Scelta di articoli
di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Ottobre
2014 nelle seguenti riviste: British
Medical Journal, Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature
Genetics, Nature Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature
Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.
ARTICOLI DA NON PERDERE
Reaching a CNV milestone. Nature Genetics 2014;46:1046. Commento dell’articolo (Refining analyses of copy number variation
identifies specific genes associated with developmental delay. Pg.
1063)(molti AA italiani)(“impresa
erculea” dice il Commento) che presenta i risultati di una combinazione tra
analisi delle CNV (copy number variant) e SNV (single nucleotide variant) in pz
con deficit cognitivo o autismo o altre patologie neurologiche e in controlli.
Questo lavoro rende più agevole il compito, talora difficile, di distinguere
una CNV patogena da un polimorfismo.
Sappiamo, dice il Commento, che una CNV può essere associata a
fenotipi diversi e che molte CNV causano lo stesso fenotipo (la cosa non
sorprende in Genetica Clinica, ndr) complicando così l’interpretazione clinica
del dato. Sappiamo anche che con l’analisi CNV troviamo la causa nel 20-25% di
persone con DI e che in alcune condizioni (s. TAR ad es) l’effetto fenotipico
di una CNV dipende anche da uno o più geni localizzati nel segmento omologo
normale o da una seconda CNV in un altro locus. Sempre nel commento viene
proposta una classificazione delle CNV in 5 gruppi in base alla gravità del
fenotipo e alla penetranza e le implicazioni sociali (etiche, ndr) dello
screening delle CNV di tutte le gravidanze mediante la tecnica prenatale non
invasiva.
Nel lavoro è stata costruita una mappa di morbilità per patologie
quali il ritardo di sviluppo psichico, disabilità intellettiva o autismo come
risorsa per i clinici che devono attribuite la patogenicità delle CNV e per
identificare geni sensibili all’effetto dose. Sono state individuate 70 CNV
significative analizzando i dati di 29.085 bambini con DI e 19.584 controlli
sani.
Questi dati sono stati integrati con
quelli pubblicati di sequenziamento esomico e con i dati di sequenziamento
tramite NGS di geni candidati di altri 4.716
casi e 2.193 controlli identificando mutazioni patogenetiche di nuovi geni di
rilevanza statistica (nel confronto affetti-sani) e anche clinica. In
particolare viene confrontato il fenotipo di casi con CNV e casi con mutazione
troncante per due geni, SETBP1 e ZMYND11, responsabili rispettivamente
della sindrome da microdel 18q12.3 e della sindrome da microdel 10p15.3 (da sottolineare che mutazioni
con acquisizione di funzione di SETBP1 causano la s. Schinzel-Giedion). Viene
confermato KANSL1 come il gene causa della sindrome da microdel 7q21.31,
chiamata sindrome Koolen–de Vries(-Zollino, ndr).
In conclusione l’approccio adottato del
genotype-first con l’integrazione dello
screening mutazionale CNV-SNV facilita l’individuazione di nuove sindromi e dei nuovi geni causa delle
patologie del neurosviluppo-psichiatriche, che sappiamo hanno una considerevole
eterogeneità genetica (da sottolineare anche l’importanza quando si registrano
dati di CNV di una precisa analisi del fenotipo non solo
comportamentale-cognitivo ma anche quello desunto dall’esame clinico, ndr).
Genome-Scale
Sequencing in Clinical Care Establishing Molecular Diagnoses and Measuring
Value. JAMA on line 18 October 2014. Editoriale di due articoli
sullo stesso fascicolo (Molecular
Findings Among Patients Referred for Clinical Whole-Exome Sequencing e Clinical Exome Sequencing for Genetic
Identification of Rare Mendelian Disorders) che commenta i risultati del
WES di 2.800 pz, in genere bambini, con varie patologie del SNC e deficit cognitivo.
Nel 25% dei casi è stata
possibile la diagnosi, con risultati identici ad altri studi nonostante
differenze tecniche ed analitiche. Da sottolineare la flessibilità delle
piattaforme usate nell’incorporare quasi in tempo reale nell’analisi geni del
tutto recentemente considerati geni –malattia.
Ma l’Editoriale pone note
di cautela: non conosciamo la sensibilità e la specificità clinica di WES,
perché ci sono, ma non sappiamo quanti siano, i falsi positivi (varianti
considerate patogene in base alla letteratura che non solo tali, probabilmente
pochi), ci sono abbastanza falsi negativi (limiti tecnici) e ci sono
sicuramente anche i veri negativi (non genetica), tanto che, dice l’editoriale
“Further details about the performance of exome sequencing will be needed as
its use as a routine clinical test is contemplated”.
Ma nello stesso tempo si sottolinea l’importanza della diagnosi
in medicina, soprattutto per le malattie rare. Diagnosi che consente di
rispondere alle classiche 5 domande che ognuno, pz e clinici, si pongono (e che
sono una parte essenziale della consulenza genetica, ndr): (1)
What is the diagnosis? (2)
How did it happen? (3) Who else in the family might be at risk? (4) What can be
expected in the future? (5) Is there any treatment or cure?
Viene infine sottolineata
la necessità di un counseling attento, di un consenso all’esecuzione WEB ben
informato dei benefici e dei rischi che possono derivarne e di una
comunicazione del risultato chiara e non frettolosa.
Use
of Whole-Exome Sequencing to Determine the Genetic Basis of Multiple
Mitochondrial Respiratory Chain Complex Deficiencies. JAMA
2014;312:68. Le patologie della
catena respiratoria mitocondriale sono una comune (1:5.000 nati vivi) causa di
malattia neurometabolica pediatrica e dell’adulto, malattie che, con poche eccezioni,
sono difficili clinicamente da ipotizzare tanto che spesso il suggerimento
diagnostico sorge sulla base di un approccio multidisciplinare e necessita
comunque per la conferma esami biochimici costosi, complessi ed invasivi
(biopsia di tessuto o di organo). Sono pochi i pz con mutazione del mtDNA e
sono sempre di più i geni nucleari di malattia; per questo l’approccio
diagnostico oltre che costoso è anche molto complesso e questo fa ritardare la
diagnosi, la terapia ed il counseling genetico. Lo studio (53
pz con diagnosi biochimica di difetto multiplo del complesso della catena
respiratoria senza mutazione primaria di mtDNA) si propone di verificare se il ricorso al WES può essere utile
per la diagnosi in questi pz.
La risposta, scontata, è sì: in 28 pz (53%) identificate
varianti causative e in altri pz (8%) possibili varianti causative di 18 geni per
un totale del 60% (IC al 95%=46%-74%). Alcune mutazioni sono ricorrenti ma ci
sono anche nuove mutazioni in 4 possibili geni malattia mitocondriali (VARS2, GARS, FLAD1, PTCD1). Come era da attendersi in alcuni pz sono presenti segni clinici
atipici.
In
conclusione WES funziona, ma occorrono altri studi e altri casi per concludere
che l’approccio diagnostico con WES è preferibile a quello tradizionale.
MALATTIE
NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE
Bringing forward the diagnosis of
Alzheimer’s disease. Lancet Neurology 2014;13:961.
At the crossroads of preclinical AD
and normal brain ageing. Lancet Neurology 2014;13:995.
Age-specific population frequencies
of cerebral β-amyloidosis and neurodegeneration
among people with normal cognitive function aged 50–89 years: a crosssectional study.
Pg. 997.
Alla ricerca e all’applicazione clinica di biomarcatori
per anticipare la diagnosi per clinical trial e trattamenti più precoci.
Focus on big data. Nature Neuroscience 2014;17:1429. Serie di
articoli sui grossi progetti in Neuroscienze, come BRAIN in USA e Human Brain Mapping in Europa, che
porteranno contributi dall’applicazione di NGS, dell’epigenomica, della connettomica
e dagli studi funzionali che modificheranno sensibilmente le neuroscienze.
Putting big data to good use in neuroscience. Pg. 1440.
Big data from small data: data-sharing in the 'long tail' of neuroscience. Pg. 1442.
The big data challenges of connectomics. Pg. 1448.
Big behavioral data: psychology, ethology and the foundations of neuroscience. Pg. 1455
Decoding neural transcriptomes and epigenomes via high-throughput sequencing. Pg. 1463.
Analytical tools and current challenges in the modern era of neuroepigenomics. Pg. 1476.
Decoding neuroproteomics: integrating the genome, translatome and functional anatomy. Pg. 1491.
Dimensionality reduction for large-scale neural recordings. Pg. 1500.
Making big data open: data sharing in neuroimaging. Pg. 1510.
AUTISMO
CHD8 regulates
neurodevelopmental pathways associated with autism spectrum disorder in
neural progenitors. PNAS 2014;E4468. L’architettura genetica dell’autismo (ASD) è complessa e
molto eterogenea. Sono stati individuati geni che contribuiscono a questa
patologia che sono coinvolti nella struttura sinaptica e nella
neurotrasmissione glutammatergica, ma sorprendentemente anche geni di pathway
meno prevedibili come quelli coinvolti nelle modificazioni cromatiniche, nella
metilazione del DNA, nell’adesione cellulare e nella regolazione
trascrizionale. Quindi se ci sono così tanti geni dello spettro autistico
potrebbe esserci molti pathway che indipendentemente ne causano il fenotipo o
che geni funzionalmente distinti possono convergere nell’interessare un numero
limitato di pathway causa dello spettro. Si è ricorsi in questo lavoro
all’analisi in vitro dell’effetto di una mutazione con perdita di funzione in
eterozigosi del gene CHD8 (suppressing chromodomain helicase DNA-binding
protein 8), un noto gene altamente penetrante come causa di ASD, in cellule
progenitrici neurali umane. L’effetto che si produce è un’alterata espressione
diretta di più di 1.700 geni (tra cui i geni di modificazione cromatinica e di
regolazione trascrizionale, alcuni geni del cancro) e di un numero ancora
maggiore di geni indirettamente (senza siti di legame a CHD8) coinvolti nella formazione
di sinapsi, differenziazione neuronale, adesione cellulare e di formazione
assonica. Dato interessante: la soppressione di chd8 in vivo (zebrafish) causa macrocefalia, un segno comune dell’ASD. In
conclusione la perdita di funzione di CHD8 è responsabile di un’alterata
espressione dei pathway del neurosviluppo in cui molti geni ASD convergono
alterando comuni meccanismi patogenetici.
Autism spectrum
disorder severity reflects the average contribution of de novo and familial
influences. PNAS 2014;111:15161.
La variabilità fenotipica dello spettro autistico (ASD)(lo spettro indica
appunto l’ampia variabilità di presentazione) può essere dovuta alla notevole
eterogeneità genetica. Lo studio vuole verificare se il deficit cognitivo e la
gravità dei segni clinici sono caratteristiche de novo o riflettono influenze
familiari. Studiati > 2.000 casi non familiari di ASD e verificato se vi sia
una relazione tra QI, deficit comportamentali e di linguaggio con il numero di
mutazioni con perdita di funzione de novo
e la storia familiare di malattie psichiatriche (depressione, d. bipolare,
schizofrenia, ricoveri in psichiatria). C’è una correlazione negativa tra QI e
tasso di mutazioni de novo e una correlazione positiva tra QI e storia
familiare di m. psichiatriche, quindi nei casi con grave deficit cognitivo vi è
un’alta frequenza di mutazioni de novo e una più bassa frequenza di anamnesi
familiare di m. psichiatriche. Viene quindi documentata una forte relazione tra
malattie psichiatriche in famiglia nei casi di ASD ad alto funzionamento.
Questi
risultati possono essere utili per identificare endofenotipi (caratteri considerati dei fattori di rischio
per lo sviluppo della malattia e in qualche caso anche il suo decorso) che
favoriscano l’interpretazione dei risultati genetici.
Autism as a
disorder of prediction. PNAS 2014;111:15220.
Nel lavoro, solo su basi teoriche, si sostiene che molti caratteri autistici
possono essere dovuti ad un’alterazione delle capacità predittive. E l’inizio
del lavoro ci spiega cosa siano le capacità predittive e cosa succede quanto
sono carenti: An essential component of a magical
phenomenon is the lack of a discernible cause: An event that we are unable to
predict happens “as
if by magic…. . if our predictive abilities were somehow
to be compromised, then even mundane occurrences in the environment might
appear magical”. Una cosa magica se è breve che può anche
essere piacevole, ma se si è completamente immersi può soverchiante. Se questo
avviene nell’ASD si possono identificarne le strutture neurali responsabili e
la loro funzione per disporre di strumenti predittivi utili per il monitoraggio
della condizione e per eventuali valutazioni di terapie (ancora endofenotipi,
ndr).
GENETICA
UMANA/CLINICA
*** Ora
il fenotipo della s. LEOPARD è più ampio
LEOPARD
syndrome-associated SHP2 mutation confers leanness and protection from
diet-induced obesity. PNAS 6 October:E4494.
La s. LEOPARD (multiple Lentigines, Electrocardiographic conduction
abnormalities, Ocular hypertelorism, Pulmonary stenosis, Abnormal genitalia,
Retardation of growth, sensorineural, Deafness)(MIM #151100)(LS), è una rara
malattia genetica AR con oltre ai segni su elencati difetti cardiaci,
dismorfismo facciale e sordità. Fa parte delle RASopatie, così chiamate perché
dovute a mutazione di uno dei geni codificanti del pathway
Ras/mitogen-activated protein kinases (MAPK). Oltre l’80% dei pz con LS portano
una mutazione missenso in eterozigosi del gene PTPN11 che codifica la tirosin
fosfatasi SHP2, che è un essenziale regolatore del pathway su indicato e quindi
SHP2 ha un ruolo importante nello sviluppo ma anche nel controllo del
metabolismo, di cui si sa poco. Il topo LS (knock-in che porta una delle due
mutazioni umane più frequenti) ha una fenotipo “magro” con ridotta adiposità e
un miglior metabolismo dei carboidrati con una particolare resistenza alle
complicazioni metaboliche e all’obesità in dieta obesogenica (quella degli
americani, ndr). Questi topi con ridotta adipogenesi hanno un miglior segnale
insulinico, aumentata spesa energetica che sono in parte corretti
dall’inibizione di MAPK (non rapamicina). Nell’uomo pz con LS (20/28 pz) con
diverse mutazioni di PTPN11 hanno bassi valori di BMI, due di questi sono stati
studiati a fondo con la tecnica DXA e analisi biochimiche ed hanno una
significativa ridotta adiposità e bassissimi livelli di leptina. Nel lavoro si
sottolinea che questi sono dati che vanno confermati studiando altri soggetti
ma sono indicativi di un fenotipo “magro” associato alla LS.
Molto interessante soprattutto per chiarire
il meccanismo dell’anticipazione.
Whole-genome
sequencing analysis of phenotypic heterogeneity and anticipation in Li–Fraumeni
cancer predisposition syndrome. PNAS
2014;111:15497. La s. Li-Fraumeni (MIM #151623),
caratterizzata dalla predisposizione a diversi tipi di tumore, è dovuta a
mutazione del gene soppressore di tumore TP53. In questa sindrome sembra ci sia
un’anticipazione da una generazione all’altra dell’insorgenza dei tumori. Si ipotizzava
dovuta all’accumulo di CNV in presenza di aploinsufficienza TP53.
Per trovare la causa delle differenze
fenotipiche intergenerazionali sono state studiati casi famigliari di LFS con
un’anticipazione dell’insorgenza di cancro nelle due generazioni. In analogia
con quanto succede nel modello murino di LFS non c‘è un aumento di CNV nella
seconda generazione. Quindi l’anticipazione non è dovuta a instabilità genomica.
L’applicazione di analisi WES nella famiglia ha identificato rare SNV (missenso
e nonsenso) dal padre, non portatore della mutazione TP53, trasmesse a due
figli portatori della mutazione e con cancro precoce, ma non ad altri due
sempre portatori che non avevamo ancora avuto il cancro. L’ipotesi che i geni
interessati possano essere geni modulatori dell’età di comparsa del cancro nei
portatori di mutazione TP53. Situazione analoga in un’altra famiglia con
mutazioni de novo in coloro che hanno sviluppato il cancro. Gli AA ipotizzano
un modello di regressione genetica che spieghi l’apparente anticipazione causata
dalla segregazione mendeliana di varianti rare di suscettibilità o resistenza
che modificano la penetranza della mutazione di TP53. Una considerazione
pratica: questo modello va testato perché se è valido comporta per i casi di
LFS de novo un maggior rischio di
sviluppare un cancro in età pediatrica di quanto sinora ritenuto e pone quindi
una particolare cautela nel counseling post-test applicato come screening di
popolazione.
Sempre
di Genetica oncologica: alla domanda del perché il cancro al polmone, la cui
diagnosi è solitamente tardiva, è sensibile solo temporaneamente alla terapia
c’è la risposta di due lavori che hanno analizzato le mutazioni genetiche
presenti in diverse aree del tumore (Spatial and temporal diversity in
genomic instability processes defines lung cancer evolution. Science
2014;246:251 e Intratumor heterogeneity in localized lung adenocarcinomas
delineated by multiregion sequencing. Science
2014;246:256). La risposta, almeno come ipotesi, è che ogni tumore ha
profili mutazionali estremamente diversi nello spazio e nel tempo per cui il
breve effetto della terapia è dovuto al fatto che il farmaco distrugge solo una
piccola porzione del tumore.
***
Geneticists tap
human knockouts. Nature;2014;514:548. Nell’ultimo meeting ASHG di San Diego si è discusso
dell’opportunità di condurre uno studio collaborativo di larga scala per la
ricerca delle mutazioni inattivanti presenti nella popolazione generale e su
come queste si riflettono sulla salute delle persone. Sappiamo del topo e del
ratto, ma sappiamo anche che gli effetti possono essere diversi, ad es. ci sono
almeno 43 geni la cui inattivazione nel topo è letale mentre non lo è
nell’uomo.
Sarebbe quindi
utile vedere “l’effetto che fa” nella nostra specie. Da studi su piccoli
campioni sappiamo che ogni persona ha inattivato almeno un allele di circa 200
geni e ambedue gli alleli di 20 geni. Quando questo succede può essere causa di
malattia o apparentemente non avere alcun effetto clinico (vedi selezione articoli
Maggio 2014)(The Hunt for Missing Genes. Science 2014; 344:687) o
addirittura un effetto protettivo per una data malattia (nei finnici il KO
biallelico di LPA protegge dalla malattia coronarica). Il silenziamento del
gene PCSK1, che nello
zebrafish è letale in epoca embrionale, determina in una donna causalmente identificata
un effetto protettivo di malattia coronarica abbassando drasticamente LDL (A gene of rare effect.
Nature 2013;496:152)(selezione articoli
Aprile 2013). Un’applicazione immediata dello studio dei geni KO nell’uomo
potrebbe essere quello di trovare nuovi bersagli terapeutici.
Science Webinar
Series. Exomes and the
Clinical Research Conundrum: New Approaches to Enhancing the Value of Genomic Data.
Science 10 October 2014: 261. Registrazione (senza diapo) del seminario
sull’uso dell’analisi esomica sulla ricerca clinica, che sottolinea le
opportunità e i problemi che le tecniche NGS pongono e come meglio utilizzare
questi nuovi approcci tenendo conto delle necessità di chi fa ricerca clinica.
Il primo intervento parte con il
classico comune esempio: pz con potenziale deficit intellettivo e qualche segno
dismorfico. Se non c’è altro, senza alcun suggerimento clinico, l’array
citogenomico. Se invece arricchiamo la clinica con una malformazione cardiaca e
schisi palatina avremmo potuto ricorrere alla FISH 22q11 e trovare la delezione
attesa in base alla clinica. Buona parte dei pz che vedono in clinica ha
deficit intellettivo, ¼ autismo e un certo numero malformazioni-dismorfismi.
Per ridurre al minimo l’odissea diagnostica alla ricerca della causa è meglio
cercare di applicare tecniche che guardino all’intero genoma e che ci aiutano a
trovare una risposta al quesito diagnostico, che consente di fare prognosi, in
alcuni casi suggerire una terapia e di precisare la ricorrenza per l’intera
famiglia.
Vengono fatti altri esempi (difficile seguire senza poter vedere le
diapo), viene sottolineata la necessità di fare un’accurata selezione dei pz e
viene suggerita un condivisibile algoritmo diagnostico: 1. pz con fenotipo che
indica un gene da testare; se negativo WES o WGS; 2. fenotipo compatibile con
un gruppo geni mutati: targeted. Se negativo ricorrere al WES (o WGS); 3. fenotipo
aspecifico che si ritiene su base genetica ma che non è sufficiente per testare
uno o più geni: WES.
Il secondo intervento è tecnico e parla di piattaforme (Ion AmpliSeq
Exome) di 25,000 geni con copertura >10x per il 90% mentre solo il 2% di
regioni codificanti non lo sono. Il tornaround time è di 3-6 settimane (!!!
Ndr). Hanno anche una piattaforma per le neurologia pediatrica di 614 geni (ClariFocus Exome), che può essere suddiviso in 6 diverse
categorie fenotipiche: neuromuscolari, disordini del movimento,
epilessia o convulsioni, malformazioni cerebrali, neuropatia periferica
ereditaria, leucodistrofia o encefalopatia mitocondriale. La trascrizione
dell’incontro termina con le domande, tra cui: se la copertura x10 è sufficiente
per una buona validità analitica (si usano nel test due differenti piattaforme),
se vi sia capacità di identificare mosaicismi (meglio comunque del Sanger), se si
trova una variante nuova qual è la prossima tappa per confermarne la causalità
(very robust informatics pipeline come primo strumento e poi il resto). E per i
fattori epigenetici si vedrà, si potranno integrare altre tecniche che possono
essere applicate in futuro come l’analisi del trascrittoma.
Giant gene banks take on
disease. Nature 2014;514:282. Negli ultimi 5 anni
c’è stata un’esplosione di sequenziamenti del genoma umano e ci si è resi
contro che nessun centro può raccogliere dati sufficienti per associare geni a
malattie, ma sono necessari numeri enormi e quindi da qui la necessità di
un’ampia collaborazione. Ci sono varie iniziative in questo senso, tra cui una
che ha presentato i risultati ottenuti in questi ultimi 2 anni di lavoro allo
scorso ESHG meeting a San Diego.
Genetic touch-ups. Nature 2014;514:395. C’è stata una
semplificazione delle tecnologie del genome editing (TALENT e CRISPR-Cas) che
sono ora meno costose e alla portata anche dei non specialisti. In questo
articolo ci sono le istruzioni per chi vuole imparare e farsi un’esperienza
pratica, per chi vuol farsi tutto da solo e per chi vuol contattare ricercatori
dell’accademia o dell’industria esperti del genome editing.
NLRC4 gets out
of control. Nature Genetics 2014;46:1048. Commento di 2 articoli sullo stesso fascicolo (Mutation of NLRC4 causes a
syndrome of enterocolitis and autoinflammation. Pg. 1135 e An activating NLRC4 inflammasome mutation causes
autoinflammation with recurrent macrophage activation syndrome. Pg. 1140)
in cui vengono riportate mutazioni con acquisizione di funzione del gene NLRC4,
che in una famiglia con più affetti cosegrega e nella seconda famiglia è de novo con un nuovo fenotipo. Si tratta di una nuova sindrome autoinfiammatoria chiamata
NLRC4-MAS (ove MAS è macrophage activation syndrome) a fenotipo molto variabile
(come è evidente nella prima famiglia) caratterizzata da febbre ricorrente,
sintomi gastrointestinali, aumento dei marcatori infiammatori e aggregazione
spontanea di ASC nei macrofagi,). Il gene NLRC4 è un membro della grande famiglia
di recettori NOD-like (NLR), che sono sensori intracellulari che interagiscono
con l’enzima caspasi-1 e che hanno un ruolo preminente nella difesa
antimicrobica contro vari patogeni, tra cui lo pseudomonas aeruginoso e la
salmonella typhi.
The
Scc2–Scc4 complex acts in sister chromatid cohesion and transcriptional
regulation by maintaining nucleosome-free regions. Nature
Genetics 2014;46:1147. Il complesso coesinico è
composto da SMC1A, SMC3 che appartengono alla famiglia SMC (Structural Maintenance
of Chromosome), RAD21 e SA. Ha la funzione di mantenere uniti i cromatidi
fratelli durante il ciclo cellulare fino alla loro separazione nelle due
cellule figlie. Il complesso della coesina si associa inoltre con proteine
accessorie che contribuiscono ad aprire e chiudere l’anello o a stabilizzarne
la struttura (NIPBL o SCC4, WAPLl, PDS5A, PDS5B, ESCO1 ed ESCO2)(da Antonio
Musio, ndr). Ma la coesina svolge anche un ruolo anche nella regolazione
dell'espressione genica, nella stabilità del genoma, nella riparazione del DNA.
Nel lavoro nel lievito si dimostra che il complesso Scc2-Scc4
coopera con il complesso multiproteico RSC (Remodel the Structure of Chromatin)
del rimodellamento cromatinico nel mantenere la deplezione nucleosomica nei
suoi siti di legame e rendere accessibile il DNA per ulteriori reazioni
coesiniche.
Si sono attribuiti gli effetti fenotipici della s. DeLange da
mutazione di NIPBL (MIM #122470) al ruolo di mediazione della coesina nelle
interazioni cromatiniche che inducono alterazioni trascrizionali, ma il ruolo
di Scc4 nel posizionamento nucleosomico e della regolazione trascrizionale
potrebbe suggerire un’ipotesi alternativa. Vi è una discreta sovrapposizione
fenotipica tra s. DeLange e s. Coffin-Siris (MIM #135900), da mutazione di uno
dei geni i cui prodotti sono componenti del complesso RSC, che fa propendere
per considerarle più che coesinopatie sindromi nucleosomiche.
Targeted
sequencing by proximity ligation for comprehensive variant detection and local
haplotyping. Nature Biotechnology 2014;32:1019. Come sappiamo le tecniche genetiche attuali
per la diagnosi e la ricerca hanno delle limitazioni nell’individuare tutte le
varianti genetiche nei geni di interesse per la focalizzazione solo sugli esoni
(e perdendo così varianti di sequenze regolatorie), per le difficoltà
presentate da varianti strutturali come le CNV o anche le varianti strutturali
bilanciate con punti di rottura che interrompono un gene. La tecnica proposta
si basa sul principio del proximity ligation sviluppando la strategia di
risequenziamento targeted che consente di risequenziare e costruire aplotipi di
geni o di regioni genomiche, da decine e migliaia di kb, e di identificare non
solo le SNV ma anche le varianti genetiche strutturali.
A new window into the
genetics of complex diseases. Nature Reviews Genetics October 2014. Commento di un articolo (Distribution and Medical Impact of Loss-of-Function
Variants in the Finnish Founder Population. PLOS Genetics 2014;10:e1004) che descrive un nuovo approccio nell’identificazione di
varianti rare con perdita di funzione con risultati potenzialmente utili per la
terapia.
Lo studio sfrutta un fenomeno noto in
genetica di popolazione della riduzione della diversità genetica in popolazioni
rimaste isolate per centinaia di generazioni, con l’aumento di frequenza di
varianti rare rispetto ad altre popolazioni. E l’idea è di verificare le
varianti rare con perdita di funzione ottenute da studi genome-wide nella
popolazione finnica che ha sperimentato un “collo di bottiglia” 4.000 anni fa e
che ha una banca di dati sanitari da molti anni.
L’analisi esomica di 3.000 finlandesi
vs 3.000 europei (SUOMI project) ha trovato un numero significativamente più
elevato di alleli con mutazioni inattivanti nei finlandesi. Poi sono stati
studiati gli effetti su 60 diversi fenotipi di 83 di queste varianti con
perdita di funzione in più di 36.000 finlandesi. Sono state trovate due
varianti che riducono l’espressione del gene LPA, che codifica la
lipoproteina(a), che negli omozigoti o nei composti eterozigoti comportano una
riduzione del rischio di malattia coronarica e infarto miocardico acuto; la
riduzione di questa lipoproteina ha quindi effetti protettivi per queste comuni
malattie complesse.
Questa metodologia potrebbe essere
applicata per individuare varianti che contribuiscono ad altri caratteri
complessi.
Dysregulation
of gene expression as a cause of Cockayne syndrome neurological disease. PNAS
2014;111:14454. La s. Cockayne è una sindrome genetica
AR da instabilità genomica (rottura della doppia elica del DNA con possibili
conseguenti deleteri riarrangiamenti) con fenotipo caratterizzato da una grave
patologia neurologica, deficit di crescita, anomalie di sviluppo,
fotosensibilità e patologie degenerative di alcuni organi. E’ geneticamente
eterogenea (CSA gene ERCC8, CSB gene ERCC6 gene, XPG/CS gene ERCC5, XPB/CS gene
ERCC3, XPF/CS gene ERCC4). La CSB (MIM #133540), che è la più frequente (80%
dei pz), è dovuta a un deficit di riparazione del DNA accoppiata alla
trascrizione.
In
questo lavoro si è studiato nella CSB la connessione tra neuropatologia e
sregolazione dell’espressione genica in
vitro utilizzando cellule di pz e in un modello murino. Si è osservato con
l’analisi del trascrittoma nei fibroblasti umani che anche in assenza di danno
del DNA CSB altera l’espressione di migliaia di geni, molti di questi sono geni
neuronali. E’ quindi la sregolazione del network genico che determina la
neuropatologia, non il difetto di riparazione del DNA.
Aggregation
propensities of superoxide dismutase G93 hotspot mutants mirror ALS clinical
phenotypes. PNAS 2014;111:E4568.
Mutazioni di SOD sono causa della malattia dei motoneuroni Sclerosi Laterale
Amiotrofica (ALS). Per capirne il meccanismo patogenetico è stato studiata in
questo lavoro l’aggregazione, il legame con i cofattori metallici e la dinamica
conformazionale della proteina SOD normale e delle proteine SOD mutate
ricorrendo a tecniche biofisiche di diffrazione dei raggi X, di spettrometria
di massa e spettroscopia. Si osserva una relazione tra alcuni risultati e
gravità clinica in pz con ALS, utile per la prognosi e possibilmente per la
terapia mutazione specifica.
CELLULE STAMINALI/MEDICINA RIGENERATIVA
***
Disrupted transmission. Nature Reviews Neuroscience October
2014;15. Commento di un lavoro (Synaptic dysregulation in a human iPS cell model of mental disorders. Nature
2014;
doi:10.1038/nature13716) sull’uso di cellule staminali per la
comprensione dei meccanismi patogenetici in una famiglia con schizofrenia con
una mutazione troncante di DISC1 (disrupted
in schizophrenia 1) che cosegrega con
la malattia. Il gene è un noto gene-malattia di varie malattie
psichiatriche, ma non si sa come la proteina mutante agisca a livello neuronale.
Sono state preparate iPSC da un pz con schizofrenia, da un familiare con
depressione e da due membri sempre della famiglia senza patologia psichiatrica
e senza mutazione. Le iPSC sono state differenziate in cellule progenitrici
neurali specifiche frontali e poi in neuroni glutammatergici. A 4 settimane era
presente una netta riduzione della densità dei bottoni sinaptici che esprimono un
recettore, SV2, che regola il rilascio
dei neurotrasmettitori dalle vescicole sinaptiche e
i neuroni mutanti presentavano un difetto di trasmissione sinaptica. Con la
tecnica del gene editing è stata corretta in una linea cellulare la sequenza
mutante ed è stata introdotta la mutazione di DISC in una linea cellulare di
controllo. Questo ha corretto il deficit sinaptico nella prima e lo ha indotto
nella seconda, provando che il difetto sinaptico è dovuto alla mutazione. Nei
neuroni mutanti vi è una sopraregolazione dei geni codificanti le proteine
sinaptiche insieme ad una riduzione dei livelli della proteina DISC1.
Questi dati confermano quindi l’ipotesi
patogenetica di un deficit di trasmissione sinaptica nella schizofrenia.
First evidence of long term safety
of human embryonic stem cells is reported. BMJ 2014;349:6248. Commento di un lavoro (Human embryonic
stem cell derived retinal pigment epithelium in patients with age related
macular degeneration and Stargardt’s macular dystrophy: follow-up of two open
label phase 1/2
studies. Lancet October 2014). Successo per la prima volta di una
sperimentazione clinica (fase I e II) usando cellule staminali embrionali umane
che aveva come primo obiettivo di verificarne in un periodo prolungato la
tollerabilità e l’assenza di effetti avversi in 9 pz con distrofia maculare Stargardt e in altrettanti
con degenerazione maculare legata all’età. Qualche risultato funzionale
comunque in 22 mesi è stato raggiunto: l’acuità visiva è migliorata in 10 occhi
ed in 7 è rimasta invariata o migliorata in uno e peggiorata nell’altro. L’occhio
di controllo (non trattato) non ha avuto analoghi miglioramenti. Una buona partenza.
GENOME EDITING
Genome editing: a tool
for research and therapy.
Bed side to
bench: Targeted genome
editing hits the clinic. Nature Medicine 2014;20:1101. Commento di due AA italiani sulle
potenziali applicazioni del genome editing (vedi Genome editing with Cas9 in adult mice corrects a disease mutation and
phenotype. Nature Biotechnology published online, 31 March 2014
doi:10.1038/nbt.2884)(selezione articoli Maggio 2014) nella
clinica. Le endonucleasi
possono sostituire un gene mutante con uno normale o eliminare ad esempio geni
codificanti recettori essenziali per l’ingresso del virus nella cellula per
prevenirne l’infezione.
Bench to
Bedside: Towards a functional understanding of variants for molecular
diagnostics using genome editing. Nature Medicine 2014;20:1103. Commento di come questa tecnica possa essere
applicata per produrre mutazioni somatiche associate a malattia nelle line
cellulari umane e nei modelli animali per studiarne l’effetto che si produce e
quindi fornire utili informazioni funzionali per la diagnosi clinica.
MODELLI ANIMALI
Social learning and
amygdala disruptions in Nf1 mice are rescued by blocking p21-activated kinase. Nature Neuroscience 2014;17:1583. Oltre metà delle persone
con Neurofibromatosi 1 ha difficoltà di elaborare le informazioni e di
comportamenti sociali (acquisizione, interpretazione, memorizzazione e
recupero, ndr), tanto che il 20-30% rientra nella diagnosi clinica di Disordine
dello spettro autistico. Le difficoltà sociali sono in particolare legate a
difficoltà di riconoscimento delle espressioni facciali (soprattutto paura) che
è legata specificamente alla funzione dell’amigdala. Quindi un buon modello
mendeliano per studiare i disturbi dell’apprendimento sociale e la
fisiopatologia dell’autismo. Il topo con delezione in eterozigosi del gene NF1
ha un deficit selettivo dell’apprendimento sociale accompagnato da un’iperattivazione
del pathway MAPK (mitogen-activated protein kinase) nei neuroni dell’amigdala e
della corteccia frontale, strutture importanti per i comportamenti sociali.
Nell’amigdala si osserva poi un’anomala della neurotrasmissione glutammatergica
e di GABA e una importante riduzione di due proteine associate alla
neurotrasmissione (Adam22 e proteina
heat shock 70). Tutte
queste anomalie dell’amigdala sono normalizzate da un’ulteriore delezione della gene chinasi Pak1
(p21
protein-activated kinase). E il blocco farmacologico di Pak1 (regolatore
positivo dell’attivazione MAPK) con microiniezione dell’amigdala di un suo
inibitore normalizza il comportamento sociale del topo con delezione Nf1.
Informazioni utili per la comprensione
dei meccanismi associati alle difficoltà sociali dei soggetti con NF1 e della
fisiopatologia autistica. Da notare che in letteratura risulta che nel modello
di topo della sindrome Fragile X (Fmr1-/-) una singola iniezione di
inibitore di Pak1 ne annulla le anomalie comportamentali (iperattività e
movimenti ripetitivi)(Rescue of fragile X syndrome phenotypes in
Fmr1 KO mice by the small-molecule PAK inhibitor FRAX486.PNAS 2013;110:5671)(selezione articoli Aprile 2013).
Quindi un potenziale nuovo approccio
terapeutico per la NF1 e per alcune forme di autismo.
Understanding
the role of progranulin in Alzheimer’s disease. Nature Medicine 2014;20:109. Commento
dell’articolo (Progranulin protects against amyloid β deposition and
toxicity in Alzheimer’s disease mouse models. Pg. 1157) in cui si dimostra che nel modello
murino di Alzheimer la Progranulina, una proteina secreta che è espressa nella
microglia e nei neuroni e che ha una funzione di controllo dei processi
neurotrofici ed infiammatori, può contribuire a ridurre le placche amiloidi
tipicamente accumulate nel SNC degli affetti da questa malattia
neurodegenerativa. In un’altra malattia neurodegenerativa, la Degenerazione
lobare fronto-temporale (FTLD), l’aploinsuffineza da mutazione del gene
Granulina (MIM #607485) causa la neurodegenerazione e ci sono buone evidenze
che la sua sovraespressione possa essere un’efficace terapia per la FTLD.
Questo potrebbe valere anche per l’Alzheimer.
A monkey model of
Alzheimer’s. Nature 2014;514:276. Breve commento di un articolo (Alzheimer’s
Disease-Like Pathology Induced by Amyloid-Oligomers in Nonhuman Primates. Journal
of Neuroscience 2014;34:13629) che ricorrendo a un modello animale più
appropriato rispetto a quello usuale (topo) è possibile riprodurre molte delle
caratteristiche neuropatologiche tipiche dell’Alzheimer nella scimmia. Gli AA
hanno iniettato nel SNC dei ratti e dei macachi adulti piccoli aggregati di β-amiloide queste si diffondono nelle aree della
memoria e delle funzioni cognitive producendo le lesioni dell’Alzheimer, tra
cui la perdita delle connessioni neuronali.
Dendritic
spinopathy in transgenic mice expressing ALS/dementia-linked mutant UBQLN2. PNAS
2014;111:14524. Nella ALS/Demenza
Fronto-temporale vi è accumulo in grossi aggregati citosolici dei motoneuroni
delle proteine mutate, come SOD1, TARDB, FUS, optineurina (OPTN) e Ubiquilina 2
(UBQLN2). Si dimostra che il topo transgenico (microiniezione del transgene in
cellula uovo fertilizzata) con la mutazione P497H di UBQLN2, riscontrata
nell’uomo in una famiglia con più affetti, comporta una patologia molto simile
a quella dell’uomo e consistente in una spinopatia dendritica con accumulo di
aggregati proteici, che sono prodotti proteasomici, nelle spine dendritiche,
riduzione della densità delle spine e disfunzione sinaptica, soprattutto
nell’ippocampo. Quindi nel topo transgenico si
osserva un alterato pathway della degradazione proteica, aggregati proteici,
una disfunzione sinaptica e deficit cognitivo.
Un primo passo per ulteriori studi sulla demenza con possibili
sbocchi terapeutici.
Vedi anche Molecular chaperone Hsp110 rescues a
vesicle transport defect produced by an ALS-associated mutant SOD1 protein in
squid axoplasm. PNAS 2013;110:5428 sullo studio in un altro topo transgenico per
mutazione SOD1 e con possibili risvolti terapeutici (selezione articoli Aprile
2013).
Delivery of an
enzyme-IGFII fusion protein to the mouse brain is therapeutic for mucopolysaccharidosis
type IIIB. PNAS 2014;111:14870.
La m. Sanfilippo tipo B (MPS IIIB)(MIM #252920) è dovuta a mutazioni di un
enzima lisosomiale NAGLU (α-N-acetilglucosaminidasi) che causa accumulo di
eparan solfato e demenza, disabilità e precoce mortalità (20 anni). Non c’è
terapia né enzimatica perché non passa la barriera emato-encefalica né di
trapianto allogenico di midollo osseo anche se precoce, che non agiscono sulla
patologia neurologica. Ricorrendo ad un modello murino di MPSIIIB per aggirare
la barriera è stata iniettata una proteina di fusione NAGLU–IGFII direttamente
in un ventricolo cerebrale. Tale enzima modificato entra nei neuroni per
endocitosi dove riduce l’accumulo di eparan solfato e di altre sostanze a
livelli normali e si diffonde anche al fegato dove produce gli stessi effetti.
Possibile
terapia per pz con MPSIIIB (ricordo, da pediatra, che nell’idrocefalia si
ricorre da molti anni anche nei neonati al posizionamento di un catetere con valvola
esterna in un ventricolo cerebrale, ndr).
Liver-directed gene therapy corrects cardiovascular
lesions in feline mucopolysaccharidosis type I. PNAS 2014;111:14894). La m. MPS I
è dovuta a mutazioni dell’enzima (IDUA (α-l-iduronidasi): mutazioni di questo
gene sono responsabili della m. Hurler (MPS IH)(MIM #607014), m. Scheie (MPS
IS)(MIM #607016) e m. Hurler-Scheie (MPS IH/S)(MIM #607015), con MPS IH e MPS
IS agli estremi fenotipici (più grave MPS IH) mentre MPS IH ha un fenotipo intermedio.
La terapia consiste nel trapianto di midollo osseo (HSCT), che è associato ad
una certa morbilità e mortalità, o all’infusione dell’enzima carente che
comporta una riduzione della qualità di vita e costi economici elevati. E’
stato sperimentata una nuova terapia che consiste in una terapia genica con
vettore virale diretta al fegato (AAV con espressione di IDUA felino da uno
promotore fegato-specifico) in un modello naturale felino di MPS I, che ha un
fenotipo molto simile a quello dell’uomo, incluso il coinvolgimento progressivo
delle valvole cardiache dovuto a una delezione di 3 pb in-frame che causa la
perdita di un residuo di aspartato dalla proteina codificata responsabile della
completa perdita della sua attività catalitica. Trattati 4 gatti di 3-5 mesi di
vita con una iniezione endovena di AAV, tre di questi hanno mostrato un’alta e
persistente espressione di IDUA a livello circolante con eliminazione di
glicosaminoglicani da tutti i tessuti esaminati e con scomparsa delle lesioni
valvolari aortiche già presenti, indicando che con questa terapia è anche
possibile raggiungere sedi anatomiche non facilmente raggiungibili con le
usuali terapie. Questa terapia è stata applicata con successo in una
sperimentazione clinica per un’altra malattia genetica l’l’Emofilia B con
effetto a lungo termine senza produzione anticorpale. IMP: potrebbe essere
utile anche per altre malattie lisosomiali.
The hereditary spastic
paraplegia-related enzyme DDHD2 is a principal brain triglyceride lipase. PNAS 2014;111:14924. Le paraplegie spastiche (SPG) ereditarie sono un gruppo molto
numeroso di malattie caratterizzate da una spasticità degli arti inferiori progressiva
e grave a trasmissione in gran parte dei casi AD, meno frequentemente XL o AR.
Mutazioni di una serina idrolasi, DDHD2, di cui non si conoscono bene i
meccanismi di azione, sono causa della SPG54 (MIM #615033).
Nel topo DDHD2 -/- so
osserva un aumento nel tempo di triacilgliceroli (esteri neutri
del glicerolo) nel SNC (analogamente la RM spettroscopica nell’uomo rileva nei
pz un accumulo lipidico cerebrale) l’accumulo nel SNC, ma non nel SNP, di gocce
lipidiche intracellari dei neuroni accompagnate da deficit motori e cognitivi.
Topi normali trattati con un inibitore di DDHD hanno un aumento significativo
di triacilgliceroli nel SNC. Tutto questo fa ritenere che questo enzima, che
quando carente causa la SPG54, sia la principale idrolasi dei triacilgliceroli
a livello del SNC e che la sregolazione di questo pathway sia il principale
meccanismo patogenetico di questa condizione.
MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Common variants
near ABCA1 and in PMM2 are associated with primary open-angle
glaucoma. Nature Genetics 2014;46:1115.
Common variants near ABCA1, AFAP1 and GMDS
confer risk of primary open-angle glaucoma. Nature Genetics 2014;46:1120.
Genome-wide analysis of multi-ancestry cohorts
identifies new loci influencing intraocular pressure and susceptibility to
glaucoma. Nature
Genetics 2014;46:1126.
Studi di associazione genome-wide
(GWAS) nel glaucoma primario ad angolo aperto: popolazione cinese il primo,
australiana e nordamericana il secondo, multietnico il terzo con ampia
sovrapposizione di risultati, ma anche con qualche differenza.
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