Raccolta e brevi commenti di articoli di Genetica Medica e
Umana e di interesse generale del mese di Agosto
2014 (Spigolature) che hanno
attirato la mia attenzione o curiosità, pubblicati nelle seguenti riviste: British
Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature
Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature
Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.
DA NON PERDERE
Case 27-2014: A 10-Month-Old Boy with Microcephaly and
Episodic Cyanosis. NEJM 2014;371:847. B. di 10 mesi
ricoverato per crisi di cianosi. All’obiettività microcefalia prenatale con
normale crescita, ipotonia del tronco, RPM e cecità corticale. Lo screening
neonatale di 60 malattie del metabolismo era negativo. AF negativa, genitori
non consanguinei, 2 aborti spontanei materni. La RM cerebrale a 6 settimane di
età rileva microcefalia, ritardata mielinizzazione e agenesia parziale callosa.
Esclusa Toxoplasmosi, Rosolia, Citomegalovirus prenatale. Successivo ricovero
per crisi di apnea e ipoventilazione di origine centrale. A 11 mesi la RM
rileva trombosi venosa profonda (vena di Galeno). Degli esami del sangue segni
di trombosi e iperomocisteinemia (159.5 μmol/litro con vn 0–12)(buon suggerimento
diagnostico, ndr), a-CGH: duplicazione in 16p11.2, ritenuto polimorfismo. Bella la diagnosi
differenziale, arrivando a 3 diagnosi possibili e poi a quella giusta con
successiva conferma molecolare. E con l’indicazione terapeutica (fantastica
discussione, come per tutti i casi clinici di NEJM. Ndr).
Collective credit allocation in
science. PNAS 2014;111:12325.
Algoritmo per calcolare nelle varie discipline il contributo di una
pubblicazione con più autori (interessante, con logica premessa, ndr).
EPIGENETICA
The role of genomic imprinting in
biology and disease: an expanding view. Nature Reviews Genetics 2014;15:517. E’ noto da tempo (30 anni) il ruolo di geni soggetti ad
imprinting sullo sviluppo e sulla biologia placentare, costituendo la base
biologica di malattie (es. s. Prader-Willi, Angelman,
Beckwith–Wiedemann, Pseudoipoparatiroidismo tipo 1a e 1b, Silver–Russell,
Diabete mellito tipo 1 transitorio neonatale, UPD 14 mat e pat) e di deficit di crescita prenatale. Dei 300 geni soggetti
ad imprinting del topo almeno la metà sono presenti anche nell’uomo (http://igc.otago.ac.nz/home.html), ma il loro numero sta crescendo rapidamente con l’utilizzo
delle nuove tecniche genetiche.
In questa review
vengono presentati gli effetti dell’imprinting sui processi biologici in epoca
postnatale nel topo, in particolare per malattie comuni dell’adulto, come l’obesità
o la magrezza (vedi Tab 2), le malattie psichiatriche e il cancro. Con molte
analogie con quanto sappiamo nell’uomo.
E a proposito di obesità:
***
Altering the
Intestinal Microbiota during a Critical Developmental Window Has Lasting
Metabolic Consequences. Cell 2014;158:705.
I primi periodi della vita, sappiamo, sono critici per il metabolismo e la
distruzione del microbiota (l'insieme della popolazione batterica che occupa la
parte centrale del canale digerente umano) in questo periodo, con parto cesareo
o l’uso di antibiotici, può causare alterazioni della composizione corporea e
obesità. D’altra parte gli allevatori di bestiame somministrano da anni
antibiotici a basse dosi agli animali per promuovere la crescita, con effetti
maggiori per esposizioni precoci. Nel lavoro si dimostra che nel topo la
somministrazione dalla nascita e per il primo periodo di vita di basse dosi di
penicillina altera il microbiota, agisce sull’espressione di geni coinvolti
nell’immunità, provoca alterazioni metaboliche con aumento della massa grassa e
amplifica gli effetti della dieta che induce obesità. L’effetto sul metabolismo
dura a lungo e rimane anche quando viene ristabilito il microbiota normale.
Don’t blame the mothers. Nature 2014;512:131. Sottotitolo: Careless discussion
of epigenetic research on how early life affects health across generations
could harm women. Già perché, complice la stampa
(‘Mother’s diet during pregnancy alters baby’s DNA’ -BBC, ‘Grandma’s
Experiences Leave a Mark on Your Genes’ -Discover, and ‘Pregnant 9/11
survivors transmitted trauma to their children’ -The Guardian) tutto o
quasi quello che succede da adulti (patologie metaboliche, psichiatriche,
cancro e altro) sembra dipendere da quello nostra madre ha fatto durante la
gravidanza. Mentre fattori come il contributo paterno, la famiglia e l’ambiente
sociale ricevono minor attenzione. Abbiamo invece bisogno che i ricercatori,
chi diffonde notizie sulla ricerca e i giornalisti considerino bene quali danni
possono produrre discussioni irresponsabili.
La colpevolizzazione materna viene da
lontano, come la storia della sindrome feto-alcolica e del consumo di moderate
quantità di alcool (che sembrano non essere associate a danni fetali)(da
provare con dati multicentrici e su ampie popolazioni, ndr), dei crack-babies nati
da gravide che hanno fumato cocaina (in USA oltre 400 madri, in maggioranza
afro-americane, sono state chiamate in giudizio per danno fetale per tale
comportamento, quando il rischio connesso sembra simile a quello del fumo e
dell’acool)(che però non è zero, ndr), dell’autismo che negli anni ’70 si
pensava fosse dovuto a madri poco empatiche (‘refrigerator mothers’). Ed altri
esempi. Occorrono quindi studi scientifici controllati sull’effetto
dell’ambiente uterino sulla salute, studi che fanno parte di quello che si
chiama Developmental Origins of Health and Disease
(DOHaD)(http://www.mrc-leu.soton.ac.uk/dohad/index.asp) che servono come indirizzo guidato per
quello che è opportuno e non opportuno fare in gravidanza. Quattro ammonimenti
(caveat): 1. Evita di trasferire acriticamente i risultati degli studi di
animali all’uomo, 2. Sottolinea il ruolo biparentale (sì, ma l’utero in cui
vive l’embrione e il feto per 9 mesi è un organo materno, ndr), 3. Sottolinea
la complessità delle cose e l’intervento di molti altri fattori ancora poco
conosciuti nello sviluppo, 4. Riconosci il ruolo della società: molti agenti di
stress intrauterini che per DOHaD hanno effetti intergenerazionali correlano
con la razza, il genere e le classi sociali.
In utero
undernourishment perturbs the adult sperm methylome and intergenerational
metabolism. Science 2014;345:785.
“The nutritional sins of the mother”,
titola il commento all’articolo sullo stesso fascicolo di Science, che
sottolinea un aspetto parzialmente noto, come dato di fatto e anche con qualche
dato biologico, dell’effetto di quanto succede alla madre in gravidanza sul
feto, anche nella sua vita postnatale. Ma sappiamo anche che esiste un’eredità
epigenetica paterna di fenotipi indotti dall’ambiente, ma non ne conosciamo i
meccanismi. Nel lavoro si dimostra che i topi nati da madri sottonutrite hanno nello
sperma alterata metilazione del DNA, con ipometilazione in alcune specifiche
regioni come quelle ricche di elementi regolatori e resistenti alla
riprogrammazione zigotica, e mancanza di protamine, proteine
nucleari essenziali per la stabilizzazione del DNA e la condensazione dei spermatociti, mentre hanno un
eccesso di nucleosomi (proteine istoniche attorno cui è avvolto il DNA). In seconda generazione di maschi le cui
madri erano state iponutrite in gravidanza si osserva intolleranza glucidica e
alterato metabolismo lipidico.
Vedi anche commento sullo stesso
fascicolo You are what you eat, but what about your DNA? Science
2014;345:733.
Parenting. A
legacy that transcends genes. Science 2014;111:742. Special Section di Science (vedi
Zibaldone).
PER I PEDIATRI E PER ALTRI SPECIALISTI (Pediatri,
Neurologi, Ostetrici, Cardiologi, Psichiatri, ORL, Medici della riproduzione, Patologi
ecc.).
***
Neurofibromatosis type 1: a multidisciplinary approach to care. Lancet Neurology 2014;13:834. NF1: malattia genetica AD frequente (1:2.500-3.000)
nati, in metà dei casi non familiari, con estrema pleiotropia che richiede, per
il follow-up e per le cure, un approccio veramente multidisciplinare (e che ha
motivato, anche grazie ad associazioni laiche numerose e molto attive, la formazione
di “cliniche NF1”, in tutto il mondo, ndr). In questa review, in cui un
coautore è un clinico e un ricercatore che ha dedicato la sua vita
professionale a questa malattia (vedi il Profile David
Gutmann: making science work for patients. Pg. 762), vengono presentate,
oltre alla clinica (completa e ben descritta, ndr) anche le numerose
sperimentazioni in corso del Neurofibromatosis Clinical Trials Consortium (NFCTC) che
includono studi dell’azione di sorafenib per il neurofibroma plessiforme associato
a NF1 (NCT00727233), di bevacizumab e di everolimus per il tumore maligno della
guaina dei nervi periferici (NCT01661283), ancora di everolimus per il glioma associato
a NF1 (NCT01158651), degli inibitori MEK per bambini con neurofibroma plessiforme
inoperabile associato a NF1 (NCT01362803) e inibitori MEK per pz con tumori con
attivazione RAS, RAF o MEK tra cui anche quelli con mutazione del gene NF1 (NCT01885195).
Con
i vari modelli animali disponibili “we can now envision a future in which effective
treatments for people with neurofibromatosis type 1-associated tumours are
imminent”.
”Haemorrhagic disease of the newborn” 89 years later than expected:
vitamin K deficiency bleeding. Lancet 2014;384:556. Titolo
stimolante di un case report (sempre molto belli, che mi ricordano la mia
pratica medica, ndr) di un anziano di 89 anni, sanguinante in PS, con quello
che veniva chiamata come malattia emorragica del neonato (causa nei casi più
gravi di emorragia cerebrale, malattia sin dagli anni ’60 del secolo scorso
praticamente eliminata con la profilassi neonatale con vitamina K) che è in
realtà ora definibile come carenza di vitamina K. La causa di tale carenza era
dovuta nel pz anziano a un malassorbimento intestinale da causa non nota e da
terapia con colestiramina (associata a vit. D, ma non a terapia sostitutiva con
altre vitamine liposolubili) per abbassare la colesterolemia. Guarito da bravi
medici del PS (dottori di famiglia prendete nota: di liposolubile non c’è solo
la vit D, ndr).
Genetic contribution to postpartum haemorrhage in Swedish population:
cohort study of 466 686 births. BMJ 2014;349:g4984. Risultati di uno studio di
coorte utilizzando i dati di un registro di malattia sulla familiarità
dell’emorragia post-partum, una delle cause di mortalità materna, nella
popolazione svedese e sul contributo dei fattori genetici ed ambientali. La
prevalenza generale di emorragia dopo parto vaginale è stata del 4.6%. La
componente genetica materna è stata stimata del 18% (IC 95% 9-26), solo
ambientale materno del 10% (IC 95% 1-19%) e attribuita al feto 11% (IC 95%
0-26). In conclusione c’è una predisposizione genetica all’emorragia
post-partum: Ostetrici raccogliete sempre prima del parto l’anamnesi familiare –
in particolare parenti con storia di emorragia postpartum; si stima che la
partoriente che ha una sorella che ha avuto un’emorragia post-partum ha un
incremento di rischio del 70% di averlo anche lei. Ma si stima che più della
metà della predisposizione è attribuibile a fattori non condivisi nelle
famiglie.
Ipotesi evoluzionistica di questa complicazione: la
vulnerabilità all’emorragia, che può anche essere letale per la madre, potrebbe
essere dovuta alla natura altamente invasiva della placentazione umana che è
ottimizzata ad assicurare il nutrimento al feto in sviluppo.
Genetic contribution to postpartum haemorrhage. BMJ 2014;349:5285. Editoriale che sottolinea l’articolo sopra riportato e le conclusioni
“Taking a family
history from all pregnant women could save lives”.
More Blood for Sickle Cell
Anemia? NEJM 2014;371:775. La Falcemia è una malattia
caratterizzata da imprevedibili episodi acuti con danni progressivi di vari
organi senza un’efficace terapia. Interessa tutte le specialità perché
coinvolge tutti gli organi. E’ una delle più comuni malattie ereditarie con
prevalenza che varia moltissimo da etnia a etnia. I danni, multiorgano, sono
provocati dalla polimerizzazione dell’emoglobina S che altera i globuli rossi,
ne abbrevia l’emivita e provoca occlusione vascolare. In particolare l’ictus cerebrale
che interessa il 10% dei bambini che non seguono la terapia trasfusionale con GR
dopo lo screening doppler; tale terapia riduce il flusso sanguigno e la
percentuale di cellule con HbS. Circa il 35% dei b. hanno all’età di 6 anni una
m. cerebrovascolare, o un infarto silente o lo stroke vero e proprio. Nella sperimentazione
Silent
Cerebral Infarct Transfusion (SIT), i cui risultati sono riportati
nell’articolo sullo stesso fascicolo (Controlled
Trial of Transfusions for Silent Cerebral Infarcts in Sickle Cell Anemia. Pg.
699), sono stati confrontati bambini (196 di età media di 10 anni) con
Anemia falciforme, con infarto silente asintomatico identificato con RMI
cerebrale che erano stati seguiti clinicamente, con quelli che nella stessa
condizione erano stati trasfusi mensilmente in modo da avere un valore
emoglobinico >9g/dl e una concentrazione HbS ≤ 30%. Dopo 3 anni il rischio
relativo di nuovi infarti silenti nel b. trasfusi rispetto ai non trasfusi è
risultato del 56%, mentre non vi è stato nel confronto alcuna variazione delle
capacità cognitive. Buoni risultati anche per la sintomatologia dolorosa e la
sindrome toracica acuta.
Nell’editoriale vengono presentate
anche altre possibili terapie come il ricorso all’idrossiurea, che aumentando la produzione di emoglobina fetale diminuisce la
concentrazione di HbS e riduce la morbilità e la mortalità, ma non se ne
conoscono però gli effetti nel tempo. Ma lo stesso può essere detto per la
terapia trasfusionale (vedi
anche Management of
sickle cell disease in the community. Clinical Review. BMJ 2014; 348:g1765)(Spigolature
Marzo 2014).
A
family-oriented psychosocial intervention reduces inflammation in low-SES
African American youth. PNAS 2014;111:11287.
E’ noto che bambini di famiglie di basso stato socio-economico (SES) sono a
rischio di vari problemi medici (obesità, diabete, m. cardiovascolari e cancro),
che iniziano precocemente e persistono per tutta la vita. Ricerca: 173 coppie madre-figlio/a
afro-americane dello stato della Georgia (USA) di basso stato socioeconomico hanno
seguito un programma di training di 14 ore sulle tecniche educative, su come
programmare scopi e attese e sul sesso, razzismo e abuso di alcool. Le coppie
di controllo hanno ricevuto opuscoli sullo stesso argomento senza training. Dopo
8 anni i figli sono stati sottoposti a prelievo ematico per quantificare i
livelli di 6 citochine, che sono un marker di infiammazione. Coloro che avevano
ricevuto il training educativo avevano i livelli significativamente più bassi
dei controlli. I risultati depongono per un’efficacia di interventi orientati
al sostegno della famiglia nel ridurre il rischio di infiammazione che è alla
base di molte malattie dell’adulto e che è una patologia frequente nei bambini
di SES.
Capitalising on modifiable risk factors for Alzheimer’s disease. Lancet Neurology 2014;13:752. Commento dei risultati di un modello che stima i
componenti di rischio di Alzheimer modificabili relativi a 7 principali fattori
di rischio (diabete, ipertensione della mezza età, obesità
della mezza età, inattività fisica, depressione, fumo, basso livello
educazionale)(Potential for primary prevention
of Alzheimer’s disease:an analysis of population-based data. Pg. 788). La riduzione di prevalenza di
ognuno di questi 7 fattori di rischio del 20% per decade potrebbe ridurre il
numero di casi di Alzheimer del 15.3%. Il commento sottolinea che comunque il
messaggio dell’articolo è sostanzialmente questo: come per altre malattie della
vecchiaia è possibile almeno in parte la prevenzione agendo sui fattori di
rischio noti.
Syndromes of Thrombotic Microangiopathy. NEJM
2014;371:654. Review article sulle microangiopatie
trombotiche (TMA), che possono essere ereditate o acquisite, caratterizzate da anemia
emolitica microangiopatica, trombocitopenia e lesione di vari organi.
Le forme genetiche sono ADAMTS13
deficiency–mediated TMA, Complement-mediated TMA con mutazioni di CFH, CFI, CFB, C3, CD46 e altri geni del
complemento, Metabolism-mediated TMA con mutazioni in omozigosi di MMACHC (metilmalonico aciduria e
omocistinuria tipo cblC), Coagulation-mediated TMA con mutazioni
in omozigosi di DGKE, PLG o THBD.
Ottimo
l’algoritmo diagnostico per le forme genetiche o acquisite nei bambini e negli adulti
(Fig.3).
Obsessive–Compulsive
Disorder. NEJM 2014;371:646. Clinical practice di una patologia psichiatrica comune (1-3%
nel corso della vita) a base genetica, ma poco nota (vedi anche Spigolature
2014)(Obsessive-compulsive disorder. BMJ 2014;348:g2183).
Two
Clinical Phenotypes in Polycythemia Vera. NEJM 2014;371:808. La policitemia vera, più frequente nel sesso
femminile, è una malattia clonale delle cellule staminali con aumento di
produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine complicata da ematopoiesi
extramidollare, mielofibrosi e leucemia acuta. E’ dovuta a una mutazione
attivante (V617F) della tirosin chinasi JAK2, che causa anche
la trombocitosi essenziale e la mielofibrosi primaria, condizioni con fenotipo
in parte simile ma con diversa evoluzione. Questo perché si ritiene operino
altri fattori genetici ed epigenetici. Per caratterizzare a livello molecolare
le anomalie della policitemia vera a livello delle cellule staminali è stata
esaminata l’espressione genica nelle cellule CD34+ (glicoproteina associata alle cellule staminali
ematopoietiche, presente sulle cellule ematopoietiche
staminali e progenitrici del midollo osseo e assente nelle cellule circolanti
del sangue periferico, è quindi un marcatore specifico di stadio maturativo, ma
non di linea differenziativa, ndr) di 19 pz con tale condizione clinica con mutazione V617F del
gene JAK2, tenendo presente il sesso della persona affetta. E’ stato possibile classificare
i 19 pz in due gruppi in base alla differente regolazione di 102 geni, gruppi
che hanno un differente fenotipo
clinico-laboratorio (splenomegalia, livelli di Hb) ed evoluzione (durata della
malattia, frequenza tromboembolica, splenectomia, esposizione chemioterapica,
trasformazione leucemica, sopravvivenza). Sono stati quindi trovati pathway
diversi da quello di JAK2, possibili bersagli molecolari per future terapie.
Interleukin-1
deficiency prolongs ovarian lifespan in mice. PNAS 2014;111:12492. Nelle femmine c’è un orologio biologico che segna i limiti
della vita riproduttiva (sui 50 anni, ma con variazioni individuali) e con una
progressiva e drastica diminuzione della fecondità dopo i 30 anni. Il trend
attuale di posporre la gravidanza per molte coppie ha portato necessariamente
al ricorso sempre più frequente alla procreazione assistita. Quindi ben vengano
studi che rallentino se possibile l’apoptosi follicolare. Studi recenti hanno
individuato nell’infiammazione una delle causa dell’esaurimento della riserva
ovarica, ma non ci sono studi su infiammazione e ruolo della Interleuchina 1
(IL-1) nell’esaurimento ovarico età-dipendente.
L’ipotesi
di lavoro è verificare se la femmina di topo KO IL-1 ha ovaie meno suscettibili
all’apoptosi. I risultati confermano l’importanza di IL-1 nella riproduzione,
che svolge un ruolo critico nell’esaurimento legato all’età della riserva
ovarica interessando i pathway sia pro- che anti-apoptotici. Si sottolinea
quindi la presenza di un importante legame tra infiammazione e invecchiamento
riproduttivo femminile.
A proposito di depressione post-partum
vedi l’articolo Practice dal titolo Postnatal depression. BMJ
2014;349:g4500.
Ripassiamo l’anatomia laringea con un
quiz:
The larynx.
BMJ 2014;349:g5064.
FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Three-parent babies. Lancet 2014;384:i. Attesa tra pochi mesi l’approvazione da parte del
Governo UK della donazione di mitocondri per la prevenzione della trasmissione
delle malattie mitocondriali.
Mitochondrial replacement
techniques under the spotlight. Nature Reviews Genetics August 2014;15. Commento
sulla donazione di mitocondri relativo all’articolo (Polar body
genome transfer for preventing the transmission of inherited mitochondrial
diseases. Cell 2014;157:1591) in cui si
dimostra l’opportunità di ricorrere al prelievo del corpo polare della madre
portatrice di mutazione del mtDNA, anziché al trasferimento dei pronuclei materno
e paterno in uno zigote con normali mitocondri privato del nucleo o al
trasferimento del fuso meiotico materno con mutazione mtDNA nel citoplasma di
un oocita donato e poi fecondato. L’oocita primario infatti si divide
asimmetricamente in oocita secondario aploide e nel primo corpo polare (PB1).
Nella seconda divisione meiotica si forma il PB2 e l’ootide che può diventare
oocita maturo. Il vantaggio di ricorrere al genoma del corpo polare consiste nel
fatto che non contiene citoplasma (o molto poco) il che ovvia al rischio di
trasmettere mitocondri mutati come sembra avvenire con le altre tecniche. Nel
topo la fertilizzazione e lo sviluppo dello zigote ricorrendo al trasferimento
del corpo polare è avvenuto con successo analogo a quello delle altre due
tecniche per il PB1. Meno efficiente il trasferimento di PB2.
TERATOLOGIA
Medication
use during pregnancy. BMJ 2014;349:g5252. Editoriale sui farmaci da usare in gravidanza che
è ben sintetizzabile in due parole: “Evaluating
risk is an ongoing challenge”. E l’uso di farmaci in gravidanza, incluse le
vitamine e minerali nel 1° trimestre riguarda dal 33% al 69% delle gravide nei
paesi sviluppati. E di 172 farmaci approvati dalla FDA nel periodo 2000-2010
per il 97.7% il rischio teratogeno nell’uomo non è noto e per il 73.3% non ci
sono dati. A questo poco confortante quadro si aggiunge il fatto che molte
gravidanze non sono programmate e che molti farmaci sono assunti prima del
riconoscimento della gravidanza. Storicamente le nostre conoscenze derivano
dagli studi negli animali di laboratorio e dall’osservazione dell’effetto sulla
gravidanza e sui nati nelle donne che hanno assunto farmaci, ma una delle
limitazione consiste nel fatto che per il singolo farmaco i numeri sono bassi e
che i possibili effetti avversi tanti: abortività, natimortalità, parto
prematuro, difetti strutturali, dismorfismi e anomalie neuro-comportamentali.
Parte dell’Editoriale poi commenta i
risultati dell’articolo sotto riportato.
Use of antiepileptic drugs during pregnancy and risk of spontaneous
abortion and stillbirth: population based
cohort study. BMJ 2014;349:g5159. Studio di popolazione (coorte)
ricorrendo ai dati del registro sanitario danese nel periodo 1997-2008. Lo 0.3-0.8% delle gravide è affetta da
epilessia da trattare farmacologicamente con farmaci, bilanciando i rischi
fetali e il rischio epilettico. Ma gli antiepilettici sono usati comunemente
anche per altre cause (m. psichiatriche, emicrania).
Risultate 4.700 le gravidanze con
epilessia (0.5% del totale): incremento del 13% di rischio di aborto spontaneo
(RR corretto 1.3 con IC 95% 1.04-1.24), ma solo nelle donne senza diagnosi di
epilessia (RR 1.30 con IC 95% 1.14-1.49). Concludono, considerando anche i
risultati di gravide discordanti per l’uso di antiepilettici in due loro
gravidanze, che il lieve incremento del RR sia attribuibile a fattori di
confondimento di cui non è stato tenuto conto e che non ci sia associazione tra
uso di epilettici in gravidanza ed abortività. Per la natimortalità hanno
troppi pochi dati per una conclusione, anche se sembra che non vi sia alcuna
associazione con l’uso di antiepilettici.
Antidepressants in pregnancy are linked to ADHD but not to autism, says
study. BMJ 2014:349:g5315.
Commenti
di uno studio (Prenatal
antidepressant exposure is associated with risk for attention-deficit
hyperactivity disorder but not autism spectrum disorder in a large health
system. Molecular
Psychiatry 2014; online 26 August.
doi:10.1038/MP.2014.90) da
cui risulta che l’uso di antidepressivi potrebbe aumentare il rischio di ADHD,
non di autismo. Risultati contrastanti in precedenti
lavori (Depression
and SSRI use in pregnancy associated with traits of autism in children. BMJ
2014;349:g4835 che commenta Prenatal exposure to selective serotonin reuptake
inhibitors and social responsiveness symptoms of autism: population-based study
of young children. British J. Psychiatry 2014;205:95: sembra che incrementi il rischio,
ma con caute conclusioni. Associazione negata nel
lavoro Use of Selective Serotonin Reuptake Inhibitors during
Pregnancy and Risk of Autism. NEJM 2013:369:2406, citato nella selezione
di articoli Dicembre 2013). Il presente studio di associazione tra patologie
dello sviluppo ed esposizione prenatale ad antidepressivi riguarda 1.377 b. con
autismo, 2.243 b. con ADHD e un ampio campione di controllo.
Si conferma il riscontro di un lieve
incremento di rischio per l’autismo, rischio che è correlato con la gravità
della depressione materna e che non è più significativo se si tiene conto della
depressione maggiore materna. Nel ADHD invece l’incremento di rischio, modesto,
permane anche dopo correzione con la gravità della depressione materna.
Seguono suggerimenti e pareri di bilanciare
bene il rischio di sospendere o modificare la terapia antidepressiva per
ridurre il rischio, molto modesto, per il prodotto del concepimento con il rischio
materno di grave depressione, che può anche essere consistente, con conseguenze
molto negative sia per la madre che per il bambino. Vengono
riferite note di cautela di alcuni commentatori nell’interpretare tali dati perché
è probabile che “the effect observed is due to increased genetic risks of
psychiatric disorder in the offspring of the women prescribed antidepressants,
rather than the effects of the drugs”.
(prima del counseling preconcezionale,
si spera che sia tale, leggere il commento su BMJ e l’articolo e pensare bene
cosa dire, ndr).
ZIBALDONE
Alcohol should carry similar warnings to tobacco, MPs say. BMJ 2014;349:g5130. In UK c’è una “pandemia dell’abuso di alcool” per cui alcuni membri del
parlamento chiedono che vengano per obbligo scritte sui contenitori di alcool
avvertenze sui pericoli dell’abuso, come da anni si fa per le sigarette
(http://www.alcoholconcern.org.uk/assets/files/Publications/2014/APPG_Manifesto.pdf).
Secrets of sliding stones.
Nature 14 August 2014. A combination of ice and wind pushes rocks across
Racetrack Playa Nature. C’è anche un filmato.
Teen drug use gets supersize study. Nature 12 August 2014.
Superprogetto USA (dopo la
liberalizzazione dell’uso della marijuana in alcuni stati) di seguire 10.000
adolescenti USA per 10 anni per verificare se la marijuana, l’alcool e la
nicotina sono associati ad alterazioni funzionali cerebrali (RMI funzionale) e
comportamentali. Il costo previsto è di 300 milioni DUSA. Il progetto deve
ancora essere ben strutturato.
Parenting. A
legacy that transcends genes. Science 2014;111:742.
Special Section di Science per capire la genitorialità, come i genitori si
preparano a crescere, nutrire e diventare genitori, che passano ai figli il
loro DNA ma la biologia della genitorialità e il suo impatto non finisce qui.
Nell’uomo e negli altri animali.
Unsettled questions trail IVF’s success.
Pg. 744. Researchers are
still struggling to understand the potential long-term effects of assisted
reproduction.
Nature’s first
functional food. Pg 747.
Breast milk
feeds helpful microbes, fights harmful ones, provides immunity, and jump-starts
a newborn's life.
The taste of
things to come. Pg. 750. Early
postnatal, and even prenatal, experiences shape culinary tastes.
An experiment
in zero parenting. Pg 752.
A controversial
study of Romanian orphans reveals long-term harm to the intellect.
Maternal mental illness. Pg 755. La
depressione postpartum interessa un quarto delle adolescenti e delle donne di
basso stato sociale con effetto sullo sviluppo cerebrale ed emotivo del bambino
dovuto a inadeguate cure pre- e postnatali e difficoltà genitoriali.
Parenting from
before conception. Pg 756.
Oltre al trasferimento dei geni: I mitocondri e l’epigenetica.
Preterm labor:
One syndrome, many causes. Pg 760. Che interessa dal 5 al 18%
delle gravidanze, causa principale della morbilità e mortalità infantile: nuovo focus della
ricerca.
Neural control
of maternal and paternal behaviors. Pg 765.
The biology of
mammalian parenting and its effect on offspring social development p. 771.
The evolution
of flexible parenting p. 776.
Sensing nectar’s
sweetness. Science 2014;345:878. Perspective
di un articolo (Evolution of sweet taste perception
in hummingbirds by transformation of the ancestral umami receptor. Science
2014;345:929) su
un aspetto curioso: i colibrì, che si nutrono di nettare dal sapore molto dolce,
mancano del recettore per il gusto dolce TIR2. Nell’evoluzione hanno
riprogrammato il recettore TIR1-T1R3,
che controlla il sapore “savory” (aminoacidi, acido glutammico), a sentire
anche quello dolce.
On the origin of Peter Rabbit. Science 2014;345:1000. Quando si addomesticano animali si scelgono
quelli che sono docili e tolleranti della presenza umana. Ma che succede a livello
del genoma? L’addomesticamento (paragone tra conigli addomesticati e
selvatici)(Rabbit
genome analysis reveals a polygenic basis for phenotypic change during
domestication Pg. 1074) comporta un cambiamento della frequenza allelica di
molti geni facendo concludere che “Domestication of rabbits led to changes across the genome,
particularly in regions related to brain development”.
Stories of Arctic
colonization. Science 2014;345:1004.
Perspective di un lavoro (The genetic
prehistory of the New World Arctic. Pg.1020) relativo all’analisi comparativa del genoma di soggetti da tessuti ossei di abitanti
preistorici del Nuovo Mondo artico (Paleo-eschimesi) e degli abitanti attuali
indica che l’artico è stato colonizzato 6.000 anni fa da una migrazione diversa
da quella che ha dato origine alla popolazione nativa americana e che la
popolazione paleo-eschimese è stata completamente sostituita con un’altra
popolazione circa 700 anni fa.
Bravi
spagnoli:
Spanish health workers are granted public authority status to deter
patient attacks. BMJ 2014;349:5331. I medici sono tra i lavoratori
che vengono più frequentemente aggrediti, seguiti dal personale sanitario non
medico; questo ha motivato la proposta al parlamento spagnolo di attribuire al
personale sanitario pubblico (non quello che lavora in strutture private) lo
status di pubblico ufficiale.
Pareri vari sulle e-sigarette.
Clearing the
smoke. Nature Neuroscience 2014;17:1013. There is an urgent need for more
research on the effects of e-cigarettes and nicotine addiction in general. Infatti poco sappiamo delle e-sigarette e della loro efficacia
sulla dipendenza da tabacco, sulla dipendenza da nicotina e sui loro effetti a lungo
termine sulla salute.
Allow use of electronic
cigarettes to assess risk. Nature 2014;512:349. Sottotitolo: Monitoring
the outcomes of incentivized e-cigarette use, not endless research. L’A
giustamente sottolinea un fatto: If all US smokers ‘vaped’ (the verb coined to distinguish inhaling
e-cigarette vapours from inhaling tobacco smoke) instead of smoked, about
480,000 deaths might eventually be avoided per year. We may never approach such
a full transition, but the point is that the causal relationship between
inhaling tobacco smoke and dying from cancer and other diseases is very robust.
E quanti di coloro che usano le e-sigarette saranno uccisi
dal fumo? L’esperienza è limitata e contradditoria. Se uno vuole essere
dipendente da qualcosa, che lo sia da quello che non procura a lui e ai suoi
familiari il cancro. E ne vanno controllati adeguatamente gli esiti e l’uso di e-sigarette
deve essere regolamentato (non ai minori), con gli ingredienti ben segnalati,
come avviene in Europa. Il suggerimento:
make smoking uncool, expensive and stupid, AND vaping cool and smart.
Far more non-smoking US students are trying e-cigarettes, figures show. BMJ 2014;349:g5353. E c’è il rischio che la e-sigaretta sia la tappa intermedia per passare
alle vere sigarette. Per cui la raccomandazione di sforzi per prevenire ogni
forma di uso del tabacco per i giovani, incuse le e-sigarette.