domenica 2 giugno 2013

Spigolature di Genetica Clinica/Umana Mag 2013. R. Tenconi





Raccolta e brevi commenti di articoli di Genetica Medica e Umana e di interesse generale del mese di Maggio 2013 (Spigolature) che hanno attirato la mia attenzione o curiosità, pubblicati nelle seguenti riviste: Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Neuroscience, Nature Genetics, Nature Biotechnology, Nature Medicine, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science, Cell.

BIOLOGIA – GENETICA
Extra X expression. Nature Reviews Genetics May 2013. Research Highlights di un articolo (Mammalian X Upregulation Is Associated with Enhanced Transcription. Developmental Cell 2013;25:55). Nei mammiferi i geni XL sono espressi solo quelli sul cromosoma X attivo. Ma da quando? Sembra a livello della fase iniziale della trascrizione e di stabilità RNA. Nel lavoro viene prima valutato il ruolo dei meccanismi epigenetici nelle cellule embrionali e nelle cellule differenziate di topo: i promotori di geni XL espressi, rispetto ai geni autosomici, sono “arricchiti” con specifiche modificazioni epigenetiche per l’inizio della trascrizione della RNA Pol II. Inoltre i trascritti di geni XL hanno un’emivita più lunga rispetto a quelli autosomici. Sembra infine che vi sia una differente regolazione a seconda dell’origine nell’evoluzione dei geni XL, quelli derivati da geni autosomici e quelli acquisiti.

Leptin resistance is a secondary consequence of the obesity in ciliopathy mutant mice. PNAS 2013;110:7796. L’obesità è un importante fattore di rischio di morbilità e alla mortalità. L’identificazione del ruolo della leptina (leptos in greco significa snello), che è l’ormone proteico che regola l’ingestione e la spesa calorica, è secreto nel sangue in rapporto alla quantità di tessuto adiposo, che è il suo principale produttore. I livelli di questo ormone nel sangue sono aumentati nell'obesità. Ma il suo potenziale ruolo terapeutico è attenuato dalla resistenza alla leptina, resistenza di cui non sono noti i meccanismi né è noto se sia un evento iniziante o secondario. L’obesità è una delle caratteristiche delle malattie con disfunzione ciliare, come la Bardet-Biedl (BBS) e l’Alström, e si sa che almeno nella BBS l’obesità è dovuta a una resistenza alla leptina. Nel lavoro viene verificato nel modello murino di Bbs se il cilio primario sia un mediatore della risposta leptinica. Sembra di no.

Rapid cell death is preceded by amyloid plaque-mediated oxidative stress. PNAS 2013;110:7904. La perdita di neuroni è la tappa finale di molte malattie neurodegenerative. Capire come questo avvenga può consentire di identificare meccanismi neuroprotettivi. E’ stato seguito in tempo reale il destino dei neuroni in vivo nel topo transgenico per l’Alzheimer con sovraepressione di proteine precursore mutato della proteina amiloide umana e della presenilina 1. Si è visto che le placche precedono (1-3 mesi) e determinano stress ossidativo nei neuriti circostanti. In conclusione lo stress ossidativo locale contribuisce per contiguità alla neurotossicità nella m. Alzheimer.

Mutant presenilin 1 expression in excitatory neurons impairs enrichment-mediated phenotypes of adult hippocampal progenitor cells. PNAS 2013;110:9148. La m. Alzheimer (AD) è caratterizzata dalla presenza di peptidi amiloide beta (Aβ) e matasse neurofibrillari. Aβ derivano da più grosse proteine precursori dell’amiloide  (APP) per l’azione concertata di BACE1 (Beta-site APP-cleaving enzyme 1) e la γ-secretasi, la cui componente catalica è la Presenilina 1 (PS1). Mutazioni di questo gene sono responsabili nella gran parte dei casi di AD familiare (FAD) a inizio precoce. Poco noto è il meccanismo con cui si produce la malattia, che si ritiene dovuta a un aumentato rapporto dei peptidi Aβ42/Aβ40 con effetto neurotossico dei peptidi Aβ42. Nel lavoro sperimentale nel topo si dimostra che l’espressione della PSI mutante altera la proliferazione e la differenziazione neuronale adulta dell’ippocampo mediata dall’arricchimento ambientale per effetto della mutazione di altre cellule mutate della nicchia neurogenica ippocampale (le nicchie neurogeniche garantiscono la presenza di stimoli molecolari indispensabili al mantenimento e alla regolazione delle cellule staminali neurali nel corso dell’intera vita).

Autism network Nature 2013;497:162. Tre fondazioni USA dell’Autismo hanno annunciato il 2 Maggio che è stato creato Autism BrainNet, un network che favorisce la raccolta e lo studio di encefali di persone, incluse bambini, morte con questa patologia. Il network, che comprende centri di New York, California e Texas, è disponibile a fornire ai ricercatori campioni di tessuti (go.nature.com/9bxphz per altre info).

Modulation of the endoplasmic reticulum–mitochondria interface in Alzheimer’s disease and related models. PNAS 2013;110:7916. Nell’Alzheimer è stata dimostrata un’alterata funzione mitocondriale nell’uomo e in vivo in modelli animali e in vitro. I mitocondri, oltre al noto ruolo nella produzione di energia tramite la fosforilazione ossidativa, hanno un ruolo nei processi apoptotici, di sintesi lipidica e del controllo dei livelli intracellulari di calcio. La membrana esterna dei mitocondri è in contatto con una parte del reticolo endoplasmatico (ER) chiamato membrane del ER associate ai mitocondri (MAM), che sono alterate nei fibroblasti di pz con Alzheimer con meccanismi e in modi non ancora noti. Nel lavoro appunto viene studiato il contatto fisico tra mitocondrio e ER nel cervello umano di pz con Alzheimer e nel modello murino e in vitro. Si dimostra che vi è un’aumentata espressione di proteine associate a MAM nell’encefalo dei pz e nel modello di topo e un aumento significativo di punti di contatto tra ER e mitocondri nei neuroni primari dell’ippocampo dopo esposizione con peptide beta-amiloide. Viene documentata quindi la modalità di coinvolgimento del contatto mitocondri-ER e gli scambi molecolari che si producono come  meccanismo patogenetico della malattia.

Why Adults Need New Brain Cells. 2013;340:695 commento di Emergence of Individuality in Genetically Identical Mice. Science 2013;340:756. Si credeva che la plasticità del sistema nervoso (interazione reciproca tra strutture e funzioni cerebrali che dipende da variazioni genetiche e non genetiche e che forma le basi neurobiologhce dell’individualità vedi sopra la definizione) dipendesse dalla modulazione dei contratti tra vecchi neuroni. Ora si sa che mentre i neuroni si formano sino a poco dopo la nascita, in due aree cerebrali dei mammiferi (bulbo olfattivo e ippocampo) si formano neuroni da cellule staminali neuronali per tutta la vita e anche cellule gliali (che si formano in varie aree cerebrali). Questa nuova neurogenesi è per alcuni aspetti responsabile della plasticità e il suo malfunzionamento porta a malattie psichiatriche e neurologiche. Nell’uomo le differenze di comportamento dei gemelli MZ allevati insieme vengono attribuite a quello che paradossalmente si chiama “ambiente non condiviso”. Vengono riportati i risultati di uno studio nel modello animale (topi inbred, geneticamente identici allevati in un ambiente diversificato e complesso). Le differenze comportamentali tra individui crescono con il tempo e l’età e correlano positivamente con le differenze individuali della neurogenesi ippocampale del topo adulto, con un considerevole effetto positivo dell’attività fisica e delle esperienze sensoriali, come l’area della gabbia a disposizione, sulla neurogenesi ippocampale (gli animali che si muovono di più e che hanno regolarmente più esperienze hanno più neuroni).
E cosa risulta nelle patologie psichiatriche? La scarsa produzione di nuovi neuroni sembra causare difficoltà di discriminare esperienze pericolose da quelle non pericolose contribuendo alla percezione di paura e ansietà, come ad es. nella malattia da stress post-traumatico. Molti antidepressivi nel modello animale hanno proprio la funzione di stimolare la neurogenesi ippocampale. Una buona prospettiva terapeutica potrebbe allora essere proprio quella di potenziale questo effetto.

SPERIMENTAZIONI CLINICHE - TERAPIE
Rescue of fragile X syndrome phenotypes in Fmr1 KO mice by the small-molecule PAK inhibitor FRAX486. PNAS 2013;110:2671(fascicolo Aprile). Come noto (vedi i molti lavori citati nelle precedenti selezioni, ad es. Articoli interesse di Ottobre 2012: Shared Synaptic Pathophysiology in Syndromic and Nonsyndromic Rodent Models of Autism. Science 2012;338:128, ) nella s. Fragile X (FXS) ci sono caratteristiche anomalie strutturale dei dendriti nella s. Fragile X, sindrome con un quarto dei pz con classico autismo, sia nell’uomo che nel modello murino. Le spine dendritiche richiedono la regolazione actinica del citoscheletro, i cui principali componenti sono i microtubuli, i filamenti di actina (che sono formati da subunità di proteine globulari che si possono associare o dissociare rapidamente) e i filamenti intermedi (di spessore intermedio rispetto alle precedenti formate da subunità proteiche filamentose). La regolazione actinica è  mediata dalle proteine leganti dipendenti da diversi pathway di segnale tra cui PAK (p21-activated kinase), pathway associato alla m. Alzheimer, e Rac1 (una piccola Rho-GTPasi, famiglia di proteine monomeriche a attività GTPasica che controlla la stabilità sinaptica). Pathway che hanno interazioni con il gene FMR1 della FXS. Nel lavoro si osserva nel topo KO Fmr1 che la somministrazione di un inibitore di PAK, FRAX486, corregge la sintomatologia di iperattività, i movimenti ripetitivi e convulsioni da rumore caratteristiche del topo KO. Questa piccola molecola passa la barriera ematoencefalica e corregge anche le anomalie dendritiche. Una singola dose è sufficiente per produrre questi effetti, anche nel topo adulto e questa è la premessa fondamentale per l’ev. terapia nell’uomo.

Antisense makes sense for amyotrophic lateral sclerosis. Lancet Neurology 2013;12:416. Casi familiari di ALS 10%, di questi 20% da mutazione di SOD1, mutazione presente nel 2% di tutti i casi. Venti anni di ricerca (è stato identificato come causa di ALS nel 1993) hanno portato a conoscere vari meccanismi patogenetici ma nessuna terapia (vedi Selezione articoli Maggio, Aprile e Maggio 2013). La terapia con oligonucleotidi antisenso (acidi nucleici sintetici che legano RNA causando il silenziamento del gene) funziona nel modello murino SOD1 in epoca presintomatica per via intratecale (nel liquor dei ventricoli e del midollo spinale). E nell’uomo? La sperimentazione clinica fase 1 (sicurezza e tollerabilità) in unica somministrazione per via intratecale in pz con ALS da diverse mutazioni familiare di SOD1 (An antisense oligonucleotide against SOD1 delivered intrathecally for patients with SOD1 familial amyotrophic lateral sclerosis: a phase 1, randomised, first-in-man study. Pg. 435)( Clinicaltrials.gov, number NCT01041222) e in controlli (21 pz) non ha dimostrato rilevanti effetti sfavorevoli rispetto ai controlli. E’ stata dimostrata una chiara relazione tra dose di farmaco e sua concentrazione nel liquor e nel sangue. Nonostante alcune limitazioni dei risultati ottenuti lo studio dimostra che è possibile proseguire con le successive fasi di sperimentazione clinica con farmaci antisenso nelle malattie neurodegenerative e, ma questo è da provare, anche per le ALS sporadiche.

Parkinson’s disease redefined. Lancet Neurology 2013;12:422. La storia del Parkinson è riassumibile, dice il commento, in varie fasi: dopo la prima come di una paralisi con tremori, alla fase dell’introduzione come terapia del levodopa che ha migliorato di molto la sintomatologia, e poi quella del riconoscimento di segni non motori e infine, in ritardo, della forme su base genetica. L’attuale diagnosi si basa su criteri clinici ben stabiliti, ma i risultati delle ricerche soprattutto in questi ultimi anni rende difficile precisare i limiti diagnostici rendendo difficile la ricerca della causa, la diagnosi precoce prima della comparsa dei segni motori e alla fine di terapie che ne possano modificare l’evoluzione. C’è quindi ora la necessità di una ridefinizione di questa patologia che è resa difficile dalla sua complessità e eterogeneità genetica, fenotipica e molecolare. La proposta che viene fatta per stabilire nuovi criteri diagnostici è di costituire 3 diverse aree di ricerca: segni clinici, caratteristiche patologiche, meccanismi genetici e molecolari (Changing the research criteria for the diagnosis of Parkinson’s disease: obstacles and opportunities. Pg. 514).

New hope for severe essential tremor? Lancet Neurology  2013;12:420. Il tremore essenziale è la più comune patologia del movimento (6% della popolazione) che aumenta con l’età e può essere posturale e cinetico, soprattutto a carico delle estremità in genere superiori, del capo e interessare anche la voce. In alcuni casi compromette considerevolmente la qualità di vita e è necessario adottare terapie farmacologiche e, quando inefficaci, a posizionamento di elettrodi nel talamo o nella regione subtalamica controllate da un dispositivo impiantato in regione sottoclaveare che porta a un miglioramento nel 90% dei pz dei tremori, ma poco dei movimenti del capo e i problemi della voce e che ha come effetti a lungo termine disartria e difficoltà nel camminare. La nuova tecnica (MR-guided focused ultrasound thalamotomy for essential tremor: a proof-of-concept study. Pg. 462) consiste nella ablazione stereotassica con ultrasuoni bilaterale
La stessa terapia potrebbe essere applicata nel Parkinson o nella distonia con focus nel pallido interno con basso rischio di discinesie.
(Il Tremore essenziale può essere familiare con 4 forme: ETM1 #190300, ETM2 %602134, ETM3 %611456, ETM4 #614782, ndr).

Fasting Protects the Brain. Science 30 May 2013;340. E’ noto da tempo che il digiuno prolunga la vita, e anche le patologie associate con la vecchiaia come l’atrofia cerebrale e la perdita della plasticità sinaptica e la memoria, come risulta negli animali in via sperimentate. Ma non si sa come questo avvenga. Ora una ricerca (A Dietary Regimen of Caloric Restriction or Pharmacological Activation of SIRT1 to Delay the Onset of Neurodegeneration. J Neurosci 2013;33:8951) con topi geneticamente modificati conferma l’effetto rilevando che la restrizione dietetica ritarda la comparsa della neurodegenerazione e preserva la struttura e la funzionalità sinaptica. Come? Con attivazione di espressione della deacetilasi NAD dipendente SIRT1, noto promotore della vita dei neuroni. Questo effetto protettivo può essere indotto da una piccola molecola attivante SIRT1. Infatti in topi trattati con questa molecola si ha lo stesso effetto di ritardare la neurodegenerazione. Che sia una cura per la neurodegenerazione nell’uomo (ma non è meglio digiunare senza fare una sperimentazione clinica con i vantaggi che non si rischia, si può fare subito e senza spendere un cent, anzi guadagnando? Ndr).

Crowdsourcing genetic prediction of clinical utility in the Rheumatoid Arthritis Responder Challenge. Nature Genetics (correspondence) 2013;45:468. Per tentare di studiare fenomeni complessi si sta provando il crowdsourcing che è un concorso a premi on-line chiamando a partecipare persone fuori dall’accademia e dalle discipline biomediche, contrapposto al sistema tradizionale di scelta di esperti predefiniti e prescelti e anche al sistema di affidamento esterno chiamato “outsourcing”, con aziende e professionisti con conoscenze, esperienza e capacità diverse (vedi anche per la biologia computazionale Prize-based contests can provide solutions to computational biology problems. Nature Biotechnology 2013;31:108, citato nelle Spigolature del Marzo 2013). Ulteriori info su queste iniziative: http://www.sagebase.org/challenges-overview/2013-dream-challenges/). C’è una chiamata per fattori genetici di rischio di risposta a terapia immunosoppressiva per una malattia autoimmune, l’artrite reumatoide, per la quale più di un terzo dei pz non risponde alla terapia anti-TNF e non si sa il perchè. La chiamata viene da International Rheumatoid Arthritis Consortium (INTERACT). Vedi https://synapse.prod.sagebase.org/#!Synapse:syn1734172.

Italian Parliament Orders €3 Million Trial of Disputed Therapy.340:1028. Una fotografia presenta l’argomento: la folla di mamme che dimostrano con cartelli che dicono “Si’ alla vita, si’ a Stamina” e che mostrano una piccola bara bianca. Il parlamento, con una celerità veramente inusuale dati i tempi attuali (Camera 20 Maggio, Senato 2 gg dopo), ha programmato una sperimentazione clinica dal costo di 3 milioni di euro, nonostante il parere negativo dei ricercatori che si occupano di cellule staminali tra cui Massimo
Dominici di Modena, presidente della International Society for Cellular Therapy (“Arridatece la Bindi” vedi caso Di Bella, ndr). Il presidente della Stamina ha detto a Science che la terapia su basa su studi in vitro e preclinici simili a quelli pubblicati da altri ricercatori su riviste russe e cinesi, che ha sottomesso a Science un lavoro alla condizione di non rendere noti i dati e che Stamina usa metodi di cultura che non sono quelli della raccomandazione del legislatore italiano che scrive che lo studi vanno condotto “under good manufacturing practice (GMP)”. Si è in attesa della sentenza del TAR per Novembre. Il trial clinico verrà comunque condotto, indipendentemente dalla sentenza del TAR, dall’AIFA e da due istituti di ricerca. E l’Europa (come sempre, ndr) che non prende una comune decisione, con i paesi europei che decidono ognuno per proprio conto, lasciando spazio alle compagnie che offrono la terapia con cellule staminali di scegliersi le nazioni dove la legge è assente o poco chiara. Dominici preme per una linea comune.

PER I PEDIATRI E PER ALTRI SPECIALISTI (Neurologi, Cardiologi, Psichiatri, ORL, Medici della riproduzione, ecc.)
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Mechanisms of epileptogenesis: a convergence on neural circuit dysfunction. Nature Reviews Neuroscience 2013;14:337. Si comincia molto bene con le definizioni: le convulsioni sono alterazioni parossistiche dell’attività elettrica dell’encefalo, la singola convulsione può capitare in una persona sana e non va considerata epilessia, che è invece una malattia neurologica con funzione cerebrale che predispone a convulsioni ricorrenti non provocate. L’epilettogenesi è il processo mediante il quale un encefalo in precedenza normale ha alterazioni funzionali responsabili di provocare un’anomala attività elettrica cerebrale che favorisce crisi convulsive che si ripetono nel tempo.
L’epilessia può essere dovuta a patologie acquisite cerebrali (tumori, infezioni, ictus, trauma) o a cause monogeniche o parte di una malattia del neurosviluppo. La più comune forma epilettica è quella mesiale del lobo temporale, in cui le convulsioni partono dal lobo temporale e sono parziali con importante aura psichica-con collera, ansia, aggressività che precedono la crisi, e autonomica. Può essere sia acquisita che familiare (MIM ETL1 #600512; ETL2 %608096; ETL3 %611630; ETL4 %611331; ETL5 #614417). Altra patologia considerata è la m. Dravet, grave epilessia mioclonica infantile.
La review prende in considerazione i pathway molecolari della epilettogenesi, tra cui AKT3, PIK3CA e mTOR, coinvolti in alcune sindromi con epilessia e REST, che è un repressore trascrizionale che controlla il reclutamento di più enzimi che modificano la cromatina. La comprensione dei meccanismi scatenanti le crisi può portare a applicare una terapia preventiva dell’epilessia.

Infection control in cystic fibrosis: share and share alike. Lancet 2013;381;1517. Commento di un articolo (Whole-genome sequencing to identify transmission of Mycobacterium abscessus between patients with cystic fi brosis: a retrospective cohort study. Pg. 1551) su una grave e frequente complicazione infettiva nella FC da Mycobacterium abscessus tipo massiliense, che ha una innata resistenza agli antibiotici e quindi senza una efficace terapia antiobiotica da usare. Si dimostra con il sequenziamento del genoma del batterio che nello stesso centro FC dove operano gli AA (UK) è avvenuta la trasmissione dello stesso ceppo da pz a pz: in 4 anni su 168 campioni del micobatterio di 36 pz, in 9 era geneticamente identico e in 2 si trattava di un altro ceppo di micobatterio. Si è dimostrato anche che la farmaco resistenza si trasmette anch’essa da persona a persona, fatto questo che potrebbe portare a una diffusione della resistenza a farmaci di altri patogeni tramite un noto meccanismo di trasferimento coniugato di materiale genetico.
Rimane aperta la questione di come sia avvenuta la diffusione del micobatterio nonostante appropriate misure igieniche. Ma comunque è importante che nei centri FC si rinforzino le misure igieniche per prevenire la trasmissione usando es. guanti e camici per tutte le visite mediche, isolamento dei pz infetti e identificazione certa dei vari ceppi di micobatterio.

Identifying the Origins of Cystic Fibrosis Lung Disease. NEJM 2013;368:2026. Editoriale su un lavoro che pubblica i risultati sulla individuazione di un biomarker e sulla precoce prevenzione delle bronchiectasie polmonari della CF (Risk Factors for Bronchiectasis in Children with Cystic Fibrosis. Pg. 1963). Rispetto al passato la sopravvivenza per questa frequente malattia (1:2.500 nati) è enormemente migliorata (per più della metà dei casi oltre i 40 anni, ndr), ma anche nei bambini con CF e scarsa compromissione polmonare le infezioni delle vie respiratorie rappresentano un pericolo perché causano un’infiammazione neutrofilica con l’accumulo di proteasi come l’elastasi, che è nello stesso tempo protettiva (elimina i batteri) e distruttiva (altera la funzione ciliare, riduce la clearance batterica, degrada le proteine causando bronchiestasie, definite come due o più dilatazioni delle vie aeree in almeno due CT scan del torace in sequenza). La presenza nel liquido di lavaggio bronco-alveolare in bambini di 3 mesi con CF di attività elastasica neutrofilica è associata a bronchiectasie persistenti. Non è chiaro se la presenza di elastasi sia solo un marker o la causa delle bronchiectasie. Capire come si producono e quindi programmare sperimentazioni cliniche per la prevenzione e la cura di questa principale causa di morbilità e mortalità della CF, malattia soggetta a screening neonatale, vuol dire migliorare sensibilmente la qualità di vita e la sopravvivenza di questi nostri pz.

Neurodegenerative disease status and post-mortem pathology in idiopathic rapid-eye-movement sleep
behaviour disorder: an observational cohort study. Lancet Neurology 2013;12:443. Studio osservazionale 
del disordine del  “movimento rapido degli occhi" (IRBD) che avviene durante una fase del sonno, accompagnato da altri segni fisiologici come irregolarità cardiaca, respiratoria e variazioni della pressione arteriosa. Questa patologia costituisce la fase iniziale della malattia dei corpi Lewy, seconda in frequenza dopo l’Alzheimer, caratterizzata, come nel Parkinson, dalla presenza di aggregati di proteina fibrillare nelle cellule nervose prevalentemente nei nuclei del tronco encefalico (m. Parkinson)(PD) e della corteccia (demenza a corpi di Lewy)(DLB). Gran parte dei casi di IRBD clinicamente evolvono in una di queste due malattie. Mancano marker per individuare i segni premonitori, quelli noti come la costipazione, perdita olfattiva e la depressione sono troppo comuni per avere un buon fattore predittivo.
L’identificazione di marker attendibili consentirebbe di conoscerne la storia naturale e di identificare i fattori preventivi e terapeutiche per rallentarne l’evoluzione. Studio di 44 pz reclutati negli anni 1991-2003, 36 (82%) hanno sviluppato una m. neurodegenerativa (16 PD, 14 DLB, 1 atrofia multisistemica, 5 modesto deficit cognitivo. L’assenza di segni neurologici è stata del 65% a 5 anni, 27% a 10 anni e 7.5% a 14 anni.
I pz rimasti senza malattia neurologica al FU hanno marcatori di rischio di PD o DLB come diminuzione nello striato di dopamine transporter (DAT). In conclusione questa parasonnia in base allo studio longitudinale è la fase prodromica della malattia dei corpi Lewy.

Role for the kinase SGK1 in stress, depression, and glucocorticoid effects on hippocampal neurogenesis. PNAS 2013;110:8708. Lo stress e i glucocorticoidi regolano la neurogenesi dell’ippocampo con un meccanismo non ben conosciuto. Nel lavoro è stato individuato un gene target del recettore dei glucocorticolidi, chinasi sierica inducibile dai glucocorticoidi 1 (SGK1), che, in base a studi in vitro, svolge in questo un ruolo chiave. In vivo (uomo e roditori) vi è un aumento significativo di mRNA di SGK1 nel sangue di pz con depressione non in terapia e nell’ippocampo di ratti sottoposti a stress. L’enziam SGK1 svolge quindi un ruolo importante nei meccanismi con cui i glucocorticoidi riducono la neurogenesi e nel potenziamento e mantenimento della funzione dei recettori dei glucocorticoidi anche dopo la soppressione dei glucocorticoidi stessi.

Health in schizophrenia. Lancet May 18 2013;381:i. Secondo i dati dell’Associazione Schizofrenia del New South Wales, le persone con questa patologia hanno una preoccupante alta morbilità e mortalità  in Australia: il 50% ha maggiore probabilità di morire di un attacco cardiaco e il 20% di morire di cancro. Quindi, dice l’Associazione, non ci si deve focalizzare sul sintomo comportamentale/cerebrale ma in generale sullo stato di salute in senso generale di queste persone.

Amyloid awakenings. Nature 2013;497:S19 (fa parte degli articoli sul sonno. Per l’indice vedi Sleep Nature Outlook. S1). Sottotitolo: “Sleep disturbances may be an early sign of neurodegenerative diseases — but could sleep deficits cause these conditions in the first place?”.
Sì, i disturbi del sonno del pz possono essere un avvertimento per il clinico che può arrivare alla diagnosi in tempo utile per una precoce terapia e prevenzione (vedi vari articoli citati nelle precedenti Spigolature e Selezione di articoli sulla necessità di interventi precoci). Es. nel modello animale di Alzheimer i topi sviluppano le placche amiloidi a 6 mesi di età e gli intrecci di proteina tau a 12 mesi, ma prima ancora gli animali hanno disturbi del sonno e di alimentazione. Nell’uomo analogamente nella m. Huntington i pz hanno chiaramente molto presto disturbi del sonno che peggiorano il decorso della malattia (siccome io non ho, per ora, disturbi del sonno lascio a voi la lettura e me ne vado a dormire, sono le 23.48 del 28 Maggio, ndr).

Immagini di Nutcracker esophagus (esofago, come vedo io, più che a schiaccianoci a cavatappi). NEJM 2013;368:e25 (come sempre, immagini che non si dimenticano, ndr).

Per PSICHIATRI e altri
Serie di commenti e articoli sul fascicolo dell’11 Maggio 2013 vol. 381 di Lancet sul disturbo bipolare (malattia maniaco-depressiva) e sulla controversa questione della classificazione (vedi Identification of risk loci with shared effects on five major psychiatric disorders: a genome-wide analysis. Lancet 2013;381:1371 e Shared genetics among major psychiatric disorders. Pg. 1339)(Articoli interesse Aprile 2013).
Malattia con episodi ricorrenti di disturbo dell’umore che va dall’esaltazione o mania a depressione con rallentamento del pensiero e isolamento talora accompagnato da allucinazioni. La diagnosi è solo clinico-anamnestica con sottotipi clinici: disturbo bipolare tipo I (episodi maniacali), tipo II (episodi di ipomania), tipo schizoaffettivo (associati a segni schizofrenici), tipo unipolare. Non c’è un test diagnostico.
Bipolar disorder: at the extremes. Pg. 1597.
Diagnosis of bipolar disorder: who is in a mixed state? Pg. 1599.
Bipolar disorder diagnosis: challenges and future directions. Pg. 1663.
Can we reverse the rising tide of compulsory admissions? Pg. 1603.
Clinical outcomes of Joint Crisis Plans to reduce compulsory treatment for people with psychosis: a randomized controlled trial. Pg. 1634.
Community treatment orders for patients with psychosis (OCTET): a randomised controlled trial. Pg. 1627.
Treatment of bipolar disorder. Pg. 1672.
Proposals for mental disorders specifically associated with stress in the International Classification of Diseases-11. Pg. 1683.
Genetics of bipolar disorder. Pg. 1654, che rivoluzionerà il sistema classificativo, appena aggiornato, non su base culturale o filosofica ma su base biologica. Il disturbo bipolare ha un’importante componente genetica, tanto che la familiarità è un elemento diagnostico per coloro che hanno solo segni depressivi senza la fase di euforia patologica, con una chiara correlazione con il rapporto di parentela. Rischio di disturbo bipolare con membro non consanguineo della popolazione generale 0.5-1.5%, con parente 1° grado affetto rischio del 5-10% (per un fratello di affetto il rischio è 8 volte quello della popolazione generale), con gemello MZ affetto rischio del 40-70% (60 volte); l’ereditabilità (componente genetica) è del 89-93%, quindi “genes alone are not the whole story”. Anche se i consanguinei, oltre al rischio aumentato di disturbo bipolare, hanno anche il rischio di altri fenotipi psichiatrici (depressione unipolare e malattia schizoaffettiva), contrariamente a quanto sinora sostenuto, non c’è un accertato rischio genetico tra disturbo bipolare e schizofrenia. La genetica di popolazione ci dice che i geni di suscettibilità hanno diversi effetti (da poco a tanto) e frequenza (da rari a comuni). Oltre ai singoli geni vi sono rare CNV (variazioni del numero di copie) e mutazioni dinamiche (es. espansioni trinucleotidiche), mutazioni mtDNA e variazioni epigenetiche. Non c’è una chiara relazione genotipo-fenotipo e l’ipotesi più condivisa e quella del classico modello multifattoriale. Gli studi con GWAS hanno consentito di individuare decine di loci di suscettibilità (in tabella, che riguarda persone di discendenza europea, ne vengono presentati 12, tra i geni vicini alla variante ci sono 3 geni del canale del calcio) e vari pathway comuni. Oltre a specifici geni sono stati individuate condizioni genetiche (cromosomiche o riarrangiamenti cromosomici submicroscopici, come del22q11, e l’UPD15q11-q13), anche se il ruolo delle CNV sembra minore rispetto alla schizofrenia. Ma l’analisi comparativa tra patologie comportamentali diverse ha rilevato (in apparente contraddizione rispetto con quanto sopra, ndr) una certa condivisone di geni di suscettibilità tra disturbo bipolare e schizofrenia, maggiore di quella tra disturbi bipolare e unipolare (ma va tenuta presente che la diagnosi è solo clinica senza chiari criteri diagnostici, ndr). Test genetici predittivi? La ricerca di CNV, data la sua maggiore sensibilità diagnostica in questa patologia, può essere considerata un test genetico opportuno. Un allele del gene CACNA1C è chiaramente correlato con il disturbo bipolare e altre m. psichiatriche, anche se è frequente (30%) nella popolazione generale. Rimane comunque ampio il ruolo di altri fattori (genetici e ambientali) nel determinare (se e quando) questa condizione.
In futuro potrà essere messo a punto un test predittivo ricercando le varianti di suscettibilità in un contesto però di rischio multigenico. Ma va ricordato che la storia familiare positiva di un parente stretto (1° grado) è il maggior fattore di rischio. Buona anamnesi familiare quindi.
Conclusioni: ricerca, studi controllati genetici e non genetici e l’identificazione dei pathway coinvolti consentiranno di capire i meccanismi patogenetici e rivoluzioneranno la clinica psichiatrica con gran vantaggio per i pazienti.

PER CHI VUOL FARE CARRIERA
Impact Factor Distortions. Science 2013;340:787. Editoriale che coincide con la San Francisco Declaration on Research Assessment (DORA), che raccoglie le considerazioni dei ricercatori al meeting del Dicembre 2012 della American Society for Cell Biology. Le raccomandazioni sono state accolte da più di 150 ricercatori e 75 organizzazioni scientifiche, tra cui American Association for the Advancement
of Science. Cosa dice? L’Impact Factor non va usato come misura della qualità degli articoli di una persona, per pesare il contributo scientifico di un ricercatore, o per assumerlo, o promuoverlo o per finanziarlo. DORA fornisce un elenco di azioni specifiche per migliorare la modalità di valutazione delle pubblicazioni da parte delle agenzie che finanziano, delle istituzioni, degli editori e della comunità dei ricercatori.
Ecco i motivi. L’IF:
·         è stato pensato per valutare la qualità delle riviste non dei ricercatori; l’impattomania non ha senso (l’A cita CV con il valore di IF con 3 decimali, es. 11.345) anche perché in alcune nazioni IF<5 vale zero.
·         è fuorviante perché la gara al punteggio spinge le riviste a non considerare articoli magari eccellenti ma che saranno poco citati e spinge i ricercatori a sottomettere articoli a riviste con alto IF
·         seleziona le ricerche che si vogliono fare perché il ricercatore è portato a percorrere sentieri di ricerca battuti e non iniziarne dei nuovi che magari saranno improduttivi per anni.
La raccomandazione finale è: “the leaders of the scientific enterprise must accept full responsibility for thoughtfully analyzing the scientific contributions of other researchers. To do so in a meaningful way requires the actual reading of a small selected set of each researcher’s publications, a task that must not be passed by default to journal editors” (giusto decidiamo noi non gli editori, ma da noi chi ha questa responsabilità magari “tiene famiglia” e non può che gioire della mancanza di un dato oggettivo di valutazione. E poi quando “sbaglia” nel reclutamento non paga mai, ndr).

MODELLI ANIMALI
Young at Heart. Cell 2013;153:743. Commento di un articolo (Growth Differentiation Factor 11
Is a Circulating Factor that Reverses Age-Related Cardiac Hypertrophy. Pg. 828) che dimostra che l’esposizione di un topo anziano al sistema circolatorio del topo giovane si annulla l’ipertrofia cardiaca collegata all’età. Si sa che nell’uomo e nei mammiferi in genere c’è una relazione tra età, ipertrofia cardiaca, disfunzione diastolica e poi insufficienza funzionale. Da causa non nota. Nel lavoro si dimostra quanto sopra con una tecnica di parabiosi (due animali condividono lo stesso sistema circolatorio) eterocronica (uno vecchio e uno giovane). Dopo 4 mesi nel topo vecchio con cardiomegalia si rileva un netto miglioramento istologico e una modificazione favorevole di espressione genica con riduzione del fattore natriuretico (prodotto da alcune cellule miocardiche che ha una funzione di ridurre l’acqua il sodio e i cariche adiposi abbassando la pressione sanguigna) e un aumento di espressione di una calcio ATPasi (SERCA-2)(Sarco/Endoplasmatic Reticulum Calcium ATPasi). Si dimostra che i giovani e i vecchi si differenziano per la diversa concentrazione di una proteina (GDF11)(fattore di differenziazione e di 2/3 crescita 11) membro della super-famiglia activina/TGF-b (a maggior concentrazione nei giovani) che promuove l’attivazione del pathway Smad 2/3. Sebbene GDF11 abbia una funzione simile alla miostatina, il topo KO della miostatina vive bene sviluppando una enorme massa muscolare con ridotti depositi adiposi, il topo KO di GDF11 non è vitale e ha anomalie scheletriche (ricordo che mutazioni di SMAD3 nell’uomo sono causa di una condizione simile alla Loeys-Dietzs, la s. Aneurismia-osteoartrite. Vedi AJMG 2013;161:1028) e renali. Con studi in vitro e poi in vivo si dimostra che la somministrazione di GDF11 ricombinante in topi vecchi ha lo stesso benefico effetto sul cuore del trattamento parabiotico eterocronico. Da qui l’ipotesi che il declino muscolare scheletrico e cardiaco e forse anche l’omeostasi glicemia/insulina siano in un certo modo correlato con i livelli di GDF11 età dipendenti. Possibile terapia?

EPIGENETICA
Beyond DNA: Programming and Inheritance of Parental Methylomes. Cell 2013;153:737. Le cellule spermatiche e gli oociti sono cellule altamente specializzate e molto diverse, insieme generano uno stato di totipotenza dopo la fertilizzazione. Pur contribuendo in ugual misura nel trasmettere allo zigote il contributo genetico per la loro origine sono molto diversi dal punto di vista epigenetico. Ma non è chiaro come e in che modo questo avvenga. Nei due lavori commentati (Reprogramming the Maternal Zebrafish Genome after Fertilization to Match the Paternal Methylation Pattern. Pg. 759)( Sperm, but Not Oocyte, DNA Methylome Is Inherited by Zebrafish Early Embryos. Pg 773) si analizza la metilazione genomica dei gameti e delle prime fasi di sviluppo dello zigote nello zebrafish e si trova che il metiloma degli oociti è significativamente ipometilato rispetto a quello delle cellule spermatiche e, risultato inatteso, che il pattern di metilazione delle cellule spermatiche è mantenuto sino alla fase di transizione della blastula intermedia (midblastula transition) quando sono attivati i geni dello zigote (fase ZGA)(10 divisioni cellulari dalla fertilizzazione). La metilazione del genoma materno invece è mantenuta nelle prime fasi dello sviluppo (stadio di 16 cellule) e poi annullato nelle successive divisioni e riprogrammato progressivamente adeguandosi al pattern paterno di attivazione dei geni. Domande: il metiloma della cellula spermatica svolge un ruolo importante per l’embriogenesi? Come è mantenuto quando avviene il rimodellamento del metiloma materno? E’ ereditabile? Nel topo, pur ottenendosi una equivalenza di metilazione del DNA dei genomi dei due genitori (esclusi i geni a effetto imprinting), vi sono notevoli differenze di meccanismi di metilazione con diverse fasi e la fase ZGA è anticipata.

ZIBALDONE
Due articoli sull’apprendimento della matematica. I genitori e gli insegnanti devono sapere che:
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Neural predictors of individual differences in response to math tutoring in primary-grade school. PNAS 2013;110:8230. Mai come ora, inizia l’abstr., la capacità di apprendere bene e  in fretta la matematica è critica per il successo accademico e professionale. Nonostante questo poco si sa quali siano i meccanismi comportamentale e neurali che portano un bambino a acquisire queste capacità più in fretta degli altri.
Proviamoci, hanno detto gli AA con la fMRI cerebrale prima di un periodo di 8 settimane di training one-to-one applicato a 24 bambini dagli 8 ai 9 anni, che è il periodo critico per l’acquisizione della capacità matematica. C’è stato un significativo miglioramento delle strategie di risoluzione dei problemi aritmetici correlato con la prosecuzione del training, con alcuni bambini più bravi di altri. Non è stato osservato alcun test (come quoziente intellettivo, memoria di lavoro, capacità matematiche) che applicato prima del periodo tutoriale è in grado di prevedere le differenze individuali nel miglioramento delle capacità matematiche. Un buon fattore predittivo è risultato invece il volume dell’ippocampo, la connettività funzionale dell’ippocampo con la corteccia dorsolaterale e ventrale  frontale e i gangli basali.
Queste sono le aree tipicamente coinvolte nell’apprendimento e nella memoria e non le regioni tipicamente considerate come quelle coinvolte nei processi aritmetici  (come il solco intraparietale). Quindi lo studio prova che le differenze individuali anatomiche e di connettività di specifiche regioni cerebrali, che sappiamo sono associata alla formazione della memoria, sono anche fattori predittivi della risposta ad un adeguato insegnamento di matematica dei bambini della scuola primaria.

Motivation + Skill = Success. Science 10 May 2013. Commento di un articolo (Predicting Long-Term Growth in Students’ Mathematics Achievement: The Unique Contributions of Motivation and Cognitive Strategies. Kou Murayama et al. Child Develop 2012) che sottolinea un aspetto che sappiamo ma su cui si è fatta poca ricerca: per fare carriera accademica (onestamente, ndr) ci vogliono capacità cognitive ma anche motivazione e impegno (come ci dicevano i nostri genitori, ndr). Nel lavoro vengono analizzati longitudinalmente (5 anni) studenti (n° 3530) tedeschi delle scuole secondarie (dal 5° al 10° grado) dei tre tipi, dal livello più basso (scuole professionali) al più alto (Hauptschule, Realschule e Gymnasium)  verificando l’apprendimento in matematica.  Risultati: l’apprendimento iniziale dipende fortemente dalle capacità cognitive, ma non a lungo termine perché il miglioramento significativo nel tempo dipende dalla motivazione e dall’adozione di strategie di apprendimento. E’ proprio su questo che gli insegnanti devono lavorare.

A model comparison approach shows stronger support for economic models of fertility decline. PNAS 2013;110:8045. La significativa riduzione di fertilità e mortalità incominciata in Europa dal 18° secolo e in altri continenti e continuata nei secoli successivi è stata interpretata come un fenomeno dovuto ai cambiamenti che sono avvenuti in termini economici, sociali e tecnologici, anche se i meccanismi causali sono considerevolmente dibattuti con argomenti che non sono comprensibili sia agli accademici che ai politici che si occupano (dovrebbero occuparsi, ndr) della res publica. Nell’articolo si cerca di affrontare il problema provando 3 diversi classi di modelli per vedere quale può spiegare una così rapida transizione demografica in un’area rurale del Bangladesh e applicando una tecnica statista evidence-based, che è ideale per l’analisi comparativa ma che non è mai stata applicata per studi di modificazione demografia (non sono ovviamente entrato nel merito, ndr). Viene descritta la popolazione di un’area circoscritta del Bangladesh, l’attività (agricoltura e pesca), con modello sociale patrilocale (permanenza all'interno della casa paterna con coabitazione di più coppie con figli), seclusione delle donne che svolgono i lavori di casa e aiutano nei lavori. I risultati relativi alla fertilità favoriscono i fattori economici e le motivazioni dei genitori nell’investimento sui figli. Gli AA concludono che comunque la riduzione della fertilità nella popolazione studiata ha molte cause.

Public Funding of and Access to In Vitro Fertilization. NEJM 2013;368:1948. In USA c’è chiaramente una selezione per censo al ricorso della fertilizzazione in vitro (IVF). La lettera pubblica i risultati di una ricerca sul ricorso alla IVF, nella provincia di Quebeck in Canada, in base al censo prima e dopo (Agosto 2010) la decisione del governo di consentire l’IVF ricorrendo a fondi pubblici. Questo (la possibilità di sottoporsi sino a 3 cicli di IVF) ha modificato le caratteristiche demografiche dei pazienti, aumentando significativamente la fecondazione in vitro da parte di persone (di sesso diverso) con una stato sociale inferiore rispetto a prima, anche per l’infertilità secondaria (difficoltà  a concepire dopo un primo figlio)(risultati erano ovviamente attesi, ndr). E’ in corso uno studio per le coppie dello stesso sesso (sono curioso di vedere se vi sia lo stesso effetto, ndr).

Lithium Batteries in the Afterlife.  Science 2013;340:902. Siamo abituati a riciclare le batterie non ricaricabili, ma cosa succede per le batterie degli apparecchi elettronici che vengono eliminati con i normali rifiuti? Ci si è preoccupati di studiare l’impatto degli apparecchi (cellulari ad es.) ma non dell’impatto delle batterie contenute (Environ. Sci. Technol. Kang et al. 2013;47:10.1021/es400614y). E’ stato applicato un test di perdita, di impatto ambientale e di potenziale tossicità per l’uomo di batterie al litio dei cellulari (noi italiani siamo famosi per avere in media 2 cellulari a testa, compresi i centenari e i neonati, ndr), batterie per i classici cellulari (lithiumion e lithium-polymer) e quelli a alta energia per gli smartphone. Queste batterie conyengono molti metalli, tra cui piombo e cobalto, che nella simulazione tramite il percolato possono inquinare il terreno raggiungendo livelli ben superiori a quelli consentiti. Quindi un pressante invito per i consumatori di riusare le batterie e a riciclarle bene e, ai produttori, di ridurre i livelli dei metalli tossici.

Flight of the Penguin. Science 24 May 2013: 906. Perchè i pinguini hanno smesso di volare 70 milioni di anni fa? Preferiscono nuotare perché tuffarsi e anche volare è troppo dispendioso in termini di energia e non conviene.

Was the Downfall of Louis XVI in His DNA? Science 24 May 2013:906. La decadenza del re francese Luigi XVI era scritta nel suo DNA? Pare di sì. Secondo la leggenda un testimone all’esecuzione aveva imbevuto il sangue del re ghigliottinato in un fazzoletto e l’aveva conservato in una zucca cesellata. E’ risultato vero: l’analisi del DNA ha non solo confermato che si trattava proprio di Luigi XVI (europeo con occhi azzurri, con cromosoma Y uguale a quello del diretto ascendente, Enrico IV di Francia, il cui materiale biologico è stato ottenuto dalla testa mummificata trovata e identificata nel 2010) ma anche che era a rischio genetico di diabete, obesità e disturbo bipolare. La conclusione di un ricercatore è stata: “The combination of these approaches to recover information from small amounts of degraded DNA is going to open up all sorts of fascinating history stories”.  Questo vale anche per la storia subito sotto.

Yersinia pestis DNA from Skeletal Remains from the 6th Century AD Reveals Insights into Justinianic Plague. Harbeck M. et al. , PLOS Pahogens 2013;9:e1003349. Articolo commentato su Science (2013;340:565) sulla peste di Giustiniano, pandemia di peste che ebbe luogo nell’impero bizantino tra il  541 e il 542, sotto il regno dell'imperatore Giustiniano I e che si ripresentò a ondate tra il 6° e l’8° secolo, ritenuta responsabile della caduta dell’impero romano. Sinora si ipotizzava che fosse la stessa peste bubbonica da Yersinia pestis che colpì con gli stessi drammatici risultati l’Europa nel XIV secolo (la peste nera). Gli AA hanno analizzato il genotipo batterico in scheletri di un cimitero medievale (Aschheim, Baviera) che contiene i corpi di 438 persone in fosse comuni (tipica in passato dei periodi di calamità naturale e non). Quindi questa è la conferma e la caratterizzazione della causa dell’epidemia della peste giustinianea, che come la pandemia che ha colpito l’Europa nel 1348-1350 (Morte nera) e quella del 1850 che ha interessato Africa, America, Australia e l’Europa (terza pandemia) furono causate dallo stesso germe (Y. pestis) a partenza dalla Cina o dalla Mongolia.

Irish-famine pathogen decoded (go.nature.com/qg2aov). La Grande Carestia irlandese (An Gorta Mór; The Great Famine) del 1845-1849 dovuta alla politica britannica, il brusco incremento demografico e, soprattutto un’infezione da parte di un fungo (peronospera) che ha distrutto un terzo del raccolto di patate (portate in Irlanda nel 1590), alimento base degli irlandesi, ha determinato un’emigrazione di una parte della popolazione in USA Canada e Gran Bretagna e Galles, mortalità e morbilità (tifo e fevers e malformazioni congenite). Ora i ricercatori hanno sequenziato per la prima volta il genoma del patogeno identificandone il ceppo di Fitoftora infestante, che determina l’avvizzimento del tubero, dalle foglie secche delle piante. Questo ceppo è molto simile a ceppo di quello tuttora infestante nel mondo. I due ceppi si sono differenziate agli inizi del 1800. Il ceppo della Grande Fame dovrebbe essersi estinto.

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