognitiva che, misurata con una scala specifica (ADS-cog), ha dato i risultati sperati (migliori prestazioni nei trattati), anche se per altre misure cognitive non è stata alcuna differenza tra trattati e non trattati. Il farmaco è stato ben tollerato. Interessante che siano stati raggiunti, sempre in fase 2, gli stessi risultati con un altro antagonista del recettore 5-HT6 (SB742457). Ma la Idalopirdina non funziona in assenza del secondo farmaco e  probabilmente l’effetto dei due farmaci si ha per un’interazione farmacogenetica. Nonostante ancora non ne sia stato ben chiarita l’efficacia si sta partendo con una fase 3 dei due farmaci con dosaggio minore della Idalopirdina per ridurre al minimo il rischio di epatotossicità.

Brain windfall. Nature 2014;515:299. Un crescendo di ricerche dedicate all’Alzheimer e al Parkinson ed ad altre malattie neurodegenerative stimolate dal fatto che per l’invecchiamento della popolazione diventano malattie frequenti subito dopo le malattie cardio-vascolari e prima del cancro: ora i malati di Alzheimer sono 44 milioni in tutto il mondo e si stima che saranno 135 milioni nel 2040.

TERAPIA GENICA
A Modified γ-Retrovirus Vector for X-Linked Severe Combined Immunodeficiency. NEJM 2014;371:1407 (alcuni AA italiani, che lavorano in USA). Il passato: il ricorso alla terapia genica con retrovirus per la Immunodeficienza combinata severa XL (SCID-X1)(MIM #300400), da mutazione del gene codificante la subunità gamma di IL-2 (IL2RG), ha normalizzato in gran parte dei pz il sistema immunitario, ma nel 25% dei casi si è sviluppata una leucemia indotta dal vettore. In questo lavoro vengono presentati i risultati di sperimentazioni cliniche in parallelo in Europa e USA (ClinicalTrials.gov NCT01410019, NCT01175239 e NCT01129544) in 9 bambini con SCID-X1 a cui sono state somministrate cellule CD34+ di derivazione midollare trasdotte con un nuovo vettore gamma retrovirus auto-inattivante. Follow-up sino a 38.7 mesi: 1 bambino deceduto per infezione con adenovirus prima della ricostruzione con le cellule T modificate geneticamente, gli altri 8 stanno bene e hanno risposto bene al terapia genica. Rimane non noto il rischio di leucemia a lungo termine.

Long-Term Safety and Efficacy of Factor IX Gene Therapy in Hemophilia B. NEJM 2014;371:1994. Sperimentazione clinica per stabilire la stabilità di espressione del transgene, l’efficacia  e la tollerabilità della terapia genica con vettore virale (AAV8) in 10 pz con grave Emofilia B e trattati con differenti dosi (ClinicalTrials.gov number, NCT00979238). L’infusione di una singola dose è stata sufficiente a fornire livelli terapeutici di fattore IX con efficacia clinica. Dopo 3 anni di follow-up non vi sono stati effetti sfavorevoli della terapia.

SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA
Clinical trials in amyotrophic lateral sclerosis: why so many negative trials and how can trials be improved? Lancet Neurology 2014;13:1127. La ALS è una delle malattie neurodegenerative più rapidamente progressive la cui causa non è ancora nota. Il solo farmaco in grado di rallentarne la progressione è il Riluzolo (Selezione articli Febbraio 2014: Therapeutic modulation of eIF2α phosphorylation rescues TDP-43 toxicity in amyotrophic lateral sclerosis disease models. Nature Genetics 2014;46:152). Sono state fatte molte sperimentazioni cliniche randomizzate negli ultimi decenni e nell’ultima decade sono state testati almeno 18 diversi farmaci, ma con risultati negativi per vari motivi.
Ora è necessario guardare criticamente alle varie terapie (in questa review vengono riportati i punti deboli delle molte ricerche che potrebbero aver causato l’insuccesso) per capire perché hanno fallito e impostarne delle nuove.
Altri articoli sugli insuccessi terapeutici:
Therapy of amyotrophic lateral sclerosis remains a challenge. Lancet Neurology 2014;13:1062. Commento dell’articolo Safety and effi cacy of ceftriaxone for amyotrophic lateral sclerosis: a multi-stage, randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Pg. 1083)(ClinicalTrials.gov, number NCT00349622). Nonostante i risultati promettenti in fase 2, in fase 3 l’uso del Ceftriaxone del gruppo delle cefalosporine) non ha mostrato efficacia clinica nella ALS.

Amyotrophic lateral sclerosis: new ideas from cancer. Lancet Neurology 2014;13:1067. Commento (italiano uno dei due AA) dell’articolo (Analysis of amyotrophic lateral sclerosis as a multistep process: a population-based modelling study. Pg 1108)(alcuni AA italiani). La ALS, come altre malattie neurodegenerative, è età dipendente con un picco di incidenza sui 70-80 anni che successivamente si appiattisce. Ma non ne è ben noto il completo spettro fenotipico (non solo motorio ma anche cognitivo e comportamentale) e si stima che in un quinto dei casi non si faccia diagnosi. Sono state individuate alcune cause genetiche causa della malattia, che epidemiologicamente non sono molto rilevanti. Nel lavoro è stato applicato l’approccio usato nella ricerca sul cancro e si è ricorsi a registri di popolazione in 5 paesi europei (tra cui l’Italia) che ha consentito di osservare un’associazione lineare positiva tra il log dell’incidenza e quello dell’età con un angolo di inclinazione di 5 facendo ipotizzare che la ALS richieda 6 eventi casuali perché si manifesti, come nel cancro della mammella. Questo in analogia con l’Alzheimer e il Parkinson con stadi di progressione con una soglia. Nel commento si suggerisce che la genetica non può spiegare tutte le tappe che portano alla malattia e che ci sono molte altre cause anche non genetiche. Il che stimola la raccolta prospettica di molti dati a livello di popolazione come EURALS e EUROMOTOR per migliorare le nostre conoscenze sulla fisiopatologia di questa malattia.

Neuroimaging in amyotrophic lateral sclerosis: insights into structural and functional changes. Lancet Neurology 2014;13:1228 (AA italiani). Utilizzazione delle neuroimmagini nella clinica della ALS. Giustamente sottolineata l’estrema varietà dei fenotipi della ASL che vanno dalla forma pura dei motoneuroni superiori (sclerosi laterale primaria), alla pura dei motoneuroni inferiori (atrofia muscolare progressiva) con forme intermedie differenti come demografia (sesso ed età) e prognosi (diplegia brachiale, bilbare) con il 50% dei pz con deficit cognitivo, dalla Demenza fronto-temporale al deficit cognitivo semplice. Viene presentato e discusso l’uso delle immagine come marker diagnostico, delle varianti fenotipiche e della progressione della malattia. Ma viene anche sottolineato come gli studi che usano le neuroimmagini vadano interpretati con cautela, i loro punti di debolezza e come ovviare a questi in successivi studi di conferma dei risultati (Table), sia con modifiche generali che tecniche. Utile il riassunto delle conoscenze attuali della struttura e funzione cerebrale ottenute con il ricorso alle neuroimmagini. Uno stimolo a continuare applicando nuove tecniche di immagini nella speranza di consentire una stratificazione dei pz in base allo stadio della malattia per ottimizzare la terapia, razionalizzare per omogeneità le sperimentazioni cliniche (come per tutte le malattie neurodegenerative, ndr) e guidare un trattamento personalizzato.
Profile. Adriano Chiò: the constant collector.Lancet Neurology 2014;13:1172 che ha studiato la prevalenza della ALS nei calciatori italiani e che ha trovato che la frequenza di questa malattia è 6 volte superiore di  quella della popolazione generale, dato epidemiologico confermato 2 anni fa dalla American Footballers. E poi la storia professionale (dal titolo si capisce per cosa è noto, ndr) di questo medico e ricercatore italiano.

Selective degeneration of a physiological subtype of spinal motor neuron in mice with SOD1-linked ALS. PNAS 2014;111:16883. Applicazione di una nuova tecnica di analisi elettrofisiologica di sezioni di midollo spinale di topi normali e topi transgenici con mutazione di SOD1 (mutazioni di questo gene sono responsabili di una forma genetica delle malattia) per studiarne l’attività neuronale.
Nel topo con la mutazione solo in presenza di segni clinici, non prima, si rileva la perdita dei neuroni ad alto livello di eccitazione.

AUTISMO
Synaptic, transcriptional and chromatin genes disrupted in autism. Nature 2014;515:209.  Sequenziamento dell’esoma (WES) di 3.871 pz con spettro autistico (ASD) e 9.937 controlli con risultati elaborati con un modello statistico TADA)(transmission and de novo association) che integra le varianti trovate de novo, le trasmesse e quelle trovate nei controlli, sia le varianti con perdita di funzione (LoF) che le missenso de novo che si ritengano causa di patologia. Il 13.8% dei 2.270 ASD trio (genitori e affetto) ha una Lof de novo la cui frequenza è significativamente superiore ai controlli. Più del 5% dei pz ha una LoF in eterozigosi di geni con una false discovery rate (FDR) <0.3, e questi sono i geni (Tabella 1) da considerare geni di rischio di ASD. In questa lista ci sono anche geni con mutazioni non sinonime de novo che sono significativamente arricchite nella schizofrenia. Molti geni segnalati codificano proteine dei pathway di formazione sinaptica, regolazione trascrizionale e di rimodellamento cromatinico.
Calcolando la distribuzione del rischio relativo di geni ASD (con una o con più mutazioni) si è stimato che il numero di geni ASD è di 1.150. Ma molti sono ancora da scoprire, anche se probabilmente hanno un minor impatto rispetto ai geni segnalati.

The contribution of de novo coding mutations to autism spectrum disorder. Nature 2014;515:216. Sequenziamento WES di 2.500 famiglie con un figlio affetto da ASD con i fratelli non affetti come controllo: il 13% delle missenso de novo e il 43% delle LoF de novo contribuiscono rispettivamente per il 12% e 9% delle diagnosi. Se si considerano anche le CNV si arriva ad una capacità diagnostica del 30% dei casi isolati con ASD e del 45% se femmine (in letteratura si ritiene da tempo che il contributo genetico necessario perché la malattia si manifesti sia maggiore nelle femmine in conseguenza del “female protective effect”)(nell’autismo il rapporto M:F affetti è di 7:1)(vedi lavoro precedente per la letteratura sull’effetto protettivo). Mentre i geni con mutazioni LoF nelle femmine affette sono praticamente gli stessi dei geni dei maschi affetti con basso quoziente intellettivo, non vi è sovrapposizione di geni tra femmine affette e maschi affetti con QI più alto.
I geni con LoF che contribuiscono allo spettro autistico con basso QI sono circa 400 con una certa sovrapposizione ed analogo numero di quelli con mutazione missenso considerata predisponente alla malattia. Molti di questi sono già conosciuti come geni causativi di deficit intellettivo e di schizofrenia e fanno parte di pathway dei modificatori cromatinici, del pathway FMRP (Fragile X)  e dei geni espressi nell’embrione. In particolare i geni ad espressione embrionale sono i più interessati da LoF o missenso significative (NDR: molti geni dell’autismo qui segnalati sono in comune con quelli del lavoro precedente, soprattutto per i geni FDR ≤0.01).

GENETICA UMANA/CLINICA
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The α-Thalassemias. NEJM 2014;371:1908 (Review article in cui uno dei due AA è l’immarcescibile D.J. Weatherall). Tutto sulle alfa talassemie: basi molecolari, diagnosi, epidemiologia e distribuzione geografica delle varianti, screening, effetti sulla salute pubblica nei paesi ad altra prevalenza e sulla spesa sanitaria, politica ed educazione sanitaria, management.  

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Una frequente e grave complicazione della Neurofibromatosi 1: tumore maligno della guaina dei nervi periferici (MPNST), che nella metà dei casi si manifesta in una persona con NF1, e che insorge nell’arco della vita nel 10-15% dei pz con NF1 (tale rischio si raddoppia nei pz NF1 da microdelezione del gene e dei geni contigui, mutazione presente nel 5% degli affetti). Sappiamo che il neurofibroma è la conseguenza di un doppio hit del gene NF1, mentre non è nota la causa della sua evoluzione in MPNST. Nel lavoro Somatic mutations of SUZ12 in malignant peripheral nerve sheath tumors. Nature Genetics 2014;46:1170 l’applicazione del WGS o sequenziamento mirato in 50 pz ha consentito di individuare in 16 MPNST una mutazione somatica di SUZ12 in 16 MPNST, gene non interessato da mutazioni nei neurofibromi testati. SUZ12, localizzato in prossimità del gene NF1, è deleto nella classica microdelezione NF1. Quindi come si pensa si sviluppi un MPNST? Mutazione germinale NF1 (first hit), mutazione  somatica di NF1 (second hit) che causa il neurofibroma, se nel neurofibroma il primo o il secondo hit è una delezione che coinvolge SUZ12 e avviene una mutazione dell’altro allele di SUZ12 (third hit) si sviluppa MPNST. Questo quindi depone per un ruolo di questo gene nella trasformazione maligna del neurofibroma, tumore per il quale non c’è un’adeguata terapia (20% la sopravvivenza a 5 anni).
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PRC2 is recurrently inactivated through EED or SUZ12 loss in malignant peripheral nerve sheath tumors. Nature Genetics 2014;46:1227. MPNST si presenta sporadicamente nel 45% dei casi, nel 45% associato a NF1 e nel 10% associato a radioterapia. Analisi genomica complessa di un campione di 12 pz, 4 sporadici, 6 con NF1 e 4 da radioterapia più un MPNST epitelioide (rara variante) che ha individuato alterazioni con perdita di funzione somatica di due componenti, EED o SUZ12, del complesso PRC2 (Polycomb repressive complex 2) che normalmente modula la struttura cromatinica e la repressione trascrizionale da metilazione sulla lisina 27 dell’istone H3 (H3K27me3). La perdita di funzione di EED e SUZ12 è presente nel 92% degli MPNST sporadici, nel 70% se associato a NF1 e nel 90% se associato alla radioterapia. L’aggiunta nella linea cellulare derivata da MPNST con deficit di PRC2 dei componenti il complesso PRC2 porta a livelli normali H3K27me3 e riduce la crescita cellulare.
In più sono state identificate frequenti mutazioni somatiche di CDKN2A (Cyclin-Dependent Kinase Inhibitor 2A) nel 82% di tutti i MPNST e del gene NF1 nel 72% di MPNST non associate a NF1 che accompagnano frequentemente le mutazioni di EED o SUZ12. Una così alta frequenza di mutazioni fa ritenere che MPNST sia il risultato di una perdita di funzione del complesso PRC2 a cui si aggiungono altri eventi critici come la perdita di CDNKN2 e di NF1.

Human Genome Variation. Nature Genetics 2014;46:1153. La Japan Society of Human Genetics e Nature Publishing Group hanno lanciato una nuova rivista sorella del Journal of Human Genetics, Human Genome Variation (http://www.nature.com/hgv/) per accelerare l’annotazione del varioma umano al fine di rendere più facilmente e più rapidamente disponibili i risultati delle ricerche in modo che possano essere usati da tutti.

Big data meets public health. Science 2014;346:1054. Sottotitolo “Human well-being could benefit from large-scale data if large-scale noise is minimized” e condivisi. Con Big data si intendono tutte le informazioni collegabili (linkable) oltre alle varie omiche che includono dati medici, ambientali, finanziari, geografici e sociali per individuare le cause ed il decorso delle malattie, per la medicina “di precisione” e la prevenzione. Cosa impossibile sino a pochi anni fa ma ora realizzabile. Ma come facilmente immaginabile “Big Error can plague Big Data” in vari campi inclusa la genomica per il problema del “rumore di fondo” e dei segnali, che richiedono la replicazione degli studi e la significatività statistica e quindi studi collaborativi su larga scala. Oltre a richiedere collaborazioni tra varie discipline per avere un sistema di analisi algoritmica dei dati. Viene portato l’esempio del ClinGen project (http://www.nih.gov/news/health/sep2013/nhgri-25.htm) che crea risorse centralizzate di geni clinicamente annotati per migliorare l’interpretazione delle varianti genomiche e ottimizzarne l’uso nella pratica clinica. Particolarmente utile in genomica perché buona parte delle ricerche sono di base o pre-cliniche i cui risultati poi devono essere tradotti in pratica.

SPRTN is a new player in an old story. Nature Genetics 2014;46:1155. Nuova sindrome progeroide da mutazioni (rare) di SPRTN (regolatore della risposta al danno DNA indotto da radiazioni da UV) che ci fa capire meglio il rapporto tra invecchiamento precoce e cancro (Mutations in SPRTN cause early onset hepatocellular carcinoma, genomic instability and progeroid features. Pg. 12139). Il fenotipo di questa nuova sindrome è simile a quello della s. Werner con bassa statura, precoce incanutimento, atrofia muscolare e cataratta, instabilità cromosomica e sensibilità ad agenti genotossici; nell’adolescenza sviluppano un carcinoma epatocellulare. L’analisi di linkage genome-wide di 3 pz di due famiglie, di cui una consanguinea, e l’esomica di due affetti non correlati ha consentito di trovare un solo gene, SPRTN, con mutazioni bialleliche (autozigosi in uno e composto eterozigote nel secondo) in ambedue le famiglie. Lo studio in vivo (zebrafish) e in vitro delle mutazioni ha consentito di chiarire la funzione di questo gene nella prevenzione dello stress replicativo del DNA e nella regolazione del checkpoint G2/M causa dell’instabilità genomica.
L’interesse di questo lavoro consiste quindi non solo di avere individuato una nuova sindrome progeroide ma anche di aver indicato un meccanismo comune di invecchiamento e di sviluppo del cancro. Uno stimolo per ricercare mutazioni di SPRTN in altre sindromi progeroidi o di altri geni dello stesso pathway che potranno meglio chiarire il rapporto tra invecchiamento e cancro.

Cohesin embraces new phenotypes. Nature Genetics 2014:46:1157. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Mutations in SGOL1 cause a novel cohesinopathy affecting heart and gut rhythm. Pg. 1245) che delinea una nuova coesinopatia da mutazioni missenso in omozigosi del gene SGOL1 che codifica un componente del complesso coesinico e che coinvolge in modo inatteso la regolazione cardiaca intrinseca e il ritmo intestinale. Il complesso di proteine chiamate complesso coesinico e i suoi regolatori svolgono il classico ruolo di coesione dei cromatidi fratelli durante la meiosi e la mitosi. Negli organismi il KO di componenti chiave di questo complesso è letale con anomalie della segregazione cromatidica e risultante aneuploidia. Quello che colpisce è il fatto che mutazioni di parti di questo complesso determinino specifiche anomalie di sviluppo (s. DeLange, s. Roberts, s. da rotture cromosomiche Varsavia, s. α-talassemia ritardo mentale XL) facendo pensare che il ruolo coesinico non sia limitato alla segregazione cromatidica. In questo lavoro viene individuata un’altra coesinopatia, chiamata CAID,  da mutazione SGOL1 caratterizzata dalla presenza di sindrome del nodo del seno (malato)(Sick Sinus Syndrome) e di pseudo-ostruzione intestinale cronica (CIPO) nelle prime 4 decadi di vita. Il quadro clinico, compatibile con trasmissione AR, di 17 pz di 14 famiglie era di disritmia atriale, SSS e anomalie valvolari con necessità di impianto di pacemaker e nutrizione totale parenterale. In nessun caso erano presenti segni clinici che facevano pensare a una coesinopatia. WES in 3 e poi Sanger negli altri ha trovato una mutazione in SGOL1 in omozigosi come causa della malattia. Negativa la ricerca di mutazioni del gene in 11 bambini con storia familiare negativa con SSS senza CIPO e in 43 bambini, sempre sporadici, con CIPO senza SSS. Il meccanismo patogenetico con studi in vivo (zebrafish) e in vitro sembra dovuto a una sregolazione della regolazione del ciclo cellulare e della repulsione eterocromatinica a livello dei centromeri (bello e didattico lo schema riportato dal commento sui componenti strutturali e regolatori e sulle funzioni della coesina, ndr).

Closing the cohesin ring: Structure and function of its Smc3-kleisin interface. Science 2014;346:963.
Characterization of a DNA exit gate in the human cohesin ring. Science 2014;346:968. Due articoli sulla struttura del complesso coesinico, costituito da 3 diverse proteine e diverse funzioni che ad anello danno coesione ai due cromatidi fratelli, facilita la riparazione da rottura del doppio filamento e modula la struttura e la trascrizione della cromatina interfasica.

Ubiquitination in disease pathogenesis and treatment. Nature Medicine 2014;20;1242. L’ubiquitinazione è un processo di modificazione post-trascrizionale delle proteine che richiede l’instaurarsi di un legame covalente tra una molecola (o più molecole) di ubiquitina e le proteine target con enzimi ubiquitinanti che agiscono sequenzialmente. Le funzioni di questo processo sono moltissime includendo funzioni proteolitiche e non proteolitiche come la degradazione proteasomica delle proteine, internalizzazione e riduzione della regolazione recettoriale, assemblaggio di complessi multiproteici, traffico intracellulare, segnalazione infiammatoria, autofagia, riparazione DNA e regolazione dell’attività enzimatica. E spiegano perché difetti di ubiqutinazione comportino ampie conseguenze. Review dei difetti di ubiquitinazione con molte malattie (Tab. 1) genetiche (A. Fanconi FANCL, Xeroderma Pigmentoso, Cockaine, m. Cowden, s. vonHippel-Lindau, s. Riddle, m. Huntington, m XL linfoproliferativa, alcune forme di Parkinson ed Alzheimer, alcune m. con instabilità genomica) e alcuni tipi di cancro, mieloma e altri.

Romancing the Spliceosome to Fight Spinal Muscular Atrophy. NEJM 2014;371:1752. Every scientist, clinician, and patient seeks that holy grail that will cure disease. E questa speranza è ancor più accesa per le malattie neurodegenerative. Questo articolo della serie “Implicazioni cliniche della ricerca di base” commenta e spiega ancor più chiaramente i risultati della ricerca sulla possibilità che una terapia con una piccola molecola data per via orale possa curare l’atrofia spinale muscolare, in cui manca una proteina necessaria per la sopravvivenza dei motoneuroni (vedi la Perspective A splicing magic bullet. Science 2014;345:624 di un articolo SMN2 splicing modifiers improve motor function and longevity in mice with spinal muscular atrophy. Pg. 688)(selezione articoli Agosto 2014). Occorrerà tempo prima di arrivare a definire se è percorribile la strada di modificare il trascrittoma per migliorare, se non curare, alcune malattie progressive letali. Ma le prospettive sembrano buone.

Monocarboxylate Transporter 1 Deficiency and Ketone Utilization. NEJM 2014;371:1900 con Editoriale (Monocarboxylate Transport Matters. NEJM 2014;371:1931). La chetoacidosi (alterato equilibrio acido-base per iperproduzione e accumulo di chetoni nel sangue che conferisce, per l’eliminazione con la respirazione dei chetoni come l’acetone, l’acido acetacetico e l’acido β-ossibutirrico, il tipico odore di frutta avariata, chetoni che sono dosabili anche nelle urine, ndr) è una condizione potenzialmente letale da sbilanciamento tra produzione epatica ed utilizzazione extraepatica dei corpi chetonici. In un pz con ricorrenti e gravi crisi chetonemiche WES ha identificato una mutazione frameshift del gene codificante il trasportatore monocarbossilato 1 (SL16A1 o MCT1). L’analisi genetica di altri 96 pz con chetoacidosi ha consentito di identificare altri 9 pz con mutazioni di MCT1, 3 omozigoti e 6 eterozigoti inclusi 2 fratelli. Gli omozigoti hanno una sintomatologia più precoce degli eterozigoti, una chetoacidosi più grave e un deficit intellettivo di grado medio-moderato mentre gli eterozigoti hanno un normale sviluppo. Il gene quindi con il trasporto chetonico ha la funzione di mantenere l’equilibrio acido-basico.

New support for ‘gay gene’. Science 2014;346:902. Commento su un argomento molto delicato (ndr). Più di 20 anni fa un biologo molecolare aveva dato la prima diretta evidenza di una base biologica dell’omosessualità individuando una regione del cromosoma X associata a tale orientamento sessuale. Segnalazione non confermata da studi successivi. Ora uno studio mediante GWAS di 409 paia di gemelli omosessuali (908 soggetti di 384 famiglie) ha confermato un linkage significativo nella stessa regione Xq28 segnalata anni fa e in una regione pericentromerica del cromosoma 8 (AR Sanders et al. Genome-wide scan demonstrates significant linkage for male sexual orientation. Psychological Medicine, available on CJO2014. doi:10.1017/S0033291714002451)(non ho l’articolo). L’abstract conclude che questi risultati, anche avvalorati dalla precedente ricerca, “support  the existence of genes on pericentromeric chromosome 8 and chromosome Xq28 influencing development of male sexual orientation”.
Il commento cita alcuni pareri di genetisti anche critici come ad es. che il linkage di questo lavoro non raggiunge la significatività statistica. Gli studi proseguiranno aumentando la casistica.

Human Genetics Shape the Gut Microbiome. Cell 2014;159:789. Sappiamo che il microbioma intestinale è associato a malattie metaboliche ed obesità e che queste patologie sono legate anche a varianti genetiche dell’ospitante, ma non sappiamo se le varianti genetiche possano condizionare il microbioma, che è un patrimonio acquisito dopo la nascita. E’ stata studita la composizione del microbioma di più di 1.000 campioni di feci di una popolazione di 416 gemelli per osservare se la presenza e la quantità di alcuni microbi è legata alla costituzione genetica delle persone. Si è osservata un’ereditabilità di alcuni microbi che sono particolarmente rappresentati nelle persone magre con basso BMI, ma per molti microbi non vi è alcun rapporto con il genotipo dell’organismo ospitante. I microbi associati a basso BMI forniscono, se trapiantati nell’intestino di topi germ-free, una resistenza nel tempo per l’acquisizione di peso. L’abbondanza di specifici membri del microbiota intestinale è quindi influenzata in parte dalla costituzione genetica dell’organismo ospitante.

A Proteome-Scale Map of the Human Interactome Network. Cell 2014;159:1212. A second-generation systematic binary map provides proteome-wide coverage of the human interactome network, expanding connections among human disease genes beyond previous knowledge.

Inactivating Mutations in NPC1L1 and Protection from Coronary Heart Disease. NEJM 2014;371:2072. Ezetimibe (capace di inibire selettivamente l'assorbimento intestinale del colesterolo assunto con la dieta e quello biliare, wiki) è prescritto perché riduce i livelli plasmatici di lipoproteine a bassa densità (LDL)(“colesterolo cattivo”) tramite un’inibizione dell’attività della proteina NPC1L1. Ma in realtà non si sa se questa inibizione, sia con farmaci che con altri mezzi, riduca il rischio di malattia coronarica. Si è voluto verificare se tale effetto inibitorio può essere esercitato anche da mutazioni inattivanti il gene e quindi verificare indirettamente gli effetti potenziali del farmaco. Sequenziati gli esoni di NPC1L1 di 7.364 pz con malattia coronarica e 14.728 controlli senza patologia coronarica di varie origini (europea, africana, sud asiatica), in più è stata ricercata una specifica mutazione inattivante (p.Arg406X) in 22.590 pz sempre con m. coronarica e in 68.412 controlli. Si è quindi voluto verificare se la presenza di un’inattivazione del gene sia associata con i livelli lipidici plasmatici e con il rischio di malattia coronarica.
Risultati: la frequenza di eterozigosi per una delle 15 mutazioni inattivanti trovate di NPC1L1 è risultata di 1:650 persone. La presenza di una mutazione inattivante è associata a ridotti livelli di LDL e a ridotto rischio di malattia coronarica. CVD (molto interessante, ottima l’idea di partenza della ricerca che può essere usata per situazioni simili, ndr).

MALATTIE RARE
Innovative research methods for studying treatments for rare diseases: methodological review. BMJ 2014;349:g6802. Sono considerate “malattie rare” in USA quelle con prevalenza <64:100.000 (1:1.562), in Europa <50:100.000 (1:2.000) persone. Sono più di 6.800 condizioni diverse e interessano il 6-8% della popolazione. Come sappiamo la ricerca di una terapia è ostacolata dai piccoli numeri e quindi commercialmente di poco interesse. Ma anche per malattie per le quali ci sono fondi e interesse da parte delle case farmaceutiche ci sono difficoltà nel reperire pz, che sono pochi e dispersi geograficamente e perché ci sono anche limitate informazioni sulla loro storia naturale e opzioni terapeutiche di confronto.
Oltre a questo l’amplissimo spettro di patologie che costituiscono le malattie rare pone un problema non indifferente il fatto che i clinici e i ricercatori che operano in una specialità medica non hanno le sufficienti competenze di metodologie applicate in altre discipline (verissimo, ndr).
Questa ricerca ha voluto valutare, consultando la letteratura, i metodi adottati e gli approcci innovativi di studi randomizzati per condurre ricerche osservazionali sull’evoluzione della malattia in pz con malattia rara. Individuati 46 articoli che riguardano molte malattie rare, in gran parte (72%) pubblicate nel 2008 o successivamente, ed individuati 16 differenti strategie per studiarne l’outcome clinico. I metodi innovativi usati per le sperimentazioni cliniche minimizzano il numero di pz da reclutare e massimalizzano la proporzione di pz che ricevono un trattamento attivo. Ma dall’analisi delle varie metodologie non risulta che sia stato sviluppato una metodologia osservazionale adeguata per studiare l’evoluzione clinica delle malattie rare. Va trovata, perché gli studi osservazionali nelle malattie rare stanno diffondendosi sempre più, com’è opportuno che sia.

GENOME EDITING
The new frontier of genome engineering with CRISPR-Cas9. Science 2014;34:1077. Sottotitolo della Review “The new frontier of genome engineering with CRISPR-Cas9”. Storia, meccanismi di azione e possibilità di una tecnica rivoluzionaria che consente di superare le difficoltà sinora avute nella manipolazione genomica nei vari organismi, preparando la strada verso scoperte fondamentali in biologia, biotecnologia e biomedicina e nella terapia genica mirata per l’uomo.

MODELLI ANIMALI
Social learning and amygdala disruptions in Nf1 mice are rescued by blocking p21-activated kinase. Nature Neuroscience 2014;17:1583. Il 50% dei bambini con Neurofibromatosi tipo 1 ha difficoltà di interazione sociale e il 20-30% ha i criteri clinici per la diagnosi di spettro autistico. Il topo con delezione in eterozigosi del gene Nf1 (Nf1+/-) ha analoga sintomatologia e, si dimostra, ha un’iperattivazione del pathway MAPK nei neuroni dell’amigdala e della corteccia frontale, che sono aree dei comportamenti sociali. Nell’amigdala si dimostra poi che vi è un’alterata neurotrasmissione glutammatergica e GABA, deficit di espressione di due proteine associate alla neurotrasmissione (Adam22 e proteina heat shock 70). Se nel topo Nf1+/- si aggiunge una delezione di Pak1 (p21 protein-activated kinase) o si somministra farmacologicamente una sostanza che blocchi Pak1 nell’amigdala, si ottiene una normalizzazione del quadro biochimico dell’organo e del comportamento sociale dell’animale. Possibile target terapeutico nei bambini con NF1 e autismo.

K-RasV14I recapitulates Noonan syndrome in mice. PNAS 2014;111:16395. La s. Noonan è una RASopatia con incidenza di 1:1.000-2.500 nati con un complesso quadro clinico caratterizzato da anomalie cranio-facciali, cardiovascolari e scheletriche, bassa statura, deficit di apprendimento. Il 10% sviluppa una patologia mielo-proliferativa, usualmente transitoria, ma talora sviluppa una vera e propria leucemia mielo-monocitica giovanile o altre forme di leucemia. La condizione è geneticamente eterogenea con PTPN11 mutato nel 50%. KRAS è il gene malattia nel 5% dei casi e ne sono note 18 diverse mutazioni, con fenotipo più grave, soprattutto cognitivo, ma non è ben chiaro il rapporto genotipo/fenotipo. Sono stati prodotti modelli murini di NS da mutazione Ptpn11, Sos1 e Raf1. In questo lavoro è stato prodotto un nuovo modello murino con la classica mutazione KRAS (K-RasV14I), adiacente a residui amminoacidici tipicamente coinvolti nel cancro, ma con attività GTPasica intermedia tra l’isoforma selvatica e quella causa di tumore. Il fenotipo è caratterizzato da iposomia, dismorfismi cranio-facciali, difetti cardiaci e lo sviluppo di una leucemia mielo-monocitica che porta a morte l’animale. Un buon modello per studiarne la fisiopatologia delle anomalie fenotipiche e per testare nuove terapie.

Personalized cell therapy for skin disorder. Science 2014;346:1074. Commento di un articolo (Human COL7A1-corrected induced pluripotent stem cells for the treatment of recessive dystrophic epidermolysis bullosa. Science Translational Medicine 2014;6:264ra163)(non ho il testo intero ma solo l’abstract) sulle possibilità di una terapia cellulare nella Epidermolisi bollosa distrofica recessiva (RDEB)(MIM #226600). Sono state istituite iPSC (cellule staminali totipotenti indotte) da biopsia cutanea di 3 pz , la mutazione di COL7A1 è stata geneticamente corretta e le cellule differenziate in cheratinociti che esprimono normale collagene VII. Il trapianto cutaneo nel topo è durato poche settimane ma questo ha consentito di dimostrare che è possibile correggere il difetto genetico e che è quindi indicato conservare cellule staminali di ogni pz con questa grave malattia.

Going from strength to strength. Nature Reviews Neuroscience November 2014. Ottimo commento del lavoro (DOK7 gene therapy benefits mouse models of diseases characterized by defects in the neuromuscular junction. Science 2014;345:1505), citato nella selezione degli articoli del Settembre 2014, in cui si prospetta una possibilità di terapia genica per le miastenie e per altre malattie neuromuscolari.

Excess cholesterol induces mouse egg activation and may cause female infertility. PNAS 2014;111:E4972. Il topo KO di un recettore del colesterolo (SR-BI), che controlla la struttura e la composizione plasmatica di colesterolo HDL e la sua quantità, ha un’ipercolesterolemia con grossi accumuli di colesterolo non esterificato nel globuli rossi e nelle piastrine, e la femmina, non il maschio, è infertile.
In queste femmine l’eccesso di colesterolo condiziona la maturazione dell’oocita sbloccandolo dal secondo arresto in MII (bella didatticamente la Fig. 1 della meiosi femminile), alterando quindi la sincronia tra fertilizzazione e completamento della meiosi rendendola quindi non funzionale.
E’ possibile che l’anomalo metabolismo del cortisolo possa essere responsabile dell’infertilità femminile anche nella nostra specie, anche perché SR-B1 è stato chiamato in causa nell’infertilità (vedi la letteratura riportata nel lavoro). Questo potrebbe esserne il meccanismo patogenetico potenzialmente correggibile.

CARATTERI-MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Detecting epistasis in human complex traits. Nature Reviews Genetics 2014;15:722. Review sull’interpretazione dei dati di associazione ottenuti dall’analisi GWAS per le malattie complesse in cui ci si pone la questione se con questa analisi si riesce ad identificare l’architettura genetica di caratteri complessi e se i polimorfismi trovati agiscano indipendentemente o se i loro effetti dipendano da altri polimorfismi in altra sede del genoma (epistasi, cioè interazione tra geni). Viene trattato il significato di queste interazioni nelle malattie complesse e presentati (Table 1) una ventina di siti con applicazioni disponibili per l’analisi dell’epistasi nel GWAS.

Defining the role of common variation in the genomic and biological architecture of adult human height. Nature Genetics 2014;46:1173. GWAS di 253.288 persone ha identificato 697 varianti di 423 loci significativamente associate alla statura adulta spiegando tutti insieme un quinto dell’ereditabilità della statura definitiva. Oltre ai classici geni noti ne sono stati individuati di nuovi come mTOR e osteoglicina. In conclusione la statura sembra essere caratterizzata da un considerevole numero (migliaia) di varianti causali.

Discovery of new risk loci for IgA nephropathy implicates genes involved in immunity against intestinal pathogens. Nature Genetics 2014;46:1187 (parecchi AA italiani). La Nefropatia da IgA è la più comune forma di glomerulonefrite, colpisce a varie età e con picco di incidenza sui 20-30 anni, può portare all’insufficienza renale, è ad eziologia non nota con architettura genetica complessa. La frequenza è molto variabile in vari gruppi etnici: più frequente in Asia, meno in persone di discendenza europea e rara in quelli africani. GWAS applicato in più di 20.000 pz di origine europea o est asiatica ha consentito di identificare nuovi loci e confermarne di noti. Gli alleli a rischio sono fortemente associati con l’età di insorgenza e molti sono associati al rischio di malattia infiammatoria intestinale o al mantenimento della barriera epiteliale intestinale e della risposta ai patogeni della mucosa. La distribuzione degli alleli a rischio nelle varie popolazioni suggerisce un adattamento poligenico a fattori ambientali locali, suggerendo un ruolo ad una  interazioni ospite-patogeni intestinali (infestazione da elminti?) nel caratterizzare la struttura genetica della predisposizione alla nefropatia da IgA.