Scelta di articoli
di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Aprile
2014 nelle seguenti riviste: Lancet,
Lancet Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature
Medicine, Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience,
NEJM, PNAS, Science & Cell.
New entry British Medical Journal.
ARTICOLI
DA NON PERDERE:
Up and down in Down’s syndrome. Nature
2014;508:323. “Up”
and “down” si riferisce all’espressione genica e questa News & Views riguarda
un articolo sullo stesso fascicolo (Domains of
genome-wide gene expression dysregulation in Down’s syndrome. Pg. 345) in cui si dimostra
che in un bambino con s. Down i domini genomici, normalmente associati a
livelli bassi o a livelli alti di espressione, hanno livelli di espressione
nell’intero genoma esattamente opposti rispetto a quelli del gemello monozigote
senza trisomia. Questo fa pensare che la trisomia alteri i profili di espressione genica e non solo quelli del cromosoma
coinvolto. Questa alternanza di regioni differentemente è rilevabile anche nel
topo modello della +21 e con domini di espressione corrispondenti allo loro
localizzazione cromosomica dell’uomo. Altra osservazione importante è che nella
+21 vi è un generale appiattimento di queste oscillazioni. In sintesi quindi la
presenza di un cromosoma 21 soprannumerario interferisce con la capacità della
cellula di regolare l’attività trascrizionale. Perché? Un possibile meccanismo
potrebbe essere che la sovraespressione di uno o più geni, come il gene HMGN1
che compete con l’istone H1, e che potrebbe aumentare l’accessibilità
cromatinica.
Come sempre i risultati
della ricerca “raise more questions than they answer, and open the door to
exciting further research”. Sarebbe
utile sapere se questo succede anche per altre aneuploidie, tra cui quelle dei
cromosomi sessuali che hanno un fenotipo, in termini di malfromazioni e deficit
intellettivo, molto diverso da quelle degli autosomi.
Guidelines for investigating causality of sequence
variants in human disease. Nature 2014;508:469. Vi è l’assoluta
necessità, se vogliamo che la ricerca genomica abbia un’importante, come tutti
ci auguriamo, applicazione clinica, di disporre linee guida chiare su come
considerare una variante genetica, altrimenti corriamo il rischio di ottenere
un numero ingestibile di risultati falsi positivi che ostacolano la diagnosi e
la comprensione della base biologica delle malattie. In questo lavoro sono
proposte alcune line guida per l’attribuzione del criterio di patogenicità ad
una variante (Box 2), con General guidelines, Assessment of evidence for candidate
disease genes, Assessment of evidence for candidate pathogenic variants e, molto importante, Publications
and reporting.
All together
now for variant interpretation. Nature Reviews Genetics April 2014;15. Research
Hightlights. Commento
sulla nuova tecnica bioinformatica per l’interpretazione delle SNV e piccolo
ins e del che offre considerevoli vantaggi ed efficienza rispetto a quelle
note: Combined Annotation- Dependent Depletion (CADD)(A general framework for estimating the
relative pathogenicity of human genetic variants. Nature Genetics
2014;46:310)(Vedi selezione Articoli Marzo 2014).
Gather and use genetic data in health care. Nature 2014;508:451. Commento il cui sottotitolo è: “Research into how genetic variants can guide successful treatments must become part of routine medical practice and records”. Prima del completamento del progetto del genoma umana erano note 60 varianti genetiche che venivano usate nella pratica clinica, in gran parte per gravi condizioni in età pediatrica.
Disponiamo, anche se poco usati, di alcuni strumenti genetici per guidare la cura per alcune malattie (in tabella vengono portati 5 esempi di “Genes that doctors use”, 4 di farmacogenetica e uno, BRCA, di prevenzione chirurgica. Vi è la necessità di verificare nella pratica clinica l’efficacia delle varianti che conosciamo, in altre parole “health systems should embrace research”. In USA molte iniziative vanno in questo senso e nell’articolo vengono citati alcuni ospedali (Children’s Mercy Hospital in Kansas City, il Baylor College of Medicine in Houston, il Medical College of Wisconsin in Milwaukee) che ricorrono routinariamente al sequenziamento genomico per studiare quelle malattie per le quali mancano gli strumenti diagnostici. Un altro esempio di integrazione ricerca-clinica è costituito dal The Electronic Medical Records and Genomics (eMERGE), un consorzio di 9 istituti che usano una cartella clinica elettronica e condividono le informazioni raccolte ed elaborate in algoritmi per aiutare i clinici nel loro lavoro. E molti altri esempi in tutto il mondo. Interessante la lista delle cose da fare, tra cui i compiti del Clinical molecular geneticist e del Genetic counsleor (una spinta per sviluppare la Genetica Clinica e introdurla finalmente, se ne parla da anni, nella routine clinica di tutte le specialità, non solo una specialità di nicchia per la diagnosi delle malattie rare, ndr).
AUTISMO - M. PSICHIATRICHE
A SWI/SNF-related autism syndrome caused by de novo mutations in ADNP. Nature Genetics 2014;46:380 (tra
gli AA alcuni italiani). Enorme eterogeneità genetica dell’autismo (aneuploidie,
CNV, geniche) in cui anche la più frequenta causa non raggiunge l’1% degli
affetti con mutazioni spesso uniche non ricorrenti. L’applicazione del
sequenziamento dell’intera parte codificante del genoma ha consentito un
successo diagnostico nel 16-50% dei casi. Utilizzando successive tappe
diagnostiche con WES in pz con autismo e dismorfismi è stata documentata una
mutazione causativa de novo con perdita di funzione del gene
ADNP in 10
pz su 5.776 (0.17%). Il fenotipo è caratterizzato da autismo con grave deficit
intellettivo, disturbi comportamentali, malformazione cardiaca (DIA) e
dismorfismi (fronte prominente con linea dei capelli alta, eversione delle palpebre,
ponte nasale ampio, labbro superiore sottile e filtro lungo e piano).
ADNP è un
fattore di trascrizione coinvolto nel complesso SWI/SNF (BAF) di rimodellamento cromatinico.
Autism diagnoses in the US rise by 30%, CDC reports. BMJ 2014;348:g2520. News su un documento di Centers for Disease Control and Prevention (Prevalence of autism spectrum disorder among children aged 8 years—Autism and Developmental Disabilities Monitoring Network, 11 sites, United States, 2010. MMWR Surveillance Summaries . 2014;63:1-21) http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/ss6302a1.htm?s_cid=ss6302a1_w
Viene riportato un incremento del 30% delle diagnosi di autismo nel 2010 (1:68, che corrisponde al 14.7:1.000, la prevalenza dell’autismo in bambini USA contro 1:88 riportata nel 2012 negli anni precedenti) sottolineando che non sono cambiati né i criteri diagnostici né la sorveglianza, con variazioni da stato e stato (21.9:1.000 nel New Jersey e 5.7:1000 in Alabama) e con significativa maggior frequenza nei maschi (23.7:1,000) rispetto alle femmine (5.3:1.000) e nei bianchi (15.8:1.000) rispetto ai neri americani (12.3:1.000) e agli ispanici (10.8:1.000).
Il 46% ha un QI ≥ 85 (soprattutto i bianchi), il 23% borderline
con QI 71-85 e il 31% un QI ≤70.
L’incremento di prevalenza riguarda soprattutto bambini con
autismo con QI ≥ 85.
Non si può escludere che questo sia dovuto a un miglior
accertamento (vedi subito sopra). Rimane allora la necessità di migliorare la
standardizzazione delle tecniche diagnostiche, un miglior accertamento in alcuni
gruppi sociali per una diagnosi precoce che consenta di applicare
tempestivamente gli accertamenti specifici.
Nature
Outlook: Schizophrenia. Nature 2014;508:S1. Schegge di speranza dalle ricerca per questa comune
e invalidante malattia. Centinaia di geni associati, ma risolti i vecchi
problemi se ne pongono continuamente di nuovi. Ancora difficoltà di trovare
farmaci adeguati, si spera in aiuto nell’individuazione di nuovi dai modelli
animali. Una lezione ci può venire dai paesi emergenti in cui il decorso sembra
grave rispetto a quello che sappiamo nei paesi sviluppati. Ci sono anche novità
per la diagnosi e per interventi precoci.
Aetiology. S2 Searching for schizophrenia’s roots. Brain
chemistry may yield new treatments
Language.
S4 Lost in translation. Can
speech problems tell us what’s wrong?
Genetics S6.
Unravelling complexity From
genomes to drug targets.
Drug
development. S8 The
modelling challenge. Animals help the search for therapies.
Therapeutics. S10
Negative feedback. Looking for the
feel-good factor.
Prevention. S12
Before the break. The benefits
of spotting the early signs.
Developing
countries. S14
The outcomes paradox. Can the
West learn from poorer nations?
Ageing. S16
Live faster, die younger. Getting
old before their time.
Perspective.
S18 Retreat from the radical. Research
strategy reforms go too far.
S20 Revealing molecular secrets. The
growing challenge of schizophrenia genetics.
Collection.
S21 Diverse types of genetic variation converge
on functional gene networks involved in Schizophrenia.
S27 Mosaic copy number variation in schizophrenia.
S32 A Randomized Exploratory Trial of an Alpha-7
Nicotinic Receptor Agonist (TC-5619) for Cognitive
Enhancement in Schizophrenia.
S40 Schizophrenia as a pathway disease.
S41 Schizophrenia, social environment and the
brain.
S44 Genome-wide significant associations in
schizophrenia to ITIH3/4, CACNA1C and SDCCAG8, and
extensive replication of
associations reported by the Schizophrenia PGC.
Genetic
variation associated with euphorigenic effects of d-amphetamine is associated
with diminished risk for schizophrenia and attention deficit hyperactivity
disorder. PNAS 2014;111:5968.
L’analisi mediante GWAS ha identificato alcuni SNP associati a due patologie,
schizofrenia e deficit di attenzione con iperattività. Questi stessi SNP sono stati
trovati associati in volontari agli effetti euforizzante dell’amfetamina, i cui
effetti psicostimolanti sono dovuti all’aumento dei livelli sinaptici di
dopamina. Questo rinforza la vecchia ipotesi che la dopamina abbia un ruolo in
queste due patologie. In particolare è stato osservato che gli alleli associati
con un’aumentata risposta euforica all’amfetamina sono associati a un ridotto
rischio di schizofrenia e ADHD. Questo vuol dire che un farmaco può svelare la
predisposizione a queste malattie. Nel lavoro si sottolinea inoltre che studi
con GWAS possono essere condotti anche su piccoli campioni se si scelgono
opportunamente gli SNP.
MALATTIE
NEUROLOGICHE/NEURODEGENERATIVE
Converging on neurodegenerative
Mechanisms. Nature Genetics 2014;46:317.
Ci si sta rendendo conto che le malattie neurodegenerative correlate con l’età
hanno dal punto di vista patogenetico molti aspetti in comune, come l’accumulo
di proteine malripiegate, ma anche differenze, argomento questo discusso nel
recente Keystone
Symposia sulla m. Parkinson e sulla m. Alzheimer del Marzo 2014 (http://www.keystonesymposia.org/14Q7
e http://www.keystonesymposia.org/14Q8). Nonostante gli
insuccessi terapeutici in numerose sperimentazioni cliniche per l’Alzheimer le
prospettive terapeutiche con anticorpi anti amiloide e inibitori β secretasi sembrano buone soprattutto nelle
persone asintomatiche ad alto rischio di sviluppare la malattia e individuate
tramite biomarcatori (misurazione della proteina tau e beta-amiloide nel liquor
cefalorachidiano). In questo editoriale si sottolineano i risultati della
recente ricerca e le nuove informazioni che si stanno raccogliendo sul network
genetico e dei meccanismi patogeni con l’utilizzo di cellule staminali pluripotenti
indotte (iPSC), che offrono la possibilità di verificare in queste cellule
l’effetto della mutazione e l’effetto del background genetico.
Aβ-induced Golgi fragmentation in Alzheimer’s disease enhances
Aβ production. PNAS 2014;111:E1230. Nell’Alzheimer la formazione di aggregati di proteina
β-amiloide è dovuta al clivaggio della proteina precursore amiloide (APP)
durante il suo spostamento all’interno delle cellule nervose. L’apparato di
Golgi ha un significativo ruolo nel traffico APP. Si dimostra che
nell’Alzheimer l’accumulo di β-amiloide favorisce la frammentazione delle
strutture di Golgi tramite l’attivazione di cdk5 (chinasi ciclina dipendente 5)
che fosforila le proteine strutturali di Golgi come GRASP65. In vitro e in vivo
(modello animale) l’inibizione di cdk5 o l’espressione della proteina mutante
GRASP65 non fosforilata restituisce la normale struttura del Golgi e riduce la
secrezione di β-amiloide aumentando l’α-clivaggio di APP (vedi ADAM10 Missense Mutations Potentiate
b-Amyloid Accumulation by Impairing Prodomain Chaperone Function Neuron
2013;80:3859)(Selezione articoli Novembre 2013). Possivile via terapeutica.
Potential Alzheimer’s Drug Spurs
Protein Recycling. Science
2014;344:351. Il
sottotitolo potrebbe essere una raccomandazione valida non solo per l’Alzheimer
(AD), per ogni evenienza: Recycle, don’t trash.
Si tratta di una proposta terapeutica ricorrendo a un farmaco che favorisce il
ritorno di APP (precursore
dell’amiloide β) alla superficie del neurone prevenendo
la formazione e accumulo di β amiloide tossica nell’endosoma. La storia: noto il
fatto che nell’ippocampo, area tipicamente danneggiata nell’AD, contiene una
ridotta quantità minore di retromero (complesso proteico importante per il
riciclo dall’interno alla membrana esterna) rispetto ad aree più resistenti. E’
stato preparata una molecola chaperonica che
stabilizza il complesso retromero e che nel modello murino di AD che esprime
una proteina APP mutante aumenta la quantità di retromero del 50% e riduce del
39% i livelli di β amiloide nei neuroni. E’ ancora da vedere se la sua
azione sia compatibile con la normale vita cellulare e se l’accumulo di β
amiloide nella AD riguardi solo l’endosoma. Un analogo meccanismo patogenetico
di accumulo proteico vale per altre malattie neurodegenerative, che potrebbero
essere curate con un analogo approccio.
Cystathionine
c-lyase deficiency mediates neurodegeneration in Huntington’s disease. Nature
2014;509;96. M. Huntington, malattia AD da
mutazione da espansione di ripetizione poliglutamnica (COG) del gene
codificante la huntingtina che provoca stress ossidativo, neurotossicità, danni
del corpo striato, che regola la funzione motoria, con conseguenti anomalie
motorie e comportamentali. Nel lavoro viene dimostrata un’importante carenza
nei tessuti di pz con HD, di cistationina gamma-liasi (CSE), che è l’enzima
biosintetico della cisteina. Il deficit enzimatico si produce a livello
trascrizionale e sembra sia dovuto all’effetto della huntigtina mutata su un
attivatore trascrizionale di CSE. La supplementazione con N-acetilcisteina in
cellule in coltura di pz con HC normalizza l’attività enzimatica; lo stesso nel
modello murino di questa malattia. Una possibile via terapeutica.
Mutant Huntingtin promotes autonomous microglia
activation via myeloid lineage-determining factors. Nature Neuroscience
2014;17:513.
(Tra gli AA anche una senatrice). Con approccio genome wide documentati elevati
livelli e dell’attività trascrizionale di un fattore di trascrizione (PU.1, che è espresso nelle cellule
ematopoietiche) e dei suoi geni bersaglio nell’encefalo di pz con m. Huntington
e nel modello murino di questa patologia. La microglia che esprime la
huntingtina mutata ha un’aumentata capacità di indurre la morte dei neuroni in
presenza di infiammazione senza infezione. E’ stato quindi identificato un
inatteso ruolo della huntingtina mutata nell’alterare la regolazione della
microglia la cui attivazione costituisce quindi un anello della catena
patogenetica della m. Huntington.
Growth
and folding of the mammalian cerebral cortex: from molecules to malformations. Nature
Reviews Neuroscience 2014;15:217. Meccanismi molecolari della morfogenesi della corteccia
cerebrale, inclusa la regolazione dell’espansione delle cellule progenitrici
neurali e dello spessore corticale.
La formazione delle dimensioni corticali è sotto controllo di geni
codificanti proteine e microRNA. Le malattie neurologiche con alterazione dello
sviluppo e della girazione (ripiegamento) corticale hanno indicato nuovi
meccanismi neurogenetici e alterati pathway di segnale facendoci capire meglio
l’evoluzione cerebrale e aprendo nuove prospettive terapeutiche per alcune
malattie neurologiche.
Viene anche mostrato l’aspetto dell’encefalo di Einstein che ha
una non comune morfologia girale, di dimensioni e di configurazione dei giri
intorno alla fessura silviana, soprattutto dei lobi parietali.
Disturbance of endoplasmic reticulum proteostasis in
neurodegenerative diseases. Nature
Reviews Neuroscience 2014;15:233. Un’equilibrata omeostasi proteica
(proteostasi) richiede un sistema coordinato di efficiente ripiegamento
proteico e dei meccanismi di controllo di qualità che prevengano il rischio di
aggregazione proteica. Il network di ripiegamento proteico richiede chaperoni
citoplasmatici e del reticolo endoplasmatico (ER) che assicurano un normale
ripiegamento delle proteine citoplasmatiche appena formate. La proteostasi
viene assicurata, nel caso di stress cellulare caratterizzato dall’incremento
di proteine malripiegate, dall’attivazione di un network di segnale conosciuto
come “unfolded protein response” (UPR).
Recentemente si è posta l’attenzione sul ruolo chiave di UPR
nella normale funzione neuronale e del suo coinvolgimento nelle malattie
neurodegenerative. In questa overview vengono presentati gli aspetti più
recenti della rilevanza biologica dello stress del reticolo endoplasmatico nel
sistema nervoso. In particolare nelle malattie come Alzheimer, Demenza
fronto-temporale, ALS, Parkinson, Huntington, m. Creutzfeldt–Jakob.
Vengono anche presentate le strategie diverse di manipolazione di UPR in
modelli preclinici per una terapia di varie condizioni neurodegenerative,
genetiche e non genetiche. Da questi studi risulta che vi sono moduli distinti
UPR che controllano specifici eventi cellulari che interessano malattie
cerebrali tramite meccanismi separati.
Multiplying
Messages LRRK beneath Parkinson Disease. Cell 2014;157:291. Commento di un articolo (Ribosomal Protein s15 Phosphorylation Mediates LRRK2 Neurodegeneration
in Parkinson’s Disease. Pg. 472) relativo alla funzione del gene LRRK2 le
cui mutazioni sono una causa frequente di Parkinson familiare: La proteina
LRRK2 è chiamata “swiss army knife” (coltellino svizzero) per le sue funzioni
multiple per i molti domini e per l’interazione con molte proteine e complessi
proteici (vedi Unbiased screen for
interactors of leucine-rich repeat kinase 2 supports a common pathway for
sporadic and familial Parkinson disease. Pg. 26262)(Articoli Febbraio
2014). Di questi vari substrati risulta svolgere, in base a studi in modelli
animali e in vitro di cellule umane, una funzione molto importante nel processo
neurodegenerativo la fosforilazione della proteina ribosomiale s15.
NGS/GENETICA
UMANA/CLINICA
***
Current concepts and clinical
applications of stroke genetics. Lancet
Neurology 2014;13:405.
Vi sono rare mutazioni altamente penetranti causa di
ictus (accidente cerebrovascolare) mendeliano, ma sono note anche varianti
genetiche comuni poco penetranti con effetti sulla gravità e sull’esito. E sono
note anche varianti genetiche di pathway biologici coinvolti nella
fisiopatologia delle malattie cerebrovascolari come la pressione arteriosa e la
fosforilazione ossidativa.
Questa Review parte sottolineando che l’ictus è un
sindrome non una malattia e che sono state definiti vari sottotipi che hanno
favorito per alcuni di questi l’individuazione della loro base genetica.
Idealmente in futuro sarà possibile la suddivisione in sottotipi su base della
clinica, delle neuroimmagini e della genetica rendendo possibile una medicina
di precisione (individualizzata). In Tab. 2 le m. mendeliane che includono
l’ictus ischemico (n° 9) o emorragico (n° 2) e in Tab. 3 le varianti genetiche
associate all’ictus ischemico (n° 6) o emorragico (n° 5). L’ictus emorragico ha
un’ereditabilità del 29% con un rischio per consanguinei che differisce nei vari studi (da 2 a 6 volte
quello della popolazione generale). Vengono anche considerati gli endofenotipi
(caratteri considerati dei fattori di rischio per lo sviluppo della malattia e
in qualche caso anche il suo decorso) come le iperintensità della sostanza
bianca (comune con l’età) che a sua volta ha un’ereditabilità elevata (50-80%).
Clinicamente il sospetto di ictus mendeliano sorge
ovviamente per l’aggregazione familiare, la precoce età di comparsa (IMP:
l’ictus in giovane età per causa non note è una precisa indicazione per
l’analisi del gene GLA della m. Fabry), gravità e la cui diagnosi favorisce per
il pz la terapia e il riconoscimento del rischio ricorrenza per i familiari.
Per le varianti genetiche vengono menzionate le informazioni di farmacogenetica
collegate a questa patologia (es. per la varfarina, clopidogrel
antiaggregante piastrinico, dabigatran inibitore della trombina ecc.). Interessante
la Fig.2 che sintetizza bene quello che sarà la medicina personalizzata che
mettendo insieme i fattori di rischio ambientali con quelli genetici potrà individuare
il rischio di ictus ischemico (cardioembolico, dei grossi vasi, e quello
emorragico) per una prevenzione e una terapia individuale.
*** (contrordine compagni)
Zinc transport
and diabetes risk. Nature Genetics 2014;46:323. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Loss-of-function mutations in SLC30A8
protect against type 2 diabetes. Pg. 357) sulla identificazione
di una variante protettiva del Diabete 2. Era nota da studi GWAS una variante
comune del gene SLC30A8, codificante la proteina ZnT che trasporta lo zinco
citosolico nei granuli secretori a nucleo denso stabilizzando gli esameri
insulinici, che era stata considerata come una variante a rischio per DM2. Si
era quindi concluso che la bassa attività del trasporto dello zinco alterasse
l’omeostasi glucidica e contribuisse al rischio di diabete, suggerendo quindi
che l’aumento di questa funzione avesse funzioni terapeutiche. Nel lavoro applicando
l’analisi genetica e lo studio GWAS di ~150.000
persone di 5 diversi gruppi ancestrali si conclude
che mutazioni rare con perdita di funzione del gene SLC30A8 hanno un effetto
protettivo per lo sviluppo del DM2.
Quindi si individua in questo gene il
motivo del segnale di associazione con DM2 ripetutamente suggerito dagli studi
GWAS, ma si arriva a conclusioni opposte a quelle a cui sono arrivati gli studi
precedenti e, soprattutto, con opposto suggerimento terapeutico suggerendo
esperimenti in cui si testi l’inibizione di ZnT8 per la terapia diabetica.
***
Insights into monogenic disease.
April 2014;15. Research Hightlights. Commento dell’articolo
Mutation-dependent recessive
inheritance of NPHS2-associated steroid-resistant nephrotic syndrome. Nature
Genetics 2014;46:299 (Vedi selezione Articoli Marzo 2014) che anche per altre malattie
recessive, oltre alla sindrome descritta, possa verificarsi quanto trovato,
cioè che una variante comune diventi patogena solo se è presente una mutazione
specifica nell’altro allele.
*** (interessante per la clinica nel caso di bambini di origine
turca)
Human CLP1 Mutations
Alter tRNA Biogenesis, Affecting Both Peripheral and Central Nervous System
Function. Cell 2014;157:636.
CLP1 Founder
Mutation Links tRNA Splicing and Maturation to Cerebellar Development and
Neurodegeneration. Cell 2014;156:651.
La sintesi e il processamento di tRNA sono processi fondamentali per tutte le
cellule, ma le mutazioni di geni della trascrizione e maturazione di tRNA sono
principalmente causa di anomalie neuronali, come la Neuropatia
Charcot-Marie-Tooth, l’Atassia spastica con leuocoencefalopatia, l’Atrofia
muscolare spinale distale, l’Ipoplasia ponto-cerebellare tipo 6) per mutazioni
di geni codificanti amminoacil tRNA sintetasi, mentre altre Ipoplasie pontocerebellari
da mutazioni di geni codificanti subunità dello splicing tRNA. Nei due lavori
si dimsotra che una stessa mutazione della RNA chinasi CLP1 (cleavage
and polyadenylation factor I subunit 1) dello splicing tRNA, altera la biogenesi
tRNA e favorisce la suscettibilità apoptotica determinando un complesso
fenotipo neurologico centrale e periferico con grave deficit motorio e sensoriale,
disgenesia corticale e microcefalia.
Nel
primo lavoro viene presentato il risultato del sequenziamento esomico (WES) in
5 famiglie con 11 affetti non correlate viventi in un’area della Turchia dell’est;
è stata individuatao una stessa mutazione missenso in omozigosi che altera l’interazione
di CLP1 con il complesso TSEN (endonucleasi dello splicing tRNA). Probabile un effetto
fondatore con mutazione in omozigosi per endogamia (incroci
di individui dello stesso clan)(clan
genomics hypothesis). Ampia descrizione di quello che succede nel modello
murino di mutazioni di questo gene.
Nel
secondo lavoro sono state studiate con WES 2.000 famiglie, in gran parte di consanguinei,
con figlio/a con malattia neurologica. Trovate 4 famiglie turche indipendenti
con mutazione in omozigosi di CLP1, la stessa missenso dell’altro lavoro.
Prosegue con studi in vivo
(zebrafish) e in vitro (cellule di
pz).
Distinctive
properties of identical twins’ TCR repertoires revealed by high-throughput
sequencing. PNAS 2014;111:5980.
L’immunità adattativa (acquisita, è una risposta immunitaria con adattamento alle
varie infezioni) è assicurata dalla cellule B e T che hanno rispettivamente
sulla loro superficie i recettori delle cellule B (BCR) e delle cellule T
(TCR). Queste molecole ipervariabili sono responsabili del sistema adattativo
in quanto potenzialmente riconoscono gli agenti estranei e stimolano la
risposta immunitaria specifica. Il repertorio TCR in ogni persona è
inizialmente formata da ricombinazione genomica con successiva selezione
positiva o negativa a vari stadi di maturazione e di attivazione. In questo
lavoro, utilizzando NGS in 3 paia di gemelli MZ, si vuole individuare la
componente genetica della risposta immunitaria delle TCR. Si osserva che i
repertori TCR in due persone hanno la stessa quantità di recettori identici, ma
i gemelli MZ condividono certi specifici aspetti.
Glycosylation, Hypogammaglobulinemia, and Resistance
to Viral Infections, NEJM 2014;370:1615.
Mutazioni
del gene MOGS, che codifica il primo enzima del pathway degli oligosaccaridi
N-legati (glucosidasi mannosio-oligosaccaride), sono causa di un raro disturbo
congenito della glicosilazione (CDG-IIb o MOGS-CDG), parte di un gruppo di
malattie in cui vi è un’alterata sintesi glicoproteica. Vengono descritti due
fratelli con questa malattia che hanno oltre ad una complessa patologia
neurologica (atrofia cerebrale, ipoplasia del corpo calloso, atrofia ottica,
ipoacusia NS, ipotonia muscolare e ritardo psico-motorio), fratture
scheletriche ripetute, stipsi, una grave ipogammaglobulinemia e,
paradossalmente, una ridotta propensione alle malattie infettive. L’ipogammaglobulinemia
è dovuta a una ridotta emivita delle immunogolobuline, mentre la ridotta
suscettibilità alle infezioni batteriche e virali è da ricondursi ad un’ostacolata
replicazione e penetrazione cellulare dei virus.
High-Resolution Genomic Analysis of
Human Mitochondrial RNA Sequence Variation. Science 2014;344:413. Mitochondrial
posttranscriptional variation is common among humans and can be attributed to a
nuclear gene.
Distinct
phenotype of a Wilson disease mutation reveals a novel trafficking determinant
in the copper transporter ATP7B. PNAS 2013;111:E1364. La malattia Wilson (UD)(MIM #277900) è caratterizzata da
un accumulo di rame intracellulare con secondarie patologie epatiche e
neurologiche, la cui presentazione clinica molto variabile pone problemi
diagnostici e terapeutici. Il gene mutato è ATP7B, un trasportatore di rame nei
cuproenzimi neosintetizzati nel trans-Golgi network (TGN)(complessa rete fatta
di membrane e vescicole) e che esporta l’eccesso di rame dal TGN alla membrana plasmatica. Ricorrendo ad
un sistema multidisciplinare (clinico, cellulare, computazionale) è stata
caratterizzata una mutazione patogena (ATP7BS653Y) che ha normale attività
di trasporto ma manca della capacità di traffico dal TGN alla membrana
plasmatica. E’ quindi un nuova classe funzionale di mutazioni WD. La
classificazione funzionale di tutte le mutazioni può probabilmente facilitare
una scelta terapeutica più specifica per la WD.
Whole-exome sequencing
reveals LRP5 mutations and canonical Wnt signaling associated with
hepatic cystogenesis. PNAS 2014;111:5343. Le malattie epatiche policistiche (PLD) sono un gruppo di
malattie ereditarie con proliferazione e differenziazione anomala dell’epitelio
dei dotti biliari. Le due maggiori forme sono la malattia policistica renale AD
(ADPKD)(due geni malattia PKD1 e PKD2), malattia frequente (1:4,.000-1:1.000
persone) che porta all’insufficienza renale e nell’80% dei casi vi sono anche
cisti multiple epatiche, e la malattia epatica policistica isolata (PCLD)(MIM
#174050)(due geni malattia: PRKCSH e SEC63) in cui manca il coinvolgimento
renale, anche se pochi pz possono avere qualche sporadica cisti renale. Le
proteine PKD1 e 2 sono localizzate nel cilio e sono importanti per la
morfogenesi del tubulo renale e nel sistema di segnale che include il pathway
Wnt. Le proteine di PRKCSH e SEC63 sono localizzate nel reticolo endoplasmatico
e sono coinvolte nel processamento e nel ripiegamento delle proteine glicosilate,
e il pathway Wnt sembra essere deregolato da un partner di SEC63 durante lo
stress ossidativo. A differenza di ADPKD solo nel 25% dei pz con PCLD si trova
una mutazione dei due geni. Sequenziamento dell’intero genoma in 4 famiglie con
più affetti da PCLD: 4 mutazioni diverse del gene LRP5 (low density lipoprotein
receptor related protein 5). Gli studi funzionali dimostrano che le mutazioni trovate
riducono l’attivazione del segnale Wnt. In generale quindi alterazioni di questo
pathway sono implicate nella formazione delle cisti epatiche.
Mutations in
the DNA methyltransferase gene DNMT3A cause an overgrowth syndrome with
intellectual disability. Nature Genetics 2014;46:385. Molte sindromi da sovracrescita non sono familiari per cui
è giustificata la ricerca di mutazioni de
novo quando non c’è diagnosi.
In un primo approccio con sequenziamento esomico di 10 persone con
sindrome da sovracrescita è stata trovata in due una mutazione del gene DNMT3A,
codificante una metiltrasferasi, interessante perché interagisce con un altro
gene, EZH2, le cui mutazione danno luogo a una sindrome con sovracrescita (s.
Weaver, MIM #277590). Questo gene è stato studiato con Sanger in altri 142 pz
con sovracrescita negativi per NSD1, EZH2 e PTEN e con normale regolazione
della regione 11p15. Sono stati trovati altri 11 soggetti con mutazione di
questo gene (totale 13 diverse mutazioni de novo di DNMT3A in 152 affetti), 10
missenso, 2 piccole inserzioni con frameshift e 1 delezione in-frame.
Fenotipo: dismorfismo facciale (abbastanza) caratteristico (faccia
rotonda, sopracciglia orizzontali spesse, fessure palpebrali strette (in un pz,
negli altri poco evidente dalle foto, ndr), altezza da +1.8 a 4.2 DS dalla
media, circonferenza cranica da +1.8 a 4.2 DS dalla media, deficit intellettivo
medio-lieve e altri segni (DIA o altra anomalia cardiaca ecc.). Gene quindi che
si aggiunge ad altri geni della sovracrescita e che regolano la trascrizione
tramite la modificazione istonica e il rimodellamento cromatinico.
Mutations in TJP2 cause progressive cholestatic
liver disease. Nature
Genetics 2014;46:326. La colestasi intraepatica familiare
progressiva (PFIC) è una patologia epatica a inizio precoce che ha, a
differenza dei altre forme di colestasi, normali livelli sierici di GGT (gamma
glutamil transferasi). Sono noti due geni causativi (ATP8B1 della PFIC1, OMIM
#211600 e ABCB11della PFIC2 #601847, allelico per la colestasi intraepatica
ricorrente benigna 2 #6045479). Ma un terzo delle persone con PFIC sono
negative a questi due geni. Sono state studiati 33 pz, di 29 famiglie (di cui
18 consanguinee), negative ai due geni, mediante sequenziamento mirato a geni
noti associati a colestasi o con sequenziamento dell’intero esoma. Sono state
trovate in 8 famiglie mutazioni troncanti del gene TJP2 (tight junction protein 2 gene) che causano
una mancata localizzazione della proteina e un’alterata struttura delle
“giunzioni strette”(sigillano le cellule vicine di uno strato epiteliale per
impedire la fuoriuscita di molecole tra gli spazi fra le cellule) che causano
la grave (alcuni pz necessitano di trapianto) patologia epatica. L’ipotesi degli
AA per la patologia limitata al fegato è che la mancanza di espressione di TJP2
agisca solo sul fegato per l’ambiente tissutale molto particolare di questo
organo.
FERTILITA’/FECONDAZIONE
ARTIFICIALE/DIAGNOSI PRENATALE
Woman challenges NHS refusal to fund
egg freezing before treatment that may make her infertile. BMJ 2014;348:g2715. Negata dalla locale corte (siamo in UK e lo si
vede) la possibilità di crioconservazione di oociti per donna di 25 anni che
deve sottoporsi a trapianto di midollo osseo e chemioterapia in quanto affetta
da malattia
Crohn. La motivazione: è ancora da dimostrare che la procedura sia efficace e è
necessario dare priorità ai pochi fondi disponibili (il costo è di quasi 5.000
euro). Nella domanda di revisione della decisione si fa presente che NICE (National
Institute for Health and Care Excellence) ha raccomandato tale procedura in base
all’evidenza clinica e la convenienza economica. NICE ha fatto le stesse
considerazioni per la fertilità maschile e delle coppie e per queste situazioni
sono invece previsti i finanziamenti pubblici.
Overexpression
of a DENND1A isoform produces a polycystic ovary syndrome theca phenotype. PNAS
2014;111:E1519. La sindrome dell’ovaio policistico
(PCOS) è una patologia che interessa il 5-7% delle donne in età riproduttiva ed
è caratterizzata da iperandroginemia/iperandrogenismo, anovulazione, infertilità
e formazioni di piccole cisti subcorticali con ovaie bilateralmente ingrossate.
L’aumentata biosintesi androgena nelle cellule tecali di persone con PCOS è
dovuta ad un’aumentata espressione degli enzimi principali della sintesi
androgena codificati da CYP17A1 e CYP11A1.
Vi è una chiara base genetica di questa condizione ma non si sa se
oligogenica o poligenica.
Studi
con GWAS hanno individuato più loci associati, tra cui un gene DENND1A in varie
popolazioni, che fa parte di una famiglia di 18 geni chiamati “connecdenns”,
proteine che contengono domini DENN espressi in modo differente nelle cellule
tumorali rispetto alle umane. Tale dominio funzione come un
Rab-specific
guanine nucleotide-exchange factors, regolatori del pathway del traffico di
membrana. Ma non è chiaro come varianti di DENND1A e degli altri geni associati
siano una fattore di rischio di PCOS.
Lo
studio in vitro dimostra che le
cellule tecali PCOS hanno una segnatura molecolare (con array e qRT-PCR)
diversa da quelle normali e che un’isoforma troncata con splicing alternativo
di DENND1A è espressa differentemente nelle cellule PCOS e normali. E questo
contribuisce all’incremento degli enzimi della sintesi androgena e progestinica
delle cellule tecali PCOS, che è il meccanismo causa della sindrome. Potrebbe
essere disponibile quindi un test diagnostico e una nuova possibilità di cura
di questa frequente patologia.
Siamo sul BMJ 2014;348:g2722. Italy drops ban on infertile couples
using donated eggs or sperm.
Ma, come dice una
rappresentate dell’Associazione Luca Coscioni, della legge 40 va ancora
cancellata quella parte che impedisce la diagnosi preimpianto per coppie a
rischio di malattie genetiche.
TERAPIA
Mitochondrial
medicine. News IN brief. Nature Biotechnology 2014;32:300. Annuncio di finanziamenti (oltre 4.3 miliardi $) e
collaborazioni tra compagnie farmaceutiche dedicati a programmi di ricerca per
trovare farmaci per le malattie ereditarie mitocondriali
Leptin therapy
gains FDA approval. News. Nature Biotechnology 2014;32:300. La
FDA ha approvato il farmaco Myalept, ricombinante della leptina umana, per il
trattamento delle lipodistrofie generalizzate, in cui l’assenza di tessuto
adiposo e quindi di leptina, ormone che inibisce l’appetito, causa voracità nell’assunzione
di cibo con effetti catastrofici dovuti all’eccesso calorico con accumulo di
grasso nel fegato e nelle cellule muscolari, diabete, pancreatiti e
iperlipemia.
Vi sono forme di lipodistrofia
ereditate, da farmaci, da malattie autoimmunitarie e da causa non nota.
Circadian
rhythm drug approved. News. Nature Biotechnology 2014;32:303. La FDA ha approvato il farmaco Hetlioz (tasimelteon), il
primo farmaco per la malattia “non-24
sleep-wake” (o non-24) frequente
nelle persone cieche, che non riescono nemmeno a vedere la luce e che mancano
dei segnali esterni per sincronizzare il loro ritmo circadiano endogeno con il
ciclo giorno-notte. Questo è causa di ritmo sonno-veglia con sonnolenza
eccessiva diurna e interessa 80.000-100.000 perone in USA. Il farmaco, che è
una piccola molecola agonista per i recettori melatoninici di tipo 1 e 2, in
sperimentazione clinica fase 3, se preso ogni giorno alla stessa ora prima di
andare a letto ha regolarizzato il periodo di sonno .
PROPOSTE TERAPEUTICHE USANDO MODELLI
ANIMALI
Glucocerebrosidase 2 gene deletion
rescues type 1 Gaucher disease. PNAS 2014;111:4934. M. Gaucher (GD1: MIM #230800)(1:1000 negli ebrei
askenaziti, 1:50.000 nella popolazione generale): mutazione recessiva del gene
Glucocerebrosidasi-beta acida (GBA) con accumulo di glucocerebroside nei
lisosomi dei macrofagi, che quindi crescono di dimensioni con aspetto
caratteristico e sono chiamati cellule di Gaucher). Vi sono tre fenotipi con
diversa gravità per mutazioni dello stesso gene, da causa non nota. La terapia
con enzima ricombinante è scarsamente efficace nella forma con segni
neurologici. Nella GD1 (non neurologica) vi è, per l’accumulo di substrati
glicosfingolipidici, visceromegalia, citopenia e osteopenia. Nel modello murino
questo fenotipo è curabile mediante delezione genetica di Gba2, il cui prodotto
è un enzima extralisosomico a valle, che produce ceramide e sfingosina. E la
produzione di sfingosina nei pz GD1 sembra contribuire alla osteopenia. Da qui
il suggerimento che GBA2 e la sfingosina possano costituire bersagli
terapeutici per questa malattia.
Extended
lifespan and reduced adiposity in mice lacking the FAT10 gene. PNAS
2014;111:5313. Il trascritto di FAT10 (HLA-F
adjacent transcript 10) è un membro della famiglia delle proteine ubiquitina-simili
che è indotto da mediatori infiammatori ed è coinvolto nei processi immunitari,
ma la sua vera funzione è poco nota. In questo lavoro si dimostra che svolge
nei mammiferi un ruolo fisiologico nel metabolismo, nell’obesità e
nell’invecchiamento. Il suo KO nel topo previene lo sviluppo collegato con
l’età e incrementa la sopravvivenza e la forza dell’animale senza apparente
alcun effetto sfavorevole, nemmeno forme tumorali. Se questo vale per l’uomo
FAT10 potrebbe essere considerato un bersaglio per la prevenzione o la cura di
queste frequenti patologie associate all’età e per una vita prolungata in buone
condizioni fisiche.
TERAPIA GENICA/CELLULE STAMINALI
Genome editing for all. Nature
Biotechnology 2014;32:295. Editoriale
sulla nuova tecnica di ingegneria genomica basata sulla scoperta genome editing
CRISP-Cas9 con RNA disegnato che guida
la nucleasi Cas9 al bersaglio voluto di DNA, dove provoca rotture che sono
riparate dal NHEJ (non homologous end joining - ricongiungimento delle
estremità della rottura) o da HDR (homology-directed
repair) per sostituire mutazioni (terapia genica correttiva o inserimento di
mutazione per verificarne l’effetto in backgrounf genetici diversi)(vedi Correcting
genetic defects with CRISPR–Cas9. Nature Reviews Genetics February 2014;15)(Selezione articoli Febbraio 2014), produrre
modelli di malattie in vivo (vedi
sempre Articoli Feb 2014).
Altri due
articoli sull’argomento sullo stesso fascicolo (Gene editing at CRISPR speed. Pg. 309 e
CRISPR-Cas
systems for editing, regulating and targeting genomes. Pg.
347).
Lettera su sulle diverse modalità di
collaborazione tra banche di sangue del cordone ombelicale pubbliche e private,
che sottolinenao le difficoltà economiche per le pubbliche e gli scarsi
benefici che derivano per le famiglie a basso rischio per le private. The third way
of umbilical cord blood banking. Nature Biotechnology 2014:32:118. Allora un modello ibrido tra banche pubbliche e banche
private potrebbe costituire una terza via.
Interneurons from Embryonic
Development to Cell-Based Therapy. Science
2014;344:167. Review. Il
meccanismo patogenetico di molte malattie neurologiche (epilessia, Parkinson,
dolore cronico) e psichiatriche (disturbi dell’umore) risiede nell’alterazione
dell’equilibrio tra eccitazione e inibizione neurale. Nella corteccia cerebrale
l’inibizione è mediata da interneuroni GABAergici, cellule originate dal
telencefalo ventrale dell’embrione e che popolano la corteccia con una
migrazione tangenziale di lunga distanza.
Gli interneuroni immaturi, quando trapiantati nei
roditori da embrioni o da colture in vitro, popolano diffusamente non solo
nella corteccia ma anche in altre sedi del cervello in cui vengono trapiantati,
fatto questo che li rende idonei per studiare nei modelli animali i complessi
processi del neurosviluppo e le patologie correlate.
MALATTIE COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Systematic
evaluation of coding variation identifies a candidate causal variant in TM6SF2
influencing total cholesterol and myocardial infarction risk. Nature
Genetics 2014;46:345. Mediante GWAS sono state sinora
individuate 157 loci associate ai livelli plasmatici di lipidi rappresentati in
gran parte da varianti comuni con piccolo effetto, corrispondenti al 20-30% del
contributo genetico per questo carattere. La missing heritability è attribuita a varianti rare o rarissime.
Con array esomico sono stati studiati 5.643 norvegesi e sono state
seguite 18 varianti (di 4.666 persone) identificando 10 loci con varianti
codificanti associate al livello di lipidi plasmatici. Una variante del gene TM6SF2, localizzato
in un locus noto negli studi GWAS, è legata ai livelli di colesterolemia totale
e è associata all’infarto miocardico. Nel topo modificazioni di espressione del
gene Tm6SF2 ne alterano i profili lipidici sierici, confermando che questo gene
ha funzioni regolatorie lipidiche.
Exome-wide association study identifies a TM6SF2 variant
that confers susceptibility to nonalcoholic fatty liver disease. Nature Genetics 2014;46:352.
L’accumulo di grasso nel fegato è un evento comune nell’adulto ed è una
condizione benigna, ma può evolvere verso una forma infiammatoria chiamata
steatoepatite non alcolica (NAFLD)
e alla fine in una cirrosi. Vi è quindi un’ampia variabilità interindividuale
nell’accumulo di grasso nel fegato. In precedente era stato trovata una
mutazione missenso del gene PNPLA3 fortemente associata al contenuto epatico di
trigliceridi e ai livelli della alanina transaminasi e studi con GWAS avevano
individuato altri loci associati ai livelli di lipidi epatici e degli enzimi
epatici circolanti.
Lo studio riguarda un’analisi
exome-wide di una popolazione USA di varie origini: trovate 3 varianti
associate ad alti livelli di grasso, due nel gene PNPLA3, locus già noto
associato a NAFLD e una in TM6SF2, gene
a funzione ignota, associata anche a alti livelli di alanina transaminasi
(segno di danno epatico) e bassi livelli di LDL-C, trigliceridi e fosfatasi
alcalina. La proteina mutate di TM6SF2 è soggetta a malripiegamento e va
incontro ad accelerate degradazione intracellulare. Dai dati sperimentali
risulta che l’attività di questo gene è necessaria per la normale secrezione di
lipoproteine a bassa densità e che mutazioni che ne compromettono la funzione
causano NAFLD.
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