giovedì 11 settembre 2014

Spigolature Genetica Clinica/Umana e altro Agosto 2014. R. Tenconi





Raccolta e brevi commenti di articoli di Genetica Medica e Umana e di interesse generale del mese di Agosto 2014 (Spigolature) che hanno attirato la mia attenzione o curiosità, pubblicati nelle seguenti riviste: British Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.

DA NON PERDERE
Case 27-2014: A 10-Month-Old Boy with Microcephaly and Episodic Cyanosis. NEJM 2014;371:847. B. di 10 mesi ricoverato per crisi di cianosi. All’obiettività microcefalia prenatale con normale crescita, ipotonia del tronco, RPM e cecità corticale. Lo screening neonatale di 60 malattie del metabolismo era negativo. AF negativa, genitori non consanguinei, 2 aborti spontanei materni. La RM cerebrale a 6 settimane di età rileva microcefalia, ritardata mielinizzazione e agenesia parziale callosa. Esclusa Toxoplasmosi, Rosolia, Citomegalovirus prenatale. Successivo ricovero per crisi di apnea e ipoventilazione di origine centrale. A 11 mesi la RM rileva trombosi venosa profonda (vena di Galeno). Degli esami del sangue segni di trombosi e iperomocisteinemia (159.5 μmol/litro con vn 0–12)(buon suggerimento diagnostico, ndr), a-CGH: duplicazione in 16p11.2, ritenuto polimorfismo. Bella la diagnosi differenziale, arrivando a 3 diagnosi possibili e poi a quella giusta con successiva conferma molecolare. E con l’indicazione terapeutica (fantastica discussione, come per tutti i casi clinici di NEJM. Ndr).

Collective credit allocation in science. PNAS 2014;111:12325. Algoritmo per calcolare nelle varie discipline il contributo di una pubblicazione con più autori (interessante, con logica premessa, ndr).

EPIGENETICA
The role of genomic imprinting in biology and disease: an expanding view. Nature Reviews Genetics 2014;15:517. E’ noto da tempo (30 anni) il ruolo di geni soggetti ad imprinting sullo sviluppo e sulla biologia placentare, costituendo la base biologica di malattie (es. s. Prader-Willi, Angelman, Beckwith–Wiedemann, Pseudoipoparatiroidismo tipo 1a e 1b, Silver–Russell, Diabete mellito tipo 1 transitorio neonatale, UPD 14 mat e pat) e di deficit di crescita prenatale. Dei 300 geni soggetti ad imprinting del topo almeno la metà sono presenti anche nell’uomo (http://igc.otago.ac.nz/home.html), ma il loro numero sta crescendo rapidamente con l’utilizzo delle nuove tecniche genetiche.
In questa review vengono presentati gli effetti dell’imprinting sui processi biologici in epoca postnatale nel topo, in particolare per malattie comuni dell’adulto, come l’obesità o la magrezza (vedi Tab 2), le malattie psichiatriche e il cancro. Con molte analogie con quanto sappiamo nell’uomo.

E a proposito di obesità:
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Altering the Intestinal Microbiota during a Critical Developmental Window Has Lasting Metabolic Consequences. Cell 2014;158:705. I primi periodi della vita, sappiamo, sono critici per il metabolismo e la distruzione del microbiota (l'insieme della popolazione batterica che occupa la parte centrale del canale digerente umano) in questo periodo, con parto cesareo o l’uso di antibiotici, può causare alterazioni della composizione corporea e obesità. D’altra parte gli allevatori di bestiame somministrano da anni antibiotici a basse dosi agli animali per promuovere la crescita, con effetti maggiori per esposizioni precoci. Nel lavoro si dimostra che nel topo la somministrazione dalla nascita e per il primo periodo di vita di basse dosi di penicillina altera il microbiota, agisce sull’espressione di geni coinvolti nell’immunità, provoca alterazioni metaboliche con aumento della massa grassa e amplifica gli effetti della dieta che induce obesità. L’effetto sul metabolismo dura a lungo e rimane anche quando viene ristabilito il microbiota normale.

Don’t blame the mothers. Nature 2014;512:131. Sottotitolo: Careless discussion of epigenetic research on how early life affects health across generations could harm women. Già perché, complice la stampa (‘Mother’s diet dur­ing pregnancy alters baby’s DNA’ -BBC, ‘Grandma’s Experiences Leave a Mark on Your Genes’ -Discover, and ‘Pregnant 9/11 survivors transmitted trauma to their chil­dren’ -The Guardian) tutto o quasi quello che succede da adulti (patologie metaboliche, psichiatriche, cancro e altro) sembra dipendere da quello nostra madre ha fatto durante la gravidanza. Mentre fattori come il contributo paterno, la famiglia e l’ambiente sociale ricevono minor attenzione. Abbiamo invece bisogno che i ricercatori, chi diffonde notizie sulla ricerca e i giornalisti considerino bene quali danni possono produrre discussioni irresponsabili.
La colpevolizzazione materna viene da lontano, come la storia della sindrome feto-alcolica e del consumo di moderate quantità di alcool (che sembrano non essere associate a danni fetali)(da provare con dati multicentrici e su ampie popolazioni, ndr), dei crack-babies nati da gravide che hanno fumato cocaina (in USA oltre 400 madri, in maggioranza afro-americane, sono state chiamate in giudizio per danno fetale per tale comportamento, quando il rischio connesso sembra simile a quello del fumo e dell’acool)(che però non è zero, ndr), dell’autismo che negli anni ’70 si pensava fosse dovuto a madri poco empatiche (‘refrigera­tor mothers’). Ed altri esempi. Occorrono quindi studi scientifici controllati sull’effetto dell’ambiente uterino sulla salute, studi che fanno parte di quello che si chiama Developmental Origins of Health and Disease (DOHaD)(http://www.mrc-leu.soton.ac.uk/dohad/index.asp) che servono come indirizzo guidato per quello che è opportuno e non opportuno fare in gravidanza. Quattro ammonimenti (caveat): 1. Evita di trasferire acriticamente i risultati degli studi di animali all’uomo, 2. Sottolinea il ruolo biparentale (sì, ma l’utero in cui vive l’embrione e il feto per 9 mesi è un organo materno, ndr), 3. Sottolinea la complessità delle cose e l’intervento di molti altri fattori ancora poco conosciuti nello sviluppo, 4. Riconosci il ruolo della società: molti agenti di stress intrauterini che per DOHaD hanno effetti intergenerazionali correlano con la razza, il genere e le classi sociali.

In utero undernourishment perturbs the adult sperm methylome and intergenerational metabolism. Science 2014;345:785. “The nutritional sins of the mother”, titola il commento all’articolo sullo stesso fascicolo di Science, che sottolinea un aspetto parzialmente noto, come dato di fatto e anche con qualche dato biologico, dell’effetto di quanto succede alla madre in gravidanza sul feto, anche nella sua vita postnatale. Ma sappiamo anche che esiste un’eredità epigenetica paterna di fenotipi indotti dall’ambiente, ma non ne conosciamo i meccanismi. Nel lavoro si dimostra che i topi nati da madri sottonutrite hanno nello sperma alterata metilazione del DNA, con ipometilazione in alcune specifiche regioni come quelle ricche di elementi regolatori e resistenti alla riprogrammazione zigotica, e mancanza di protamine, proteine nucleari essenziali per la stabilizzazione del DNA e la condensazione dei spermatociti, mentre hanno un eccesso di nucleosomi (proteine istoniche attorno cui è avvolto il DNA). In seconda generazione di maschi le cui madri erano state iponutrite in gravidanza si osserva intolleranza glucidica e alterato metabolismo lipidico.
Vedi anche commento sullo stesso fascicolo You are what you eat, but what about your DNA? Science 2014;345:733.

Parenting. A legacy that transcends genes. Science 2014;111:742. Special Section di Science (vedi Zibaldone).

PER I PEDIATRI E PER ALTRI SPECIALISTI (Pediatri, Neurologi, Ostetrici, Cardiologi, Psichiatri, ORL, Medici della riproduzione, Patologi ecc.).
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Neurofibromatosis type 1: a multidisciplinary approach to care. Lancet Neurology 2014;13:834. NF1: malattia genetica AD frequente (1:2.500-3.000) nati, in metà dei casi non familiari, con estrema pleiotropia che richiede, per il follow-up e per le cure, un approccio veramente multidisciplinare (e che ha motivato, anche grazie ad associazioni laiche numerose e molto attive, la formazione di “cliniche NF1”, in tutto il mondo, ndr). In questa review, in cui un coautore è un clinico e un ricercatore che ha dedicato la sua vita professionale a questa malattia (vedi il Profile David Gutmann: making science work for patients. Pg. 762), vengono presentate, oltre alla clinica (completa e ben descritta, ndr) anche le numerose sperimentazioni in corso del Neurofibromatosis Clinical Trials Consortium (NFCTC) che includono studi dell’azione di sorafenib per il neurofibroma plessiforme associato a NF1 (NCT00727233), di bevacizumab e di everolimus per il tumore maligno della guaina dei nervi periferici (NCT01661283), ancora di everolimus per il glioma associato a NF1 (NCT01158651), degli inibitori MEK per bambini con neurofibroma plessiforme inoperabile associato a NF1 (NCT01362803) e inibitori MEK per pz con tumori con attivazione RAS, RAF o MEK tra cui anche quelli con mutazione del gene NF1 (NCT01885195).
Con i vari modelli animali disponibili “we can now envision a future in which effective treatments for people with neurofibromatosis type 1-associated tumours are imminent”.

”Haemorrhagic disease of the newborn” 89 years later than expected: vitamin K deficiency bleeding. Lancet 2014;384:556. Titolo stimolante di un case report (sempre molto belli, che mi ricordano la mia pratica medica, ndr) di un anziano di 89 anni, sanguinante in PS, con quello che veniva chiamata come malattia emorragica del neonato (causa nei casi più gravi di emorragia cerebrale, malattia sin dagli anni ’60 del secolo scorso praticamente eliminata con la profilassi neonatale con vitamina K) che è in realtà ora definibile come carenza di vitamina K. La causa di tale carenza era dovuta nel pz anziano a un malassorbimento intestinale da causa non nota e da terapia con colestiramina (associata a vit. D, ma non a terapia sostitutiva con altre vitamine liposolubili) per abbassare la colesterolemia. Guarito da bravi medici del PS (dottori di famiglia prendete nota: di liposolubile non c’è solo la vit D, ndr).

Genetic contribution to postpartum haemorrhage in Swedish population: cohort study of 466 686 births. BMJ 2014;349:g4984. Risultati di uno studio di coorte utilizzando i dati di un registro di malattia sulla familiarità dell’emorragia post-partum, una delle cause di mortalità materna, nella popolazione svedese e sul contributo dei fattori genetici ed ambientali. La prevalenza generale di emorragia dopo parto vaginale è stata del 4.6%. La componente genetica materna è stata stimata del 18% (IC 95% 9-26), solo ambientale materno del 10% (IC 95% 1-19%) e attribuita al feto 11% (IC 95% 0-26). In conclusione c’è una predisposizione genetica all’emorragia post-partum: Ostetrici raccogliete sempre prima del parto l’anamnesi familiare – in particolare parenti con storia di emorragia postpartum; si stima che la partoriente che ha una sorella che ha avuto un’emorragia post-partum ha un incremento di rischio del 70% di averlo anche lei. Ma si stima che più della metà della predisposizione è attribuibile a fattori non condivisi nelle famiglie.
Ipotesi evoluzionistica di questa complicazione: la vulnerabilità all’emorragia, che può anche essere letale per la madre, potrebbe essere dovuta alla natura altamente invasiva della placentazione umana che è ottimizzata ad assicurare il nutrimento al feto in sviluppo.

Genetic contribution to postpartum haemorrhage. BMJ 2014;349:5285. Editoriale che sottolinea l’articolo sopra riportato e le conclusioni “Taking a family history from all pregnant women could save lives”.

More Blood for Sickle Cell Anemia? NEJM 2014;371:775. La Falcemia è una malattia caratterizzata da imprevedibili episodi acuti con danni progressivi di vari organi senza un’efficace terapia. Interessa tutte le specialità perché coinvolge tutti gli organi. E’ una delle più comuni malattie ereditarie con prevalenza che varia moltissimo da etnia a etnia. I danni, multiorgano, sono provocati dalla polimerizzazione dell’emoglobina S che altera i globuli rossi, ne abbrevia l’emivita e provoca occlusione vascolare. In particolare l’ictus cerebrale che interessa il 10% dei bambini che non seguono la terapia trasfusionale con GR dopo lo screening doppler; tale terapia riduce il flusso sanguigno e la percentuale di cellule con HbS. Circa il 35% dei b. hanno all’età di 6 anni una m. cerebrovascolare, o un infarto silente o lo stroke vero e proprio. Nella sperimentazione Silent Cerebral Infarct Transfusion (SIT), i cui risultati sono riportati nell’articolo sullo stesso fascicolo (Controlled Trial of Transfusions for Silent Cerebral Infarcts in Sickle Cell Anemia. Pg. 699), sono stati confrontati bambini (196 di età media di 10 anni) con Anemia falciforme, con infarto silente asintomatico identificato con RMI cerebrale che erano stati seguiti clinicamente, con quelli che nella stessa condizione erano stati trasfusi mensilmente in modo da avere un valore emoglobinico >9g/dl e una concentrazione HbS ≤ 30%. Dopo 3 anni il rischio relativo di nuovi infarti silenti nel b. trasfusi rispetto ai non trasfusi è risultato del 56%, mentre non vi è stato nel confronto alcuna variazione delle capacità cognitive. Buoni risultati anche per la sintomatologia dolorosa e la sindrome toracica acuta.
Nell’editoriale vengono presentate anche altre possibili terapie come il ricorso all’idrossiurea, che aumentando la produzione di emoglobina fetale diminuisce la concentrazione di HbS e riduce la morbilità e la mortalità, ma non se ne conoscono però gli effetti nel tempo. Ma lo stesso può essere detto per la terapia trasfusionale (vedi anche Management of sickle cell disease in the community. Clinical Review. BMJ 2014; 348:g1765)(Spigolature Marzo 2014).

A family-oriented psychosocial intervention reduces inflammation in low-SES African American youth. PNAS 2014;111:11287. E’ noto che bambini di famiglie di basso stato socio-economico (SES) sono a rischio di vari problemi medici (obesità, diabete, m. cardiovascolari e cancro), che iniziano precocemente e persistono per tutta la vita. Ricerca: 173 coppie madre-figlio/a afro-americane dello stato della Georgia (USA) di basso stato socioeconomico hanno seguito un programma di training di 14 ore sulle tecniche educative, su come programmare scopi e attese e sul sesso, razzismo e abuso di alcool. Le coppie di controllo hanno ricevuto opuscoli sullo stesso argomento senza training. Dopo 8 anni i figli sono stati sottoposti a prelievo ematico per quantificare i livelli di 6 citochine, che sono un marker di infiammazione. Coloro che avevano ricevuto il training educativo avevano i livelli significativamente più bassi dei controlli. I risultati depongono per un’efficacia di interventi orientati al sostegno della famiglia nel ridurre il rischio di infiammazione che è alla base di molte malattie dell’adulto e che è una patologia frequente nei bambini di SES.

Capitalising on modifiable risk factors for Alzheimer’s disease. Lancet Neurology 2014;13:752. Commento dei risultati di un modello che stima i componenti di rischio di Alzheimer modificabili relativi a 7 principali fattori di rischio (diabete, ipertensione della mezza età, obesità della mezza età, inattività fisica, depressione, fumo, basso livello educazionale)(Potential for primary prevention of Alzheimer’s disease:an analysis of population-based data. Pg. 788). La riduzione di prevalenza di ognuno di questi 7 fattori di rischio del 20% per decade potrebbe ridurre il numero di casi di Alzheimer del 15.3%. Il commento sottolinea che comunque il messaggio dell’articolo è sostanzialmente questo: come per altre malattie della vecchiaia è possibile almeno in parte la prevenzione agendo sui fattori di rischio noti.

Syndromes of Thrombotic Microangiopathy. NEJM 2014;371:654. Review article sulle microangiopatie trombotiche (TMA), che possono essere ereditate o acquisite, caratterizzate da anemia emolitica microangiopatica, trombocitopenia e lesione di vari organi.
Le forme genetiche sono ADAMTS13 deficiency–mediated TMA, Complement-mediated TMA con mutazioni di CFH, CFI, CFB, C3, CD46 e altri geni del complemento, Metabolism-mediated TMA con mutazioni in omozigosi di MMACHC (metilmalonico aciduria e omocistinuria tipo cblC), Coagulation-mediated TMA con mutazioni in omozigosi di DGKE, PLG o THBD.
Ottimo l’algoritmo diagnostico per le forme genetiche o acquisite nei bambini e negli adulti (Fig.3).

Obsessive–Compulsive Disorder. NEJM 2014;371:646. Clinical practice di una patologia psichiatrica comune (1-3% nel corso della vita) a base genetica, ma poco nota (vedi anche Spigolature 2014)(Obsessive-compulsive disorder. BMJ 2014;348:g2183).

Two Clinical Phenotypes in Polycythemia Vera. NEJM 2014;371:808. La policitemia vera, più frequente nel sesso femminile, è una malattia clonale delle cellule staminali con aumento di produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine complicata da ematopoiesi extramidollare, mielofibrosi e leucemia acuta. E’ dovuta a una mutazione attivante (V617F) della tirosin chinasi JAK2, che causa anche la trombocitosi essenziale e la mielofibrosi primaria, condizioni con fenotipo in parte simile ma con diversa evoluzione. Questo perché si ritiene operino altri fattori genetici ed epigenetici. Per caratterizzare a livello molecolare le anomalie della policitemia vera a livello delle cellule staminali è stata esaminata l’espressione genica nelle cellule CD34+ (glicoproteina associata alle cellule staminali ematopoietiche, presente sulle cellule ematopoietiche staminali e progenitrici del midollo osseo e assente nelle cellule circolanti del sangue periferico, è quindi un marcatore specifico di stadio maturativo, ma non di linea differenziativa, ndr) di 19 pz con tale condizione clinica con mutazione V617F del gene JAK2, tenendo presente il sesso della persona affetta. E’ stato possibile classificare i 19 pz in due gruppi in base alla differente regolazione di 102 geni, gruppi che hanno un  differente fenotipo clinico-laboratorio (splenomegalia, livelli di Hb) ed evoluzione (durata della malattia, frequenza tromboembolica, splenectomia, esposizione chemioterapica, trasformazione leucemica, sopravvivenza). Sono stati quindi trovati pathway diversi da quello di JAK2, possibili bersagli molecolari per future terapie.

Interleukin-1 deficiency prolongs ovarian lifespan in mice. PNAS 2014;111:12492. Nelle femmine c’è un orologio biologico che segna i limiti della vita riproduttiva (sui 50 anni, ma con variazioni individuali) e con una progressiva e drastica diminuzione della fecondità dopo i 30 anni. Il trend attuale di posporre la gravidanza per molte coppie ha portato necessariamente al ricorso sempre più frequente alla procreazione assistita. Quindi ben vengano studi che rallentino se possibile l’apoptosi follicolare. Studi recenti hanno individuato nell’infiammazione una delle causa dell’esaurimento della riserva ovarica, ma non ci sono studi su infiammazione e ruolo della Interleuchina 1 (IL-1) nell’esaurimento ovarico età-dipendente.
L’ipotesi di lavoro è verificare se la femmina di topo KO IL-1 ha ovaie meno suscettibili all’apoptosi. I risultati confermano l’importanza di IL-1 nella riproduzione, che svolge un ruolo critico nell’esaurimento legato all’età della riserva ovarica interessando i pathway sia pro- che anti-apoptotici. Si sottolinea quindi la presenza di un importante legame tra infiammazione e invecchiamento riproduttivo femminile.

A proposito di depressione post-partum vedi l’articolo Practice dal titolo Postnatal depression. BMJ 2014;349:g4500.

Ripassiamo l’anatomia laringea con un quiz:
The larynx. BMJ 2014;349:g5064.

FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Three-parent babies. Lancet 2014;384:i. Attesa tra pochi mesi l’approvazione da parte del Governo UK della donazione di mitocondri per la prevenzione della trasmissione delle malattie mitocondriali.

Mitochondrial replacement techniques under the spotlight. Nature Reviews Genetics August 2014;15. Commento sulla donazione di mitocondri relativo all’articolo (Polar body genome transfer for preventing the transmission of inherited mitochondrial diseases. Cell 2014;157:1591) in cui si dimostra l’opportunità di ricorrere al prelievo del corpo polare della madre portatrice di mutazione del mtDNA, anziché al trasferimento dei pronuclei materno e paterno in uno zigote con normali mitocondri privato del nucleo o al trasferimento del fuso meiotico materno con mutazione mtDNA nel citoplasma di un oocita donato e poi fecondato. L’oocita primario infatti si divide asimmetricamente in oocita secondario aploide e nel primo corpo polare (PB1). Nella seconda divisione meiotica si forma il PB2 e l’ootide che può diventare oocita maturo. Il vantaggio di ricorrere al genoma del corpo polare consiste nel fatto che non contiene citoplasma (o molto poco) il che ovvia al rischio di trasmettere mitocondri mutati come sembra avvenire con le altre tecniche. Nel topo la fertilizzazione e lo sviluppo dello zigote ricorrendo al trasferimento del corpo polare è avvenuto con successo analogo a quello delle altre due tecniche per il PB1. Meno efficiente il trasferimento di PB2.

TERATOLOGIA
Medication use during pregnancy. BMJ 2014;349:g5252. Editoriale sui farmaci da usare in gravidanza che è ben sintetizzabile in due parole: “Evaluating risk is an ongoing challenge”. E l’uso di farmaci in gravidanza, incluse le vitamine e minerali nel 1° trimestre riguarda dal 33% al 69% delle gravide nei paesi sviluppati. E di 172 farmaci approvati dalla FDA nel periodo 2000-2010 per il 97.7% il rischio teratogeno nell’uomo non è noto e per il 73.3% non ci sono dati. A questo poco confortante quadro si aggiunge il fatto che molte gravidanze non sono programmate e che molti farmaci sono assunti prima del riconoscimento della gravidanza. Storicamente le nostre conoscenze derivano dagli studi negli animali di laboratorio e dall’osservazione dell’effetto sulla gravidanza e sui nati nelle donne che hanno assunto farmaci, ma una delle limitazione consiste nel fatto che per il singolo farmaco i numeri sono bassi e che i possibili effetti avversi tanti: abortività, natimortalità, parto prematuro, difetti strutturali, dismorfismi e anomalie neuro-comportamentali.
Parte dell’Editoriale poi commenta i risultati dell’articolo sotto riportato.

Use of antiepileptic drugs during pregnancy and risk of spontaneous abortion and stillbirth: population  based cohort study. BMJ 2014;349:g5159. Studio di popolazione (coorte) ricorrendo ai dati del registro sanitario danese nel periodo 1997-2008. Lo 0.3-0.8% delle gravide è affetta da epilessia da trattare farmacologicamente con farmaci, bilanciando i rischi fetali e il rischio epilettico. Ma gli antiepilettici sono usati comunemente anche per altre cause (m. psichiatriche, emicrania).
Risultate 4.700 le gravidanze con epilessia (0.5% del totale): incremento del 13% di rischio di aborto spontaneo (RR corretto 1.3 con IC 95% 1.04-1.24), ma solo nelle donne senza diagnosi di epilessia (RR 1.30 con IC 95% 1.14-1.49). Concludono, considerando anche i risultati di gravide discordanti per l’uso di antiepilettici in due loro gravidanze, che il lieve incremento del RR sia attribuibile a fattori di confondimento di cui non è stato tenuto conto e che non ci sia associazione tra uso di epilettici in gravidanza ed abortività. Per la natimortalità hanno troppi pochi dati per una conclusione, anche se sembra che non vi sia alcuna associazione con l’uso di antiepilettici.

Antidepressants in pregnancy are linked to ADHD but not to autism, says study. BMJ 2014:349:g5315.
Commenti di uno studio (Prenatal antidepressant exposure is associated with risk for attention-deficit hyperactivity disorder but not autism spectrum disorder in a large health system. Molecular Psychiatry 2014; online 26 August. doi:10.1038/MP.2014.90) da cui risulta che l’uso di antidepressivi potrebbe aumentare il rischio di ADHD, non di autismo. Risultati contrastanti in precedenti lavori (Depression and SSRI use in pregnancy associated with traits of autism in children. BMJ 2014;349:g4835 che commenta  Prenatal exposure to selective serotonin reuptake inhibitors and social responsiveness symptoms of autism: population-based study of young children. British J. Psychiatry 2014;205:95: sembra che incrementi il rischio, ma con caute conclusioni. Associazione negata nel lavoro  Use of Selective Serotonin Reuptake Inhibitors during Pregnancy and Risk of Autism. NEJM 2013:369:2406, citato nella selezione di articoli Dicembre 2013). Il presente studio di associazione tra patologie dello sviluppo ed esposizione prenatale ad antidepressivi riguarda 1.377 b. con autismo, 2.243 b. con ADHD e un ampio campione di controllo.
Si conferma il riscontro di un lieve incremento di rischio per l’autismo, rischio che è correlato con la gravità della depressione materna e che non è più significativo se si tiene conto della depressione maggiore materna. Nel ADHD invece l’incremento di rischio, modesto, permane anche dopo correzione con la gravità della depressione materna.
Seguono suggerimenti e pareri di bilanciare bene il rischio di sospendere o modificare la terapia antidepressiva per ridurre il rischio, molto modesto, per il prodotto del concepimento con il rischio materno di grave depressione, che può anche essere consistente, con conseguenze molto negative sia per la madre che per il bambino. Vengono riferite note di cautela di alcuni commentatori nell’interpretare tali dati perché è probabile che “the effect observed is due to increased genetic risks of psychiatric disorder in the offspring of the women prescribed antidepressants, rather than the effects of the drugs”.
(prima del counseling preconcezionale, si spera che sia tale, leggere il commento su BMJ e l’articolo e pensare bene cosa dire, ndr).

ZIBALDONE
Alcohol should carry similar warnings to tobacco, MPs say. BMJ 2014;349:g5130. In UK c’è una “pandemia dell’abuso di alcool” per cui alcuni membri del parlamento chiedono che vengano per obbligo scritte sui contenitori di alcool avvertenze sui pericoli dell’abuso, come da anni si fa per le sigarette
(http://www.alcoholconcern.org.uk/assets/files/Publications/2014/APPG_Manifesto.pdf).

Secrets of sliding stones. Nature 14 August 2014. A combination of ice and wind pushes rocks across Racetrack Playa Nature. C’è anche un filmato.

Teen drug use gets supersize study. Nature 12 August 2014.

Superprogetto USA (dopo la liberalizzazione dell’uso della marijuana in alcuni stati) di seguire 10.000 adolescenti USA per 10 anni per verificare se la marijuana, l’alcool e la nicotina sono associati ad alterazioni funzionali cerebrali (RMI funzionale) e comportamentali. Il costo previsto è di 300 milioni DUSA. Il progetto deve ancora essere ben strutturato.

Parenting. A legacy that transcends genes. Science 2014;111:742. Special Section di Science per capire la genitorialità, come i genitori si preparano a crescere, nutrire e diventare genitori, che passano ai figli il loro DNA ma la biologia della genitorialità e il suo impatto non finisce qui. Nell’uomo e negli altri animali.
Unsettled questions trail IVF’s success. Pg. 744. Researchers are still struggling to understand the potential long-term effects of assisted reproduction.
Nature’s first functional food. Pg 747. Breast milk feeds helpful microbes, fights harmful ones, provides immunity, and jump-starts a newborn's life.
The taste of things to come. Pg. 750. Early postnatal, and even prenatal, experiences shape culinary tastes.
An experiment in zero parenting. Pg 752. A controversial study of Romanian orphans reveals long-term harm to the intellect.
Maternal mental illness. Pg 755. La depressione postpartum interessa un quarto delle adolescenti e delle donne di basso stato sociale con effetto sullo sviluppo cerebrale ed emotivo del bambino dovuto a inadeguate cure pre- e postnatali e difficoltà genitoriali.
Parenting from before conception. Pg 756. Oltre al trasferimento dei geni: I mitocondri e l’epigenetica.
Preterm labor: One syndrome, many causes. Pg 760. Che interessa dal 5 al 18% delle gravidanze, causa principale della morbilità e mortalità infantile: nuovo focus della ricerca.
Neural control of maternal and paternal behaviors. Pg 765.
The biology of mammalian parenting and its effect on offspring social development p. 771.
The evolution of flexible parenting p. 776.

Sensing nectar’s sweetness. Science 2014;345:878. Perspective di un articolo (Evolution of sweet taste perception in hummingbirds by transformation of the ancestral umami receptor. Science 2014;345:929) su un aspetto curioso: i colibrì, che si nutrono di nettare dal sapore molto dolce, mancano del recettore per il gusto dolce TIR2. Nell’evoluzione hanno riprogrammato il recettore TIR1-T1R3, che controlla il sapore “savory” (aminoacidi, acido glutammico), a sentire anche quello dolce.

On the origin of Peter Rabbit. Science 2014;345:1000. Quando si addomesticano animali si scelgono quelli che sono docili e tolleranti della presenza umana. Ma che succede a livello del genoma? L’addomesticamento (paragone tra conigli addomesticati e selvatici)(Rabbit genome analysis reveals a polygenic basis for phenotypic change during domestication Pg. 1074) comporta un cambiamento della frequenza allelica di molti geni facendo concludere che “Domestication of rabbits led to changes across the genome, particularly in regions related to brain development”.

Stories of Arctic colonization. Science 2014;345:1004. Perspective di un lavoro (The genetic prehistory of the New World Arctic. Pg.1020) relativo all’analisi comparativa del genoma di soggetti da tessuti ossei di abitanti preistorici del Nuovo Mondo artico (Paleo-eschimesi) e degli abitanti attuali indica che l’artico è stato colonizzato 6.000 anni fa da una migrazione diversa da quella che ha dato origine alla popolazione nativa americana e che la popolazione paleo-eschimese è stata completamente sostituita con un’altra popolazione circa 700 anni fa.

Bravi spagnoli:
Spanish health workers are granted public authority status to deter patient attacks. BMJ 2014;349:5331. I medici sono tra i lavoratori che vengono più frequentemente aggrediti, seguiti dal personale sanitario non medico; questo ha motivato la proposta al parlamento spagnolo di attribuire al personale sanitario pubblico (non quello che lavora in strutture private) lo status di pubblico ufficiale.

Pareri vari sulle e-sigarette.
Clearing the smoke. Nature Neuroscience 2014;17:1013. There is an urgent need for more research on the effects of e-cigarettes and nicotine addiction in general. Infatti poco sappiamo delle e-sigarette e della loro efficacia sulla dipendenza da tabacco, sulla dipendenza da nicotina e sui loro effetti a lungo termine sulla salute.

Allow use of electronic cigarettes to assess risk. Nature 2014;512:349. Sottotitolo: Monitoring the outcomes of incentivized e-cigarette use, not endless research. L’A giustamente sottolinea un fatto: If all US smokers ‘vaped’ (the verb coined to distinguish inhaling e-cigarette vapours from inhaling tobacco smoke) instead of smoked, about 480,000 deaths might eventually be avoided per year. We may never approach such a full transition, but the point is that the causal relationship between inhaling tobacco smoke and dying from cancer and other diseases is very robust. E quanti di coloro che usano le e-sigarette saranno uccisi dal fumo? L’esperienza è limitata e contradditoria. Se uno vuole essere dipendente da qualcosa, che lo sia da quello che non procura a lui e ai suoi familiari il cancro. E ne vanno controllati adeguatamente gli esiti e l’uso di e-sigarette deve essere regolamentato (non ai minori), con gli ingredienti ben segnalati, come avviene in Europa. Il suggerimento: make smoking uncool, expensive and stupid, AND vaping cool and smart.

Far more non-smoking US students are trying e-cigarettes, figures show. BMJ 2014;349:g5353. E c’è il rischio che la e-sigaretta sia la tappa intermedia per passare alle vere sigarette. Per cui la raccomandazione di sforzi per prevenire ogni forma di uso del tabacco per i giovani, incuse le e-sigarette.


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