Scelta
di articoli di Genetica Clinica/Umana pubblicati in
Luglio 2013 nelle seguenti riviste: Lancet, Lancet Neurology, Nature, Nature
Neuroscience, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine, Nature Reviews Genetics,
Nature Reviews Neuroscience, NEJM, PNAS, Science & Cell.
MALATTIE
NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE/PSICHIATRICHE
Intrinsic
connectivity networks in healthy subjects explain clinical variability in
Alzheimer’s disease. PNAS 2013;110:11606.
Non si conoscono I fattori che determinano la grande etorogeneità clinico-anatomica
della m. Alzheimer. Un meccanismo che potrebbe spiegare lo specifico
coinvolgimento di differenti regioni cerebrali nella varianti di AD è quello di
una diffusione della malattia (come una malattia su base infettiva da prioni) attraverso differenti network
funzionali. Con tecniche di analisi in
neuroimmagini sembra che sia così.
Huntington’s disease: the road to
progress. Lancet Neurology 2013;12:624. Commento
di un articolo sulle stesso fascicolo (Predictors of phenotypic progression
and disease onset in premanifest and early-stage Huntington’s disease in the TRACK-HD
study: analysis of 36-month observational data. Pg. 637) in cui si identificano strumenti idonei per verificare nel tempo
l’evoluzione della malattia in ogni pz, utilizzando strumenti clinici molto
semplici e strumenti più complessi. L’editoriale inizia con una
considerazione generale della pratica medica, ben condivisibile: “Most clinicians
carry, in their heads, roadmaps of the time course of the disorders they
frequently treat. Drawn from experience with different patients over time,
these composite roadmaps are useful for educating patients, designing possible
rating scales, and providing a subjective way to assess treatment results” (da
questa frase si desume che il medico si prende cura del singolo pz, segue
l’evoluzione della malattia e valuta se il trattamento prescritto ha avuto
l’effetto desiderato. Ma esiste ancora un medico cosi? Ndr).
Presymptomatic features of spinocerebellar ataxias. Lancet
Neurology 2013;12:625. Commento di un articolo
sullo stesso fascicolo (Biological and clinical characteristics of
individuals at risk for
spinocerebellar ataxia types 1, 2,
3, and 6 in the longitudinal RISCA study: analysis of baseline data. Pg. 650)(alcuni AA sono italiani) sugli aspetti, clinici e biologici, in epoca
presintomatica di alcune atassie spino-cerebellari (SCA). Vi sono più di 30
malattie genetiche di atassia spino-cerebellare progressiva a trasmissione AD,
le più frequenti (oltre la metà dei casi) sono SCA1,
SCA2, SCA3, or SCA6. Tutte sono caratterizzate da espansione di ripetizioni
poliglutaminiche con una relazione inversa tra dimensioni della ripetizione e
età di insorgenza. Nello studio longitudinale RISCA sono riportati i risultati
ottenuti osservando 123 portatori asintomatici della mutazione e 141 congiunti
non portatori. Non è una sorpresa, dice il commento, che l’esame fisico
accurato e la morfometria con MRI di 83 partecipanti mostri segni neurologici e
differenze morfologiche tra portatori e non portatori. Ma alcuni dati sono
interessanti: il numero di ripetizioni di triplette spiega solo il 41-67% della
variabilità dell’età di comparsa dei primi segni atassici; viene presentata la
distribuzione dei segni neurodegenerativi nelle prime fasi di malattia per ogni
SCA, il che significa che sebbene il meccanismo causale sia simile
l’interessamento regionale del SNC vari a secondo del tipo di SCA, come succede
anche nell’Alzheimer nella diffusione transinaptica della patologia tau.Infine, sapere almeno per SCA1 e SCA2quando iniziano i primi segni di neurodegenerazione è molto utile per verificare l’efficacia di nuovo farmaci in sperimentazione clinica di queste due patologie.
CD33 Alzheimer’s disease locus: altered monocyte function
and amyloid biology. Nature Neuroscience 2013;16:848. Studi di associazione recenti hanno individuate nove loci
di suscettibilità all’Alzheimer, tra cui
CD33 and MS4A4/MS4A6E che coinvolgono il sistema
immunitario nella patogenesi della malattia. L’associazione più significativa è
con un marcatore (rs3865444) nel locus CD33, e alti livelli di espressione del
prodotto di questo gene (una proteina transmembrana espressa sulla superficie
delle cellule mieloidi progenitrici, nei monociti maturi e nei macrofagi) sono
associati a un maggior declino cognitivo nei soggetti affetti. Questo allele a
rischio è associato a una significativa maggior espressione di CD33 sulla
superficie dei monociti circolanti in pz a età giovane o anziani con Alzheimer
rispetto ai controlli, a una diminuita internalizzazione del peptide amiloide-β 42, a un accumulo patologico di amiloide nei neuriti e di
amiloide fibrillare come dimostrato in
vivo dalle immagini alla PET e un
aumentato incremento di microglia attivata.CD33 quindi lega la suscettibilità genetica, l’alterata funzione mieloide e la patologie amiloide a un ruolo patogenetico precoce nell’Alzheimer. Potrebbe essere quindi un nuovo target terapeutico in epoca presintomatica e potrebbe influenzare la risposta alla terapia anticorpale nelle sperimentazioni cliniche in corso.
SnapShot:
Pathobiology of Alzheimer’s Diseas. Cell 2013;154:468. Istantanea dell’Alzheimer, da Cell, che fotografa in una
paginetta tutto quello che si oggi, inclusa la terapia, su questa frequente e
tremenda malattia.
Mutations in COQ2 in Familial and Sporadic Multiple-System
Atrophy. NEJM 2013;369:233.
The
Multiple-System Atrophy Research
Collaboration (duecento o più componenti in gran parte giapponesi e qualche
americano) ha condotto uno studio di una rara e complessa malattia chiamata
Atrofia multisistema (1969), che è una patologia neurodegenerativa progressiva
caratterizzata da una variabile associazione tra segni parkinsoniani,
cerebellari, autonomici (disfunzione erettile e disfunzioni vescicali) e
piramidali e include entità cliniche come l’atassia olivo-ponto-cerebellare, la
Degenerazione striato-negrale e la s. Shy-Drager sulla base degli aspetti
neuropatologici che sono aggregati citoplasmatici di α-sinucleina.
Clinicamente la patologia è stata suddivisa in diversi sottotipi, che hanno una
frequenza diversa a secondo della popolazione (nei giapponesi prevale la forma
C- 65%). Considerata sino a poco tempo fa come non genetica, ma per la presenza
di molte famiglie con più affetti si ritiene ora che forti fattori genetici
siano responsabili della suscettibilità a questa patologia.Analisi linkage con SNP e NGS dell’intero genoma in 6 famiglie giapponesi con più affetti e in pz sporadici: 363 pz giapponesi, 223 europei e 172 nord americani con i relativi controlli. Sono stati identificati nei casi famigliari più loci associati. In due una mutazione in omozigosi/eterozigote composto di Q10, non nelle altre quattro famiglie in cui non erano presenti varianti di altri 11 geni della biosintesi di Q10. Analisi funzionali di queste mutazioni dimostrano che le varianti sono associate a bassi livelli enzimatici. Interessante il fatto che una variante comune V343A, presente solo nella popolazione giapponese con frequenza allelica del 2.2%, è un fattore di suscettibilità per la malattia ma non l’unico fattore causale perché è presente anche in persone senza malattia. Nei casi sporadici sono state trovate varianti comuni e rare, tutte con effetto sul pathway di Q10.
In conclusione i risultati suggeriscono che l’alterata attività di Q10, che influisce negativamente sulla catena respiratoria mitocondriale e aumenta la vulnerabilità a stress ossidativi, determina la suscettibilità alla Atrofia multisistema sia nei casi familiari che sporadici. Di conseguenza è consigliabile come terapia la somministrazione orale con Q10, che sappiamo ben tollerata e senza effetti collaterali, soprattutto nei pz con varianti genetiche di questo gene.
GENETICA MEDICA/UMANA (sequenziamento esonico-genomico, proteoma e
CNV)
Rett syndrome mutations
abolish the interaction of MeCP2 with the NCoR/SMRT co-repressor. Nature Neuroscience 2013;16:898. La s. Rett è una
delle poche condizioni sindromiche causa di autismo e può aiutarci a capire i
meccanismi patogenetici a livello molecolare. Il gene malattia della classica
s. Rett (e della variante Zappella)(MIM #312750) è MeCP2, la cui proteina collega
la metilazione del DNA con la struttura cromatinica mediando variazioni
epigenetiche che modificano la funzione genomica. Sono note numerose sue
interazioni proteiche ma non come queste avvengano né come le
mutazioni-malattia alterino queste interazioni (vedi anche An AT-Hook Domain in MeCP2 Determines
the Clinical Course of Rett Syndrome and Related Disorders. Cell
2013;152:984)(Febbraio 2013). Molte mutazioni missenso che causano il fenotipo
Rett sono localizzate in un dominio di legame al DNA e questo suggerisce che questo
legame è critico per la sua funzione. Nel lavoro viene identificato un altro
cluster mutazionale che elimina un altro dominio funzionale di interazione tra
MeCP2 e il complesso co-repressore NCoR/SMRT (proteina co-regolatoria di più
fattori trascrizionali con numerosi domini), interazione critica per la
repressione trascrizionale di MeCP2 e quando abolita è causa del fenotipo Rett.
Il topo con una di queste mutazioni ha un fenotipo simile a quello della s.
Rett dell’uomo. In conclusione la proteina codificata da MeCP funge da ponte tra il DNA e il corepressore NCoR/SMRT e l’abolizione di questa funzione causa questa grave malattia neurologica.
Due
commenti (Congenital
neutropenia and VPS45. Nature Genetics 2013;45:722 e SNAREing a new
cause of neutropenia. Blood
2013;121:4969) sull’identificazione del gene recessivo
causa della rara sindrome congenita caratterizzata da neutropenia grave,
fibrosi del midollo osseo, nefromegalia e suscettibilità a gravi infezioni
batteriche (non menzionata in OMIM)(A Congenital Neutrophil Defect Syndrome
Associated with Mutations in VPS45. NEJM
2013;369:54 e The Thr224Asn mutation in the VPS45 gene
is associated with the congenital neutropenia and primary myelofibrosis of
infancy. Blood.
Pg 5078). Su Blood in due famiglie palestinesi
con figli con questa sindrome tramite mappatura per omozigosità e poi
sequenziamento esonico è stata identificata mutazione del gene VPS45 in
omozigosi. Su NEJM stesse analisi in 4 famiglie palestinesi trovata in
omozigosi in tutte la stessa mutazione missenso e un’altra mutazione, sempre
missenso in una famiglia del Marocco. Le mutazioni trovate in questo gene
causano un difetto del traffico intracellulare con aumentata apoptosi. La
proteina VPS45 interagisce con molti componenti del pathway endocitico e
secretorio e è altamente espressa nelle cellule mononucleate del sangue
periferico e nei neutrofili. Interessante l’osservazione della sensibilità dei
neutrofili e di altre linee ematopoietiche alle alterazioni del traffico
intracellulare.
Targeted resequencing in epileptic encephalopathies
identifies de novo mutations in CHD2 and SYNGAP1. Nature Genetics 2013;45:825. Le encefalopatia epilettiche sono un gruppo
eterogeneo di epilessie con gravi e ripetute crisi convulsive che non
rispondono all’usuale terapia associate a arresto o regressione cognitiva. Sono
note mutazioni de novo di molti geni malattia e in circa l’8% sono
documentabili anche anomalie del numero di copie (CNV). Per ogni gene malattia
non è noto l’intero spettro fenotipico per cui i test diagnostici sono eseguiti
in serie, costosi (anche come tempo di esecuzione, ndr) e inefficienti per cui
nella gran parte dei casi la patologia rimane non spiegabile (e la consulenza
genetica frustrante per chi la subisce e per chi la fa, ndr). Quindi gli AA hanno
applicato NGS limitato a 65 geni: 19 noti e 46 candidati tra cui 33 geni
associati a CNV e 13 geni causali di malattie del neurosviluppo o di altre
sindromi epilettiche. La popolazione studiata è stata di 500 pz con
encefalopatia epilettica di gravità variabile.
Identificata
la mutazione causa della patologia nel 10% dei soggetti. In 6 dei 46 geni
candidati è stata trovata 1 o più mutazioni patogene che tutte insieme
interessano il 3% dell’intero campione di pz. Mutazioni de novo di CHD2 e di SYNGAP1 costituiscono una nuova
causa di encefalopatia epilettica rispettivamente dell’ 1.2% e dell’1% dei casi. Dei geni noti due (SCN1A e
CDKL5) sono i più frequentemente coinvolti (8 casi ciascuno), il terzo è SCN2A
(con 5 casi), mentre è stata
trovata una mutazione in un solo caso di geni
PNKP, PNPO, SCN8A e UBE3A (vedi Fig.
1). Nelle tabelle alcune informazioni cliniche di ciascun caso.
From mice to man: chloride transport
in leukoencephalopathy. Lancet Neurology 2013;12:626. Commento dellarticolo sullo stesso fascicolo (Brain white matter
oedema due to ClC-2 chloride channel deficiency: an observational analytical
study. Pg. 659) in cui, sulla base
dell’osservazione che nel topo con mutazione del canale del cloro (gene CLCN2,
proteina CIC-2) vi è un’alterata omeostasi ionica e dell’acqua, si è voluto
verificare se l’omeostasi ionica e dell’acqua sia alterata nelle
leucoencefalopatia dell’uomo, patologia caratterizzata da edema della sostanza
bianca, e identificare nuovi geni e nuove entità cliniche di questa patologia.
Da sottolineare che nell’uomo non vi sono patologie dovute a mutazioni di
questo gene.
Nel topo Clcn2-/- compare tardivamente
con vacuolarizzazione della sostanza bianca in varie regioni cerebrali con
vacuoli interessanti degli strati mielinici degli assoni e con colocalizzazione
di CIC-2 con la Connessina 47 (le Connessine, Cx, sono subunità proteiche che
costituiscono i connessoni che sono emicanali che mediano il trasferimento di
ioni attraverso la membrana cellulare); clinicamente i topi sono ciechi, hanno
degenerazione testicolare ma non hanno atassia (vedi dopo). In più
l’inattivazione della Cx 47, della Cx32 e del canale del potassio KCNJ10
comportano, sempre nel topo, la vacuolizzazione mielinica. Nell’ambito della
patologia molto eterogenea delle leucoencefalodistrofie gli AA hanno selezionato 7 pz (4 con sintomi
a insorgenza infantile e 3 in età adulta) con anomalie (microvacuolizzazione)
alla MRI della capsula interna del limbo posteriore, del peduncolo cerebrale o
del peduncolo cerebellare con segni clinici di atassia, spasticità e
corioretinopatia (senza cecità). Risultati con il sequenziamento esomico:
mutazioni con perdita di funzione di CLCN2 in omozigosi o come composto
eterozigote in 3 adulti e 3 bambini e una mutazione di GJB1, codificante la
connessina 32, in un bambino. Un altro aspetto, dice il commento, è la colocalizzazione di altri geni, come GlilCAM e MLC1, con CLCN2 nei contatti tra astrociti. Questi due geni sono causa, nell’uomo, di leucoencefalopatia megalencefalica con cisti subcorticali, anche se il quadro clinico delle tre condizioni sembra abbastanza specifico.
Genome-wide
Generation and Systematic Phenotyping of Knockout Mice Reveals New Roles for
Many Genes. Cell 2013;154:452.
Conosciamo più di 20.000 geni codificanti proteine e altrettanti RNA non
codificanti, ma ancora poco sappiamo della funzione di moltissimi geni e del
loro impatto sulla salute e sulle malattie. La ricerca si è concentrata su
pochi geni, ben conosciuti, ma per sfruttare appieno la conoscenza dell’intero
genoma dobbiamo cercare risorse biologiche in grado di rispondere alle nostre
esigenze di conoscenza. Nel lavoro viene presentato il programma del Sanger
Institute Mouse Genetics Project
(http://www.sanger.ac.uk/mouseportal/) che ricorre al modello animale (topo) utilizzando il
sistema delle cellule staminali con mutazione per studiare la funzione e il
corrispondente fenotipo di oltre 7.000 geni. Dei 50 geni ortologhi dell’uomo (riportati
in OMIM), la metà dei mutanti ha un fenotipo consistente con quello umano, ma
con segni clinici nel topo non ancora segnalati nell’uomo. Molti geni di
malattie recessive in omozigosi sono letali nel topo e 26 geni su 59, mutati
nel topo sono descritti per la prima volta.Un’utile fonte di informazioni per conoscere la funzione di geni di cui sappiamo poco o nulla.
Delayed Puberty and Estrogen Resistance in a Woman
with Estrogen Receptor α Variant. NEJM 2013;369:164. Mutazioni del gene recettore degli
androgeni causa nei soggetti 46,XY una resistenza che può essere completa agli
androgeni che comporta genitali esterni femminili e testicoli ritenuti. Lo
stesso nel modello murino. Sono molto rare mutazioni del recettore degli
estrogeni, la cui azione è mediata da due recettori (α e β). L’estradiolo
(principale ormone estrogeno prodotto dalle ovaie) influenza lo sviluppo
mammario e il feedback dall’ipotalamo e ipofisi coinvolge il recettore α. Vi è
un’unica descrizione di mutazione del gene che codifica tale recettore (ESR1)
in un maschio. Questa è la prima descrizione di mutazione in una donna con
mancato sviluppo di tessuto mammario, elevati livelli ematici di estrogeni e
ovaie multicistiche. La pz ha un mutazione con perdita di funzione in omozigosi
del gene ESR1 in un residuo altamente conservato che interferisce con il
segnale estrogenico e che provoca in lei una grave resistenza agli estrogeni.
Il topo femmina KO di Esr1ha utero
ipoplasico, ovaie multicistiche senza corpo luteo e è sterile, mentre il
maschio ha solo una ridotta fertilità. Nel topo femmina l’ablazione di Esr1
(codificante il recettore β) comporta solo modesta riduzione della
follicogenesi e neonati di piccole dimensioni.
CRESTing the ALSmountain. Nature Neuroscience 2013;16:774. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Exome
sequencing to identify de novo mutations in sporadic ALS trios. Pg. 851).
La sclerosi laterale amiotrofica, grave malattia neurodegenerativa nel 10% è familiare con alcuni geni malattia
noti (vedi Selezione Articoli interesse Aprile 2013 e precedenti) e con causa
genetica negli sporadici in gran parte dei casi non identificabile. E allora
(come scontato, ndr) si fa l’esoma dei pz sporadici (n° 47) C9orf72
negativi e dei loro
genitori e si vanno a cercare le mutazioni de
novo. Risultato: mutazioni particolarmente
frequenti nei geni codificanti regolatori cromatinici, tra cui il regolatore
cromatinico SS18L1 (noto
anche come CREST) in un pz, la cui mutazione causa una proteina più corta e
sembra patogena. L’analisi estesa a 62 casi familiari di ASL ha identificato
una mutazione missenso di CREST. Studi funzionali dimostrano che la proteina
mutata causa una disfunzione neuronale,
che la normale proteina codificata interagisce in vivo con Fus
(gene mutato nel 4% dei casi di ASL familiari)(ALS 6, MIM #608030) e che CREST contiene domini prion-like (l’ipotesi di una
diffusione simile a quella di infezione da prioni riguarda molte malattie
neurodegenerative, incluso Alzheimer). Ci sono ancora molti aspetti da
chiarire, ne cito (da clinico, ndr) solo uno: nei casi familiari ora si
identifica la base genetica in 2/3, ma solo nell’11% degli sporadici si
identifica il gene malattia. Il suggerimento quindi di studiare l’esoma di
tutti gli sporadici in modo da verificare se vi siano mutazioni o geni
ricorrenti.
Somatic Mutation, Genomic Variation,
and Neurological Disease. Science 2013;341:43 e Somatic Mutation, Genomic Variation, and Neurological
Disease. Science 5 July.
Le mutazioni somatiche che si producono nel corso dello sviluppo cerebrale in
epoca prenatale e che causano malattie neurologiche, anche con mosaicismo a
basso livello, provocano malformazioni cerebrali, talora associate a epilessia
e deficit cognitivo. Un esempio recente è costituito dalla s. Proteus o dalla
Megalencefalia-malformazione dei capillari
in cui recentemente è stata dimostrata una mutazione di alcuni geni (PIK3CA, AKT3, and mTOR)(AKT3,
PIK3R2 and PIK3CA cause a spectrum of related megalencephaly
syndromes. Nature Genetics
2012;44:934)(De novo somatic mutations in components of the
PI3K-AKT3-mTOR pathway cause hemimegalencephaly. Nature
Genetics 2012;44:941)(Articoli Agosto 2012). La mutazione può non essere
presente nel sangue periferico ma solo a livello cerebrale e causare ampi
difetti anatomici, anche se solo l’8-35% delle cellule portano la mutazione,
dimostrando che l’effetto mutazionale non è proporzionato alla sua frequenza. La
Review, in modo molto didattico, presenta vari aspetti delle patologie con
mosaicismo genetico: How Do Somatic Mutations Manifest as Neurological Disease,
“Second Hit” Mutations Produce Mosaicism Neurodevelopmental Disorders Caused by
Somatic Mutations (es. Sclerosi Tuberosa), “Brain-Only” Somatic Mutations (vedi
esempio sopra riportato delle sin dromi Megalencefalia-malformazioni dei
capillari), Neurodegenerative Diseases Caused or Modulated by Somatic Mutation
(l’esempio della mutazione DCX, gene XL, che causa nel maschio lissencefalia in
quanto il prodotto è responsabile della migrazione neuronale, mentre nella
femmina, mosaico naturale con cellule con e cellule senza mutazione, si produce
un quadro intermedio di eterotopia con “doppia corteccia”), How Does Cortical
Clonal Architecture Influence Mosaic Mutations (l’architettura clonale
dell’encefalo può contribuire a determinarne un’anomalia di sviluppo che
dipende dal tipo di cellula interessata perché
una specifica cellule progenitrice in cui avviene una mutazione somatica
trasmette la mutazione alle cellule figlie), Other Neurological Diseases
Attributable to Somatic Mutation, Contribution to Functional Cellular Diversity
in the Brain, Techniques for Further Study of Somatic Variation in the Brain (come
quelle che studiano il genoma di singoli neuroni, che promettono di rispondere
a alcuni quesiti mediante l’analisi sistematica di tutti i tipi di mutazione
somatica nel tessuto normale e in quello con anomalie di sviluppo).
Genome Mosaicism—One Human, Multiple
Genomes. Science 2013;341:358. Una Perspective di James
R. Lupski sull’origine e sul significato del mosaicismo, sia come evento
fisiologico (l’utilità di una diversità genetica generata da ricombinazioni e
ipermutazioni somatiche per combattere la grande varietà di patogenesi e
antigeni) che patologico.
Sequencing studies in human genetics: design and
interpretation. Nature
Reviews Genetics 2013;14:460.
La differenza tra la tecnica di analisi di associazione dell’intero
genoma (GWAS) e il sequenziamento di nuova generazione dell’intero genoma (NGS)
è che mentre GWAS individua regioni che influenzano il rischio di malattie complesse
e quindi varianti indirettamente causali, NGS identifica direttamente le
varianti causa di malattia, che per queste patologie possono essere rare e
multiple.
Nello stesso tempo il Genetista Clinico
sta applicando NGS per ovviare all’inefficacia dei comuni test genetici di cui
dispone nella pratica clinica. Quindi il sequenziamento dell’intero genoma sta
diventando lo strumento per identificare le basi genetiche delle malattie
dell’uomo ma con considerevoli difficoltà applicative. Mentre per GWAS è
possibile applicare tecniche statistiche e stabilire la soglia di
significatività di associazione tra variante e malattia, questo non è
applicabile per NGS per il semplice motivo che non si possono considerare tutte
le varianti trovate come ugualmente probabili come causa, almeno per il momento.E’ stata da alcune recenti review sottolineata la potenziale utilità di NGS sia per i caratteri complessi che per le malattie mendeliane, ma anche il rischio di considerare come causali varianti genetiche con debole associazione a malattie. In questa review viene presentata la procedura di interpretazione dei dati della NGS considerando come escono i dati, come vengono classificate e considerate le varianti e come valutare la funzione di varianti candidate tenendo conto dell’evidenza statistica di associazione.
Loss of
Function of the Melanocortin 2 Receptor Accessory Protein 2 Is Associated with
Mammalian Obesity. Science 2013;341:275. I recettori della melanocortina (MCR) sono
una sottofamiglia di recettori associati alla proteina G (GPCR) che modula le
risposte cellulari a numerosi stimoli fisiologici, come la risposta a peptidi
derivati dal pro-ormone pro-opiomelanocortin (POMC) dal cui processamento a
livello ipofisario si produce ACTH e αMSH (melanotropo) e i loro antagonisti,
agouti e proteina aguti-correlata. MCR mediano varie funzioni: MC1R la pigmentazione
cutanea, MC2R la funzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrenalico, MC3R e MC4R
l’omeostasi energetica e MC5R la funzione esocrina. Ma ci sono proteine
accessorie che modulano le funzioni di GPCR, come la proteina accessoria di
MC2R (MRAP) che è richiesta per il trafficking di MC2R dal reticolo
endoplasmico alla superficie cellulare delle cellule surrenaliche e per i
segnali di risposta a ACTH. La perdita di MC2R o di MRAP determina una grave
resistenza all’ACTH con deficit di glucocorticoidi (MIM #202200 per MC2R, MIM
#607398). E’ noto in tutti i mammiferi un gene paralogo (i geni paraloghi sono
geni omologhi derivanti da duplicazione, che codificano proteine con funzioni
simili ma non uguali)(MRAP2) che come MC3R e MC4R è prevalentemente espresso nell’encefalo
(ponte, cervelletto, ipotalamo, tronco encefalico) e il cui mRNA è co-espresso
in molte cellule con MC4R. Cosa produce
la delezione di MRAP2? Nel topo la delezione nell’intero organismo e la
delezione in sede specifica cerebrale provoca grave obesità in età precoce; la
proteina MRAP2 interagisce con MC4R (proteina nota dell’obesità nei mammiferi)
e si ritiene che l’alterazione di segnale di Mc4r che si osserva nel topo
deleto sia la causa dell’obesità. L’analisi mutazionale di MRAP2 ha individuato
una mutazione in eterozigosi con le caratteristiche di patogenicità in 4 su
quasi 550 bambini o adolescenti di etnie diverse e con BMI + 3/+4 DS (coorti
Genetics of Obesity Study e Swedish
obese children’s).
Developmental
Control of the Melanocortin-4 Receptor by MRAP2 Proteins in Zebrafish. Science
2013;341:278. Che fa MRAP2 nello zebrafish?
Sappiamo, dicono gli AA, che MC4R interagisce con MRAP2 in vitro, ma non
sappiamo cosa fa in vivo. Una sua forma larvale, MRAP2a, stimola la crescita
del pesciolino bloccando MC4R. In vitro questa proteina lega MC4R e riduce la
capacità di legame con il suo ligando, l’ormone melanotropo αMSH. La sua forma espressa più tardi nello
sviluppo, MRAP2b, lega MC4R e aumenta l’affinità tra ligando e recettore.
Quindi la proteina MRAP2a stimola la crescita mentre MRAP2b aumenta la
sensibilità all’ormone melanotropo quando lo zebrafish inizia a nutrirsi
aumentando la capacità di regolare nutrizione e crescita.
MALATTIE
COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
***A functional variant in the CFI gene confers a high risk of age-related macular degeneration. Nature Genetics 2013;45:813. La degenerazione maculare è la principale causa di cecità negli anziani. Gli studi GWAS hanno identificato varianti comuni predisponenti che spiegano oltre la metà della sua ereditabilità. Da qui l’ipotesi che una parte della predisposizione sia dovuta a varianti rare e altamente penetranti. Lo studio riguarda un gene, CFI, che codifica una serino-protease (Fattore I -FI), presente nel siero in forma inattiva e, quando attivata, inattiva l’intero pathway del complemento. Varianti rare di CFI predispongono alla sindrome uremico-emolitica atipica (vedi selezione di articoli di Giugno e Maggio 2013) e al Lupus eritematoso sistemico. L’ipotesi di coinvolgimento di CFI nella degenerazione maculare è stata sollevata da studi GWAS che dimostrava una significativa associazione con un segmento che comprendeva gli ultimi due esoni di CFI e i geni adiacenti PLA2G12A (Phospholipase A2, Group XIIA) e CCDC109B (Coiled-Coil Domain Containing 109B). Lo studio chiarisce quali dei tre geni sono coinvolti nella degenerazione maculare. Tramite sequenziamento di CFI di 84 pz non correlati sono state trovate 2 varianti (missenso) in Hz in 4 soggetti (in tre la stessa Gly119Arg, l’altra è presente anche in altri 3 affetti della stessa famiglia del 4° pz) assenti nei controlli. In vitro e in vivo è stato dimostrato che la mutazione Gly119Arg riduce l’attività di FI. Nello zebrafish infatti questa variante altera la regolazione dei vasi retinici e la loro ramificazione. Si conferma qui di l’ipotesi che mutazioni altamente penetranti partecipino a causare la degenerazione maculare. Test predittivi sono già sul mercato usando le varianti note ma a bassa capacità predittiva, ma non sono applicabili per pz con rare varianti a alta penetranza che potrebbero essere comprese nel test predittivo, soprattutto per la familiarità a esse collegata. Sperimentazioni cliniche nell’inibire selettivamente l’attivazione del complemento sono in fase 2, ma il farmaco usato (Eculizumab, inibitore di C5)(usato anche nelle sindromi uremico-emolitiche atipiche) non sembra avere gli effetti sperati, forse anche per l’eterogeneità delle cause genetiche della degenerazione maculare (il farmaco potrebbe essere più efficace ad es. nel caso di mutazioni di CFI in cui è provata l’azione inibitoria della proteina selvatica sul complemento).
****
Pleiotropy in complex traits: challenges and
strategies. Nature
Reviews Genetics 2013;14:483. Pleiotropia= effetti fenotipici
multipli di un gene. Negli ultimi 7 anni con studi di associazione genetica
GWAS sono stati identificati più di 8.500 associazioni significative per oltre
350 caratteri compressi tra cui molte malattie soprattutto autoimmunitarie,
cancro e neuropsichiatriche. E molti loci hanno varianti (sia SNP che CNV)(Tab.
1) associate a malattie diverse, talora fenotipicamente differenti; queste
associazioni sono chiamate associazioni cross-phenotype (CP). Es. PTPN22
per malattie autoimmunitarie (l’artrite reumatoide, m. Crohn, Lupus
eritematoso sistemico) e Diabete 1. D’altra parte questo conferma quanto noto
che alcune malattie condividano alcune cause genetiche (Diabete 1 e malattia
tiroidea autoimmunitaria nella stessa persona). Nella Review si presentano le
modalità dell’effetto pleiotropico (bella e lineare – da lezione- la Fig. 1 di
pleiotropia biologica, mediata e spuria), la metodologia statistica da
applicare per l’identificazione e la caratterizzazione delle CP, le caratteristiche funzionali e le
implicazioni cliniche del CP. Lo scopo è di interpretare i fenotipi come una
serie di manifestazioni correlate di meccanismi biologici piuttosto che
considerali come eventi isolati.
Genome-wide association study of multiple congenital
heart disease phenotypes identifies a susceptibility locus for atrial septal
defect at chromosome 4p16. Nature
Genetics 2013;45:822. Le malformazioni cardiache (CHD)
hanno un frequenza si 0.7% nati vivi e sono un’importante causa di morbilità e
mortalità infantile. In un quarto dei casi si riesce a identificare la causa
(cromosomica, mendeliana, CNV, teratologica). Nei rimanenti casi, sporadici, è
rilevabile una predisposizione documentabile con una importante ereditabilità
per la quale non ci sono spiegazioni. E’ stata quindi condotta un’analisi di
associazione mediante GWAS per individuare i fattori di rischio in un ampio
campione (quasi 2.000) di affetti da CHD (difetti settali, ostruttivi o
cianotici) con più di 5.000 controlli.
L’analisi ha individuato una
significativa associazione tra Difetto del setto interatriale e SNP in 4p16,
vicino ai geni MSX1e
STX18 che conferisce un rischio attribuibile , che misura l'impatto che ha sulla popolazione in
studio, del 9%.
A
genome-wide association study identifies two risk loci for congenital heart
malformations in Han Chinese populations. Nature Genetics 2013;45:818. GWAS nel principale gruppo etnico cinese, con
più di 4200 pz e 5.100 controlli. Due associazioni significative: in 1p12 con
OR di 1.40 vicino a TBX15 (fa parte della famiglia di geni T-box che codificano fattori di trascrizione che regolano
una varietà di processi di sviluppo, mutazione in omozigosi causano
una malattia scheletrica - s. Cousin), fa parte e
in 4q31.1 con OR di 1.40 nel gene MAML3 (importante componente nel periodo
della organogenesi del sistema di segnale Notch).
Using Extended
Genealogy to Estimate Components of Heritability for 23 Quantitative and
Dichotomous Traits. PLOS Genetics May 2013; 9:e1003520 (commento Heritability estimates. commentato su
Nature Genetics 2013;45:722). Gli AA sinteticamente precisano: Phenotype is
a function of a genome and its environment. Heritability is the fraction of
variation in a phenotype determined by genetic factors in a population. Hanno volute verificare quello che è riportato in
letteratura studiando con analisi GWAS e utilizzando il database genealogico in
38.167 islandesi l’ereditabilità di 23 fenotipi complessi, rilevanti dal punto
di vista medico, di cui 11 quantitativi e 12 caratteri dicotomici. Hanno
ottenuto per alcuni fenotipi valori più bassi rispetto alla letteratura in cui
spesso basati su paragoni tra individui strettamente correlati. Il metodo
adottato dagli AA utilizza un approccio basato sulla identità per discesa (IBD)
che permette di stimare l’ereditabilità indipendentemente dalla relazione tra
individui.
In base allo studio la condivisione
dell’ambiente ha un considerevole effetto sulla eccessiva stima
dell’ereditabilità. Infine gli AA riferiscono che i in base ai loro risultati l’uso delle comuni piattaforme SNP è in grado
di identificare per i caratteri quantitativi più della metà dell’ereditabilità,
più di quanto atteso in base ai risultati della letteratura.
Identification of multiple risk variants for
ankylosing spondylitis through high-density genotyping of immune-related loci. Nature Genetics 2013;45:730.
L’artrite infiammatoria della spondilite anchilosante causa dolori e rigidità e
determina la neoformazione ossea e fusione (anchilosi) delle articolazioni
colpite. Interessa lo 0.55% della popolazione di origine europea e lo 0.23%
della popolazione cinese, mentre è molto rara nella popolazione africana e
giapponese, data la bassa prevalenza dell’antigene di superficie HLA-B*27,
codificato dal locus maggiore di istocompatibilità, nota variante associata
alla spondilite anchilosante, che è molto spesso familiare con ereditabilità di
>90%. Oltre l’80% dei casi ha l’allele HLA-B*27 allele, anche se solo
l’1-5% dei portatori di questo allele sviluppa la patologia, la cui
suscettibilità quindi dipenda da altri fattori genetici. Sono infatti note
molte altre varianti predisponenti.
Sono presentati i risultati di Immunochip Consortium che ha
sviluppato un microarray SNP dedicato (Immunochip) nell’ambito dell’analisi
genome-wide association study (GWAS) in 10.619 casi e 15.145 controlli in
discendenti europei, asiatici e latino-americani per identificare nuovi loci
associati.Confermata l’associazione di 12 dei 13 loci già noti e identifica un’associazione significativa con altri 13 loci. Si conferma il contributo nella patogenesi della spondilite anchilosante dell’alterato processamento peptidico prima della presentazione di HLA-I e dell’alterato pathway della Interleuchina-23.
High-density genotyping study identifies four new
susceptibility loci for atopic dermatitis. Nature Genetics 2013;45:808.
La dermatite atopica è una commune malattie cutanea infiammatoria con alta
ereditabilità la cui patogenesi si ritiene sia legata a difetti di
differenziazione cheratinocitica e di anomalie immunitarie con autoreattività.
Il gene FLG, codificante la filaggrina (presente nelle cellule dello strato
granuloso, che è l’ultimo strato di cellule vive, che ha la funzione di
aggregare in fasci spessi le tonofibrille (wiki), è il locus principale dei
difetti di barriera cutanea, ma sono stati identificati tramite GWAS altri loci
predisponenti. Utilizzando l’array Immunochip (vedi sopra) in un’ampia
popolazione europea, cinese e giapponese è stato possibile identificare altri 4
loci, con un totale di 11 considerati quelli già noti, che spiegano il
14.4% dell’ereditabilità della dermatite
atopica.
Pitfalls
of predicting complex traits from SNPs. Nature Reviews Genetics
2013;14:507. L’applicazione della
tecnica GWAS ha consentito di prevedere l’effetto fenotipico di caratteri
complessi, incluse le malattie, in base ai dati genetici. Questa review pone
note di cautela e alcune limitazione in questa “predizione”, con il rischio, se
si affronta questa tecnica in modo non appropriato, di interpretare
incorrettamente i dati e quindi sbagliare nella previsione fenotipica.
TERAPIA-SPERIMENTAZIONE
A secreted PTEN. Nature
Genetics 2013;45:722. Commento di un articolo
(molto interessante, per gli aspetti terapeutici anche in sindromi genetiche
non solo nei tumori)
(Science http://www.sciencemag.org/content/early/recent) su una isoforma naturale di
PTEN, chiamato PTEN lungo, che antagonizza il pathway PI3K, che contiene altri 173 aminoacidi
rispetto alla proteina normale. Questa isoforma è secreta dalle cellule e
riduce esternamente il segnale PI3K. L’iniezione intraperitoneale della
proteina PTEN lunga nel topo portatore di tumori derivati da diverse linee
tumorali umane ha portato a una regressione del tumore stesso. Gli AA
suggeriscono che PTEN lungo ricombinante possa essere usato nel controllare in
clinica il pathway PI3K (es. Mutations in STAMBP, encoding a
deubiquitinating enzyme, cause microcephaly–capillary malformation syndrome. Nature
Genetics 2013;45:556)(Articoli Maggio 2013)( Postzygotic HRAS and KRAS
mutations cause nevus sebaceous and Schimmelpenning syndrome. Nature Genetics 2012;44:783)(Articoli Luglio
2012).
Vedi
anche:
Where Is PTEN? Science 2013;341:355.Nuclear PTEN Controls DNA Repair and Sensitivity to Genotoxic Stress. Science 2013;341:395.
A Secreted PTEN Phosphatase That Enters Cells to Alter Signaling and Survival. Science 2013;341:399.
Genomic testing reaches into the womb. Nature Biotechnology 2013;31:595. Vedi anche (Competition intensifies over DNA-based tests for prenatal diagnoses. Nature Medicine 2013;19:381)( Non-invasive prenatal measurement of the fetal genome. Nature 2012;487:320)(Blood test for Down syndrome. Nature Biotechnology 2012;30:380)(From prenatal genomic diagnosis to fetal personalized medicine: progress and challenges. Nature Medicine 2012;18:1041) citati nelle precedenti Spigolature o Articoli interesse.
La
diagnosi prenatale non invasiva (NIPD) per le anomalie cromosomiche messa sul
mercato nell’Ottobre del 2011 ha avuto un incredibile successo applicativo in
tutto il mondo. La NIPD è rimasta una chimera per decenni, ma l’individuazione
alla fine degli anni ’90 di un’abbondante quantità di DNA fetale libero nel
plasma materno (cffDNA)
ha reso possibile quello che riteneva
non possibile, cioè l’analisi precoce (sin dalla 7sg)(in genere eseguita tra le
9 e le 10sg) di anomalie cromosomiche con test a altissima sensibilità (>99%)
e con falsi positivi vicino allo zero, con risposta in una settimana e a costi
contenuti (da poche centinaia di D USA a 1.550)(le differenze dipendono dalla
tecnica usata) utilizzando NGS. Tanto che l’American College of Obstet & Gynecol nel Novembre 2012 l’ha
consigliata come test da applicare alle gravidanze a rischio di anomalie cromosomiche.
Una compagnia (Natera,
San Carlos, CA) ha sviluppato la tecnica anche per
applicarla alla diagnosi preimpainto. Ma data la frequenza di CNV patologiche
identificabili con array-CGH nei nati (1.7%)(NEJM 2012; 367, 2175)(Vedi
Articoli Dicembre 2012) è possibile che la DP sia applicata in tutte le
gravidanze. In questo caso si sta cercando di verificare se sia possibile
analizzare la diagnosi prenatale non invasiva con la tecnica in uso, che è il
sequenziamento massivo con tecnica shotgun (MPSS) o ricorrendo all’analisi
degli eritrociti nucleati fetali. Ma “It
remains to be seen if noninvasive prenatal testing can fulfill its considerable
technical potential in an ethical and socially positive manner” (questo
riguarda l’aspetto tuttora discusso se l’analisi di CNV submicroscopici, con i
limiti di interpretabilità che ci sono, sia da applicare a tutte le gravidanze,
ndr).
Il sequenziamento dell’intero genoma
fetale da NIPD è tecnicamente già possibile (Nature 2012;487:320), ma non
sembra che per ora sarà applicato a fini diagnostici per le difficoltà
interpretative che comporta (e gli attuali costi).
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