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Mitochondrial diseases. Lancet
2012;379:1825. Magistrale seminario di AHV Schapira che aggiorna
quello del 2006. Sappiamo che i mitocondri hanno un ruolo importante nella
bioenergetica cellulare e nell’apoptosi. Le malattie mitocondriali sono in
genere multiorgano, ma possono anche essere tessuto specifiche come sordità NS,
DM2, Neuropatia ottica. In questi ultimi anni le patologie mitocondriali sono
risultate implicate anche nelle malattie neurodegenerative come Parkinson,
Alzheimer, Huntington, Sclerosi laterale amiotrofica, a. Friedreich, CMT2 e
altre. Di particolare interesse la possibilità che i mitocondri possano essere
il bersaglio di nuovi approcci terapeutici, come quello con coenzima Q10 nelle
malattie neurodegenerative (vedi http://clinicaltrials.gov/ct2/results?term=mitochondrial&Search=Search)(di
particolare interesse perché in Italia abbiamo eccellenti esperti di m.
mitocondriali e di terapia con Q10, ndr).
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Epigenetic mechanisms in neurological disease. Nature
Genetics 2012;18:1194.
Review che presenta i risultati di quanto sappiamo sull’epigenoma cerebrale
sullo sviluppo neurale, sulle malattie neurologiche e sull’invecchiamento. Sinora
si è sempre considerato che i difetti cromatinici cerebrali fossero lesioni
statiche dello sviluppo nell’ambito di rare sindromi genetiche. Quello che di
nuovo si sa è che alterazioni dei meccanismi epigenetici sono responsabili di
un continuum di patologie che includono le malattie degenerative a comparsa
tardiva. Utile per la comprensione dei vari meccanismi Box 1 in cui si
precisano l’organizzazione e la composizione dell’epigenoma. Vengono considerate le malattie neurologiche mendeliane (elenco e caratteristiche)(in Box 3 chiaro esempio con il complesso fisiopatologico di MeCP2), malattie cromatiniche nelle malattie neurodegenerative, i bersagli epigenetici per la terapia delle malattie neurologiche e i farmaci noti che potrebbero agire sulla struttura cromatinica (4 su 8 approvati dalla FDA per m. non neurologiche). Interessante.
Due lavori sulla Amaurosi Congenita Leber (LCA), malattia
degenerativa della retina, ha una frequenza di 1:8000 nati e è la più comune
causa di cecità infantile (10-18%), è geneticamente eterogenea, in mx parte AR
(nel 70% dei casi si identifica una mutazione in uno dei 17 geni noti) e
raramente AD (vedi MIM #204000).
Exome sequencing identifies NMNAT1 mutations as a cause of Leber
congenital amaurosis. Nature Genetics 2012;44:972. In 220 pz con LCA l’analisi
mutazionale dei geni noti (AIPL1,
CABP4, CEP290, CRB1, CRX, GUCY2D, IQCB1, LCA5, LRAT, RD3, RDH12, RPE65, RPGRIP1, SPATA7, TULP1, IMPDH1 and
OTX2) ha identificato una mutazione
biallelica di uno di questi in 160 e monoallelica in10 (170/220=77%).
L’analisi esonica di 1 pz negativo ha identificato 2.460 varianti non note,
selezionati 10 geni ognuno con una variante nonsenso mai riportata, 5 di questi
geni sono espressi nella retina, tra cui NMNAT1, che mappa in un locus (LCA9
MIM %608553) in linkage con LCA in una famiglia di consanguinei pakistana
(bella la procedura, ndr). Il pz aveva una mutazione missenso e una nonsenso
del gene NMAT1. In 10/50 casi LCA di varie nazioni negativi ai geni noti sono
state trovati mediante Sanger composti genetici del gene.
Mutations in NMNAT1 cause Leber congenital amaurosis and
identify a new disease pathway for retinal degeneration. Nature Genetics 2012;44:1035. Il
topo Wld s ha una
mutazione spontanea che comporta la formazione di una proteina chimerica
formata da un fattore di ubiquitinazione E4B (Ube4b) e l’intera proteina
Nmnat1, mutazione che gli conferisce una notevole riduzione di degenerazione
assonale dopo una lesione; prove sperimentali ci dicono che è la proteina
Nmnat1che determina il ritardo della degenerazione assonale. Nel lavoro sono
stati analizzati con il sequenziamento esonico 50 pz LCA, negativi alle note
mutazione, e è stata identificata una mutazione (missenso, nonsenso) del gene
NMNAT1, come composto genetico in 3 e successivamente in altri 4 di 150 pz. Il
fenotipo oculare, “coloboma maculare” da rapida e grave degenerazione della
fovea, è isolato e non associato a deficit cognitivo o altro.
NMNAT1 mutations
cause Leber congenital amaurosis, Nature Genetics 2012;44:1040. Mediante
sequenziamento esonico in una fam. di consanguinei con più affetti da LCA identificata
una mutazione in omozigosi in NMNAT1; studiati con sequenziamento Sanger altri pz
e identificati altri casi, non correlati, con mutazione del gene (14/285 =
4.9%).
Mutations in NMNAT1
cause Leber congenital amaurosis with early-onset severe macular and optic
atrophy. Nature
Genetics;44:975. L’analisi
dell’esoma inizialmente in 5 pz con LCA, mutazione negativi per i geni noti, ha
individuato in due una mutazione del gene NMNAT1, gene trovato mutato al
sequenziamento Sanger in altri 20 soggetti su 256 casi esaminati, sempre
negativi per i geni noti. Totale 22/261 pz, con mutazione, in buona parte
missenso, in eterozigosi composta (21) o omozigosi (1, nonsenso). In altri 7 pz
su 256 (con lo stesso fenotipo) è stata trovata mutazione NMNAT1 in
eterozigosi. Il fenotipo della mutazione NMNAT1 è grave, con pseudo coloboma
maculare alla nascita, precoce atrofia del nervo ottico, degenerazione maculare
progressiva. Il gene codifica una isoforma della NAD. Nel topo il knockout è
letale in epoca embrionale, lo stesso nella Drosofila, me se la mutazione è
localizzata solo nella retina comporta una degenerazione e dei fotorecettori
che si erano formati normalmente. Questo suggerisce il prodotto del gene
conferisce una neuroprotezione alle cellule dei fotorecettori.
Da sottolineare: 1. Il gene NMZT1 è frequentemente mutato nei pz
con LCA; 2. Il fenotipo retinico è precoce e grave, talora simula le lesioni da
toxoplasma; 3. c’è una possibilità terapeutica per i pz con LCA da mutazione
NMNAT1: il gene è un enzima essenziale per la biosintesi NAD (Nicotinammide
Adenina Dinucleotide) e la supplementazione
con NAD nel topo ritarda significativamente la degenerazione assonale dopo un
lesione. Questo potrebbe indicare che la somministrazione di NAD nella retina
dei pz potrebbe avere un effetto protettivo.
Receptor interacting protein kinase mediates necrotic cone but not rod
cell death in a mouse model of inherited degeneration. PNAS
2012;109:14518. Le
Retiniti pigmentose sono un gruppo di malattie ereditarie con degenerazione dei
fotorecettori e perdita progressiva della vista. Sono noti più di 50 geni
malattia espressi quasi esclusivamente nei bastoncelli, particolarmente
sensibili a basse intensità di luce ma
non ai colori, non nei
coni, che sono sensibili a luce intensa
sono prevalentemente localizzati nell’area centrale della retina consentono la
visione dei colori (fotopica) e la visione distinta. Nella RP muoiono prima i
bastoncelli per apoptosi e poi dopo la scomparsa dei bastoncelli scompaiono i coni,
per cause e meccanismi non noti. Allora vediamo che succede nel modello murino
di RP (mutazione di Pde6β Retinal rod photoreceptor cgmp phosphodiesterase,
beta subunit, che nell’uomo è causa di Cecità notturna congenita MIM #163500 e
di RP 40 MIM #613801). La morte dei bastoncelli avviene per apoptosi, mentre
quella dei coni per necrosi, con aspetto simile ai coni nell’uomo con RP. La
morte dei coni nel topo è mediata da una chinasi (Protein-chinasi del recettore
interagente 1 e 3, molecole chiave di segnalazione nella necrosi e che sono
regolate dalle caspasi e dall’ubiquitinazione) la cui espressione è elevata
nella fase di morte dei coni ma non quando muoiono i bastoncelli. Gli stessi
topi con perdita anche di Rip3 hanno la stessa morte dei bastoncelli rispetto
ai topi con solo mutazione Pde6β, ma i coni sono significativamente meno
coinvolti nel processo necrotico. Inoltre la terapia con inibitori della
chinasi RIP attenua, sempre nei topi Pde6β, le anomalie istologiche e
funzionali dei coni. Ne deriva che il patway RIP è un possibile bersaglio per
la terapia della RP nell’uomo.
Genome-wide association study identifies a susceptibility locus for
thyrotoxic periodic paralysis at 17q24.3. Nature
Genetics 2012;44:1026.
La paralisi periodica tireotossica (TPP) è una patologia acuta sporadica che
nell’adulto è caratterizzata da paralisi flaccida, complicazione della
tireotossicosi (13% dei maschi di origine asiatica affetti). E’ associata a
ipopotassiemia (per passaggio extra- intracellulare) con rischio di paralisi
respiratoria e aritmia cardiaca mortale. E’ simile alla paralisi
ipopotassiemica familiare (HOKPP
tipo 1 MIM#170400, gene CACNL1A3 e HOKPP tipo 2, MIM #613345, gene SCN4A) e alla
sindrome Andersen-Tawil (#MIM 170390), ma se ne differenzia per la sporadicità
e per l’ipertiroidismo.
Sono
noti come meccanismi patogenetici fattori ambientali (carico di carboidrati,
riposo dopo attività fisica) e alcune mutazioni genetiche, in particolare mutazioni
del canale del potassio KCNJ18 che sono frequenti in alcune popolazioni
(Francia 33%) ma non in altre (Hong Kong e Tailandia 0) facendo pensare a altri
loci di suscettibilità. Lo studio di associazione GWAS di 70 casi (e 800
controlli) in queste ultime popolazioni e successivamente in altri 54 soggetti
del sud della Cina. E’ stato individuato uno SNP associato alla TTP ma non alla
m. Graves (la più comune forma di ipertiroidismo su base autoimmune che accompagna
la TPP), distante circa 150 kb dal gene KCNJ2, gene che conferisce
suscettibilità alla TPP probabilmente modificandone l’espressione; questo gene
è il gene della s. Andersen-Tawil e della s. QT corto. Questo polimorfismo potrebbe
essere usato come test genetico di suscettibilità a TPP nella tireotossicosi, per
la prevenzione di questa pericolosa complicazione della tireotossicosi.
Somatic HIF2A Gain-of-Function
Mutations in Paraganglioma with Polycythemia. NEJM 2012;367:922. I fattori inducibili dall’ipossia (HIF) sono
fattori di trascrizione che regolano la risposta cellulare alla carenza di
ossigeno e controllano l’energia, il metabolismo del ferro, eritropoiesi e lo
sviluppo. Quando sregolati contribuiscono alla tumorigenesi e alla progressione
del cancro. Vengono descritte due pz (18 e 30 anni) con paraganglioma associato
a policitemia vera dalla nascita, una di queste con segni della s. Marfan
(dilatazione aortica, habitus) con due diverse mutazioni attivanti del gene della
subunità alfa2 del HIF (HIF2A) nelle cellule tumorali, assenti nel sangue,
cellule salivari, urinarie e unghie.
Nei
tumori non sono mai state descritte mutazioni di questo gene. La presenza della
stessa mutazione in tumori diversi (paraganglioma e somatostatinoma) fa
ritenere che si tratti di un mosaicismo somatico con mutazione avvenuta nelle
prime fasi dello sviluppo embrionale.
Exon-skipping drug pulls ahead in muscular dystrophy field. Nature
Medicine 2012;18:1314. M. Duchenne,
XL, frequenza 1:3.600 maschi, con incapacità a camminare dai 12 anni, poi
problem respiratori e morte a 20-30 anni. La terapia cortisonica attuale
ritarda ma non cura e ha molti effetti collaterali. Ci sono in fase 2 o 3
alcune sperimentazioni cliniche (vedi Articoli Interesse di Agosto e
precedenti), come quelle con oligonucleotidi antisenso, che funzionano bene nel
topo, ma ora anche nell’uomo come quella con Eteplirsen, che ha come bersaglio l’esone 51 (NB: una
soluzione potrebbe essere quella di indurre uno skipping degli esoni 45-55, che
includono una buona parte di sedi mutazionali (63% dei pz DMD con delezione),
perché sappiamo che la delezione degli esoni 45-55 clinicamente è lieve o
asintomatica) e che è applicabile per il 13% dei pz DMD. Gli effetti della
terapia per più di 8 mesi (dose settimanale endovena) sulla deambulazione non
sono strabilianti ma molto meglio di quelli di pz che hanno ricevuto una dose
parziale e per un tempo più limitato e senza effetti collaterali. La
sperimentazione continua. E’ in corso una sperimentazione con un altro farmaco,
che usa lo stesso principio (skipping esone 51 con Drisapersen) con risultati
analoghi (risultati della fase 3 nel 2014). E sono in corso altre
sperimentazioni con altri farmaci usando altri sistemi. “Taking
different approaches and treating different subgroups is a good thing,” says Mendell.
“It may be that multiple drugs and a number of approaches are needed for this
very devastating disease.”
Gene therapy rescues cilia defects and restores olfactory function in a
mammalian ciliopathy model. Nature Medicine 2012;18:1423. Le
cilia sono proiezioni che si estendono al di là della membrana cellulare importanti
per le varie funzione biologiche, movimenti della cellula, segnali cellulari,
percezione sensoria, in particolare, in quella tattile. Mutazioni di geni che alterano
la formazione o la funzione delle cilia sono chiamate Ciliopatie, fenotipicamente
e geneticamente eterogenee (s. Bardet-Biedl, s. Meckel-Gruber (MKS), s.
Nefronoftisi, s. Joubert, s. Jeune distrofia
toracica asfissiante (JATD)(vedi ExomeCapture Reveals ZNF423 and CEP164
Mutations, Linking Renal Ciliopathies to DNA Damage Response Signaling. Cell 2012;150:533 (Articoli interesse Agosto 2012) e Evolutionarily Assembled cis-Regulatory Module at a Human Ciliopathy Locus.
Science 2012;335:966)(Febbraio 2012). I segni clinici sono variabili e possono includere
rene policistico, polidattilia, situs inverso, obesità, deficit cognitivo,
cecità, sordità NS, alterata nocicezione (sensazione di dolore) e anosmia. I
componenti del trasporto intraflagellare (IFT) assemblano e mantengono la ciglia
trasportando i precursori ciliari, legati ad un complessi di proteine (complesso
IFT-A e complesso IFT-B), dalla base della ciglia fino al sito della loro incorporazione
sull’estremità distale (http://www.fedoa.unina.it/763/1/Bergamasco.pdf).
Una mutazione ipomorfa di uno di questi componenti (Ift88) è causa di
malattia nel topo (ORPK). Non
noto questo nell’uomo. Lo screening mutazionale di IFT88 in persone o feti con MKS (n. 161) o JATD (n. 62) ha identificato
una mutazione non sinonima in omozigosi in un feto con fenotipo simile a MKS,
con patogenicità provata nello zebrafish.
Il topo ORPK è anosmico per assenza
di cilia nei neuroni sensoriali olfattivi; se questi neuroni maturi ben
differenziati sono trattati con terapia genica con IFT88 mediata da adenovirus
si riproducono le cilia e il topo acquista la funzione olfattiva. Questo significa
che vi sono le basi per ricuperare funzionalità del complesso ciliare anche
nelle cellule differenziate.
Sedlin Controls the ER Export of Procollagen by Regulating the Sar1
Cycle. Science 2012;337:1668. Un report di AA italiani (Telethon
NA) su un gene, SEDL; che quando mutato è responsabile della Displasia Spondiloepifisaria
tarda, XL (MIM #313400), con bassa statura e precoce osteoartrite. La
patogenesi di questa condizione è costituita da difetto della condrogenesi con
incapacità dei condrociti di secernere componenti della matrice extracellulare.
Il lavoro chiarisce i meccanismi di trasporto intracellulare del procollagene.
Ancora
Alzheimer (AD): sono poche le malattie che
ci spaventano come l’Alzheimer, per la sua frequenza (in tutto il mondo si
stimano 35 milioni di persone affette, in gran parte in paesi in via di
sviluppo), perché sappiamo che l’aumento dell’attesa di vita interesserà un
numero molto maggiore di persone in cui diminuiscono le più comune cause di
morte e perché ci porta via le nostre qualità più umane (ragionamento, memoria,
la capacità di astrazione, linguaggio, controllo emotivo) senza che ci sia all’orizzonte
una terapia che ne modifichi il decorso.
Preventing Alzheimer’s Disease. Science 2012;337:1488. Le sperimentazioni cliniche suggeriscono che la malattia deve essere trattata in stadi precoci e i progressi nell’individuazione di biomarcatori presintomatici (vedi Spigolature e Articoli recenti) potrebbero essere il primo passo per un’appropriata terapia, anche con successi parziali. Quindi occorre potenziare la ricerca la storia naturale di questa malattia e nel cogliere successi anche parziali dalle sperimentazioni in atto e in quelle che verranno attuate.
Alzheimer’s drugs take a new tack. Nature 2012;489:13. Continua la storia degli insuccessi e delle nuove speranze della
terapia della AD (vedi anche precedenti selezioni di articoli di interesse. In
particolare quella dell’Agosto 2012). Apparente insuccesso di un farmaco (solanezumab) un anticorpo contro le placche di
beta-amiloide, ma da analisi successive sembrerebbe che qualcosa faccia nel
rallentare il declino intellettivo dei pz con AD lieve, anche se permangono
dubbi se questo rallentamento sia realmente significativo per la vita dei pz,
anche se ci si chiede se il poco o nullo effetto sia dovuto al fatto che la
terapia è applicata troppo tardi a diagnosi conclamata, come tentare di curare
le placche aterosclerotiche quando già ci sono (le statine infatti vengono date
prima). Sono state programmate per il prossimo anno tre sperimentazioni in pz
asintomatici a rischio genetico o a rischio per accumulo cerebrale di
beta-amiloide con farmaci diversi, due di 5 anni e una di 3 con una spesa
rispettivamente di 100 milioni, 120 milioni e 110 milioni di $US.
Altre due sperimentazioni stanno attendendo il finanziamento. Il timore è che
se sorgessero dubbi sull’efficacia delle terapie antiamiloidee non ci sarebbero
più fondi per altri studi, questo sarebbe come “throwing the baby out with the
bath water, and abandoning Alzheimer’s disease”. (Speriamo di no, ndr).
Antiepileptic
drugs in Alzheimer’s. Research highlights. Nature Genetics 2012;44:967. Recensione di un lavoro (Levetiracetam suppresses
neuronal network dysfunction and reverses synaptic and cognitive deficits in an
Alzheimer's disease model. PNAS 2012 Aug 6 Epub ahead of print)
sull’uso di farmaci antiepilettici in commercio nel modello animale. Poco
si conosce sui processi patologici iniziali che durano anni prima che si
manifesti la malattia
(vedi numerosi articoli su questa patologia negli articoli di interesse
dell’Agosto scorso), neurotossicità e disfunzione sinaptica probabilmente. Il
topo transgenico per la proteina precursore dell’amiloide umana (hAPP) ha un
accumulo di beta-amiloide umana, anomala attività del network neuronale e crisi
epilettiche, iperattività e difetti cognitivi. Sono stati testati in topi hAPP
alcuni farmaci antiepilettici in commercio e quello che ha avuto migliori
effetti è stato il Levetiracetam (Keppra), indicato in medicina come unico
farmaco per l’epilessia parziale e in associazione per altre forme di
epilessia, che ha migliorato considerevolmente il tracciato EEG e, con
trattamento cronico, la disfunzione sinaptica e l’apprendimento (buone
prospettive terapeutiche con un farmaco già in commercio e non particolarmente
oneroso per il SSN, ndr).
Brain Amyloid Imaging — FDA Approval of Florbetapir
F18 Injection, NEJM 2012;366:885. E’
stato approvato dalla FDA l’uso di Florbetapir, radiotracciante (fluoro-18 che emette positroni rilevabili dalla PET) nella
PET, tracciante che in studi non clinici lega gli aggregati beta amiloide.
Ammesso per la ricerca della causa nel declino cognitivo in generale. Non
assicura la diagnosi di Alzheimer ma solo che vi sono poche o tante placche
amiloidi, che però possono essere osservate nei normali o in altre malattie
neurologiche. Se negativo riduce la probabilità che il pz abbia Alzheimer.
Single-Stranded RNAs Use RNAi to Potently and Allele-Selectively Inhibit
Mutant Huntingtin Expression. Cell 2012;150:895. La proteina mutante della m.
Huntington (HD), malattia genetica AD incurabile con frequenza di 1:100.000
persone, è la causa della patologia. Non ci sono farmaci in grado di bloccare
la malattia, il silenziamento della proteina mutante eliminerebbe alla base il
meccanismo patogenetico. Viene descritto l’uso di oligonucleotidi antisenso a
singolo filamento combinato con l’interferenza del RNA (ss-siRNA). Si è
dimostrata con l’uso di ss-siRNA una potente e selettiva inibizione della
proteina mutante nelle cellule di pz con HD e nel modello animale (topo) con HD
tramite l’infusione endoventricolare cerebrale.
Genetic mutations in metabolic pathway could be fixed
with nutritional supplement. Amino-acid deficiency underlies rare form of autism Nature News 6 Sept 2012. Premessa:
lo screening “metabolico” non è
indicato nell’identificazione della causa dell’autismo non sindromico (PLoS ONE 1 July 2011:e21932)(ndr).
La citazione riguarda un commento di un lavoro (Mutations in BCKD-kinase Lead to a Potentially Treatable
Form of Autism with Epilepsy. Science 6 Sept 2012) in cui si osserva in tre
famiglie di genitori consanguinei con figli con autismo e epilessia una
malattia metabolica da deficit enzimatico che comporta una riduzione plasmatica
degli aminoacidi a catena ramificata (leucina, isovalina, valina), aa
essenziali (da assumere con la dieta) e importanti nella sintesi proteica e nel
processo per cui si produce energia dalle proteine. Mediante sequenziamento
esonico sono state individuate nei 3 pz mutazioni in omozigosi (2 con perdita
di funzione e una missenso) del gene BCKDK (branched chain
ketoacid dehydrogenase kinase). Il complesso chetoacido deidrogenasi a catena
ramificata (BCKDH) favorisce il catabolismo degli aminoacidi ramificati, la
chinasi BCKDK inattiva la subunità E1-alfa di questo complesso. Mutazioni di
una delle tre subunità di BCKDH fanno accumulare gli aminoacidi ramificati,
causa della m. delle urine a sciroppo d’acero (per il caratteristico odore)(MIM
#248600). Mutazioni BCKDH comportano invece una regolazione negativa degli
aminoacidi ramificati, nei pz sono stati osservati bassi valori di questi
aminoacidi e lo stesso nel topo knockout (Bckdk−/−). Il possibile
meccanismo patogeno risiede nell’alterato trasporto attraverso la barriera
emato-encefalica: la bassa concentrazione di aminoacidi ramificati favorisce il
passaggio di altri aminoacidi (threonina, fenilalanina, tirosina, istidina e
metionina) che si trovano infatti in alta concentrazione nell’encefalo del topo
Bckdk−/−. L’alterata regolazione aminoacidica probabilmente interferisce
con la funzione dei neurotrasmettitori, i cui precursori sono appunto questi
aminoacidi. La carenza o la supplementazione con la dieta di aminoacidi
ramificati ha effetto sullo sviluppo neurologico e sull’epilessia: i topo
knockout con dieta povera di questi aminoacidi dopo 4 giorni hanno il fenotipo
neurologico e l’epilessia (ma non i topi wild type), quelli invece con dieta
ricca di aminoacidi ramificati no; inoltre sempre nel topo la patologia
neurologica è reversibile (dopo 1 settimana) con la dieta. Nei pz studiati la
dieta per ora ha normalizzato i livelli ematici di aminoacidi ramificati.
NB: lo
screening “metabolico” non è considerato indicato nell’identificazione della
causa dell’autismo non sindromico (Should
Metabolic Diseases Be Systematically Screened in Nonsyndromic Autism Spectrum
Disorders? PLoS ONE 1 July 2011;6:e21932).
EPHA4 is a disease modifier of amyotrophic lateral sclerosis in animal
models and in humans. Nature Medicine
2012;18:1418.
Malattia neurodegenerativa a esordio tardivo con una notevole variabilità
fenotipica (la sopravvivenza può essere di mesi o di anni). Il 10% dei casi
sono familiari a trasmissione AD (molto rara la AR) geneticamente molto
eterogenea (quasi 20 malattie, con 20% da mutazione SOD1). Nel 50% dei casi la
causa rimane sconosciuta. Vedi (articoli di interesse Marzo, Aprile, Giugno,
Agosto 2012: Mutations in the profilin 1 gene cause familial amyotrophic
lateral sclerosis. Nature 2012;488:499). La grande variabilità fenotipica fa
pensare a geni modificatori, su cui si potrebbe intervenire per la terapia. Nel
lavoro viene individuato nel modello animale (zebrafish) di ALS da mutazione SOD1
un possibile modificatore del fenotipo, Epha4,
recettore efrinico del sistema di repulsione assonale. L’inibizione genetica o
farmacologica di Epha4 riduce o annulla il fenotipo SOD1 nello zebrafish e
aumenta la sopravvivenza nei modelli animali di topo e ratto. Nei pz con ALS
non solo l’espressione di EPHA4 è inversamente correlata con l’inizio della
malattia e la sopravvivenza, ma anche mutazioni con perdita di funzione sono
associate a lunga sopravvivenza. Inoltre il knockdown o l’inibizione
farmacologica di Epha4 evita l’assonopatia del modello di zebrafish con ALS da mutazione
TDP-43 (nell’uomo la mutazione di questo gene causa la ALS10 -MIM #612069) e anche
nel knockdown di Smn1 sempre nello zebrafish (modello animale della Atrofia
Muscolare Spinale –MIM #253300). EPHA4 sembra quindi modulare la vulnerabilità
dei motoneuroni alla degenerazione assonale. Un buon target terapeutico quindi.
Transcriptional profiling in facioscapulohumeral muscular dystrophy to identify candidate biomarkers. PNAS early edition Sept 2012. La distrofia muscolare Facio-scapolo-omerale, una delle più comuni distrofie muscolari, è una malattia genetica AD caratterizzata da perdita progressiva della muscolatura facciale, dei cingoli e delle braccia, con ampia variabilità fenotipica. Il difetto genetico, identificato 20 anni fa, non riguarda un gene codificante una proteina ma un ridotto numero di ripetizioni in tandem localizzati nella regione subtelomerica della cromosoma 4 (4q35), riduzione che attiva con meccanismi sinora non noti geni vicini (in un recente lavoro “A Long ncRNA Links Copy Number Variation to a Polycomb/Trithorax Epigenetic Switch in FSHD Muscular Dystrophy. Cell 2012;142:819” viene identificato un ncRNA in un locus vicino che è espresso nella FSHD e che coordina la derepressione di geni che è causa della FSHD)(vedi Articoli interesse Maggio 2012). Non sono disponibili terapie. In questo lavoro vengono paragonati i profili di espressione genica in biopsie muscolari di pz (n. 29) e controlli (23 parenti 1° grado non affetti) di 21 famiglie: 15 geni con differente profilo di espressione pz vs controlli sono stati considerati come “segnatura molecolare” della distrofia in altri 26 soggetti con accuratezza di attribuzione come affetti o controlli dell’80-90% (m. deltoide, m. bicipite). Questi marcatori biologici potranno in futuro essere usati per verificare l’efficacia di future terapie per questa distrofia.
Genome-wide meta-analyses of nonsyndromic cleft lip with or without
cleft palate identify six new risk loci. Nature
Genetics 2012;44:968.
La labioschisi (LS)(con o senza palatoschisi) non sindromica ha una frequenza
di 0.7-1.3 per mille neonati, con differenze considerevoli interetniche (doppia
negli asiatici), e è considerata una classica malattia multifattoriale. Studi
di associazione mediante GWAS hanno identificato 5 loci predisponenti oltre al
noto gene di suscettibilità IRF6 (Interferon
regulatory factor-6)(MIM #608864),
gene della s. van Der-Woude (MIM #119300)e della s. Pterigio popliteo (MIM
#119500). La meta analisi dei due lavori con maggior numero di casi ha consentito
di confermare i precedenti loci di suscettibilità e di identificarne altri 5 (1p36, 2p21, 3p11.1, 8q21.3, 13q31.1 and
15q22) con elementi che fanno pensare a un loro coinvolgimento nelle schisi
oro-facciali: uno SNP è in un introne di PAX7 (Paired box7), un altro è 3 kb a valle di EPHA3
(codificante ephrin receptor A3), uno nel gene THADA (codificante thyroid adenoma associated), uno
vicino al gene SPRY2 (codificante
sprouty homolog 2), che è un eccellente candidato per le schisi facciali come
risulta da modelli animali, uno, solo nella popolazione europea non nell’asiatica,
è 20 kb a monte del gene TPM1 gene
(encoding tropomysin 1). Dati epidemiologici e embriologici sembrano provare
che i due sottogruppi, LS con o senza palatoschisi, hanno una certa
sovrapposizione eziologica ma anche fattori genetici diversi. La meta analisi
conferma in parte questa ipotesi identificando un locus (SPRY2) che contribuisce esclusivamente
alla schisi palatina in presenza di schisi labiale, suggerendo la presenza di
elementi regolatori vicini.
De novo mutations in ATP1A3 cause alternating hemiplegia of childhood. Nature Genetics 2012;44:1030. L’Emiplegia
alternante infantile (AHC) è una rarissima (1:1.000.000 bambini) e grave
malattia neurologica con episodi ricorrenti di emiplegia che compare prima dei
18 mesi ora in un emisoma poi nell’altro, ritardo di sviluppo e cognitivo,
distonia e coreo-atetosi (MIM #104290) che può durare minuti o giorni; in
genere è sporadica e è ritenuta (anche MIM la considera così) da mutazione del
gene ATP1A2, allelica quindi alla
emicrania familiare emiplegica (MIM #602481), quando in realtà clinicamente
alcune famiglie con mutazione di questo gene sembravano più FHM che AHC.
Quando sporadica comunque non è mai stata individuata mutazione del gene
ATP1A2. Con il sequenziamento esonico, in 7 pz sporadici è stata individuata in
tutti una mutazione non sinonima de novo del
gene ATP1A3 (codificante
la subunità ATPasi alfa3 del sodio-potassio). L’analisi di altri pz con
AHC (totale 105) conferma che una mutazione, alcune sono ricorrenti (7/19)
suggerendo che il gene sia ipermutabile, è presente in almeno il 74% dei casi,
di cui 1 caso familiare. Mutazioni di ATP1A3 causano anche un’altra malattia a
comparsa nell’adolescenza (range 4.55 anni) Distonia con parchinsonismo a
esordio rapido (DYT12)(MIM #128235). Lo studio funzionale in HeLa di mutazioni
che causano o l’una o l’altra condizione mostrano che mutazioni DYT12 riducono
a zero l’espressione di ATP1A3, mentre quelle causanti AHC non riducono
l’espressione della proteina; l’effetto patogeno sembra dovuto a effetti
diversi sulla pompa sodio-potassio, ipomorfici per DYT12 e modulatori per AHC (legame
degli ioni potassio alla pompa Na+/K+).
Clinical
spectrum of disease associated with ATP1A3 mutations. Lancet Neurology 2012;11:741. Commenta l’articolo sullo stesso fascicolo
(Heterozygous de-novo mutations in ATP1A3 in patients with alternating
hemiplegia of childhood: a whole-exome sequencing gene-identification study. Pg 764)
confermando quanto sopra in 24 pz, trovando una mutazione di ATP1A3 in tutti
(11 diverse, in genere missenso).
Gli
AA propendono per un continuum fenotipo tra AHC e DYT12 di un disturbo
distonico dei movimenti.
PTEN —
Linking Metabolism, Cell Growth, and Cancer. NEJM 2012;367:1061. Editoriale che commenta i risultati
un articolo pubblicato sullo stesso fascicolo (PTEN Mutations as a Cause of Constitutive
Insulin Sensitivity and Obesity, pg 1002) sul ruolo di PTEN nel cancro, nel
diabete 2 e nell’obesità, patologie che sappiamo sono epidemiologicamente e
geneticamente legate e che hanno in comune una resistenza all’insulina, ormone
e fattore di crescita, cioè una ridotta capacità di questo ormone a svolgere i
suoi effetti metabolici nei tessuti bersaglio. Sappiamo che mutazioni germinali
con aploinsufficienza di PTEN causano la s. Cowden (amartomi
multipli, vari tipi di cancro), che la sua aploinsufficienza è presente in
molti tessuti cancerosi e che gli animali da esperimento con delezione del gene
sviluppano tumori maligni. La funzione di oncosoppressione è svolta regolando (defosforilazione)
PI3K (phosphatidylinositol 3-kinase)(* vedi sotto) nella stessa sede dove
agiscono (fosforilazione) il pathway dei fattori di crescita intracellulari e
l’insulina. Carenza di PTEN produce alti livelli di una proteina a valle del pathway
PI3K (PIP2), favorisce la crescita e la sopravvivenza cellulare e favorisce
l’effetto metabolico dell’insulina. Nel lavoro è stata misurata la sensibilità
insulinica e la funzione delle cellule beta pancreatiche in 15 pz con s. Cowde
da mutazione PTEN e 15 controlli. Alcuni risultati attesi e altri inattesi: nei
pz Cowden c’è una significativa aumentata sensibilità insulinica e bassa
insulinemia nei pz Cowden (attesa per il ruolo di PTEN su PI3K e PIP2) e un
significativo aumento della massa corporea (BMI) con aumentata adiposità ma
senza modificazione di distribuzione di grasso (nonostante la maggiore
sensibilità insulinica) e i livelli di mRNA di PTEN sono deficitari solo nel
tessuto adiposo, non in quello del muscolo scheletrico. Le conclusioni degli AA.: “we describe
a monogenic cause of profound insulin sensitization that paradoxically occurs
in association with adiposity”.. e.che ”PTEN haploinsufficiency appears
to result in an increased risk of obesity and cancer but a decreased risk of
type 2 diabetes”.
*Da ricordare (vedi
Selezione articoli Agosto 2012) 3 lavori nel fascicolo di Agosto di Nature
Genetics in cui sono descritte nuove condizioni con iperplasia fibroadiposa/emimegalencefalia
da mutazione PI3K.
HDAC8 mutations in Cornelia de Lange syndrome affect the cohesin
acetylation cycle. Nature 2012;439:313. La coesina
è un complesso proteico responsabile della coesione tra i cromatidi fratelli e
permette la corretta segregazione cromosomica durante la mitosi e la meiosi. E’
formato da quattro subunità, due proteine SMC (SMC1A e SMC3), e due proteine
non-SMC (RAD21 e STAG1/2). Mutazioni dei componenti strutturali della coesina
(e dei suoi regolatori) causano le coesinopatie (http://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-09052011-101205/). Mutazioni
di SMCA1 (XL) sono responsabili del 5% dei casi di s. De Lange di SMC3 di
<1%, mentre mutazioni del gene NIPBL (un altro gene coinvolto nella coesione
dei cromatidi fratelli) sono responsabili del 60% dei casi ((MIM #122470).
L’osservazione sperimentale del ruolo di un’altra proteina oltre a NIPBL nella regolazione
coesinica, HDAC8 (histone deacetylase 8)(MIM *300269, XL), in
particolare nella sua localizzazione, ha spinto gli AA a verificare se
mutazioni di questo gene sono responsabili di una parte dei 154 soggetti con s.
DeLange negativi a NIPBL, SMC1A, SMC3, RAD21, STAG2, ESCO1, ESCO2, MAU2.
Trovate 4 missenso e 1 nonsenso, de novo, e 1 caso familiare (pz, sua sorella
lievemente affetta e madre non affetta con allele mutante inattivato nel sangue
materno), tutti con fenotipo classico (2-2.5% di tutti i casi con DeLange, ndr).
In vitro le mutazioni di HDAC8 ne annullano l’attività deacetilasica, mentre
l’aggiunta di HDAC8 normale evita l’eccesso di metilazione di SMC3, eccesso che
si osserva nelle cellule con mutazione. La perdita di attività della
deacetilasi porta a una riduzione di legame dei componenti del complesso
coesinico, meccanismo patogenetico comune a tutti geni noti responsabili di
questa sindrome.
Vedi anche (Cohesin’s
DNA Exit Gate Is Distinct from Its Entrance Gate and Is Regulated by
Acetylation. Cell
2012;150:961), modello che prevede entrata e uscita diverse per i cromatidi
fratelli.
Sindrome Dravet: è una grave encefalopatia a
insorgenza nel 1° anno di vita con convulsioni tonico-cloniche inizialmente febbrili
farmacoresistenti, poi i pz hanno altri tipi di crisi, come assenza, crisi
miocloniche o parziali con comorbilità, deficit cognitivo e morte precoce. Il
gene malattia è SCN1A (sodium channel, brain type I, alpha subunit; nac1 nav1.1),
il 95% delle mutazioni, che sono da perdita di funzione in Hz, sono de novo. Mutazioni in Hz dello stesso
gene causano l’Epilessia AD con convulsioni febbrili plus tipo 2 (GEFSP2), le
Convulsioni febbrili familiari 3A (FEB3A) e l’Emicrania familiare emiplegica 3
(FHM3).
Specific deletion of NaV1.1 sodium channels in inhibitory interneurons
causes seizures and premature death in a mouse model of Dravet syndrome. PNAS
2012;109:14646. Nel
topo la delezione dell’esone 26 determina aploinsufficienza e un fenotipo
simile a quello dell’uomo con convulsioni sensibili alla temperature, atassia e
morte prematura. Nell’animale è stata documentata nei neuroni ippocampali una
perdita selettiva di flusso di sodio e di eccitabilità negli interneuroni (neuroni
che stanno tra un neurone sensorio e uno motorio e che sono responsabili della
modulazione e integrazione delle risposte) GABAergici. L’ipotesi che il lavoro
vuole provare è che la patologia sia dovuta a una selettiva riduzione della
funzione inibitoria degli interneuroni.I topi con perdita della isoforma Nav1.1 del canale voltaggio-dipendente del sodio nei neuroni GABAergici frontali muoiono precocemente dopo crisi convulsive tonico-cloniche, che sono sensibili all’induzione termica, esattamente come i topi con delezione generalizzata di Scn1a.
Questo fa concludere che lo stesso valga per la s. Dravet in cui si ritiene che la perdita dei canali Nav1.1 nei neuroni GABAergici frontali sia necessaria e sufficiente per causare l’epilessia e la morte prematura.
Autistic-like
behaviour in Scn1a+/− mice and rescue by enhanced
GABA-mediated neurotransmission. Nature 2012;489:385. Topo con aploinsufficienza di Scn1a (Scn1a+/−
) ha iperattività, comportamenti stereotipati, difetto di relazioni sociali e
di memoria spaziale. L’olfatto è mantenuto ma nuovi odori sono repulsivi. Viene
confermato che è coinvolta la neurotrasmissione GABAergica e che la delezione
selettiva dei canali Nav1.1 negli interneuroni frontali è sufficiente per
causare i disturbi comportamentali e il deficit cognitivo. In questi topi basse
dosi di clonazepam, modulatore allosterico dei recettori GABAA corregge
i disturbi comportamentali e di memoria. Questo fa concludere che è la trasmissione
GABAergica a essere alterata nella s. Dravet, e non dovuta a danno neuronale
secondario alle convulsioni (vedi GABAergic excitation after febrile seizures
induces ectopic granule cells and adult epilepsy. Nature Medicine pg 1271.
Nature Medicine 2012;18:1271, in cui si conclude in base a una ricerca
sperimentale nei ratti che le convulsioni febbrili prolungate inducono
un’alterata migrazione neuronale delle cellule nel lobo temporale e che questo
è causa di successiva epilessia)(vedi articoli di interesse Agosto 2012). Il
lavoro su Nature comunque svela un ruolo dei canali Nav1.1 nelle funzioni
neuropsichiatriche e un’appropriata terapia per la s. Dravet.
The Notch signalling system: recent insights into the complexity of a
conserved pathway. Nature Reviews Genetics
2012;13:654.
Il pathway di Notch è un meccanismo conservato evolutivamente che controlla una
diversi processi cellulari come il differenziamento, la proliferazione e l'apoptosi.
I segnali trasdotti dal recettore Notch controllano le risposte della cellula a
stimoli intrinseci ed estrinseci e necessitano del contatto tra due cellule
adiacenti. Il gene che codifica per il recettore Notch è stato scoperto in Drosofila poiché la parziale perdita
di funzione risultava in un fenotipo con i margini delle ali intaccati (http://paduaresearch.cab.unipd.it/1719/1/Masiero_tesi_dottorato.pdf). Alterazioni di questo
pathway sono descritte in molte malattie dell’uomo. Studi recenti, sempre nella
Drosofila, ci dicono che questa via di segnale non è semplicemente lineare ma un
network molto complesso. Le nuove tecnologie consentiranno di capire meglio i
meccanismi molecolari di controllo di Notch.
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