Raccolta e brevi commenti di articoli di Genetica Medica e
Umana e di interesse generale del mese di Luglio
2016 (Spigolature) che hanno attirato la mia attenzione o curiosità,
pubblicati nelle seguenti riviste: British Medical Journal, Lancet, Lancet
Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature
Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS,
Science & Cell.
DA NON PERDERE
Uptake, outcomes, and costs of
implementing non-invasive prenatal testing for Down’s syndrome into NHS
maternity care: prospective cohort study in eight diverse maternity units. BMJ
2016;354:i3426. Il test di screening prenatale non
invasivo per la s. Down (NIPT) é diventato facilmente disponibile ma ovunque
effettuato da laboratori privati. In questo lavoro si è voluto verificarne i
costi e le conseguenze applicandolo in UK in strutture pubbliche. Offerto
prospetticamente a gravide con rischio superiore a 1:1.000 di s. Down dal Nov
2013 al Feb 2015. Interessante la selezione ed i risultati: offerto NIPT a
3.175 gravide, delle 934 che avevano rischio >1:150, il 74% ha accettato
NIPT mentre il 18% ha preferito il test invasivo e l’8% nessun altro test.
Delle 2.241 gravide con rischio 1:151-1:1.000 l’80% ha accettato NIPT. Delle 71
gravide con feto con trisomia 21, confermata il 31% con NIPT ed il 7% con test
invasivo, hanno scelto di continuare la gravidanza. Su una popolazione di
698.500 all’anno da sottoporre a screening con NIPD con rischio almeno di 1/150
si aumenterebbe l’individuazione di 195 casi e si eviterebbero 3.368 test
invasivi e 17 procedure ostetriche legate all’aborto dovuto alla tecnica con
una differenza non significativa di costi totali. Le differenze di costi dipendono
dai costi di NIPT: con una soglia di screening di 1:150 NIPT diventa
economicamente conveniente se costasse meno di 302 euro; con una soglia di
screening più bassa aumenterebbero i costi ma anche il numero di casi
identificati di trisomia 21 e il numero di procedure invasive con le
interruzioni della gravidanza dovute al test. Non cambierebbe invece in modo
significativo la frequenza alla nascita perché alcune donne scelgono comunque di
proseguire con la gravidanza. Quindi l’implementazione di NIPT come screening
della trisomia 21 nel settore pubblico può migliorare la qualità e la quantità
dell’offerta sanitaria ed aumentare le scelte delle gravide rispettando la
previsione di spesa annuale prevista.
Ancora NIPT: New test could help 40 000 pregnant rhesus D
negative women avoid treatment, says NICE. BMJ 2016;354:i3944.
Attualmente tutte le gravide Rh negative sono trattate ora sulle 28-30 sg con
immunglobuline anti-D per la prevenzione della malattia emolitica
feto-neonatale che si può sviluppare nel caso il feto sia Rh positivo (500
neonati/anno con tale patologia con conseguenze che vanno dalla morte
intrauterina, all’anemia neonatale al danno cerebrale e disabilità da ittero).
Le linee guida NICE raccomandano di praticare tale profilassi solo se il feto è
Rh positivo. Ora è disponibile un nuovo esame da effettuare nel corso di una
visita routinaria prenatale (NIPT) sviluppato da NHS Blood and Transplant in
grado di identificare le gravide Rh negative che necessitano di trattamento con
un risparmio per il sistema sanitario di 600.000 € all’anno (High-throughput non-invasive
prenatal testing for fetal RHD genotype: NICE in development [GID-DT29]. Jul
2016. https://www.nice.org.uk/guidance/indevelopment/gid-dt29).
Multivitamin and mineral supplements in pregnancy are
unnecessary expense, review finds. BMJ 2016;354:i3831.
La prescrizione di costosi preparati multivitaminici e minerali che viene
consigliata alle gravide comporta nei paesi sviluppati un inutile spreco economico
senza alcun vantaggio per la madre o per il bambino. Queste raccomandazioni INFATTI
si basano su studi eseguiti in paesi in via di sviluppo con donne poco o
malnutrite. Va raccomandato invece che le gravide adottino una dieta più
appropriata al loro stato ed assumano supplemento di acido folico (400
microgrammi sino alla 12sg) e Vit D, che sono economici ed utili.
Poster abstract su Lancet 30 October 2016:91. Da tempo è noto che l’assunzione
periconcezionale materna di ac. folico riduce il rischio di NTD fetali, meno si
sa sull’effetto per altre malformazioni congenite ed anche sul di periodo di
tempo di assunzione in cui risulta efficace. Il National Free
Preconception Health Examination Project (NFPHEP) iniziato nel 2010 a
raccogliere informazioni di tutte le coppie di 31 provincie cinesi che nel giro
di 4-6 mesi intendevano concepire per determinare in anticipo fattori di
rischio d malformazioni. Dal 2010-2015 è stato registrato il ricorso
all’assunzione materna preconcezionale e in corso di gravidanza di ac. folico
per tutte le donne che hanno iniziato una gravidanza entro 1 anno a partire dal
periodo di valutazione iniziale. L’assunzione di ac. folico (77.1% del
campione) ha comportato un OR significativamente più basso rispetto a quelle
che non l’avevano assunto (22.9%) per tutte le malformazioni congenite (OR
0.88, IC 95% 0.78-0.99), per i DTN (OR 0.45, 0.33-0.61), per la prematurità (OR
0.70, 0.69-0.71), aborto spontaneo (OR 59.0, 0.58-0.61), natimortalità (OR
75.0, 0.69-0.81) e mortalità neonatale (OR 0.77, 0.70-0.85). Per coloro che
l’avevano assunto 3 mesi prima del concepimento i risultati sono ancor più
significativi non solo per le patologie su specificate ma anche labioschisi e
malformazioni facciali, sempre rispetto a coloro che non avevano assunto il
farmaco. In più risultati ancor più significativi sono stati riscontrati per
donne che risiedevano nelle provincie del sud (etnicità Han), non erano state
esposte al fumo passivo, avevano un BMI <24.0, non erano ipertese o
diabetiche. Quindi la supplementazione con ac. folico funziona e ancor meglio
se assunto prima del concepimento.
Self-citation rates higher for men. Nature 2016;535:312. News in focus: da una ricerca su oltre 1.5 milioni
di articoli pubblicati tra 1779 e il 2011 per motivi non noti i maschi citano i
loro lavori più frequentemente di quanto fanno i ricercatori donne (M. King et al. Preprint at http://arxiv. org/abs/1607.00376; 2016). In media gli uomini si citano il 56% in più
delle donne, ma negli ultimi due decenni l’autocitazione maschile è cresciuta
al 70% sempre rispetto alle donne, questo nonostante una crescita considerevole
di donne entrate in accademia. In questo periodo senza considerare il sesso il
10% delle citazioni di un lavoro erano autocitazioni. Non è chiaro se il trend
rifletta la sottorappresentazione delle donne nelle posizioni alte
dell’accademia o altro. L’autrice (la sociologa Molly King) suggerisce che chi
ha l’incarico di valutare l’impatto della produzione scientifica di un
ricercatore ne tenga conto.
Boosting medical diagnostics by pooling
independent judgments. PNAS 2016;113:8777.
Come si può migliorare le nostre capacità diagnostiche e ridurre i frequenti
errori medici, terza causa di morte in USA (Medical error—the third leading cause of death in the US. BMJ 2016;353:i2139)(spigolature Maggio 2016)? Con l’intelligenza collettiva che è la
capacità del gruppo di migliorare le decisioni individuali affrontando
situazioni complesse. Alcuni studi ci dicono che la decisione di gruppo
migliora la performance diagnostica, altri negano. Ricorrendo ad un ampio
database con oltre 20.000 diagnosi di 140 medici si è osservato che il
principale fattore che favorisce l’intelligenza collettiva nella diagnostica
del cancro del seno e cutaneo è costituito dalla somiglianza di accuratezza decisionale
dei medici. Questo dovrebbe essere il criterio che sta alla base della
formazione di equipe nella diagnostica medica, come quello della pratica di
doppia lettura dei mammogrammi, procedura standard in Europa.
When the
doctor is sick too. Lancet 2016;388:1. Al meeting del Royal College of Psychiatrists UK
l’umore dei partecipanti, a seguito della Brexit, era piuttosto basso anche
perché le previste ristrettezze economiche potrebbero abbassare il livello del
SSN inglese. Ma l’argomento del giorno è stato la situazione relativa alla
salute ed al benessere dei giovani medici. I medici si sa tendono a non
chiedere aiuto quando sono malati (verissimo, ndr). Tendono a non ammettere che
hanno bisogno d’aiuto rischiando così complicazioni anche gravi, non si
rivolgono al medico di medicina generale anche perché se giovani si spostano di
frequente e temono conseguenze sulla loro carriera. Particolarmente frequenti
rispetto ad altre professioni sono i disturbi di ansia, depressione, suicidio
(soprattutto donne), burn-out e consumo di stupefacenti (alcool e
benzodiazepine) con effetti anche sui rapporti con il team in cui è inserito e
sui pazienti. Un invito alle varie organizzazioni sanitarie (l’Accademia, NHS e
Health Education England) di individuare le modalità per aiutare soprattutto per
i giovani nelle loro attività, anche tenendo presente che la struttura della
famiglia e piccoli gruppi di lavoro lavorano meglio di grosse equipe
multispecialistiche. E allora l’invito “Consultants and managers, please take
note”.
Innate
Immunity in Asthma. NEJM 2016;375:477. Editoriale dell’articolo Innate Immunity and Asthma Risk in Amish and Hutterite Farm
Children. Pg. 411 (molto utile per capire meglio
la patogenesi dell’asma e per prevenirla). Sappiamo che la prevalenza dell’asma
nelle ultime decadi è considerevolmente aumentata nei paesi sviluppati e questo
che si ritiene dovuto al mercato ed alla meccanizzazione agricola, all’ambiente
in particolare al passaggio da società agricola con popolazione che viveva in
fattoria a contatto con animali, che favorisce l’esposizione a prodotti
microbici rispetto all’urbanizzazione attuale (vedi Early contact with animals
is linked to reduced asthma risk, study shows. BMJ 2015;351:h5850 che commenta Early Exposure to Dogs and Farm Animals and the Risk
of Childhood Asthma. JAMA Pediatrics 2015;169:e153219, Spigolature Novembre 2015 e How farm life prevents asthma Science 2015;349:1034 Spigolature Agosto 2015). In questo lavoro è stata confrontata la frequenza
di asma nei bambini di due comunità agricole isolate culturalmente e
geneticamente simili, gli Amish e gli Hutteriti, che derivano da antenati di
linga tedesca che vivevano in Europa (Hutter nacque in Tirolo in una frazione
di San Lorenzo di Sebato, wiki). Ma mentre gli Amish hanno mantenuto una
pratica agricola tradizionale basata sul lavoro di cascina senza il ricorso alla meccanizzazione, gli Hutteriti hanno
adottato un sistema di lavoro su larga scala ampiamente meccanizzato.
L’allergia e l’asma sono rare nei bambini degli Amish mentre tra gli Hutteriti
è significativamente più frequente e simile ai bambini nord americani in
generale. Anche l’analisi nella polvere di casa della composizione microbica
differisce nelle due comunità, con una quantità di lipopolisaccaridi maggiore
nelle case degli Amish. Anche l’esposizione a liposaccaridi di campioni di linfociti
circolanti mostra differenze tra le due comunità con una maggior espressione di
citochine dell’immunità innata negli Amish rispetto agli Hutteriti, Amsih che
hanno anche maggior livelli di espressione dei geni dell’immunità innata, tra
cui quelli di risposta ai prodotti microbici. I campioni di polvere domestica
negli Amish annullano, in un modello di asma allergica nel topo,
l’infiammazione delle vie aeree, protezione che si annulla nel topo che manca
di proteine adattatrici (MyD88
e Trif) che mediano il segnale dei prodotti
microbici tramite i recettori di tipo Toll. Quindi l’attivazione di bassa
intensità e di lunga durata può contribuire a svolgere effetti protettivi per
l’asma e l’allergia, patologie che ora sono diventate molto comuni. Un
ulteriore e forte stimolo ad approfondire.
PER I PEDIATRI E PER ALTRI SPECIALISTI (Pediatri,
Neuropsichiatri Infantili, Neurologi, Ostetrici, Cardiologi, Psichiatri, ORL,
Medici della riproduzione, Patologi ecc.).
*** Funziona il the verde decaffeinato
per migliorare le prestazioni cognitive nella s. Down?
Dementia in
Down’s syndrome: still much to learn. Lancet Neurology 2016;15:775. Editoriale sulla demenza nella
s. Down (vedi anche Dementia in Down’s
syndrome. Lancet Neurology 2016;15:622)(Spigolature Maggio 2016). La
trisomia 21, con 3 copie del gene precursore della proteina amiloide (APP), è
associata a demenza precoce, anche se non tutti gli affetti l’hanno ma in tutti
a 40 anni sono presenti comunque placche amiloidi ed aggregati neurofibrillari.
Il ricorso a modelli in vitro con
cellule staminali totipotenti e modelli animali portano a ritenere che vi sia
anche un contributo di altri geni nel causare la demenza in questi pz. Dal
punto di vista preventivo per la demenza il ricorso a biomarcatori potrà consentire
di anticipare gli interventi preventivi e non solo per questa sindrome. In UK è
stato approvato il ricorso a inibitori colinoesterasici (Donepezil) e alla
memantina, che agisce sul sistema glutamatergico,
come terapia dell’Alzheimer e della s. Down, anche se resta ancora da
stabilirne la reale efficacia. Interessante anche il possibile ricorso
terapeutico ad inibitori di DYRK1A (gene localizzato nella zona critica della DS che in
aploinsufficenza causa una forma di deficit intellettivo; MIM #614104) e a modulatori
delle specie reattive dell’ossigeno. Quindi sono auspicabili sperimentazioni
cliniche di pz con s. Down, rese difficili dal fatto che spesso queste persone
ne sono escluse per la presenza in loro di comorbilità e per le difficoltà di
raccogliere il consenso informato, ostacoli che devono essere superati.
Sullo stesso fascicolo commento Pharmacotherapy in Down’s syndrome: which way forward? Lancet Neurology
Pg. 776 dei risultati di una sperimentazione clinica Safety and efficacy of cognitive training plus epigallocatechin-3-gallate
in young adults with Down’s syndrome (TESDAD): a double-blind, randomised, placebo-controlled,
phase 2 trial. Pg. 801. In questa sperimentazione randomizzata a doppio
cieco in fase 2 si è verificato se l’esposizione ad un antiossidante
contenuto nel té verde (epigallocatechina-gallato, un integratore alimentare)(EGCG),
che riduce l’espressione di una chinasi (Dyrk1) ritenuta responsabile di
alterazioni cerebrali nella s. Down, ha avuto un significativo effetto sulla
funzione cognitiva in pz con s. Down (ricerca annunciata in New Perspectives for the Rescue of Cognitive Disability in Down Syndrome.
J. Neuroscience 2015;35:13843)(vedi
Spigolature Gennaio 2016). Studio: 43 giovani adulti a cui è stato dato un
supplemento dietetico contenente estratto di the verde con EGCG associato a
training cognitivo online per 12 mesi con 41 controlli con placebo sottoposti
allo stesso training cognitivo. Il supplemento dietetico ha comportato dopo 12
mesi rispetto ai controlli un significativo miglioramento della memoria visiva,
del controllo inibitorio e di comportamento adattivo. In un sottogruppo di
partecipanti lo studio di connettività con MRI cerebrale funzionale ha mostrato
nei trattati un’aumentata connettività frontale e una normalizzazione
dell’eccitazione corticale da stimolazione magnetica transcranica. Prevista una
sperimentazione in fase 3 con un maggior numero di pz con s. Down.
Interessante
il commento che critica l’approccio valutativo di sperimentazioni
farmacologiche nella s. Down in questa ed in altre sperimentazioni (con la
memantina)(trial
registration number NCT01112683), rischiando di “putting the cart
(carro, ndr) before the horse”, perché andrebbero individuate prima misure sicure
di validazione dei risultati per massimalizzare le valutazioni di efficacia e
ridurre la probabilità di risultati equivoci.
***
Congenital heart disease in adults. BMJ
2016;354:i3905. Il NHS UK ha di recente condotto una ricerca sui
pz seguiti con malformazione cardiaca congenita, gruppo di condizioni frequenti
(0.9% dei nati) che in gran parte consentono una buona sopravvivenza e qualità
di vita anche lavorativa. Gli adulti spesso hanno subito a varie età interventi
più o meno invasivi con difetti residui che richiedono un follow-up per tutta
la vita. In questa review sulla base dei dati raccolti dai vari centri
interpellati vengono forniti consigli pratici per i non specialisti per
aiutarli a conoscere i problemi a lungo termine che gli adulti hanno e come
aiutarli ad affrontarli. Con utili sintesi di come individuare tali problemi
delle più comuni malformazioni (What you need to know. Red flag symptons.
Advances imaging technques. Mechanisms underlying cyanotic congenital heart
disease. Quando la profilassi antibiotica. Effetto sulla fertilità femminile e
consigli in gravidanza).
The help of
biomarkers in the prevention of epilepsy. Lancet Neurology 2016;15:782. Commento della Review sullo
stesso fascicolo Advances in the
development of biomarkers for epilepsy. Pg. 843 sui risultati delle
ricerche nell’individuazione di biomarcatori dell’epilettogenesi che ci aiuterebbero
ad identificare la presenza, la gravità, la progressione o la localizzazione di
un’anomalia epilettogenica. La natura multifattoriale e la rilevante
eterogeneità delle epilessie costituiscono il principale ostacolo nell’individuazione
di biomarcatori diagnostici, che consentono di individualizzare ed ottimizzare
la terapia, o prognostici, che consentono di individuare quali pz svilupperanno
l’epilessia e quali avranno beneficio di trattamenti preventivi. L’adozione di
biomarcatori attendibili consentirebbero quindi di migliorare il management delle
persone con epilessia e la prevenzione personalizzata e nel tempo appropriato e
non semplicemente limitarsi al trattamento sintomatico. Vengono presentati i
biomarcatori genetici, cioè mutazioni genetiche che rendono il SNC più
vulnerabile a sviluppare l’epilessia dopo un trauma cranico o un ictus
ischemico influenzando anche la risposta ad una data terapia, microRNA, biomarcatori
strutturali (es. RM cerebrale, imaging con tensore di diffusione),
elettrofisiologici, oscillazioni patologiche ad alta frequenza, metabolici, di
neuroinfiammazione, di disfunzione microvascolare. In conclusione un invito ad imparare
ad usare biomarcatori come in oncologia con l’adozione di piattaforme
molecolari che consentono di stratificare i pz per l’applicazione della terapia
più promettente.
PAIN. 2016;535:S1. Nature
Outlook sul dolore con articoli su Neuroscience:
The pain drain (S2), Biomedicine. Move over morphine (S4),
Perspective. Equality need not be painful (S7), Imaging. Show me where it hurts
(S8), Neuropathy. A name for their pain (S10), Genetics. An incomplete mosaic (S12),
Placebos. Honest fakery (S14), Palliatice
care. The other opioid issue (S16), History.
Painful progress (S18).
Genetics. Incomplete mosaic (S12): le caratteristiche così personali del dolore ne hanno reso difficile lo
studio. Sappiamo che la genetica ha un ruolo importante nel dolore (tra il 20%
e il 60% della variabilità della sensazione dolorosa è attribuibile a
differenze genetiche) ma non abbiamo ancora trovato varianti genomiche
significative per il dolore cronico (“no crucial smoking guns in DNA”). Gli
studi sulla genetica del dolore seguono due differenti modalità di ricerca.
Una, usale, nello studiare le forme monogeniche che sono rare (eritromialgia ereditaria
da mutazioni iperattive di Nav1.7 - MIM #133020; ci saranno 30-40 pz in tutto
il mondo, si sta valutando se sia possibile ricorrere ad inibitori di Nav1.7
per la terapia complicata dal fatto che l’inibizione di un altro sottotipo di
canale del sodio, che controlla i battiti cardiaci, potrebbe essere
pericolosa). Il secondo approccio consiste nel tentativo di identificare
varianti di sequenza in un’ampia popolazione di pz correlandole con il fenotipo
per identificare i “geni del dolore”, ma gli studi fatti non hanno portato a
risultati significativi perché si tratta di una complessa interazione
genetica-ambientale che può essere influenzata da centinaia/migliaia di geni in
ogni persona. Altri studi stanno limitando la ricerca genetica in specifici
fenotipi con dolore, come OPPERA che si sta occupando del disordine
temporomandibolare. Un’ulteriore difficoltà è costituita dal fatto che essendo
il dolore cronico comune e senza un fenotipo ben definito è difficile scegliere
un vero gruppo di controllo. Ma anche l’epigenetica potrebbe svolgere un ruolo
nel dolore, come suggerito da uno studio del 2014 in cui sono stati valutati i
differenti livelli di sensibilità al dolore di gemelli MZ, che ha consentito di
dimostrare differente metilazione di molti geni del dolore, tra cui il noto
TRPA1 (ndr: mutato nella sindrome familiare del dolore episodico, MIM#615040).
Ma non abbiamo ancora a disposizione tecniche adeguate per valutare il ruolo
dell’epigenetica nel dolore. In ogni modo, anche se “The studies have not been done yet. It will
be an explosion — soon”.
Mitochondrial
mismatch in mice. Nature 2016;535:326. Commento di
un articolo (Incompatibility between Nuclear and Mitochondrial Genomes
Contributes to an Interspecies Reproductive Barrier. Cell Metabolism
2016;24:283) che sottolinea un rischio, sinora non
previsto, della sostituzione mitocondriale per donne con mutazione patogena del
mtDNA (con il risultato di Three-parent baby). Nell’embrione di topo in questo
lavoro si è voluto verificare se esista un’incompatibilità tra il genoma
mitocondriale e quello nucleare ricorrendo alla sostituzione dei mitocondri
nelle uova fertilizzate da una sottospecie di topo a quella di un’altra
sottospecie. Embrioni con DNA nucleare del Mus mus domesticus
e con mtDNA del Mus mus musculus producono in F1femmine normali e maschi con
ridotta fertilità, ma buona parte degli embrioni con DNA nucleare del M. m.
musculus e mtDNA del M. m. domesticus termina in aborto o in nato morto. Sorge
quindi il dubbio della scelta del donatore con mtDNA che dovrebbe essere simile
a quello della donna in cui viene trapiantato (primo bambino nato con tale
tecnica: Towards clinical application of pronuclear transfer to
prevent mitochondrial DNA disease. Nature 2016;534:383)(Spigolature Giugno 2016).
Demystifying the demise of paternal mitochondrial DNA.
Science 2016;353:351. E’ stato
identificato l’enzima che elimina il DNA mitocondriale paterno nel corso della
riproduzione sessuale (Mitochondrial endonuclease G mediates breakdown of paternal mitochondria
upon fertilization. Pg. 394). Alla progenie viene trasmesso solo mtDNA materno e
quello paterno viene eliminato dopo la fertilizzazione nelle primissime fasi
dello sviluppo dello zigote tramite un meccanismo autofagico (mitofagia) sinora
non ben individuato. Il ritardo di eliminazione di mtDNA mutato o wild type ma
lievemente diverso comporta un’aumentata mortalità embrionale nell’animale
eteroplasmico probabilmente da incompatibilità di segnale cellulare tra mtDNA e
DNA nucleare. Il ricorso alla recente tecnica di trasferimento di mtDNA da
donatrice (Three-parent baby), in sperimentazione in UK e in USA ma ancora non
approvata, per evitare la nascita di bambini a rischio di malattia
mitocondriale potrebbe essere messa in discussione per la possibilità che in
caso di eteroplasmia piccole quantità di mtDMA residuo possa compromettere la
più ampia popolazione di mtDNA tramite un meccanismo di deriva genetica (ndr, Cell Stem Cell 2016;;18:749).
In questo lavoro nella C. Elegans si dimostra che i
mitocondri paterni subito dopo la fertilizzazione perdono le membrane esponendo
il mtDNA ad una endocucleasi mitocondriale G (CPS-6)
nello spazio intermembranoso oltre
alla riduzione del potenziale di membrana suggerendo quindi la presenza di
buchi nella membrana interna che attiva il sistema mitofagico. Quindi CPS-6
costituisce il fattore critico per l’eliminazione mitocondriale paterna.
Sickle
Cell Trait, Rhabdomyolysis, and Mortality among U.S. Army Soldiers.NEJM
2016;375:435.
Ricerca per verificare se l’eterozigosi per la mutazione causa di falcemia
comporta un rischio aumentato di rabdomiolisi da sforzo o morte. Condotta su
quasi 50.000 soldati afro-americani (la frequenza negli afro-americani è del
7.3%, dello 0.7% negli ispanici e del 1.6% nei residenti USA) in servizio
attivo e che sono stati sottoposti a test per HbAS. Non è stata osservata una differenza
significativa tra portatori e non portatori per la mortalità, ma solo un maggior
rischio di rabdomiolisi per i portatori (HR 1.54, IC 95% di 1.12-2.12), della
stessa entità del fumo e del rischio di BMI di >30 e meno di quello che
comporta l’assunzione recente di statine.
Wearing my disability with pride. Science 2016;353:318. Working life di uno studente di chimica
biologica affetto dalla s. Tourette, malattia
neurologica che fa compiere ripetuti movimenti e vocalizzazioni involontarie
come tic che possono non essere graditi e attirano l’attenzione di molti quando
la persona partecipa a riunioni, lezioni o conferenze. Ci ha messo anni a
farsene una ragione e ora non se ne vergogna più. Ma oltre a questo la sua
preoccupazione riguarda le sue possibilità di lavoro e carriera. Ma si sta
accorgendo che il suo handicap può aiutarlo a capire meglio gli altri
prescindendo dalla loro esteriorità e stimolandolo a capire il linguaggio del
corpo e il modo con cui gli altri si esprimono. E ha imparato a spiegare perché
si comporta così, ricevendone in cambio empatia e calore umano. Insieme,
suggerisce alla fine, non dobbiamo nascondere come realmente siamo per paura
che questa possa impedire la carriera che vorremmo e ciascuno di noi si adoperi
nell’ambito scientifico (credo in ogni situazione, non solo nel lavoro, ndr) la
disabilità sia accettata. E allora insieme possiamo andarne fieri
A
proposito di contributo ambientale per l’autismo: Induced labour is not associated with risk of
autism,
say researchers. BMJ 2016;354:i4135 che commenta un lavoro (Association
of Labor Induction With Offspring Risk of Autism Spectrum Disorders. JAMA
Pediatrics 2016;170:e160965). Vengono presentati i risultati di uno studio di
popolazione svedese (1992-2015) non si conferma quanto sostenuto in una
precedente pubblicazione su JAMA Pediatrics del 2013 in cui si riportava in
North Carolina un legame tra parto indotto ed autismo. Quindi il supposto
rischio, non confermato, non deve interferire con la decisione clinica se
indurre il parto o meno. In quest’ultimo studio si è osservata una lieve ma
significativa associazione tra induzione del parto e figlio con autismo anche
dopo aggiustamento con potenziali fattori confondenti (HR 1.19 con IC al 95%
1.13-1.24), ma quando il confronto si fa nei fratelli discordanti per il tipo
di induzione del parto (quindi pesando sia i fattori ambientali che genetici in
comune) l’associazione scompare (HR, 0.99; IC 95% 0.88-1.10).
Ask patients “What matters to you?” rather than “What’s
the matter?” BMJ 2016;354:i4045. Da medici è
meglio dire “cosa la preoccupa” piuttosto di dire “che c’è?”. La prima è un
invito al pz di parlare pure dei problemi e quindi fargli sentire l’empatia di essere
considerato una persona, la secondalo fa sentire un ammalato. L’A di questa
Personal View riporta l’esperienza di una sua pz con dolori e la cui terapia
non era riuscita a ridurre il suo malessere; alla domanda “What’s the matter” tra
le lacrime aveva parlato delle difficoltà per i suoi hobby e per la sua
famiglia, aspetti che non riguardano l’armamentario medico, ma da tenere
presente quando si cura una persona.
Streamlined genetic testing pathway is developed for
women with ovarian cancer. BMJ 2016;354:i3900.
Segnalazione di un lavoro (George A et al. Implementing
rapid, robust, cost-effective, patient-centred, routine genetic testing in
ovarian cancer patients. Sci Rep 2016;
doi:10.1038/srep29506) in
cui per le donne con cancro ovarico, non mucinoso o sieroso di alto grado il
cui rischio di essere portatrici di una mutazione patogena di BRCA1 o 2 è del
15%, si è organizzato il test per BRCA nel corso di una valutazione routinaria
oncologica fatto dal medico o dal personale non medico. Il classico approccio invece
è quello di inviare la donna alla clinica specifica per eseguire il test
genetico, ma questo comporta che in pratica il test viene poi fatto solo il
15-30% delle donne per le quali è indicato.
L’approccio adottato su 207 donne
rispetto all’approccio tradizionale fa ridurre (di 4 volte) il tempo per
eseguire il test, è efficace e centrato sul paziente: tutte hanno accettato di
eseguire il test, il 16% è risultata positiva a mutazione BRCA (la pz è stata poi
indirizzata al Genetista clinico) e ha consentito di programmare il management
clinico appropriato nel 79% dei casi.
Frozen tissue service offers fertility hope to young
people with cancer. BMJ 2016;354:i3955. Presso l’Università
di Edinburgh è stato organizzato un servizio di conservazione di materiale gonadico
per bambini/e, anche di 1 anno, e ragazzi/e che saranno a rischio di infertilità
per l’oncoterapia a cui sono stati sottoposti in età pediatrica. L’annuncio
viene in contemporanea con la nascita del primo bambino in UK da autotrapianto
di tessuto ovarico congelato di una donna di 33 anni che a 11 anni era stata
sottoposta ad oncoterapia per una rara forma di cancro. Per i maschi in età
fertile da tempo si possono conservare gli spermatozoi, ma per i prepuberali
con tessuti senza spermatozoi sinora non era possibile. Ma la ricerca ora offre
buone prospettive perché si possa farli produrre da tessuto testicolare
immaturo.
IMMAGINI
Urticaria
Multiforme. NEJM 2016;375:470. Bambina di 3 al PS per orticaria
pruriginosa. Aveva avuto 1 settimana prima un’infezione virale con febbre. Il
giorno successivo alla visita al PS febbre e comparsa in tutto il corpo di
lesioni anulari policicliche con cerchi con centro ecchimotico; il giorno dopo
ancora oltre alla lieve febbre dermografismo e mani, piedi e faccia gonfi. Per
la forma anulare spesso l’orticaria multiforme è confusa con l’eritema
multiforme o con altre patologie cutanee più gravi.
TERATOLOGIA
Finalmente
dopo quasi 60 anni si comincia a capire perchè la talidomide e i suoi derivati
sono teratogeni, oltre che una cura per alcuni tumori ematologici.
Promiscuous
mechanisms underlie the antitumor effects of thalidomide analogs. Nature Medicine
2016;22:706. A
calcium- and calpain-dependent pathway determines the response to lenalidomide
in myelodysplastic syndromes. Pg. 727 e Immunomodulatory
drugs disrupt the cereblon–CD147–MCT1 axis to exert antitumor activity and
teratogenicity. Pg. 735 (tutti AA tedeschi, ce lo dovevano, ndr).
Il principale bersaglio tramite il quale la talidomide e i suoi derivati (lenalidomide e
pomalidomide) mediano l’effetto anticancro e teratogeno è Cereblon (CRBN), un substrato recettore del complesso ubiquitin
ligasi CRL4 (Lenalidomide
Causes Selective Degradation of IKZF1 and IKZF3 in Multiple Myeloma Cells. Science 2014;343:301 e The Myeloma Drug Lenalidomide Promotes the
Cereblon-Dependent Destruction of Ikaros Proteins. Pg. 305)(vedi Articoli Gennaio 2104). Si dimostra che CRBN promuove
la formazione e l’attivazione del complesso proteico transmembrana CD146 e MCT1,
complesso che a sua volta promuove varie funzioni biologiche tra cui la
proliferazione cellulare e l’angiogenesi e l’esportazione di lattato con incremento
del ricorso al pathway glicolitico (come avviene nei tumori). Il KO di CD147
nello zebrafish provoca gli effetti teratogeni fenotipici della talidomide
nell’uomo. Chiariti quindi i suoi effetti pleiotropici antitumorali e
teratogeni.
Epigenetics,
behavior and early nicotine. Nature Neuroscience 2016;19:863. Commento di un
Articolo sullo stesso fascicolo (An epigenetic mechanism mediates developmental nicotine
effects on neuronal structure and behavior. Pg. 965) sui possibili meccanismi causativi delle anomalie
neurobiologiche e comportamentali da esposizione precoce durante lo sviluppo
cerebrale, esposizione in genere con il fumo che interessa circa il 10% delle
gravide. E’ noto che tale esposizione comporta nel feto alterazione di
elasticità neuronale in varie aeree cerebrali che può modificarne la
funzionalità e determinare quelle patologie chiamate disordini mentali
associati alla nicotina come ADHD, depressione ed ansietà. Non se ne conosce il
meccanismo patogenetico, né le conseguenze a lungo termine o il loro contributo
per le patologie psichiatriche. Nel topo gli AA dimostrano che l’esposizione
alla nicotina della gravida nelle primissime fasi dello sviluppo sino al 21 giorno dopo la
nascita modifica la plasticità neuronale corticale del feto con alterazioni della
ramificazione e della densità delle spine dendritiche visibile nel topo di 3
mesi post-natali (che nella nostra specie corrisponde al 3° trimestre di vita
intrauterina). Questo avviene per specifiche alterazioni dei processi di
metilazione istonica che comportano modificazioni dell’espressione genica di
lunga durata, anche per tutta la vita dell’animale. Nel commento si sottolinea
che gli effetti osservati nel topo potrebbero non essere quelli a cui è esposto
il feto di madre fumatrice, almeno della stessa entità, a causa dell’alta dose
somministrata nel topo rispetto. Lo screening microarray ha dimostrato nella
corteccia una sopraregolazione di due componenti del complesso
metiltrasferasico istonico, Ash2I e Mef2c e un aumento di metilazione istonica
H3K4 nei geni della plasticità neuronale e del rimodellamento dendritico
successivamente all’esposizione nelle prime fasi dello sviluppo. Per verificare
l’effetto di alterazioni corticali da alterata regolazioni di Ash2I e Mef2c
sono stati introdotti in utero nella
corteccia cerebrale di embrioni di topo plasmidi per aumentarne o diminuirne l’espressione:
la diminuzione di espressione corticale cerebrale annulla gli effetti della
nicotina mentre l’aumento di espressione mima le alterazioni neurobiologiche
prodotte dalla nicotina.
Ottimo
lavoro e ottime considerazioni e prospettive nel commento.
ZIKA
VIRUS
The French experience of the threat
posed by Zika virus. Lancet 2016;388:9.
Come l’organizzazione sanitaria in Francia si sia preparata per l’infezione da
zika. Un buon esempio.
Beyond
Zika. Nature 2016;535:8. Editoriale con sottotitolo “The spotlight on Zika
virus should help to spur broader research into birth defects” che
inizia efficacemente dicendo che nel tempo
impiegato nel leggerlo nasce in USA un bambino con difetto congenito. In buona
parte dei paesi con reddito medio-basso non c’è una sorveglianza di questi
eventi che induca le autorità sanitarie ad
adottare provvedimenti preventivi. Ora l’epidemia
di microcefalia da infezione materna da zika ha posto
l’attenzione su queste patologie sinora trascurate giunte l’ultima volta
all’attenzione sanitaria per l’epidemia dei
difetti congeniti da rosolia a metà degli anni ’60,
ma nonostante sia a disposizione un vaccino efficace
e a poco prezzo nel mondo ancora oggi
100.000 bambini nascono con embrio-fetopatia rubeolica. Un altro esempio
di insuccesso preventivo in molte nazioni, incluse alcune europee, è costituito
dalla mancata fortificazione degli alimenti con acido folico per la prevenzione
dei DTN e di altri difetti congeniti. Dal punto di vista epidemiologico per la
frequenza de difetti congeniti, inferiore alle
comuni patologie, occorrono registri su base nazionale per raggiungere la
significatività statistica per essere studiate e per la ricerca dalle loro
numerosissime cause che richiede investimenti
cospicui e a lungo termine. Viene giustamente ricordato che la comunità
economica europea sulla spinta della tragedia della embrio-fetopatia da
talidomide e da rosolia ha sponsorizzato dal 1974 la sorveglianza delle
anomalie congenite (EUROCAT)(tuttora attivo, vedi in Spigolature Aprile 2016 Lamotrigine
for epilepsy may not increase risk of birth defects, study shows. BMJ
2016;353:i1965. Ho
avuto una lunga esperienza professionale con questo registro e devo dire che ha
svolto bene con pochissimi fondi, insieme al International
Clearinghouse for Birth Defects Surveillance, almeno la sorveglianza delle
malformazioni, ndr) che ha continuato la sua opera di ricerca delle
cause e dei fattori di rischio dei difetti congeniti e approntato un sistema di
sorveglianza e monitoraggio di queste patologie. I difetti congeniti dovrebbero
costituire una priorità per i sistemi di salute pubblica, ma “It is staggering (sorprendente)
in 2016 that they are not”.
Modeling Zika Virus Infection in Pregnancy. NEJM
2016;375:481. Della serie Clinical implications of basic
research con una buona panoramica di quello che si sa sulla trasmissione dell’infezione
zika nell’adulto (trasmessa da zanzare nella mx parte dei casi, ma anche per
via sessuale), al feto, rischio di anomalie del SNC fetale stimato sino al 20%
delle gravide infettate nel primo trimestre, sulla localizzazione cellulare in
epoca fetale, sui modelli animali sottolineandone i limiti ma anche la
potenzialità per capire i meccanismi patogenetici e gli effetti clinici in base
al ceppo virale e per testare vaccini e specifiche terapie.
Countering the Zika epidemic in Latin America. Science
2016;353:353. Dati
epidemiologici sull’infezione da zika virus in Brasile, su come si è diffusa,
sulle raccomandazioni da dare ai responsabili della gestione sanitaria per
evitare controllarne la diffusione e prevenire future epidemie.
US urges Puerto Rico to start aerial spraying to
reduce risk of birth defects. BMJ 2016;354:i3815.
A Porto Rico si sta pensando ad un trattamento aereo con insetticidi (organofosfati come Naled) per
il controllo della diffusione dell’infezione da zika, come è stato fatto in USA
dopo gli uragani e le inondazioni.
US probes first apparent non-sexual person-to-person
Zika transmission and first domestic outbreak. BMJ 2016;354:i4107. In Utah un uomo che seguiva
un anziano parente infettato all’estero da zika è risultato positivo per la
malattia senza aver viaggiato in un’area a rischio. Nell’area di residenza non
sono stati trovati insetti portatori del virus.
More than 50 UK Zika cases are reported in people returning
from abroad so far this year. BMJ 2016;354:i4227.
Zika vaccine has a good shot. Science 2016;353:529. Non tutti i virus sono uguali,
ad es. l’HIV domina la risposta immunitaria data dalla vaccinazione. Ma ci sono
buone speranze dai risultati di varie sperimentazioni nelle scimmie che hanno
dato ottimi risultati che per zika si possa arrivare invece ad avere un
vaccino. Alla fine dello scorso Luglio sono iniziate varie sperimentazioni
cliniche nell’uomo. Ma ci potrebbero essere difficoltà di interpretazione di
dati dato con in Sud America è presumibile che buona parte della popolazione
sia stata già infettata. Il suggerimento allora di sperimentazioni in
popolazioni diverse.
ZIBALDONE
Medicine, Monopoly, and the Premodern State. Early
Clinical Trials. NEJM 2016;375:106. Sbaglia chi
crede che le sperimentazioni cliniche siano un frutto della medicina moderna. Più
di 400 anni fa le sperimentazioni cliniche mediavano il rapporto tra stato, mercato
dei farmaci e consumatori. I farmaci venduti nelle farmacie non erano soggetti
a veri test, mentre i medicamenti venduti al di fuori dalle farmacie da
“empirici” senza licenza, che talvolta erano autorizzati a vendere un farmaco, venivano
sottoposti a test rigorosi. Dal 1500 in Spagna ed in Italia vi erano speciali
procedure per gli empirici perché potessero vendere specifici prodotti. E si
facevano esperimenti con i cani (veleno con antidoto ad alcuni vs solo veleno
ad altri) e anche con i condannati a morte. Quando c’erano prove dell’efficacia
il regnante dava un brevetto ed il monopolio per la vendita. Interessante la
sperimentazione dell’estratto della radice dell’Ipecacuanha (pianta officinale originaria del Brasile; tuttora
venduta come rimedio omeopatico, ndr) per la cura della dissenteria preparata
dal medico di origine olandese Adrien Helvétius (1662–1727), sperimentazione avvenuta in un
ospedale parigino ed osteggiata dal personale religioso, ma condotta comunque per
volere del re, che poi per i risultati ottenuti ha dato il monopolio a
Helvétius e il suo uso militare dato che le patologie enteriche erano molto
frequenti tra le truppe. I principi quindi della proprietà intellettuale
farmacologica datano dal 1790 ed era una graziosa concessione del re, solo
successivamente dalla fine dell’illuminismo sono diventati un diritto del
singolo ricercatore di beneficiare della propria invenzione. Questo ha portato
alla diffusione alla popolazione delle conoscenze, ai limiti temporali del
monopolio e al controllo del brevetto da parte di una specifica commissione
governativa.
Social cycle aids HIV spread. Nature 2016;535:335. Il Sudafrica ha il maggior numero di persone con
AIDS. Alla conferenza internazionale per AIDS Program of Research in South
Africa (CAPRISA) è stato presentato uno studio di genetica virologica
analizzando le somiglianze di sequenze del virus HIV di 1.600 persone infettate
in una comunità di KwaZulu-Natal. I risultati dimostrano che le ragazze
adolescenti e le donne sui 20 anni sono infettate da uomini di 30 anni. Quando
queste donne crescono infettano i loro partner duraturi che poi a loro volta
trasmettono il virus tramite rapporti con donne giovani, “This is the
engine driving high rates of HIV”. Come si forma questo circolo vizioso?
Si usa il termine di “blesser” per uomini adulti che adescano adolescenti
pagando prima il bus per andare a scuola, poi cibo a scuola che non possono
pagare e poi il pranzo e infine il letto.
L’A suggerisce di incoraggiare le giovani non infettate che vivono
in aree ad elevato rischio di infezione alla prevenzione mediante assunzione
regolare di farmaci contro il retrovirus. WHO raccomanda invece a tutti coloro
ad alto rischio di HIV di adottare quella che viene chiamata profilassi prima
dell’esposizione (PrEP), ma il Sudafrica dopo i risultati di sperimentazioni
cliniche che non hanno dato risultati significativi non la raccomanda per le
giovani donne. Da quanto risulta da uno studio non pubblicato l’insuccesso di
PrEP potrebbe essere dovuto al microbioma vaginale che ostacola l’azione dei
farmaci della PrEP. Ma è soprattutto necessario rompere il silenzio di questa
pratica di adescamento, consapevolezza per le famiglie di reclamare i propri
diritti per ridurre questo tipo di violenza e leggi che proteggano queste
ragazze.
Influencing the infant microbiome.
Science 28 July 2016;353.
Commenti di un articolo (non ho il testo)(
Sci. Transl. Med. 2016:8:349ra100)
su un dato contradditorio: ogni anno nasce in tutto il mondo circa 1 milione di
bambini da madre HIV, buona parte di questi bambini non acquisisce l’infezione
ma la loro mortalità è doppia rispetto ai figli di madre HIV negative. In
questo lavoro si dimostra che l’infezione materna da HIV è associata a
modificazioni del microbioma dei figli non affetti ma esposti, e questo può
comportare, forse con il contributo dell’allattamento al seno, un’alterazione
del sistema immunitario che contribuisce alla loro mortalità.
Psychological resilience and the gene
regulatory impact of posttraumatic stress in Nepali child soldiers. PNAS
2016;113:2016. Nella nostra società occidentale,
educata, industrializzata, ricca e democratica (WEIRD) vivere in condizioni
sfavorevoli nei primi anni di vita comporta un’aumentata espressione nelle cellule
immunitarie mieloidi di geni proinfiammatori e ridotta espressione di geni antivirali
(che viene chiamata risposta trascrizionale alle avversità)(CTRA). In questo lavoro si è voluto valutare la regolazione
dei geni correlati con le condizioni sfavorevoli in 254 bambini soldato
nepalesi confrontati con controlli adeguati di civili non combattenti 5 anni
dopo la guerra civile. Si è osservata una sopraregolazione dei geni CTRA nei
bambini soldati, effetti legati alla gravità del disturbo postraumatico da
stress (PTSD). Nel lavoro è stata individuata una correlazione significativa
tra espressione dei geni CTRA e PTSD e una correlazione negativa tra espressione
dei geni CTRA e punteggio di resilienza psicologica (ripristino dell’equilibrio
emotivo compromesso di fronte alle avversità). Interessante il dato che coloro
che sono stati bambini soldato e con alti livelli di resilienza autostimata hanno profili molecolari simili a quelli che non
avevano avuto combattuto e non avevano un disturbo post-traumatico. Questo
suggerisce che le risposte molecolari alle avversità nei primi anni di vita
sono presenti anche in altri contesti socio-culturali e suggeriscono un ruolo
chiave della resilienza nel ridurre l’impatto molecolare degli eventi
sfavorevoli ambientali. Quindi favorire la resilienza anche in assenza di segni
di PTSD consente un chiaro beneficio per la salute mentale e fisica.
Equity and length of lifespan are not
the same. PNAS 2016;113:8420.
Il controllo delle principali cause di morte, come le malattie cardiache o il
cancro, fa aumentare l’attesa di vita, mentre gli interventi medici per ridurre
la mortalità infantile aumenta l’equità. Quindi tutto quello che si fa per
ridurre la mortalità infantile favorisce una lunga vita per tutti.
Can Apulia’s olive trees be saved? NEJM 2016;353:346. Nell’Ottobre 2013 il servizio
fitosanitario italiano ha notificato alla commissione europea che vicino a
Gallipoli era stato individuato negli ulivi un patogeno, la Xylella fastidiosa,
di provenienza, scoperta poi, da piante di caffè del Costa Rica, che viene
diffusa da insetti ed colpisce anche i vigneti, i limoni, mandorli e molte altre
piante incluse le ornamentali. Tipicamente alcune di queste danno segni di
malattia dopo mesi o anni (gli ulivi dopo 12-14 mesi), ma l’epidemia intanto si
sta diffondendo rapidamente. Nel 2004 tale patogeno è stato trovato anche in
Corsica e in piante della riviera francese. I provvedimenti di trattamento
adottati dalla CE sono consistiti nella soppressione del patogeno e nella
eradicazione delle piante infettate e, per il lungo periodo di incubazione,
anche delle piante suscettibili entro i 100 metri. Ma gli ambientisti e i
politici locali si sono opposti alla decisione della EC anche con denunce e
ricorsi perché gli ulivi fanno parte del paesaggio, della storia e della
cultura pugliese. Ora si sta aspettando la decisione della Corte di Giustizia
europea che deve dire se la decisione della CE di abbattere gli alberi
infettati ed adiacenti sia appropriata. Ma questa opposizione non ha fatto
altro che peggiorare la situazione epidemiologica. In passato vi sono stati
altri eventi simili come le malattie delle patate in Irlanda, dei castani in
USA, dell’uva (filossera) in Francia che hanno comportato per la loro cura rilevanti
cambiamenti ambientali e culturali nelle popolazioni. Un intervento che incide
sull’intera società avrebbe dovuto essere basato non solo su soluzioni tecniche
ma anche sui vari aspetti sociali, economici, politici e culturali per tentare
di ottenere la cooperazione dei responsabili politici locali, che qui è mancata.
Asylum delay reduces employment. Science 5 August 2016;353. E’ importante capire, con
l’attuale crisi di richiedenti asilo, come fare per agevolarne l’integrazione,
che sappiamo passa per dare loro un lavoro retribuito. Nella pubblicazione che
viene commentata (non ho il testo)(Sci.
Adv. 10.1126.sciadv.1600432
(2016) si è osservato che quando i rifugiati, provenienti da vari paesi,
devono attendere un ulteriore anno perché venga presa la decisione di avere o
meno il permesso di soggiorno hanno poi in questo caso difficoltà di trovare
lavoro. Questo potrebbe essere un effetto del ritardo della risposta alla loro
domanda di asilo che li scoraggia. Da qui la considerazione che sarebbe più
vantaggioso per il paese che li accoglie velocizzare le procedure per sbloccare
il rilevante potenziale economico di queste persone che sono in una difficile
situazione.