Scelta di articoli
di Genetica Clinica/Umana pubblicati in Maggio
2016 nelle seguenti riviste: British Medical Journal, Lancet, Lancet
Neurology, Nature, Nature Biotechnology, Nature Genetics, Nature Medicine,
Nature Neuroscience, Nature Reviews Genetics, Nature Reviews Neuroscience,
NEJM, PNAS, Science & Cell.
ARTICOLI DA NON
PERDERE
A prospective evaluation of
whole-exome sequencing as a first-tier molecular test in infants with suspected
monogenic disorders. A prospective evaluation of whole-exome sequencing as a first-tier
molecular test in infants with suspected monogenic disorders. Genetics in Medicine, advance online publication 3 March
2016. doi:10.1038/gim.2016.1.
Gli studi riportano una resa diagnostica di ~30% dell’applicazione di WES nei
pz con sospetta malattia genetica in genere alla fine di un percorso
diagnostico spesso lungo e costoso. In questo studio prospettico vengono presentati
i risultati ottenuti con WES come primo esame genetico in parallelo con la
diagnostica standard in 80 bambini con sospetta malattia monogenica. I criteri
di selezione sono stati l’età ≤ 2 anni (esclusi coloro con anomalie CNV),
anomalie congenite multiple e dismorfismi (esclusi coloro già sottoposti a test
di singoli geni) e altri segni di malattie monogeniche, ad es.neurometaboliche,
renali, oculari (esclusi i b. con improbabile malattia monogenica- es. con solo
malformazione cardiaca o malattie poco probabilmente dovute a un gene noto- es.
con fenotipo unico). Le varianti sono state elencate per priorità in base alle
indicazioni date dal clinico per ogni pz (da 1 a 161, media 15) e sulla loro
possibile patogenicità (Variant Prioritization Index) e sono state valutate
solo quelle rilevanti per il fenotipo, seguendo i criteri proposti da ACMG e
valutate da un’equipe multidisciplinare composta dal genetista clinico e da
altri medici specialisti, genetic counselor, genetista molecolare e
bioinformatico. Le varianti considerate patogene o probabilmente tali, verificate
con Sanger e ricercate sempre con Sanger anche nei genitori, quando disponibili.
Quando non si è arrivati alla diagnosi sono stati riesaminati i dati ottenuti
da WES per identificare nuovi geni compatibili con il fenotipo dei pz. WES ha
consentito la diagnosi, dopo 4.5 mesi, in 46/80 bambini (57.8%) di 48 diverse
malattie genetiche (21 AD, 21 AR, 3 XL). In 21 pz eseguiti altri test genetici
(Sanger di geni, pannello NGS, metilazione, mutazioni mitocondriali) con una
resa diagnostica in 11 (13.75%), in 10 la mutazione è stata identificata anche
con WES. La diagnosi con WES ha comportato un cambiamento del management
clinico in 15 dei 46 pz: in 3 iniziato un ulteriore trattamento, in 1 il trattamento
in corso è stato sospeso, in 4 è stato modificato, in 9 è stata applicata una
sorveglianza di complicazioni cliniche legate alla diagnosi ed in 1 è stata
sospesa la sorveglianza in quanto la diagnosi clinica è risultata non corretta.
Di questi 15 pz che hanno avuto modificato il trattamento 11 non avrebbe avuto
la diagnosi seguendo il percorso standard. Infine la ricorrenza: 28 famiglie
sono risultate a rischio (rischio dal 25 al 50%) per future gravidanza contro sole
13 famiglie con la procedura diagnostica standard. Nei consanguinei di primo
grado il controllo mutazionale a cascata ha consentito di individuare la
condizione del probando in 5 fratelli e in 7 genitori, in due genitori ed 1
fratello senza il sospetto clinico. Punti deboli di questo studio: mancano nel
confronto i controlli, i numeri sono piccoli, si tratta di una popolazione
selezionata in particolare mancano pz con fenotipo unico. Ma l’applicazione di
WES come primo esame genetico nei casi non familiari risulta avere una
significativa utilità diagnostica e di management clinico. C’è la necessita di altri
studi per la valutazione del costo-beneficio, dell’impatto psico-sociale e degli
effetti sulla riproduzione.
The cancer predisposition revolution. Science 2016;352:1052. Sottotitolo “How was the inherited basis of cancer
foreshadowed (prevista)?”. La
storia e le prospettive della ricerca sulla predisposizione alle sindromi del
cancro che ha consentito e consentirà di identificare altri geni critici della
carcinogenesi. Partendo dal 1969 quando Li
e Fraumeni descrissero una costellazione di vari tipi di cancro nei familiari
di 4 bambini di famiglie diverse con sarcoma dei tessuti molli ipotizzando una
malattia genetica a trasmissione autosomica dominante, quando il cancro non era
considerato una malattia genetica e ben prima che venisse formulata l’ipotesi
del two-hits di Knudson. E la metodologia applicata ha aperto la strada
all’individuazione di nuove sindromi tumorali e di geni di suscettibilità. Ora
con l’applicazione del NGS è possibile trovare tutte le mutazioni germinali della
sindrome Li-Fraumeni e sono mappati con grande precisione i genomi dei tumori. Questo
consente di individuare gli eventi genetici ed epigenetici, ad esempio la presenza
di una mutazione di TP53 che ne modifica l’effetto fenotipico, rendendo
possibile per il singolo pz prevedere il tipo di tumore e quindi una
sorveglianza e terapia personalizzata. Un motivo di ricordare la s. Li-Fraumeni
è che le famiglie tramite l’International Li-Fraumeni Exploration (LiFE)
Research Consortium sono state “the “glue” that keeps clinicians,
clinician-investigators, and basic scientists working toward a common goal”.
(il
ruolo delle famiglie e dei singoli pazienti è stato fondamentale anche per altri
gruppi di patologie, come ad es. per le Neurofibromatosi, in cui il contributo
delle due associazione laiche, americana ed europea, ha consentito
l’individuazione dei geni responsabili, la comprensione dei meccanismi
patogenetici e lo stimolo a collaborazioni internazionali per sperimentazioni
cliniche molto promettenti, ndr).
Paying for
future success in gene therapy. Science 2016;352:1059. Sono passati 44 anni dalla
prima sperimentazione di terapia genica e in questi decenni abbiamo
fantasticato sulla futura possibilità di curare con successo malattie non
curabili (malattie degenerative) o per malattie per le quali la terapia è poco
efficace e rapida, addirittura paragonando la terapia genica ad un intervento
chirurgico risolutore i cui effetti sono per tutta la vita o la cura attuale è complessa
e protratta nel tempo (es. Emofilia A). Da allora vi sono stati buoni risultati
delle sperimentazioni cliniche di terapia genica per alcune malattie come
alcune immunodeficienze, l’emofilia B, una forma di retinite pigmentosa, la
beta-talassemia e la distrofia metacromatica, sperimentazioni cliniche che
potrebbero essere approvate dalla FDA entro i prossimi 3 anni. Ma quali sono le
difficoltà della sua applicazione? La rarità delle condizioni da trattare, le
scarse informazioni sulla sua durata di alcune terapie, la sostenibilità
economica con tre giustissime domande: “what
is the appropriate price to charge the patient and, ultimately, society? How
should that price be determined? Who will pay?”. Vedi tabella dei costi per le
terapie tradizionali e la terapia genica per fibrosi cistica (terapia di
supporto 25.000 $ USA/anno,
farmaco per stimolare la funzione di CFTR 300.000 $/anno), terapia enzimatica per m. Gaucher 200.000 $/anno, per terapia profilattica o
periodica di FVIII 300.000 $/anno,
terapia standard di supporto e idrossiurea per Falcemia 25.000 $/anno, senza
tenere conto dei costi lavorativi, sociali e della famiglia. L’unica terapia
genica sinora approvata in Europa, Glybera, ma per la quale vi sono dubbi sulla
sua reale efficacia, riguarda una condizione rarissima di difetto di
lipoprotein lipasi che costa >1 milione di $ per paziente. Sembrano costi
spaventosi ma non lo sono se paragonati con i costi per le terapie tradizionali
come il trapianto di organo per patologie genetiche (midollo osseo per la
talassemia o altre malattie genetiche che sono più di 0.5 milioni di $/paziente).
I costi però devono essere “ragionevoli” che tengano conto delle modalità di
preparazione (costose per le terapie che ricorrono al vettore virale, molto
meno per altre), dei costi per lo sviluppo della terapia, di produzione, di
approvazione (alti) da parte delle agenzie come la FDA, della frequenza della
patologia, della reale efficacia, dei costi della terapia tradizionale, della
frequenza dell’intervento terapeutico (uno solo o ripetuto).
MALATTIE NEUROLOGICHE/NEUROMUSCOLARI/NEURODEGENERATIVE/
PSICHIATRICHE
The neurogenetics of
alternative splicing. Nature Reviews Neuroscience 2016;17:265. Il precursore dell’mRNA (pre-mRNA) è soggetto
ad una reazione di splicing, processo fondamentale per la regolazione dei geni
degli eurocarioti. Nei mammiferi quasi tutti i geni con più esoni producono
molte isoforme di mRNA tramite le modificazioni di scelta del sito di splicing
che porta a produrre proteine con diversa struttura e funzione o a modificare
la localizzazione del mRNA, la traduzione o il suo decadimento. Questo
importante processo è particolarmente attivo per i geni attivi nel SNC che
generano isoforme proteiche specializzate richieste dalla complessità cellululare
e funzionale di questo organo. Questo spiega perché difetti di splicing siano
implicati in numerose malattie neurologiche e neurodegenerative. In questa
Review vengono presentati i recenti risultati di studi genetici sullo sviluppo
neuronale e sulla funzione dei neuroni maturi di topo e le prospettive di
comprensione dei complessi programmi genetici controllati dalle proteine che,
nel corso dello sviluppo e in età matura, regolano il processo di splicing.
The new definition and diagnostic
criteria of Parkinson’s disease. Lancet
Neurology 2016;15:546. Lettera di
commento ai nuovi criteri diagnostici proposti dalla International
Parkinson Disease and Movement Disorder Society.
Treating neurodegenerative disease
before illness: a challenge for the 21st century. Lancet Neurology 2016;15:540 e Personal View sullo stesso
fascicolo (Challenges of modifying disease progression in prediagnostic
Parkinson’s disease. Pg 637). Avere la possibilità di riconoscere i primi meccanismi
della patologia neurologica (“stadiare” la neurodegenerazione come si fa con i
tumori? Ndr) vuol dire programmare più precisamente le sperimentazioni cliniche
e proporre terapie più efficaci anche per il periodo della loro
somministrazione.
Genetic
risk for autism spectrum disorders and neuropsychiatric variation in the
general population. Nature Genetics 2016;48:552. I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono
un gruppo di malattie neuropsichiatriche caratterizzate da difetto di
comunicazione sociale e di interessi ristretti e ripetitivi. Si stima che SNP
comuni spiegano almeno il 20% della predisposizione a queste patologie e che nel
10-20% dei casi sono identificabili varianti de novo, che tutte insieme contribuiscono però solo per <5%
della predisposizione. Ma nella popolazione non affetta, con un ampio spettro
di interazione e comunicazione sociale, possono essere presenti praticamente tutti
i fattori di rischio genetico di ASD. In più frequentemente nei consanguinei di
pz sono presenti alcuni caratteri, in parte ereditati, della patologia, ed
anche geneticamente correlati con la diagnosi. Ma non si conoscono gli effetti
del rischio genetico nelle persone non accertate per segni neuropsichiatrici.
Ricorrendo ad ampi database del ASD e di popolazione è stata identificata
un’associazione tra rischio genetico genome-wide per ASD e variazioni sociali e
comportamentali che costituiscono uno spettro comportamentale, con un estremo
che porta alla diagnosi di ASD o di altre malattie neuropsichiatriche. Questo
modello potrebbe aiutare a interpretare i risultati di studi sui meccanismi
biologici delle patologie neuropsichiatriche.
Neurobiology
of social behavior abnormalities in autism and Williams syndrome. Nature
Neuroscience 2016;19:647.
Il comportamento sociale si basa sulla capacità di comunicare in modo appropriato
con gli altri. Le persone devono percepire, processare ed interpretare i
segnali sociali e rispondere adeguatamente. Queste funzioni sono mediate da
aree cerebrali chiamate “cervello sociale”, in particolare la corteccia mediale
prefrontale, amigdala, insula anteriore, corteccia cingolata anteriore, giro
frontale inferiore e solco temporale superiore. Due malattie neuropsichiatriche
hanno anomalie opposte del comportamento sociale: Autismo (iposociabilità) e s.
Williams (ipersociabilità). In questa review vengono discusse le maggiori
teorie relative sulla fisiologia e funzione del comportamento sociale nel
contesto di queste due condizioni (soprattutto ASD) e vengono sottolineati gli
aspetti che necessitano di future ricerche, focalizzando per ASD soprattutto le
forme monogeniche da Shank3 e da
Chd8 e
per WS studi in modelli animali (bertuccia) con procurata delezione di
Gtf2i, gene che sappiamo che nell’uomo e nell’animale è il principale
responsabile (insieme a Gtf2ird1) del fenotipo comportamentale e del
neurosviluppo della sindrome.
Autism-associated
SHANK3 haploinsufficiency causes Ih channelopathy in human
neurons. Science 2016;352:672.
Mutazioni di SHANK3, proteina dello scaffolding (impalcatura) particolarmente abbondante
nelle densità postsinaptiche (parte della sinapsi formata da grandi quantità di
proteine strettamente legate tra loro) delle sinapsi eccitatorie ma espresso
anche in molte cellule di altri tessuti, sono causa di alterata trasmissione
sinaptica e clinicamente di anomalie comportamentali simil-autistiche. In
questo studio è stata introdotta una delezione condizionale di SHANK3, ma non
degli altri geni coinvolti nella s. Phelan-McDermid (microdelezione 22q13), nelle
cellule staminali embrionali umane ed è stato studiato l’effetto in neuroni
eterozigoti ed omozigoti della mutazione, il cui fenotipo è stato anche confrontato
con quello di neuroni murini con mutazione di SHANK3. La mutazione del gene
determina una canalopatia con effetto principale di una specifica alterazione
dei canali ionici attivati da nucleotidi ciclici (HCN). L’alteratazione cronica
delle correnti di membrana potrebbe spiegare il fenotipo di pz con s.
Phelan-McDermid, come il deficit cognitivo e la predisposizione all’epilessia.
C9ORF72 poly(GA)
aggregates sequester and impair HR23 and nucleocytoplasmic transport proteins. Nature Neuroscience 2016;19:668. Le inclusioni
neuronale presenti nella Demenza frontotemporale e nella Sclerosi Laterale
Amiotrofica, due malattie neurodegenerative con ampia sovrapposizione clinica,
contengono gran quantità di aggregati poli(GA)(G4C2) del
gene C9ORF72. Per studiare la tossicità degli aggregati sono stati generati
topi con la patologia da poli(GA), neurodegenerazione e anomalie
comportamentali della FTD e ALS. Il meccanismo patogenetico dell’espansione di
ripetizioni è dovuto alla perdita di funzione del gene C9ORF72 con riduzione di
espressione di mRNA e tossicità mediata da RNA che contiene ripetizioni di
senso o antisenso. In questo studio si
dimostra che alcune proteine (HR23A e HR23B) coinvolte nel trasporto
nucleo-citoplasmatico sono sequestrate da poli(GA), con l’effetto di un
accumulo di proteine ubiquinate e con una riduzione dei livelli di una
proteina, Xeroderma pigmentoso C. La conclusione degli AA è che il sequestro di
queste proteine di trasporto è il risultato e nello stesso tempo un contributo
alla patologia causata da poli(GA).
SnapShot: Microglia in Disease. Cell
2016;165:1294. Lo sviluppo
e la manutenzione del SNC dipende dall’azione della microglia che plasma e
rifinisce le connessioni neuronali. La sua sregolazione contribuisce a causare
le patologie del neurosviluppo come l’autismo, le malattie neurodegenerative
come l’Alzheimer, la schizofrenia e il dolore cronico neuropatico. In questa “istantanea”
ne vengono riassunte le anomalie in queste malattie.
GENETICA UMANA/CLINICA
Chromosomal deletion at 22q11.2 and
Parkinson’s disease. Lancet Neurology 2016;15:538. Commento
dell’articolo (Deletions at 22q11.2 in idiopathic Parkinson’s disease: a
combined analysis of genome-wide association data. Pg. 585) sull’associazione tra la nota sindrome da delezione 22q11.2 e
Parkinson, associazione suggerita da alcuni case report del 2009 e 2012 e da
uno studio successivo che ha confermato quanto segnalato in un gruppo di pz con
la sindrome da microdelezione, sottolineando il ritardo della diagnosi di
Parkinson per la terapia antipsicotica usata nei pz deleti e per la sua
precocità di comparsa. In questo lavoro è stata cercata la microdelezione
(array) in più di 9.000 pz europei con Parkinson e quasi 14.000 controlli: 8 pz
sono risultati portatori della classica microdelezione da 3 Mb, nessuno dei
controlli. In più di 8.000 pz di cui era nota l’età di comparsa del Parkinson
l’analisi ha riscontrato una precocità di comparsa nei deleti rispetti ai non
deleti. Utile da tenere presente nel counseling per ambedue le situazioni.
(Non mi risultano geni noti del Parkinson nel
segmento deleto: PLA2G6 del PARK 14 AR è in 22q13.1,
FBXO7 del PARK 15 AR è in 22q12.3, ndr). A 1.5 Mb dalla microdelezione classica
c’è COMT, che degrada le catecolamine,
tra cui la dopamina usata nella terapia del Parkinson, che è un gene candidato
per Parkinson (e di suscettibilità per alcune malattie neurologiche, tra cui l’anoressia
nervosa e disturbi comportamentali, OMIM). Ipotesi: aploinsufficienza di
uno o più geni della regione deleta, una mutazione recessiva dell’allele non
deleto o effetto di posizione?
Mosaic loss of chromosome Y is associated with common
variation near TCL1A. Nature
Genetics 2016;48:563. E’
frequente la perdita del cromosoma Y in mosaico (mLOY) legata
all’invecchiamento ed al fumo. In questo studio si è verificato
prospetticamente se vi sia una relazione tra mLOY e cancro non ematologico in 3
differenti popolazioni (con cancro, senza cancro, e con suscettibilità genetica
a mLOY). Il 7% degli uomini ha mLOY con prevalenza associata all’età (18.7% >80
anni)(OR 1.13) ed associata al fumo (OR 2.35), proporzione che si riduce se si
smette. mLOY non è associato a tumori né con la sopravvivenza dopo la loro diagnosi.
Con GWAS osservata un’associazione tra mLOY e il gene TCL1A (T-Cell
Leukemia/Lymphoma 1A), dato che potrebbe essere utile per conoscere la base
biologica del rapporto tra mLOY ed età e fumo.
Chd7 cooperates
with Sox10 and regulates the onset of CNS myelination and remyelination. Nature
Neuroscience 2016;19:678. Un gene
della famiglia di CHD (chromodomain helicase DNA-binding), una classe di enzimi che modificano la
cromatina, CHD7 è il principale gene malattia della sindrome CHARGE (MIM
#214800). In questa sindrome, oltre all’attesa di vita ridotta (5 gg-46 anni) e
alla disabilità intellettiva sono frequentemente presenti anomalie del corpo
calloso e del verme cerebellare ed anomalie della sostanza bianca, che suggeriscono
un difetto di mielinizzazione cerebrale. Il gene è un bersaglio trascrizionale
diretto dei fattori che promuovono l’oligodendrogenesi del SNC (gli
oligodendrociti producono la guaina mielinica che isola elettricamente gli
assoni e che promuove nel SNC la rapida propagazione dei potenziali di azione),
Olig2 e Smarca4/Brg1, ed è necessario per la corretta mielinizzazione e
riemielinizzazione del SNC. In vitro si dimostra che l’espressione di Chd7 è
elevata negli oligodendrociti e la sua inattivazione causa in queste cellule
difetti di differenziazione e mielinizzazione. La mappatura genomica dei siti
di bersaglio di Chd7 e la co-immunoprecipitazione hanno consentito di
individuare un’interazione con Sox10 (gene della Neuropatia
demielinizzante periferica, s. Waardenburg e m. Hirschprung MIM #609136, della
s. Waardengurg 2E- MIM #611584 e della s. Wardengiurg 4C- MIM #613266), gene che
attiva direttamente regolatori critici della differenziazione
oligodendrocitica. E’ stato identificato anche un fattore di trascrizione della
differenziazione osteoblastica, Osterix (MIM*606633), come uno specifico
bersaglio di Chd7, anche questo critico per la differenziazione degli
oligodendrociti. Da questi risultati gli AA concludono che il rimodellatore
cromatinico Chd7 controlla la mielinizzazione e la demielinizzazione attivando
direttamente i programmi mielogenici. Il topo KO in eterozigosi di Chd7 negli
olidodendrociti è normale, mentre l’omozigosi causa difetti di mielinizzazione,
fatto che indica una soglia sotto la quale si produce l’anomalia. Sottolineate
le implicazioni in termini di conoscenza e di possibile terapia non solo per la
s. CHARGE ma anche per le malattie demielinizzanti in generale.
Translating
RNA sequencing into clinical diagnostics: opportunities and challenges. Nature
Reviews Neuroscience 2016;17:257. Review sul sequenziamento RNA, definito un “shot-gun sequencing
of the transcriptome”. Il recente sviluppo delle tecnologie di RNA-seq promette
di avere un notevole impatto sulla diagnosi, prognosi e terapia di varie
malattie, tra cui sicuramente il cancro e le malattie infettive.
Loss of RPGR
glutamylation underlies the pathogenic mechanism of retinal dystrophy caused by
TTLL5 mutations. PNAS 2016 E2925. Le distrofie retiniche, note come retiniti pigmentose
(RP), sono patologie degenerative che interessano i fotorecettori e
un’importante causa di cecità. Sono noti almeno 200 geni coinvolti (https://sph.uth.edu/retnet/sum-dis.htm). Uno di questi, che rappresenta il 20% di tutte le RP e il
70% delle RP XL, è RPGR (retinite pigmentosa
regolatore GTPase) causa della Distrofia dei coni e bastoncelli XL (MIM#304020,
nel 95% dei casi, e altre anomalie retiniche sindromiche e non sindromiche nei
casi restanti), che codifica una proteina ciliare. Un altro gene, non
correlato, TTLL5 (tubulin tyrosine ligase like 5), quando mutato è responsabile di una degenerazione fotorecettoriale con
cecità (Distrofia dei coni e bastoncelli 19, MIM #615850). In questo lavoro si
dimostra che la funzione di RPGR a livello delle cilia dei fotorecettori
richiede la glutamilazione da parte di TTLL5, processo che consiste in una
modificazione post-traduzionale con aggiunta di glutammato alle proteine
bersaglio. I topi nulli di uno dei due geni sviluppano a una certa età un
analogo fenotipo caratterizzato da degenerazione dei fotorecetori ed ad
un’anomala localizzazione di opsina, proteina transmembrana. In questo lavoro
si è identificato quindi un nuovo regolatore di RPGR e dimostrato che nell’uomo
le mutazioni patogene di questi due geni hanno un comune meccanismo
patogenetico.
ROR1 is
essential for proper innervation of auditory hair cells and hearing in humans
and mice. PNAS 2016;113:5993.
Ipoacusia neurosensoriale, patologia presente in 1 nato su 500, ha una causa
genetica in più della metà dei casi; in un terzo dei casi sono rilevabili
anomalie dell’orecchio interno che possono essere sindromiche, ma più spesso
non sono sindromiche. Nonostante i progressi fatti nel campo della diagnosi
genetica della sordità (vedi bellissimo http://hereditaryhearingloss.org, ndr),
in buona parte dei casi di sordità con anomalie dell’orecchio interno non si
riesce ad identificare la causa. Grazie a studi in organismi modello,
soprattutto topi, sono stati individuati ortologhi umani di molti geni murini
causa di sordità. Grazie soprattutto all’applicazione del sequenziamento
esomico (sappiamo infatti che l’85% delle mutazioni causative delle malattie
mendeliane sono nelle regioni codificanti una proteina, nonostante il fatto che
queste regioni siano solo il 2% del genoma) sono stati individuati altri geni
della sordità. In questo lavoro l’applicazione di WES in due fratelli di una
famiglia di consanguinei pachistana con grave ipoacusia NS e fusione della
coclea e del vestibolo in una cavità comune, associata in solo uno dei due
fratelli a coloboma irideo e pseudoschisi labiale, isolata nell’altro, è stata
individuata una mutazione missenso in omozigosi di un nuovo gene dell’ipoacusia
NS, ROR1 (receptor tyrosine kinase-like orphan receptor 1; MIM *602336). Nel
topo mutante Ror1 si è rilevata un’anomalia di innervazione cellulare e della
coclea.
Will Precision Medicine Move Us beyond Race? NEJM
2016;374:2003. Da tempo si parla dell’utilità di tener conto dell’origine
etnica nella prescrizione e nel dosaggio dei farmaci, perché l’origine
geografica correla con le variazioni genomiche. Ma è stata ampiamente criticata
la scelta del trattamento basandosi su questa catena di correlazioni tra
l’origine etnica che il pz dice di avere e il genotipo. Ne vengono fatti esempi
in USA, come l’dralazina/nitrato per l’insufficienza cardiaca negli
afro-americani, la non somministrazione di ACE inibitori negli afro-americani
per la loro scarsa sensibilità al farmaco, i rischi connessi all’uso di
Clopidogrel (malattie cardio-vascolari) per i portatori di certi alleli (CYP2C19*2 or CYP2C19*3 allele) del gene nella popolazione delle isole del Pacifico. Il 21% delle “new molecular entities”
approvate dalla FDA nel periodo 2008-2013 riportano nel foglietto illustrativo
differenze etniche per la farmacocinetica, la sicurezza, l’efficacia o di
farmacogenomica. Ci sono alcuni ostacoli da superare se si vorrà sostituire l’indicazione
etnica con una medicina veramente di precisione: 1. Necessità nelle ricerche
genomiche di analizzare i dati tenendo conto delle differenze intra- e
inter-popolazioni, includendo anche studi a lungo termine della risposta ai
farmaci. 2. I costi di farmaci adatti ad una data popolazione saranno maggiori
e saranno richieste, soprattutto dalle compagnie di assicurazioni, chiare
evidenze scientifiche del loro significato, e questo può risultare molto
difficile se la condizione è rara o molto rara. 3. La complessità e la quantità
dei dati che verranno forniti (genomici, dieta, abitudini di vita) renderanno
difficile l’applicazione pratica della medicina di precisione. Se la si vorrà
applicare sarà necessario dedicare a questo risorse e training per il sistema
sanitario e per i medici che dovranno prescrivere i farmaci.
Variant ASGR1 Associated with a Reduced Risk of
Coronary Artery Disease. NEJM 2016;374:2131. In un’ampia
popolazione dell’Islanda ed europea mediante sequenziamento genomico è stata
individuate una delezione di 12 pb nell’introne del gene ASGR1, che codifica
una subunità del recettore della asialoglicoproteina, una lectina che partecipa
all’omeostasi delle glicoproteine circolanti; la delezione attiva un sito di
splicing criptico che comporta una proteina tronca precocemente degradabile.
Gli eterozigoti (1:120 persone) hanno bassi livelli di colesterolo non HDL e un
ridotto rischio di malattia coronarica. Ampliando l’analisi genetica nella
popolazione islandese è stata trovata un’altra variante con perdita di funzione
del gene (frequenza 1:1.850) associate a bassi livelli di colesterolo non HDL. I
risultati portano a concludere che l’aploinsufficienza di ASGR1 è associata a
basso rischio di malattia coronarica suggerendo un rapporto tra pathway della
sialinizzazione e aterosclerosi.
Coregulation of tandem duplicate genes slows evolution of subfunctionalization in mammals. Science 2016:352:1009. Duplicated genes are primarily maintained in mammalian genomes by reducing expression of one copy.
CRISPR-directed
mitotic recombination enables genetic mapping without crosses. Science
2016;352:113. CRISPR generates targeted recombination events for rapid and
systematic identification of causal genetic variants in yeast.
Tension-Time
Integrals and Genetic Cardiomyopathy: The Force Is with You. Cell
2016;165:1094. Editoriale di un articolo sullo
stesso fascicolo (A Tension-Based Model
Distinguishes Hypertrophic
versus Dilated Cardiomyopathy. Pg. 1147). Le malattie ereditarie sarcomeriche sono classificate non
in base al tipo di mutazione ma in base alla morfologia cardiaca, soprattutto
perché mutazioni diverse di uno dei geni del sarcomero possono provocare, con
meccanismo non noto e non prevedibile, fenotipi opposti, cardiomiopatia
dilatativa e ipertrofica. In questo lavoro viene descritto un modello biofisico
della funzione del miocardiocitica che sembra in grado di prevedere il fenotipo
nei casi familiari di cardiomiopatia, utile per la scelta terapeutica.
SPERIMENTAZIONI CLINICHE
***
Telomeres on Steroids — Turning Back the Mitotic Clock? NEJM
2016;374:1978. Editoriale di un articolo sui risultati di una
sperimentazione clinica (ClinicalTrials.gov
number, NCT01441037) riportati sullo stesso fascicolo (Danazol Treatment for Telomere Diseases. Pg. 1922) relativi alla terapia
con un androgeno sintetico, il Danazolo, per far allungare i telomeri di pz, di
età media dai 28 ai 49 anni, con malattia dei telomeri, dovute a mutazioni di
geni responsabili del mantenimento e riparazione telomerica. Queste patologie
portano a disfunzione di organi quale l’insufficienza midollare (anemia
aplastica soprattutto nei giovani), cirrosi epatica, fibrosi polmonare
(soprattutto nelle persone di età > 30 anni) e aumentato rischio di cancro.
In totale 27 pz con mutazione di uno dei geni responsabili della malattia: 10
pz da mutazione di TERT, 7 di
TERC, 3 di DKC1, 1 di RTEL1 e 6 pz in cui non sono state individuate mutazioni
di questi geni. L’obiettivo principale
di questo studio era di determinare se in questi pz che avevano una
significativa perdita telomerica d’origine genetica (tasso di accorciamento
telomerico di 120 pb/anno, valori normali 60 pb/anno), la terapia con androgeni
era in grado di ridurne l’entità. Tutti i 12 pz trattati a 24 mesi hanno avuto
una normalizzazione dell’accorciamento telomerico dei leucociti e 11
addirittura un allungamento telomerico (ampia variazione tra pz, media 360 pb
dopo 1 anno). Lo studio è stato quindi sospeso per i risultati ottenuti. In 19
di 24 pz che sono stati valutati a 3 mesi e in 10 di 12 pz trattati per 24 mesi,
in questi ultimi vi è stata anche una risposta ematologica positiva. Risultati
da considerarsi molto promettenti che possono farci conoscere meglio il ruolo
dei telomeri e della telomerasi nelle cellule staminali ematopoietiche.
Hemophilia Therapy — Navigating Speed Bumps on the Innovation Highway. NEJM
2016;374:2087. Editoriale di commento dei risultati di due sperimentazioni cliniche (Factor
VIII–Mimetic Function of Humanized Bispecific Antibody in Hemophilia A. Pg.
2044)(A Randomized
Trial of Factor VIII and
Neutralizing
Antibodies in Hemophilia A. Pg. 2054) su due
diversi approcci terapeutici per migliorare la terapia dell’Emofilia A in cui
la classica profilassi o terapia con fattore VIII ricombinante richiede
infusioni frequenti (3 volte/settimana o anche giornaliera) e nel 30% dei casi
gravi si producono alloanticorpi anti-fattore VIII (inibitori del fattore VIII)
rendendo impossibile il ricorso a tale terapia e richiedendo altre terapie poco
efficaci. Nel primo lavoro vengono presentati i risultati con un farmaco Emicizumab (ACE910), un
anticorpo monoclonale umanizzato bispecifico (frammenti di due diversi
anticorpi monoclonali), copia conformazionale del fattore VIII che ne mima la
funzione legandosi ai fattori IX e X. In 18 pz
giapponesi con una grave Emofilia A, con o senza inibitori del fattore VIII, la
sua somministrazione settimanale è stata in grado di ridurre significativamente
gli episodi emorragici. Nel secondo lavoro (molti AA italiani)(ClinicalTrials.gov
number, NCT01064284) si è voluto verificare l’incidenza di
comparsa di inibitori di fattore VIII in 251 bambini con Emofilia A grave
trattati con fattore VIII di origine plasmatico contenente il fattore von
Willebrand o fattore VIII ricombinante. In totale il 30% ha sviluppato
inibitori, ad alto titolo nel 66% di questi. I pz trattati con fattore VIII
derivato da plasma con fattore von Willebrand hanno invece una significativa
minor incidenza di inibitori rispetti a quelli trattati con fattore VIII
ricombinante. Questi risultati saranno utili mettere a punto la miglior
strategia terapeutica nei bambini con Emofilia A e per capire i meccanismi
della immunogenicità dei preparati in uso.
New ISSCR guidelines: clinical
translation of stem cell research. Lancet 2016;387:1979. Aggiornate il 12 Maggio 2016 le Guidelines for Stem Cell Research and
Clinical Translation della International Society ISSCR) for Stem Cell Research
(http://www.isscr.org/guidelines2016). Le nuove linee guida combinano quelle
per l’applicazione clinica con le linee guida del 2006 del ISSCR che
riguardavano la ricerca delle cellule staminali embrionali umane, quindi sia la
ricerca traslazionale che quella di base. Questo per rispondere ai recenti
sviluppi politici e della ricerca, come ad esempio la prevenzione di malattie
mitocondriali mediante sostituzione dei mitocondri nella riproduzione
assistita. Le linee guida presentano anche 5 principi generali che sono, oltre
alla completezza del progetto di ricerca, il fatto che l’obiettivo principale
sia la salute del pz, il rispetto per i partecipanti, la trasparenza e la
giustizia sociale. Quindi un interesse per i partecipanti con varie
raccomandazioni, tra cui quella che riguarda la registrazione della
sperimentazione in un database pubblico, la pubblicazione rapida dei risultati
e l’incoraggiamento alla condivisone dei dati del singolo pz. E per prevenire
quanto successo in passato, indicano che prima di rendere una terapia
disponibile ad un’ampia popolazioni fuori dalla sperimentazione occorre che
siano stati condotte sperimentazioni di sicurezza ed efficacia. La principale
funzione di queste linee guida, conclude questo commento, è di far sì che i
vari attori (pz, ricercatori, popolazione, industria e finanziatori) siano
convinti che la collaborazione sia nel pieno interesse di ciascuno di loro.
From the patient to the trial:
networking for success. Lancet
Neurology 2016;15:549. La frase di
introduzione è molto significativa per chi vuole organizzare un sperimentazione
clinica: “Education
and awareness are at the nucleus of any engagement process”. Devono essere
coinvolti nelle sperimentazioni cliniche non solo i pazienti ma l’intera
società per renderle comprensibili e finanziabili. In questa breve nota viene presentata
un’iniziativa, RELIEF (http://relief.news/home/) collegata ad una
comunità online di ricercatori che si occupano della neurobiologia del dolore
cronico, Pain Research Forum di Boston. RELIEF fornisce ai pz le informazioni
necessarie per essere in grado di diffondere nella società il significato della
ricerca, dei suoi obiettivi e favorire discussioni pubbliche su alcuni aspetti
dibattuti come ad es. l’“opioid crisis”, possibilità di prescrizione degli
oppioidi e limiti al loro uso (ad es. vedi http://www.hazeldenbettyford.org/articles/opioid-crisis-priorities, ndr). Altri
network hanno popolazione target più limitata, come NIH StrokeNet (sostenuto
dal National Inst. Neurological Disorders and Stroke), dedicata a ricercatori,
personale sanitario e studenti per la prevenzione dell’ictus, con vari
obiettivi tra cui la preparazione delle sperimentazioni cliniche e la
collaborazione tra i vari centri. Ed altre iniziative come The Michael J Fox
Foundation for Parkinson’s Research che punta soprattutto sul reclutamento dei
partecipanti alla ricerca clinica. Commenta il
responsabile di Research Communications “We definitely find it easier to recruit
people to research studies that address the most urgent and challenging issues”
e l’estensore di questa nota termina “This may sound like a nobrainer
(decisione semplicissima), but some might say it has been a long time coming
(la aspettavamo da tempo).
Prove the worth of basic
research. Nature 2016;533:465. Da sottolineare e
celebrare due differenti iniziative europee per favorire la ricerca di base,
trascurata. La European Investment Bank,
che finanzia gli stati membri per raggiungere gli obiettivi fissati dalla EU,
ha dato un prestito corposo ad una start up greca per la ricerca di base. E il
Presidente dell’European Research Council (ERC) ha annunciato che ha iniziato
il monitoraggio dell’uso dei fondi di ricerca che finanzia, con risultati per
ora sorprendenti: ¾ dei progetti hanno generato avanzamenti scientifici e ¼ dei
casi potrebbero avere in futuro un impatto sull’economia, sulla società e sulla
condizione politica. Vecchia storia l’incomprensione tra politica e ricerca di
base, anche perché (come ben sappiamo, ndr) chi fa politica di solito vuole
risultati immediati per essere rieletto. E quindi ben venga l’iniziativa della
European Investment Bank che dimostra che la ricerca di base potenzialmente può
dare risultati utili.
Vedi anche Major
funder tracks impact. European Research Council embarks on an unusual
evaluation that could inspire others. Pg. 477.
TERAPIA GENICA E GENE EDITING
First trial of
CRISPR in people. Nature 2016;533:476. Dove? (in Cina ovviamente, ndr). Un oncologo delle Sichuan
University’s West China Hospital in Chengdu ha avuto il via libera dal comitato
etico per iniettare cellule modificate con la tecnica del gene-editing CRISPR-Cas9
in pz con cancro polmonare metastatico insensibile alle usuali terapie, terapia
che inizierà nel prossimo mese. Verranno prelevate cellule T dai pz, prodotto
il KO di un gene la cui proteina, PD-1 (programmed cell death 1), (che è un recettore
di membrana membro della superfamiglia B7 coinvolta nella immunomodulazione
OMIM), moltiplicate e successivamente iniettate di nuovo nel pz.
Da notare che la FDA americana, che sta valutando un’analoga
richiesta USA già approvata da NHI, lo scorso anno ha approvato una terapia del
cancro al polmone con due anticorpi che bloccano PD-1, terapia che è certamente
meno efficace del KO del gene con CRISPR-Cas9.
Da notare che l’iter per l’approvazione del progetto cinese
è durato solo 6 mesi, con continuo scambio di informazioni tra ricercatori e la
commissione. (Speriamo che tutta vada bene, ma teniamo presente e senza alcuna
invidia il commento di un bioeticista giapponese, ndr): “China has had a
reputation for moving fast — sometimes too fast — with CRISPR” (penso si
riferisca all’esperimento di gene editing embrionale umano, ndr).
Site-specific
genome editing for correction of induced pluripotent stem cells derived from
dominant
dystrophic
epidermolysis bullosa. PNAS 2016;113:5676. Nelle
malattie da mutazione dominante negativa il prodotto genico mutante interferisce
con il prodotto dell’allele normale. La tecnica dell’endonucleasi
sito-specifica provoca una rottura a doppio filamento con riparazione NHEJ
(nonhomologous endjoining), cioè un semplice ricongiungimento delle estremità
della rottura che può facilmente portare a delezione o mutazione. Sfruttando
questa caratteristica di “error prone” del NHEJ con KO del gene e lasciando
l’allele normale intatto si possono trattare le malattie genetiche dominanti
negative. Questa tecnica associata alla tecnologia delle cellule staminali
totipotenti con possibilità di differenti differenziazioni e di crescita
illimitata offre insperate possibilità terapeutiche per queste malattie. E’
stata applicata con successo in vitro
ricorrendo a fibroblasti in colture di un pz con Epidermolisi bollosa
distrofica AD (MIM #131750) da mutazione di COL7A1, gene codificante il
collagene VII. La mutazione compromette l’assemblaggio della proteina in
fibrille che ancorano la membrana basale al derma sottostante. Le cellule
staminali sono state differenziate in cheratinociti e fibroblasti che secernono
tale collagene. Il prodotto troncato di COL7A1 non si associa al prodotto
normale né va incontro alla formazione della tripla elica. Quindi CRISPR/Cas9 e
TALENs possono essere impiegate per il trattamento della Epidermolisi Bollosa
Distrofica.
EPIGENETICA
***
Fat eggs shape
offspring health. Nature Genetics 2016;48:478. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Epigenetic germline inheritance of
diet-induced obesity and insulin resistance. Nature Genetics 2016;48:497)
per verificare se l’eredità epigenetica trasmessa tramite i gameti sia in grado
da sola di aumentare la suscettibilità all’obesità e al Diabete mellito 2 nella
prole. Si vuole così distinguere gli effetti sul metabolismo della prole da
parte di eventuali fattori epigenetici trasmessi per via gametica da quelli
prodotti dell’ambiente uterino. Per assicurare la sola eredità gametica in
questo studio nel modello animale di topo con dieta ad alto contenuto di grassi
si è utilizzata la fertilizzazione in
vitro dimostrando che la suscettibilità della prole a malattie metaboliche
viene trasmessa tramite l’oocita con eredità epigenetica. Osservata infatti una
differenza in base al sesso del genitore: femmine da oociti o spermatozoi
esposti a dieta grassa diventano obese rispetto a femmine da gameti di topi con
dieta normale, con effetto ancor maggiore se ambedue i genitori erano in dieta
grassa. Invece i maschi diventano obesi solo se l’oocita è stato esposto alla
dieta grassa. Sia femmine che maschi acquistano resistenza insulinica e
intolleranza glucidica solo se per dieta grassa materna. Non sono noti i
meccanismi epigenetici alla base di questa eredità.
Vedi anche Spigolature Maggio 2016 Epigenetic germline inheritance of diet-induced obesity and insulin
resistance. Nature Genetics 2016;48:497.
TERAPIE NUOVE E
MODELLI ANIMALI
Three-person
embryos may not expel harmful genes. Nature 2016;533:445. Technique to stop children inheriting
mutated mitochondria has potential to backfire. Da
alcuni esperimenti dell’uso della tecnica di sostituzione mitocondriale per
gravidanze di donne con mutazione del DNA mitocondriale (lui, lei e l’altra,
ndr)(vedi selezione articoli Marzo 2016 e precedenti Mitochondrial Replacement Techniques —
Implications for the Clinical Community. NEJM 2016;374:1103),
approvato dal Parlamento ma non ancora in applicazione clinica in Inghilterra e
in corso di approvazione in USA, sembra che quei pochi mitocondri rimasti dopo
la sostituzione con mitocondri della donatrice (< del 2%) possano crescere
in numero e competere con i mitocondri sostituiti causando la malattia (Genetic Drift Can Compromise Mitochondrial Replacement by Nuclear
Transfer in Human Oocytes. Stem Cell Stem 2016;18:749). Nel lavoro si è
ricorsi alla sostituzione mitocondriale di oociti umani con mitocondri normali
e poi sono stati formati embrioni senza il ricorso al gamete maschile. Coltivati
in vitro hanno mostrato in alcune
colture una rapida crescita sino al 53.2% di mitocondri precedentemente
presenti e poi una loro altrettanto rapida diminuzione. L’ipotesi, anche
provata sperimentalmente, è che le popolazioni di DNA mitocondriale differiscano
l’una dall’altra come rapidità di replicazione. Ne consegue che se questo verrà
provato la scelta della donatrice di mitocondri dipenderà anche dalle
caratteristiche mitocondriali che dovranno essere simili come capacità
riproduttiva a quelli della ricevente. Il responsabile del lavoro commenta “I don’t think it
would be a wise decision to go forward with this uncertainty” e si augura che l’UK
Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA), che deve approvarne
l’applicazione clinica, attenda i risultati di ricerche in questo campo.
Ma
c’è chi non si ferma: vedi Late breaking abstr 9 October 2016 su Fertility & Sterility 2016;106:e375. First live birth using human oocytes
reconstructed by spindle nuclear transfer for mitochondrial DNA mutation
causing Leight syndrome (http://www.fertstert.org/article/S0015-0282(16)62670-5/pdf)
citato su Nature 28 September 2016 Nature
doi:10.1038/nature.2016.20698 ‘Three-parent
baby’ claim raises hopes — and ethical concerns” con sottotitolo: Questions
surround report of baby created using controversial mitochondrial replacement
technique. Nella nota sull’abstr. si
fa un po’ la storia della tecnica, si spiega cosa è stato fatto in questo caso condotto
da un’equipe della New Hope Fertility Center di New York che ha operato in
Messico (verranno comunicate dettagliate informazioni s questo caso alla
presentazione di Ottobre, si tratta comunque di una famiglia giordana con due
precedenti figli deceduti per s. Leigh, sono stati modificati 5 embrioni e 1
solo impiantato da cui è nato un bambino, nato in Aprile, che sta bene), e si
pongono domande sulla eticità, sulla tecnica ed i rischi che il bambino corre
(un commento è che “It is a
remarkable step but unfortunately it is not well done") e sul perché in
Messico (leggi meno restrittive). Ma comunque questo è il primo bambino nato
con questa tecnica.
Intolerable secretion
and diabetes in tolerant transgenic mice, revisited. Nature Genetics
2016;48:476. Commento di un articolo sullo stesso fascicolo (Genetic predisposition for beta cell
fragility underlies type 1 and type 2 diabetes. Nature Genetics.Pg. 519) in cui si identifica nel modello murino e
nell’uomo un nuovo meccanismo di predisposizione genetica al diabete costituito
dalla fragilità delle cellule β pancreatiche. Ottimo commento sulla patogenesi
del diabete e sui fattori predisponenti che vanno da varianti genetiche,
esposizione ambientale, influenze materne, invecchiamento e senescenza
cellulare.
Il Diabete 1 e 2 hanno in comune gli stessi meccanismi
patogenetici, ma non se ne conosce la base biologica, nel tipo 1 vi è la
distruzione autoimmunitaria delle cellule β mentre nel tipo 2 vi è una tardiva
e progressiva insufficienza di queste cellule. In questo lavoro gli AA sono
partiti dall’osservazione che il topo diabetico non obeso (NOD) sviluppa la
malattia non per una causa immunitaria ma per un intrinseco difetto delle
cellule β sono state applicate. Con una complessa analisi genetica (gene
candidato, linkage, GWAS) sono state individuate varianti del gene Xrcc4 e in
Glis3 che alterano la risposta delle cellule β di NOD allo stress di risposta a
proteine malripiegate (risposta che interrompe la sintesi proteica ed
incrementa la produzione dei chaperoni del ripiegamento proteico, wiki) e vi è
senescenza ed apoptosi. Lo stesso meccanismo trascrizionale lo si osserva nelle
isole pancreatiche dell’uomo sottolinenando quindi il ruolo della fragilità
cellulare come un meccanismo di predisposizione diabetica.
Early hyperactivity and
precocious maturation of corticostriatal circuits in Shank3B−/− mice. Nature Neuroscience 2016;19:716. Alcune persone con
autismo hanno un eccesso di sviluppo del nucleo caudato e delle aree corticali
correlate suggerendo che in queste persone vi sia una disfunzione dei circuiti
dei gangli cortio-basali. Nel topo, mediante tecniche optogenetiche ed
elettrofisiologiche, si dimostra che vi è un limitato periodo in epoca
postnatale caratterizzato da una rilevante sinaptogenesi glutamatergica nelle
proiezioni spinose dei neuroni dello striato (SPN) accompagnata da un’attività
del circuito cortico-striatale. Si dimostra anche che alterazioni della
funzione corticale interferisce con lo sviluppo dei gangli cortico-basali.
Nell’uomo la totale delezione in eterozigosi di SHANK3 causa la s.
Phelan-McDermid (MIM #606232), sindrome malformativo-dismorfica con deficit
intellettivo e segni autistici, rare mutazioni causano un fenotipo autistico.
Nel modello murino (Shank3B -/-), in cui sono presenti i classici segni dell’autismo come
comportamenti ripetitivi e ridotte interazioni sociali, vi è una precoce iperattività corticale che stimola le sinapsi
eccitatorie SPN e l’iperconnettività cortico-striatale. Questo dimostra uno
stretto legame funzionale tra corteccia e striato nel corso della prima parte
dello sviluppo postnatale, suggerendo che l’iperattività corticale sia
accompagnata da una comune disfunzione dei circuiti. Questi risultati rivelano
possibili meccanismi fisiopatologici delle malattie del neurosviluppo.
Extended
survival of misfolded G85R SOD1-linked ALS mice by transgenic expression of
chaperone Hsp110. PNAS 2016;113:5424.
Nel 10% dei pz la Sclerosi Laterale Amiotrofica è ereditaria e il 2% dei pz è
portatore di mutazione di SOD1 (superossido dismutasi). In questi ultimi pz il
prodotto mutato di SOD1 va soggetto a malripiegamento e si accumula nel citosol
dei motoneuroni spinali. Recentemente è stato descritto un meccanismo
disaggregante costituito da 3 chaperoni, uno di questi è Hsp 110. La
sovraespressione mediante tecniche transgeniche di Hsp 110 nei motoneuroni
neuroni ha comportato nel modello murino di ASL da mutazione SOD un notevole
miglioramento della sopravvivenza. La prossima tappa verso una possibile
terapia potrebbe essere quella di individuare piccole molecole induttrici di
Hsp 110.
IL-33
ameliorates Alzheimer’s disease-like pathology and cognitive decline. PNAS 2016;18
April E2705. Partendo dal fatto che nella
patogenesi dell’Alzheimer è coinvolto anche il sistema di immunità innata gli
AA hanno verificato gli effetti fenotipici della stimolazione del pathway
IL-33/ST2.
IL-33,
parte della famiglia della interleuchina 1, è un importante mediatore della
risposta immunitaria innata e un regolatore dell’attivazione della cellula
immunitaria, che si lega ad un complesso recettoriale eterodimerico che
comprende ST2). La sua stimolazione nel modello murino (APP/PS1) della malattia
produce un netto miglioramento del deficit della memoria e una riduzione
dell’accumulo di β-amiloide. Una
possibilità terapeutica.
Relevance of the COPI complex for
Alzheimer’s disease progression in vivo. PNAS 2016;113:5418. Vi sono elementi per ritenere che nell’Alzheimer in altre
condizioni patologiche vi sia un’alterata maturazione proteolitica del
precursore del peptide β-amiloide (APP). E’ stato osservato inoltre che il
traffico proteico dipendente da COPI (coat protein complex), una tappa precoce
del traffico dal Golgi al reticolo endoplasmatico, modifica la localizzazione
subcellulare di APP alterandone il metabolismo. In questo lavoro si dimostra,
sempre nel modello di topo dell’Alzheimer, che riducendo il traffico dipendente
da COPI si ha nell’animale un miglioramento della memoria ed una diminuzione
della formazione delle placche amiloidi. Da rilevare che nell’uomo sono stati
individuate marcatori genetici (SNP) associati ai geni COPI che comportano un
incremento di rischio di malattia. Altro suggerimento per testare vie
terapeutiche nuove.
Aquaporin gene therapy corrects
Sjögren’s syndrome phenotype in mice. PNAS 2016;113:5694. La sindrome Sjogren primitiva è una comune malattia
autoimmunitaria caratterizzata da autoimmunità verso le ghiandole esocrine
(salivari, lacrimali) con bocca secca (xerostomia) e cherato-congiuntivite
secca che colpisce in quasi il 90% dei casi il sesso femminile. Non se ne
conosce la causa. L’approccio terapeutico di immunomodulazione è poco duraturo
e poco efficace. In questo studio, tramite l’analisi del trascrittoma è stato
possibile studiare l’espressione genica nelle cellule e nei tessuti bersaglio
ed identificare i geni coinvolti. Il meccanismo patogenetico della xerostomia sembra
consistere nella perdita di permeabilità all’acqua. Questo ha portato a provare
nel modello murino l’efficacia della terapia genica con Acquaporina 1 (parte
della famiglia di proteine canale che facilitano il flusso veloce delle
molecole di acqua della membrana cellulare di alcuni tessuti). Si è osservato
che tale terapia normalizza la funzione secretoria delle ghiandole e riduce i
processi infiammatori locali e
sistemici. Quindi la possibilità con la terapia genica di curare la patologia delle
ghiandole salivari (e non solo) in pz con tale sindrome.
Selective
expression of mutant huntingtin during development recapitulates characteristic
features
of Huntington’s disease. PNAS
2016;113:5736. In questo lavoro, ricorrendo al
modello murino di m. Huntington con espressione della huntingtina mutante
condizionale limitata alle prime fasi dello sviluppo, si dimostra che
l’esposizione precoce alla proteina patogena causa le stesse anomalie del topo
esposto tutta la vita: degenerazione striatale, vulnerabilità alla
eccitotossicità NMDA mediata, anomala coordinazione motoria, anomalie
dell’attività elettrofisiologica dello striato, alterata connettività
funzionale e plasticità cortico-striatale. Il che porta a pensare che
un’eventuale terapia debba essere applicata molto precocemente quando non è già
presente una neurodegenerazione irreversibile.
Variants within
the SP110 nuclear body protein modify risk of canine degenerative myelopathy. PNAS 2016:
E3091. La mielopatia degenerativa dei cani è
molto simile alla Sclerosi Laterale Amiotrofica dell’uomo, come gli aspetti
clinici, inclusa la progressione, istopatologici e genetici (omozigosi di una
comune mutazione di SOD1, ma non tutti gli omozigoti esprimono la malattia). Nel
cane pastore gallese Welsh Corgis Pembroke (cagnetto dalle gambe corte, ndr) è
stato individuato mediante GWAS un aplotipo di un gene modificatore (i geni modificatori
sono geni che modificano
l'espressione di un carattere semplice, ndr), SP110 (nuclear body protein), aplotipo
che incrementa il rischio di malattia ed anticipa la sua età di inizio.
Auspicabili ulteriori studi per chiarire gli aspetti genetici di questa
malattia che potranno risultare utili anche per i pz con ALS.
CARATTERI-MALATTIE
COMPLESSE/STUDI ASSOCIAZIONE
Gene variants linked to education prove
divisive. Nature 2016;533:154. Commento di
un curioso lavoro di genetica sociologica (Genome-wide association study
identifies 74 loci associated with educational attainment. Pg. 539) in cui
mediante GWAS di quasi 300.000 persone è stata studiata l’associazione tra
varianti e anni di studio, trovando che 74 marcatori genetici sono correlati al
curriculum scolastico. Si è calcolato che queste varianti costituiscono lo
0.43% del contributo genetico totale al successo scolastico e si stima che ne
spiegano il 3.2% delle differenze scolastiche tra individuo e individuo. Il
portatore di due copie di variante a maggior effetto risulta avere fatto 9
settimane di scuola in più rispetto a chi non è portatore di alcuna copia della
variante. Interessante anche il fatto che vi è sovrapposizione tra queste
varianti e quelle note come associate ai migliori risultati dei test cognitivi,
fatto che potrebbe suggerire che l’istruzione sia una proxy dell’intelligenza.
Vi sono a tal proposito pareri contrastanti ovviamente, perché tutti sappiamo
che sono sicuramente predominanti nella scolarizzazione altri fattori, come
quelli socio-economici e la scolarizzazione della famiglia del bambino. Viene
anche paventato il rischio che queste varianti potrebbero essere usate per
farsi il figlio su misura. Ma un co-autore commenta che “It would be irresponsible to look at a polygenic score and use it to
make a prediction for a single individual”.
Analysis of five chronic inflammatory diseases
identifies 27 new associations and highlights disease-specific patterns at
shared loci. Nature
Genetics 2016;48:510. Con la collaborazione di consorzi
internazionali di alcune malattie autoimmunitarie (International IBD Genetics Consortium (IIBDGC), International Genetics of
Ankylosing Spondylitis Consortium (IGAS), International PSC Study Group
(IPSCSG), Genetic Analysis of Psoriasis Consortium (GAPC)3, Psoriasis
Association Genetics Extension (PAGE) sono stati studiati con mediante
GWAS ad alta densità >86.000 persone di origine europea. Identificati 244
segnali indipendenti per più malattie, tra cui 27 nuovi segnali di
suscettibilità e 3 loci in comune non segnalati. La comorbidità tra le 5
malattie immunitarie studiate (spondilite anchilosante, m. Crohn, psoriasi,
colangite primitiva sclerosante, colite ulcerativa) depone più per una
pleiotropia biologica (effetti fenotipici multipli) che per una eterogeneità,
in particolare la forte comorbidità tra colangite sclerosante e malattia
infiammatoria intestinale è probabilmente dovuta ad una sola malattia distinta
geneticamente dalle classiche malattie infiammatorie intestinali.
Genome-wide association study identifies five new
susceptibility loci for primary angle closure glaucoma. Nature Genetics 2016;48:556.
Il glaucoma è la più comune causa di cecità irreversibile. La forma ad angolo
aperto (POAG), quello ad angolo chiuso (PACG), frequente soprattutto in Asia) e
quello esfoliativo hanno tutti una familiarità che suggerisce una componente
genetica, con numerosi differenti loci associati ad ognuna di queste forme. In
questo studio con GWAS di 10.503 PACG
casi e 29.567 controlli di 24 diverse nazioni è stata trovata una significativa
associazione con 5 nuovi loci: EPDR1,
CHAT (gene della Sindrome miastenica congenita, ndr), GLIS3 (gene del Diabete
m. neonatale, ndr), FERMT2 e DPM2–FAM102A. E’ anche stata confermata l’associazione con altri PLEKHA7, COL11A1 (gene della s. Stickler II) e PCMTD1–ST18.
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